Contest nazionale di poesia “Free Poetry” – partecipazione gratuita

Ai veri poeti il primo verso viene regalato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica dell’uomo.Rainer Maria Rilke

Regolamento:

Contest Free Poetry
Contest Free Poetry

1. Il Contest nazionale di poesia “Free Poetry” è promosso dalla casa editrice Tomarchio Editore in collaborazione con il portale web Oubliette Magazine La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

Il tema è libero.

 

2. Articolato in una sezione:

Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (fine pagina web su “Lascia un commento”) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione dovrete anche voi cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola poesia.

 

4. Premio:

“Free Poetry” vedrà un solo vincitore.

Il premio consiste nella pubblicazione di una raccolta poetica di massimo 100 pagine, in modo interamente gratuito per l’autore risultato vincitore.

Inoltre l’autore avrà diritto a 10 copie omaggio spedite gratuitamente dall’editore Rosario Tomarchio, allo sconto del 50% su eventuali ulteriori copie ordinate, ed alla percentuale del 10% sulle vendite della raccolta (librerie fisiche ed online).

L’autore vincitore riceverà un contratto regolare di pubblicazione.

L’annuncio del vincitore avverrà il 17 giugno, giorno genetliaco dell’editore Rosario Tomarchio.

“Free Poetry” avrà cadenza annuale.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 31 maggio 2020 a mezzanotte.

 

Tomarchio Editore
Tomarchio Editore

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta dall’editore Rosario Tomarchio e dallo staff della casa editrice Tomarchio Editore.

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: segreteria@tomarchioeditore.it indicando nell’oggetto “Info Contest Free Poetry” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la Pagina di Facebook Tomarchio Editore.

 

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione ed in bocca alla giuria augurandoci che non crepi!

 

98 pensieri su “Contest nazionale di poesia “Free Poetry” – partecipazione gratuita

  1. “La risposta sei tu”

    Ho scritto parole d’amore
    quando l’Amore
    era solo un sogno lontano.
    Ora quelle parole
    le dono a te,
    con i desideri e le paure
    che l’Amore porta con sé.
    Avevo una vita
    piena di domande
    e tu sei stato la risposta.
    Non ho dubbi:
    ti amo.
    In questo giorno,
    in tutti i giorni.
    Sempre.
    Per sempre.
    Tua.


    Daniela Giorgini
    Dichiaro di accettare il regolamento.

    1. Distanze

      Ci sono distanze
      che graffiano la pelle
      s’infiltrano in ogni crepa
      e la fanno sanguinare,
      distanze mute
      coricate di fianco
      nello stesso letto
      a congelare le ossa,
      e poi ci son quelle distanze
      legate da fili invisibili,
      indissolubili,
      così vicine che le senti
      e si sfiorano
      come carezze leggere
      di vento,
      come il lago
      che con le sue acque
      lambisce i piedi della rupe
      ma non arriva al cuore
      fermando il battito.

      Accetto il regolamento

    2. Quattordicesimo comandamento

      Sputa

      in geometria equidistante

      tra te e il giorno che pesa piombo

      Spacca con precisione

      il fare arguto della molecola

      non esserne fiero

      io non lo sarei

      è un obbligo

      per chi circumnaviga

      Spostati con la velocità che non possiedi

      fai stupore nell’ombra della mattina

      cerchiati gli occhi di nero fumo

      A volte sii morte

      questo alleggerisce

      non puoi vivere sempre

      non è normale

      Non puoi essere vivo sempre

      non è previsto

      Impronte

      lascia impronte

      quelle fanno piacere

      e sono solchi che non tutti lasciano

      Mira bene

      prendi bene la mira sul foglio

      Quattordicesimo comandamento

      strappa la viola dal tuo prossimo

      giaciglio forse

      ortica

      macchia odorosa

      Dal primo al tredicesimo comandamento

      non puoi essere vivo sempre

      non è normale

      Accetto il. Regolamento del contest

  2. ANGELI IN TERRA
    Siamo come angeli in terra,
    che sanno combattere le intemperie
    e vogliono vincere con la spada della giustizia,
    mentre brandiscono con il suono della parola
    la musa ispirata al verso d’amore.

    Siamo nati per lottare contro il male,
    che ci perseguita nelle strade oscure
    e ci vorrebbe dominare
    con le torbide usure.

    Siamo nati per seminare l’erba,
    che crescerà per diventare albero,
    fino a raggiungere il cielo immenso,
    dove il Signore ci aspetta
    e ci accoglie con veemenza.

    Sorridiamo per la speranza di continuare
    a poter dare il segno del cuore,
    quando con la nostra parola di fede
    offriamo per la carità
    il nostro dono di fedeltà.

    Cantando il nostro verso con voce sicura,
    la nostra vita per l’eternità dura
    e il dolore supera
    anche nella sciagura.

    Vittoria sia degnata in questa breve suonata,
    dove sappiamo esprimere con cura
    la vena della nostra cultura,
    per risorgere dalla scura menzogna
    di quelli che giacciono nella gogna.

