“Montana 1948” di Larry Watson: un’infanzia che non cesserà mai di rivivere
Il padre di David: l’io narrante esercita il servizio di sceriffo in un piccolo centro del Montana.

Il suo è un mestiere impegnativo e a volte non può esimersi dal compiere delle mansioni poco piacevoli: “A tutt’oggi non riesco a sentire quella frase: – in attesa di avvertire i familiari – senza pensare che qualcuno là fuori, qualcuno come mio padre, si aggira con qualche fardello di dolore in cerca di una porta dove depositarlo.”
Ha cioè il compito di comunicare alla famiglia la notizia di qualche incidente mortale occorso a qualche disgraziato, come quando capita a un ubriaco si stende sulle rotaie e viene travolto da un treno.
David è il figlio unico di una coppia tranquilla, che vive un po’ all’ombra di parenti un po’ particolari, fra cui spiccano un nonno autoritario e sgarbato, e uno zio bello e affascinante, ma ambiguo, soldato decorato e che ora svolge le funzioni di medico nella cittadina di Bentrock.
Preso da una strana curiosità, consultando Google, scopro che Larry Watson risponde alla domanda se tale cittadina esista realmente: “No, la trama e i personaggi di Montana 1948 sono di fantasia. Come molti scrittori, ho preso un dettaglio qua e là dalla mia vita (mio padre e mio nonno erano entrambi sceriffi, ma prima che io nascessi), tuttavia il lavoro è un prodotto della mia immaginazione.”
Poi aggiunge che “Bentrock è una città che esiste solo nella mia immaginazione. Sono cresciuto nel North Dakota e avevo una famiglia nel Montana, quindi Bentrock assomiglia alle piccole città della prateria che ho visitato (e vissuto) da bambino.”
Larry Watson risponde anche ad altre domande: non è figlio unico, ma ha due sorelle. Spiega inoltre quale possa essere, secondo lui, il motivo per cui l’epilogo del libro è quello descritto, e perché ha scelto di servirsi di un io narrante di mezza età che tenta di rammentare alcuni drammatici ricordi della sua infanzia: per avere due punti di vista, (non necessariamente concordi, né divergenti, aggiungo io).
L’ultima domanda che gli viene rivolta riguarda un argomento che poco interessa a questa mia disamina, per cui preferisco non parlarne.
Quindi Bentrock esiste, anzi, è esistita, ma ora, passata la festa, non più. Ma sarà vero, poi? Telepatia, naturalmente: Questa è la risposta che Stephen King dà alla domanda Cos’è la scrittura? Quando si scrive un testo che viene pubblicato, anzi, basta che sia letto da qualcuno, è attuato un fenomeno che è conosciuto nella meccanica quantistica-
L’entanglement (in italiano si dice correlazione) è quando due particelle vengono a contatto e, d’ora in poi, la vita dell’una influisce su quella dell’altra. Lo si può scorgere anche nella botta e risposta fra il lettore e l’autore.

Si tratta di un evento che appare tanto naturale quanto misterioso. A volte si scorge con evidenza, altre volte è nascosto. Prendi ad esempio il quadro (il fenomeno riguarda ogni forma d’arte) La solitudine di Antonio Fontanesi, che mi venne in mente quando un amico mi fece conoscere un’opera attribuita al Botticelli (ma è soltanto una pur autorevole ipotesi): La derelitta.
In entrambi i casi, chi li osserva è preso da uno sconforto non analogo, ma collegato a quello delle due donne. L’amico mi fece notare che l’opera del pittore reggiano è sì commovente quanto si vuole, ma rientra in un genere paesaggistico fin troppo frequentato. Il quadro del Quattrocento, invece, colpisce soprattutto per la sua originalità, perché niente di simile si è visto, né prima, né dopo.
Al che io gli risposi che nessuno dei due quadri, nemmeno quello del Fontanesi, era riuscito a commuovermi, in quanto non ero stato in grado di condividere i misteri sottesi, che celavano sicuramente immensi dolori, che erano conosciuti unicamente delle due protagoniste (e forse, ma non necessariamente, dai rispettivi autori).
Ringraziavo infine di avermi dato modo di osservare il paesaggio (stupendo!) del quadro di Fontanesi, che fino ad allora mi era quasi sfuggito. Ero stato attratto soprattutto da quel mistero.
Questo capita anche alle due particelle di cui dissi poco fa: al mutare dell’una, muta l’altra, il perché lo si ignora. Esse sono lontanissime fra di loro, ma la reciproca comunicazione è immediata, e viaggia, secondo un paradosso (EPR) di Einstein, a una velocità superluminale.
Tutto questo logorroico e un po’ logorante discorso per dire che io ignoro quanto ci sia di autobiografico nel breve romanzo di Watson, ma la realtà da lui raccontata, d’ora in poi, rientra nel mio vissuto.
“Lo guardai e capii che gli adulti, proprio come i bambini, potevano essere in un posto senza esserci davvero (come spesso mi capitava a scuola).”
Nella mia infanzia, talvolta mi succedeva che stessi alla finestra a vetri adiacente al lavandino e mi trovassi a rimirare un sasso in cortile.
Quel sasso, non altri.
In poco tempo (ma ha senso parlare di tempo in questi casi?) io ero parte di esso, e lui di me. Perdevo, anzi smarrivo un po’ il contatto con quel che ero stato fino a quell’attimo, perché pensavo ad altro, ad un’unicità. Ogni tanto mi capita pure oggi, che sono l’io più maturo, ma non per questo più intelligente, di quell’io giovincello.
“Chissà… forse le vicende più drammatiche e sensazionali non si sono svolte in pubblico, ma sono state confinate in piccoli luoghi privati.”
Lo ignoro, ma sento che è così. La mia stessa vita è un’epopea, che ancora non ho capito dove mi condurrà.

Tutto pare aver origine nel centro del mondo, che trasmuta a ogni istante. Ogni centro entra in rapporto con ciascun altro: il risultato finale (che mai è tale) si chiama Storia, da storia che è. La maiuscola occorre solo quando la si scrive.
La particella, diceva Bohr, esiste solo allorché la si osserva. Diversamente è soltanto un’onda ipotetica, dispersa nell’oceano cosmico.
L’unica certezza che si ha, leggendo quest’opera di Larry Watson, è l’alto valore letterario dell’autore.
Cosa aveva pensato dell’epilogo lo scrittore dello stesso? Quello che ha intuito anche il lettore. Ma la verità, per entrambi, è in fondo a quel pozzo che si può solo immaginare e tentare di descrivere. Ma nel presente caso, l’unica certezza è che lo zio Frank è fatalmente partito per il suo metafisico viaggio senza lasciare nessun’altra testimonianza, se non il ricordo di se stesso.
Written by Stefano Pioli
Info
Bibliografia
Larry Watson, Montana 1948, Mattioli 1885, 2020