“Ultimo canto di Lord Byron” poesia di Giuseppina Turrisi Colonna: Viva la fiamma!
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Ultimo canto di Lord Byron” di Giuseppina Turrisi Colonna ed una breve biografia della poetessa siciliana.
“Ultimo canto di Lord Byron”
È ver; posarsi ormai dovrebbe il core,
S’è mal gradito, né più gli altri infiamma;
Pur, non amato, serberò d’amore
Viva la fiamma!
De’ miei verd’anni ecco fornito il corso;
Non ha più fiori amor, non ha più frutto;
Deh che mi resta? col fatal rimorso
Lagrime e lutto!
Come vulcano solitario splende
Nell’alma il foco, e mi consuma, e spira;
Non altra fiamma che l’estrema incende
Funerea pira!
Ogni cresciuto, ogni crudel tormento,
Ogni speranza, ogni gelosa pena,
D’amor la forza più non reca, il sento,
Ch’aspra catena.
Oh men leggiadra è qui la mente e l’alma!
Dei molli affetti vincerò la possa,
Avrò, lo spero, degli Eroi la palma,
O nobil fossa.
Oh Grecia! oh gloria! d’ogni tema ignudo
Dell’armi ascolto, delle trombe il suono;
Come Spartano sul difeso scudo,
Libero sono.
Desta, o mio spirto, — che la Grecia è desta! —
Desta il tuo foco, la virtù che langue!
Forte mi scuoti: a versar corro in questa
Impresa il sangue!
Vinci ogni affetto risorgente, indegno
O fredda etate! — se per te si sprezza
Il riso, il pianto, il simulato sdegno
Della bellezza.
Oh perché vivi, se caduto piangi
Il fior degli anni? qui novelli onori
Frutta la morte — fra le achee falangi
Combatti e muori.
Facil si trova, e fia per te del forte
Bello il sepolcro — intorno guata e scegli;
Né dal riposo d’ onorata morte
Fia chi ti svegli.
La poetessa e traduttrice Giuseppina Turrisi Colonna è nata il 2 aprile del 1822 a Palermo, città nella quale morì per complicazioni durante il parto il 17 febbraio del 1848.
Figlia del barone di Buonvincino, Mauro Turrisi, e di Rosalia Colonna Romano, Giuseppina è stata educata a sviluppare i propri talenti e trascorre l’adolescenza dedicandosi allo studio anche grazie all’ampia istruzione della colta ed energica madre. Sin da piccoli tutti i figli del barone (Giuseppina, Anna, Nicolò, Giuseppe ed Antonio) si dedicavano al teatro recitando farse e commedie che la stessa Giuseppina componeva.
Oltre alla prima educazione nell’istituto francese delle sorelle Revillon sito a Palermo, ebbe la possibilità di avere istitutori domestici come il letterato ed abate Giuseppe Borghi (Bibbiena, 4 maggio 1790 – Roma, 30 maggio 1847) che divenne suo amico e confidente.
Quando scoppiò l’epidemia di colera nel 1837 con la famiglia si trasferì a San Mauro e, oltre a dedicarsi alla traduzione delle Metamorfosi di Ovidio ebbe rapporti con Enrichetta Ranieri, la sorella del patriota e scrittore italiano Antonio Ranieri (Napoli, 8 settembre 1806 – Portici, 4 gennaio 1888). Enrichetta aggiornò la giovane sui tormenti di Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837), poeta che Giuseppina ammirava.
Divenne principessa dei Galati dopo il matrimonio del 29 aprile del 1847 con Giuseppe de Spuches, ma a causa di complicazioni – come abbiamo anticipato inizialmente – la bambina morì poche ore dopo la nascita ed il 17 febbraio del 1848, dopo tre giorni, morì anche Giuseppina per un aneurisma. Il devoto marito tanto le pianse e fece costruire un bellissimo monumento da Valerio Villareale sito nel pantheon palermitano della chiesa di San Domenico.
Giuseppina amava Leopardi per i tormenti così come Lord Byron (Londra, 22 gennaio 1788 – Missolungi, 19 aprile 1824), era alla ricerca della congiunzione tra poesia, vita e libertà e pubblicò ben presto il suo primo libro di poesie a soli 19 anni.
Poesia eroica che vuole scuotere le menti dei siciliani fin troppo rabbuiate dalla morte provocata dal colera. Dunque nelle sue poesie troveremo esempi illustri quali Aldruda eroe del 1174, o si rivolge alle donne siciliane per spronare alla reazione che solo le donne possono fare grazie alla loro somma virtù.
“Ultimo canto di Lord Byron” è la lirica selezionata per presentarvi questa poetessa siciliana, si è scelta per mostrare sia per la devozione che Giuseppina ha manifestato in vita per il poeta inglese sia quanto era vivo l’amore per la Grecia e per lo studio come possibilità di libertà per la mente.