    Salviamoci dalle pene di un misero bene,
    facendo sentire in noi il calore
    di un canto con fervore,
    che possa rilassarci dal soffrire
    nelle carceri del nostro assalito patire.

    Salute sia alla nostra cara terra,
    che ancora sopporta la guerra
    e vinca sugli oppressori
    le rime dei severi servitori.


    Dichiaro di accettare il regolamento

  3. LE VIE DELLO SFACELO

    sono le trazzere lastricate di sangue
    innocente o colpevole
    per costruire un impero di mafia
    di belve timorate di dio ma non degli uomini…
    sono i sentieri tra le montagne
    sventrate da mille cave senza limiti
    tombe di vittime scomparse nel nulla…
    sono le arterie del grande corpo
    della terra violentato e saccheggiato
    dalla becera cupidigia del business
    degli avvoltoi delle risorse…
    sono le strade infangate da individui
    che ne odiano altri diversi
    per il colore della pelle
    o per l’oggetto del loro amore…
    sono le litoranee aggredite e devastate
    da grumi di case senza legge nè arte
    protette da uffici corrotti…
    sono le vie di mille città
    strozzate dal traffico caotico
    e soffocate dallo smog
    che avvelenano l’aria di nonni e nipoti…
    sono le autostrade che guizzano
    da un punto all’altro forando pareti
    scavalcando fiumi e valli..
    tutte danno implicito collaterale
    di uno sviluppo moderno insostenibile
    senza regole o con norme imperfette

    Accetto il regolamento

  4. Congelati applausi di fantasmi liberati,

    Passano attraverso l’occhio degli aghi

    Come la luna fa quattrocento

    Punti per legare le pagine di Plymouth di

    La storia. La gente del luogo è portata a festeggiare per ritrovarsi su

    Palcoscenici nascosti sorvegliati da

    Fantasmi che catturano echi di quattrocento

    Ronde di ovazione. Le stagioni si susseguono

    Linea che passa un bicchiere di vino,

    L’autunno si muove fuori dalle righe per cantare portando

    Visioni del passato agli occhi della primavera,

    Certe ore fioriscono brevemente, Estate

    Imbibisce mentre si cristallizza, gli orologi invernali danzano la pioggia, le ombre della storia

    Romance Plymouth per i ricordi.


    Accetto il regolamento

  5. IL FILAMENTO DELL’IO

    Or si desta l’iride dell’anima girovaga
    Spettro di un inconscio ginepraio
    Volge la spada alla mente fedifraga
    Nemica del fiorir del suo vivaio

    Guerreggia contro le congetture sociali
    Manipolazioni di dottrine radicate
    Sporcato è il pensiero nei suoi guanciali
    Versato negli stomaci di verità accecate

    S’erge la ragione a dichiarar supremazia
    Burattina di precetti collettivi
    Blasfema apparenza di democrazia
    Cotta nella futilità dei suoi obiettivi

    Pende su un filo di speranza
    L’equilibrio infausto della realtà
    L’io esalta la sua fragranza
    Nell’ audace filamento della verità

    Giuseppe Chico
    dichiaro di accettare il regolamento

  6. Fine e principio

    Su davanzali di pioggia
    appoggio lieve stasera
    la mia malinconia.
    Naufraga talvolta 
    l’ anima troppo fragile
    fra tempeste e cielo.
    Perduto ho ormai 
    quell’ultimo velo
    dentro tacite chiese.
    Osservo in silenzio
    lo sguardo che ferisce;
    sorrido e sono triste.
    Lame di parole fanno
    a brandelli la luna
    e tutte le mie poesie.
    Mani avide frugano
    già nelle tasche della vita
    a cercar sogni, sorrisi recisi,
    giorni uguali incisi sui rami
    e quei visi cari perduti,
    nella quiete del cielo caduti.
    Nei fondi del mio caffè 
    serena sale la notte
    e lascia al cuore l’attesa
    d’ una fine che sia principio.


    Accetto il regolamento

  7. trappola per topi…

    La mia strada si palesa
    Sotto i passi sollevati
    Dal selciato di parole
    Date al vento come pula
    Lascia tracce sopra l’acqua
    Distillato d’una lacrima d’amore
    Gocciolata su una brace, sigaretta
    Resta il fumo che si spande
    E confonde menti pure
    Scorre un cappio, stringe piano
    C’è una pietra sul cammino
    La colpisco con un calcio
    Rompe un vetro e cambia il senso
    Il futuro a quadri d’oro

    Accetto il regolamento

  8. La tua voce

    E’ tutta così flebile,
    così improvvisa,
    la tua voce al telefono
    che mi raggiunge
    nella sera
    e come una rondine
    si alza in volo
    e si perde nel buio.

    Mi riporta
    ai miei anni,
    ai miei giochi d’estate,
    la tua voce sottile,
    vento di primavera
    che scompiglia i capelli
    e mi annuncia
    un dolore
    di perdute stagioni.

    Ma il tramonto
    si tinge
    dei tuoi occhi d’amore
    e riprendo la strada.
    Si fa largo
    una gioia giovane
    da rincorrere in sogno.
    Navigando il futuro
    senza carte di bordo
    non conosco
    l’approdo.


    Accetto il regolamento

  9. #ContagiamociDiPoesia

    SE NE VANNO IN TANTI

    dedicata a quanti ci stanno lasciando in questi giorni

    Un po’ in sordina ci stiamo lasciando
    in queste giornate con un bel sole,
    nemmeno il suono spento delle foglie
    quando cadono a terra dolcemente.

    Cadono attorno a noi ad uno ad uno
    sino a sentirci dei sopravvissuti
    Ci cambia il paesaggio intorno, il mondo.
    Tutto ci appare lontano, diverso
    preme su noi la forza delle cose

    Di fronte ai vostri nomi ora soltanto
    immagino il silenzio intorno agli occhi
    dalla finestra attendo l’imbrunire
    quando la luna inizia a palpitare.

    – Accetto il regolamento

  10. La quarantena

    E furono giorni
    passati in silenzio,
    guardavo d’intorno
    e vedevo sgomento.

    Ricordo mia madre
    sì presa in cucina,
    io stesa sul letto
    ed una vocina

    che a giorni alternati,
    chiamandomi spesso,
    diceva: “nei prati
    dei correre adesso”.

    Ma io non potevo
    e forse non volli,
    restai come chiesto
    ad osservare i colli.

    Dalla mia finestra
    sentivo i profumi,
    vedevo i miei alberi
    e la sera i lumi.

    Passarono giorni,
    ben più di quaranta.
    Provai emozioni,
    paura, sì tanta.

    Poi venne quel dì
    e ci dissero: “Andate!”
    Fu bello, oh sì
    e lunghe giornate

    ci attesero ancora
    per farci tornare,
    ma il mondo diverso
    uscimmo a trovare.

    Però un po’ mi manca
    quel prima connesso,
    ma guardo il mio cielo
    ed è più blu adesso.

    Passata è passata
    la gran pandemia
    ed ora mi torna
    una certa allegria.

    Leggera e soave
    sorrido alla vita
    che nuova ritorna
    e mai è finita.

    Dichiaro di accettare il regolamento del presente contest.

  11. *Poesia in friulano *

    Mé none

    Un grand curtil
    plen di ombris
    e mé none ere lì
    cujete.

    Une puarte basse,
    un fogolar neri
    di sfrusin
    e mé none ere lì
    sentade.

    Intor dut scùr,
    pocje lùs di lum
    di cjandele
    e mé none ere lì
    plene di amarece.

    Un cjav blanc
    e voi dal color
    dal mar
    e mé none ere lì
    intrigade di sflandòr.

    E io simpri lì …
    simpri cun je.

    ________________
    Traduzione :
    Mia nonna

    Un grande cortile
    pieno di ombre
    e mia nonna era lì
    tranquilla.

    Una porta bassa
    un focolare nero
    di fuliggine
    e mia nonna era lì
    seduta.

    Intorno tutto scuro
    solo un po’ di luce
    di candela
    e mia nonna era lì
    piena di amarezza.

    Una testa bianca
    e occhi colore
    del mare
    e mia nonna era lì
    piena di splendore.

    E io sempre lì …
    sempre con lei.

    ———————————————-
    Accetto il regolamento

  12. ABBIAMO VISTO ARRIVARE LA NOTTE

    Abbiamo visto arrivare la notte
    Con lo scoppio di tutti i tuoi ordigni
    Che frantumavano il rantolo dei ricordi
    E seguivano le mappe dello splendore

    Abbiamo visto arrivare la notte
    Nella disperazione dell’abbandono
    In quell’eremo dove dimora
    La mia pietà verso la tua dottrina

    Abbiamo visto arrivare la notte
    Ad occhi aperti, nel buio
    Nella beatitudine dei tuoi respiri
    Pieni di senso e di colore chiaro

    di Valentina Casadei – Dichiaro di accettare il regolamento del presente contest.

  13. COME UNA FRAGILE PIANTICELLA SONO IO
    Come una fragile pianticella sono io
    Schiaffeggiata dal vento,
    Allontanata dalle altre piante
    Calpestata come una foglia secca….
    Da mucche, pecore e cavalli al pascolo
    Sono io
    Allontanata dal mondo
    Al quale potrei anch io
    Chiedere i miei diritti
    Ma io
    Io
    Sono qui da sola.


    Accetto il regolamento

  14. DIO MI HA CONSEGNATO AL MONDO
    Dio mi ha consegnato al mondo
    senza istruzioni
    un pacco di carte ingiallite
    legate a uno stretto spago
    Sono guerriera senza armatura
    negli occhi, due spugne che colano
    il male e il bene
    Nessuno sa le sue parti ben recitate
    nelle mie ore
    Una tregua è una borghese vasca,
    dove io rannicchiata, come un feto che sguazza
    ignaro della vita o della morte, mi chiedo:
    cosa dovrei versare sul mio capo, cenere o profumi?
    (Silvia Spedini)

    Dichiaro di accettare il regolamento del concorso

  15. LA PIOGGIA DI DIAMANTI

    L’epidemia del nuovo virus
    aveva colpito l’intero pianeta,
    da oriente all’estremo occidente.
    Furono mesi tristi per tutti,
    sbarrati a forza nelle case,
    per sventare ogni contagio,
    senza più vedere amici né parenti.
    Incertezza totale sui nostri destini.
    Molti persero il proprio lavoro,
    non pochi furono coloro
    che morirono o persero i loro cari.
    Un giorno, dopo molti, troppi mesi
    di sofferenza e di dolore,
    fu come se al risveglio
    suonassero tutte le campane.
    Piovevano dal cielo gocce
    dure come diamanti.
    Dove colpivano, lasciavano il segno.
    Si frantumavano le vetrate, i tetti leggeri,
    gli ombrelli si sforacchiavano come crivelli,
    i tetti delle auto sembravano enormi ditali.
    Si levò un forte vento, che sollevò da ogni lato
    i frantumi di quella ch’era stata la mia città.
    Volavano fogli di quaderni
    e registri delle tasse, come aquiloni,
    in enormi trombe d’aria,
    levate da terra alle nuvole minacciose.
    Sembrava la fine del mondo.
    A questo punto, voi vi aspetterete
    che la discarica di rifiuti
    si trasformasse in qualcosa di bello
    o in qualcosa di terribile.
    Che esplodesse il bubbone di liquame,
    trasformandosi in drago mostruoso,
    oppure che rose e fiori olezzanti
    svolazzassero in una musica celestiale
    Nulla di tutto questo, amici miei.
    sulle pendici della collina artificiale.
    Né la pioggia di diamanti, né il vento liberatore
    che avevano ridotto a brandelli la città
    ebbero alcun effetto
    sulla collina ammorbata dagli odori.
    A futura memoria.
    Qui i posteri svolgeranno i loro scavi
    archeologici, per ricostruire la nostra civiltà.


    Accetto il regolamento

  16. CROWN E IL PIPISTRELLO RAFFREDDATO
    (sottotitolo : “L’emergenza del coronavirus spiegata ai piû piccoli”
    (Alberto Diamanti)
    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    ——————————————————

    Dentro un goffo pipistrello.in un lontanissimo paesino
    a testa in giu con lui c’era un piccolo microbino
    Crown era il suo nome e stava sempre al centro
    di quel goffo pipistrello : lui stava sempre dentro!

    Ma ad un tratto al pipistrello, sempre a testa in giû
    gli prese il raffreddore… “Etciù, etciù, etciù!”
    Crown, fu espulso da quell’animaletto
    senza sapere che per gli altri…lui era infetto!!!

    E così senza saperlo fino in fondo
    cominició a vagare per il mondo
    non immaginando per sua troppa ingenuità
    che era pericoloso, per tutta l’umanità.

    Allora tutti i bravi governanti
    dissero alla gente : “Ehi, voi, che siete tanti,
    dovete prendere degli accorgimenti di base,
    e intanto state tutti dentro nelle case.
    Lavatevi sempre le mani, e in ogni caso
    mai metterle negli occhi, in bocca e naso,

    fino a che Crown tornerà ben bello
    a casa sua, dentro il pipistrello !!!”

    E intanto, scenziati medici e dottori
    mentre tutti noi non potevamo stare fuori
    dalle nostre case, loro, in tutta sicurezza,
    prepararono in gran fretta con destrezza
    una medicina veramente eccezionale ;
    e Crown che c’era rimasto molto male
    per aver creato tutto questo inghippo
    disse : “Di disagio ne ho creato anche fin troppo
    vagar nel mondo,, non é stato così bello…
    …me ne ritorno là, dentro il mio pipistrello!”

    E così Crown senza il tempo di un saluto
    se ne tornô da dove era venuto…
    Il pipistrello lo vide : “Svelto, torna qua!”
    …e rimase li dentro per l’eternità
    convinto che solo quella era la sua meta.

    Per salvare tutti noi ed il pianeta.

  17. IL PUNTO D’INVERSIONE

    E mi chiedo ancora, lo faccio spesso ormai,
    quali siano state le coordinate
    del punto d’inversione.
    Rovisto tra le cose, nel baule su in soffitta,
    in cerca del tempo sfuggitomi di mano.
    Come Creusa,
    anch’esso è inghiottito dalle ombre.
    Riprendere il cammino da quel punto,
    tentare svanite alternative
    sul diagramma del possibile,
    è solo fantasia. No, non ritorna il tempo.
    Una scia ne ho impigliata tra i capelli.
    Esso è andato là, a rincorrere l’asintoto
    alla curva della vita, l’irreversibile
    pendente su questa nostra isola che c’è.

    Accetto il regolamento

  18. Vieni, facciamo un giro nel mio cuore.
    Entra adagio, però, è un posto per pochi.
    Cominciamo dal centro,
    lo vedi questo foro?
    Da lì mille anni fa sono calata
    sospesa a un filo rosso.
    Me lo ricordo ancora,
    Era d’estate, il mare e il sole in faccia.
    Sempre appesa a quel filo mi muovevo
    Andavo, venivo, tornavo e scomparivo.
    C’erano folli, maghi, pezzenti e saltimbanchi,
    Poeti, streghe, scienziati e cantastorie.
    Con ognuno mi soffermavo un poco
    Mentre dal centro al fondo mi spostavo.
    Guarda la punta….
    Attento a non ferirti!
    Successe a me… me lo ricordo ancora.
    Era una notte piena di ombre e buio.
    Faceva freddo, un freddo da star male.
    C’era una luce in fondo, sembravo una falena.
    Mi dava idea che li sarei restata,
    Sembrava caldo,
    giusto,
    come a casa.
    Ma come un ago che ti si ficca dentro
    Sentii un dolore mai provato prima.
    Tu non lo sai, rimasi mesi e mesi
    Ad aspettare che il sangue si fermasse.
    Poi un giorno,
    non ricordo come e quando,
    Mi trovai in piedi.
    Mi sa che era già estate.
    Ripartii, senza meta e senza attese.
    Andai su, verso il nord, cantando adagio.
    C’era il sole di nuovo e non pioveva.
    Arrivai qui, dove mi trovo adesso,
    In questa curva dolce e arrotondata.
    Hai presente quei tuffi da bambini
    Sui materassi dalle piume d’oca?
    Così mi sento, e senza senso rido.
    Che sarà mai.. di tanto in tanto guardo,
    di tanto in tanto vedo,
    di tanto in tanto bevo.
    Intanto ballo.
    Mi fermerò? Che dire.
    C’è tanto da scoprire.
    C’è un’altra curva, a destra, all’altro lato.
    Chissà. Ci andrò magari.
    Un altro giorno forse, non adesso.
    Prendi sto filo, arrotola un pochino..
    Restiamo un poco fermi, si può fare.

    Accetto il regolamento

  19. CATERINA MUCCITELLI
    Accetto il regolamento
    FONDI
    All’ombra del castello baronale smerlato cerco refrigerio
    contemplo i basoli consumati
    e quel dì calpestati dalla bella Giulia fuggiasca dal saraceno.
    Inalo l’aria mite, pulita, frizzante
    il battito è regolare ora
    occhi al terso cielo rivolti.
    Mi incammino su per il Corso
    vivo e più antico della stessa eterna città.
    San Pietro, dai tesori medievali inestimabili, fa capolino discreto
    Santa Maria con la sua Madonna del cielo svetta dalla scalinata, meta di ogni sposa,
    il Convento di San Domenico si specchia nel chiostro quadrato
    nascondendo lo scrigno della chiesetta di S. Tommaso.
    La bellezza di Fondi filtra
    fino alle sponde tirreniche con coste chilometriche
    il Convento di S. Magno meta di pellegrinaggio
    incute pace e serenità.
    In tanti l’hanno decantata
    De Santis, De Libero, Purificato…
    chi c’è stato e sa.
    Un tempo fuggivo dal paesello
    che ora città è divenuta
    dopo giri e rigiri ho compreso:
    le radici sono vita
    si imprimono nell’anima
    all’improvviso ti saltano in faccia
    solcano nelle vene il profumo dei fiori d’arancio
    esalato tra i vicoli a giugno
    imprimono nel cuore lo scampanellio di San Francesco
    rammentano il mistero della Casa degli Spiriti
    suggellano a fuoco vivo nell’essere l’appartenenza a questa comunità
    che in ogni dove sarà sempre fiera della sua ‘fondanità’.

  20. Sebastiano Impalà

    Eclissi totale

    Inseguo questo vacuo pensiero
    fra occhi di tanti turisti
    che mirano in alto nel cielo
    eclissi di luna totale,
    cercando una notte speciale
    fra balli di vecchi gitani
    e gonne di donne sicane.
    Tamburi che battono il tempo,
    sussulti di corpi bollenti
    nell’afa africana di luglio.
    Non volger lo sguardo alle stelle,
    poeta che scrivi d’amore,
    potresti restare ammaliato
    da scie di astri cadenti
    nell’orgia sublime e suadente,
    nell’antro d’antichi ricordi.
    Sei uomo d’essenze di agrumi,
    effluvi di porti d’Oriente,
    merletti e sottane sgualcite
    in queste serate accecanti.

    Accetto il regolamento

  21. GENE RIBELLE
    A quest’ora della vita
    ritornano pensieri
    di antichi peccati  
    già confessati,
    le dure sferzate
    sull’anima
    abbattono il respiro
    e il corpo sopporta il
    greve peso 
    del serio Malanno
    che non se ne andrà.
    La resa é invitante rifugio
    che fine porrebbe a tanto dolore,
    ma più forte e ostinato
    é il grido d’aiuto
    col suo incessante bussare
    alla porta del Cielo
    che ora so,
    ogni cosa lenisce
    infondendo speranza
    di giorni più chiari
    (Teresa Stringa)


    Accetto il regolamento

  22. Gli abbracci

    Gli abbracci ci saranno.
    Gli abbracci sono sempre ben accetti.
    Possiamo aspettare.
    Rimaniamo uniti e sconfiggeremo il coronavirus.
    Abbiamo tutti un obiettivo quello di abbracciare i nostri cari.
    La voglia di abbracciare gli amici.
    La voglia di abbracciare i colleghi.
    Quegli abbracci con i quali una volta potevi incoraggiare qualcuno senza pensieri.
    Non c’era ancora questo divieto.
    È un incubo adesso.
    Non dobbiamo dare spazio all’indifferenza.
    Questo virus ci sta dividendo.
    Lottiamo contro corrente.
    Lottiamo contro di noi.
    Se ascoltassimo i nostri cuori, rimanere a casa senza ascoltare chi vorrebbe aprire tutto, sarebbe meraviglioso perché si darebbe un buon esempio.
    Rispettiamo le regole.
    In un domani potremo dire grazie a noi se ci siamo rialzati.
    Avremo capito che siamo più umani.
    Non faremo più distinzioni di razza.
    Per un mondo senza odio.

    (Bonsignori Pablo Giovanni)
    Accetto il regolamento

  23. “Dolce presenza”

    Un battito di ali mi riporta da te
    dolce presenza di un attimo appena passato
    tu eri tutto quello che volevo per me
    io il bimbo per te sempre sono stato.

    La vita fuggiva ed io nn sapevo
    che la nostra casa si sgretolava poco a poco
    dentro di me una voce mi dava sollievo
    il pensiero di un eterno presente mi dava il fuoco.

    Figlio tu sei e resterai sempre lo so
    madre nei giorni regalati a noi
    una casa una cucina cibo un po
    ma io ero felice e triste ahinoi.


    Accetto il regolamento

  24. La porta dell’amore

    Oltre i vetri battuti dal vento,
    i pensieri dispersi dal tempo
    si arrovellano dietro la mia fronte,
    oltre l’orizzonte.

    Il sole, matassa rossa,
    stanco si abbassa
    sui campi ed i fiori arrossiscono,
    le belle si schiudono,
    gli altri appassiscono.

    Assorto ad ascoltare gli sproloqui
    delle foglie sugli alberi,
    Indecenti turpiloqui,
    il ciarlare delle lumache spoglie
    su rami fruttiferi.

    Declinano le corolle come l’elicriso
    sulla scogliera,
    sotto nuota il muggine
    ed il tramonto si tinge dello stesso colore dell’euforbia che declina verso il mare.

    Sopra il pontile,
    una ringhiera penzola ruggine,
    la scuote il vento
    i fili d’erba
    si abbracciano all’imbrunire.

    Ancora un momento,
    ancora per un attimo fatto di infinito,
    sopra questo lenzuolo di squame d’argento,
    mi sento smarrito.

    Le stelle riposano sulle onde,
    come un presagio,
    pesa la notte sulle mie sponde,
    amplificando il disagio.

    Perso nel buio con le sue volte,
    io ti invoco ed il mio cuore non ha colpe.

    Io ti invoco amore mio,
    ascolta questa mia elegia,
    dell’anima bisbiglio,
    scevra di sofismi e crismi.

    Invoco te,
    stilla di rugiada,
    mio giglio,
    fremito d’ali di fata,
    mio appiglio.

    Invoco le tue labbra insanguinate,
    dolci come il miele,
    i sorrisi abbacinanti,
    la tua parola senza fiele,
    tra i baci profumati.

    Oh mia nume!
    Mio elisio!
    Mia musa, mia lume!

    Io ti invoco per amore!

    Invoco te che hai fatto di un barlume,
    una vita sfavillante,
    te che come un ragno,
    da una goccia nello stagno,
    hai tessuto un mare.

    Invoco le tue mani,
    le colline dei tuoi seni
    che declinano sui miei domani,
    le linee sinuose ed estatiche
    sulla piana del tuo ventre,
    dove si muovono frenetiche
    le mie dita,
    il mio ardore che non mente,
    brama e freme di passione
    sul sentiero che dai tuoi fianchi,
    sfocia tra le tue gambe,
    culla della vita.

    Ed io invoco te ora,
    questa notte e domani ancora,
    e ti invocherò per sempre,
    perché se è vero che ho imparato dalle natura,
    nei miei silenzi affollati di parole,
    se Iddio mi ha aperto la mente,
    tu con il tuo sguardo hai aperto il mio cuore,
    hai tirato fuori l’anima,
    perché i tuoi occhi sono la porta dell’amore.

    Accetto il regolamento

  25. UN METRO

    Schegge di speranza e tormento
    screziano quel vetro oltre il quale
    scruto questo mondo d’un tratto deserto
    ove ora la sorte per tutti è uguale

    Silenzi smerlettati da mute parole
    chiedono di urlare senza fare rumore
    anch’esse bloccate in fondo a quel timore
    cominciano a sentirsi lontane e sole

    Cerchiamo risposte a disperate domande
    cerchiamo un abbraccio a un metro distante
    nelle fessure del tempo s’instilla inquietudine
    delicato momento ci accomuna alla moltitudine

    Viviamo ogni giorno all’incertezza sospeso
    ci guardiamo l’un l’altro con ciglio indifeso
    in una terra in bilico a rincorrere libertà
    ove ognuno fa i conti con la sua fragilità

    Tutti lì a elemosinare carezze sincere
    il rimpianto nel sentire i propri cari le sere
    abbracci estinti mutilati dalla paura
    il dono della distanza in un pacco di premura

    Si fondono i sentimenti a dignità e coraggio
    per rispondere fieri a questo meschino oltraggio
    non bisogna per questo sfidare la sorte
    lei gioca oggi a fare i conti con la morte

    Ogni vita allo specchio ha un diverso riflesso
    ognuno rivuole la sua storia differente da adesso
    il messaggio per tutti è lo stesso: “uniti ma distanti per amarci
    perché sarà sempre e solo l’amore a salvarci”.

    Accetto il regolamento

  26. Sotto l’ala dell’impercettibile tramonto
    l’invisibile tuo sguardo
    vomita gemme invisibili
    La tua assenza tiene il morso
    alla sinistra del cuore
    Occhi di anemone
    Nella notte oscura e densa
    tuona la tristezza sulle foglie
    Vellutate dal caldo zefiro del tuo viso
    Ho confessato alle mie amiche
    Stelle
    che l’occhio del cielo
    Non abita più nel mio cuore
    Perché una fiamma a me cara è svanita
    I passanti portano al guinzaglio
    le illusioni
    Icaro è caduto nel mare
    In un abisso profondo
    Non può più prendere il volo
    In un raggio di sole
    Ho raccontato alla notte
    Che le vie non hanno più un viso
    Perché si è spento
    un respiro a me caro
    Se potessi trovarlo nel filo
    d’erba
    o sugli alberi all’Aurora
    In un battito di vento
    con piedi alati correrei nella notte
    sull’amata zolla
    Incurante dei passanti
    Ho versato il dolore nell’ultimo
    Raggio del giorno
    Ma l’illusione non accende più
    il blue alle viole
    Forse non sa che in quel vuoto
    c’è la tua essenza

    Accetto il regolamento

  27. IL SOGNO DI DIO

    in seno a cieli
    di cui non è memoria
    assai prima del corpo
    quando già da sempre era la Parola

    il sogno di Dio

    il Suo soffio

    poi la fatidica
    domanda: “dove sei
    Adamo”

    e furono
    i cieli
    capovolti

    Accetto il regolamento

    1. IL SEGRETO NEI TUOI OCCHI

      Nascondono fasi
      di stagioni tempestose
      e notti di lune piene
      gli occhi tuoi,
      come aculei appuntiti
      fendono occhi altrui
      accolgono i tuoi sguardi
      e indagano con curiosità
      frugando scrigni
      segreti e ben custoditi,
      mille passi nel sole
      non sempre allineati
      al bivio di calde incertezze,
      tra armonie che s’infrangono
      negli abissi dell’anima,
      …moriranno con e dentro te.
      Tacce di vita sulla pelle
      illumineranno il passaggio
      su queste pietre,
      soltanto una meteora,
      un sorriso… una lacrima…
      parole che consolano…
      quelle che non possono dire
      quelle che non si spiegano
      o non si possono spiegare…
      orme appena visibili
      che si calpestano in fretta
      e presto cancellate
      dal tempo che fugge.
      E’ tutto quello che resta di un vissuto
      quasi inesplorato e inesplorabile.

      Accetto il regolamento

  28. Vecchio
    la mano appoggiata
    al mento
    a coprire il volto.
    Occhi intensi
    di chi ha vissuto.
    Vecchio
    vede e tace.
    Mani grandi e ruvide
    contempla la natura
    sua amica.
    Osserva questo
    mondo nuovo
    con distacco.
    Non gli appartiene.
    Nemmeno lo capisce.
    Vecchio
    trova conforto
    nei gesti quotidiani.
    Coltiva l’orto
    parla coi gatti
    sbriciola il pane
    per i passerotti.
    Vecchio
    Osserva il sole
    che tramonta
    negli occhi
    una melodia
    struggente.

    Accetto il regolamento

  29. Oltre lo spazio il tempo

    C’è del precario,
    è il mobile confine
    sotteso dal vento,
    non più rami
    ma pietre di mare,
    semplici creature
    in bilico a rotolare
    sui ricordi
    raccolti con cura
    tra le pozze d’acqua.
    dall’astratto al concreto
    nuda realtà della bellezza.
    ancora musica d’onde
    in afflato col dolore
    del vento,
    è povertà d’istinto
    oltreconfine,
    è satura realtà.
    oltre lo spazio il tempo
    nel mare della luce
    un silenzio inquieto
    in fantastica danza.

    Accetto il regolamento

  30. Poi fu solo l’alba (a mio padre)

    L’ombra che tu scorgi adesso
    del muro antico di roccia scura
    è tutto quello che rimane.

    Più non c’è proteso il ramo
    sul colore vivido dell’erba,
    il frullo del merlo spaventato.

    Adesso ti parla quell’ombra
    di tutto il tempo scivolato
    nelle crepe della pietra, segreto
    nascondiglio di ramarro.

    Degli inverni con la fiamma dei camini
    o delle sterpaglie bruciate a primavera,
    dell’autunno quando il cielo s’impigriva
    e sopra il fiume inerte galleggiava
    qualche foglia di ciliegio selvatico.

    Ora puoi guardare
    le nuvole da tutti i lati
    e accorgerti che il vento
    con loro dipinge stracci di luce
    addosso ad un mondo bagnato.

    E come il vento anche tu
    puoi sottrarti al buio
    di queste stanze chiuse
    e scompigliare l’orda dei ricordi
    imprigionati in quadri polverosi.

    Tutto cambia e si rincorre
    come una placida corrente
    dentro un segno proiettato nel futuro,
    nella memoria della luna.

    Tutte le luci accese
    in una notte di Carnevale
    sfrigolavano sul velluto della sera.

    Poi fu solo l’alba
    e quella pioggia fredda,
    smemorata.

    —–

    Stefano Peressini
    Accetto il regolamento.

    1. CAMMINO

      Cammino
      con nastri di carta igienica alle scarpe
      Oltre il muro bianco scalcinato
      le rose del dottore a farmi la barba
      I mugugni del silenzio
      a separarci lo spirito
      come decanter trifasici
      Gli sbadigli si misurano in code antiche
      di antichi scheletri morti arrabbiati
      Le ossa gelano di primavera
      Mentre le rondini
      la scambiano per l’estate

      Nicola Matteucci
      Sez. A
      Accetto il presente regolamento

  31. LA ROSA NELLA SERRA

    Vorrei essere l’unico a veder rifiorire nuovamente una rosa,
    fiore ferito nell’anima e ora leggermente sfiorito
    ma che sempre emana freschezza
    profumo dolciastro di bocciolo in fiore.

    Un fiore deciso a riprendersi con costanza e caparbia
    Lo splendore del tempo remoto
    Quando lo stesso guardava il verde dei prati
    Ed il sole ne accarezzava i petali più esposti
    Colorando le guance vellutate di rosa.

    Starei a guardarla mentre cresce fiduciosa
    Forte e rigogliosa
    Facendosi prepotentemente strada
    Fra le coetanee piante chinate al suo fianco
    A far da damigelle alla regina della serra.

    La proteggerò dalle intemperie e dal gelo della notte
    La coltiverò in un’intima e raccolta serra
    Illuminata dal chiaror della luna.

    Magnifico bocciolo esposto al tepore dell’umida terra
    Alimentato col concime della speranza
    Dalla consapevolezza che il mondo è lì che l’aspetta.

    Attenderò silenzioso lì accanto con pazienza e costanza
    Lo farò finché non sarà mille volte più bella
    Poi sarà libera di andare,
    di abbellire l’arredo che lei vorrà
    purchè sia fatto di solo vero amore

    Solo allora potrò allontanarmi sereno
    Con la morte nel cuore
    aspettando un suo improbabile ritorno.

    © Mario Italo Fucile
    Accetto il regolamento

  32. Giovanna Fracassi

    Il fuoco del ricordo

    C’è stato un tempo
    in cui tu eri
    quell’indistinto desiderio
    per cui l’alba aveva una
    nuova dolcezza

    eri quel segreto motivo
    per cui l’anima stupita
    si dischiudeva al nuovo giorno.

    Ho atteso i tuoi passi
    sotto la pioggia
    sul prato lacrimoso di rugiada
    nel bosco quando il freddo
    par si possa soffiare lontano

    In piedi ti ho atteso
    di fronte all’oriente cosparso
    di stelle minute
    come schegge diamantine

    Ho atteso le tue mani
    in quello spazio di cielo
    conficcato tra i tetti delle case
    quando il pigro settembre
    addolcisce le membra stanche

    Non era limitato il mio mondo
    non era infinito il mio tempo

    ho imparato
    ad esistere senza quel “noi”

    ma mi è rimasto dentro
    il ricordo di te
    come un mormorio
    d’acqua chiara.


    Accetto il regolamento

  33. ANCHE LE PIETRE

    Non senti quelle pietre ?
    Non senti come parlano ?

    Quando la fine dal cielo cadde,
    le case di gente inerme distrusse
    e con esse le giovani vite di bimbi
    innocenti e di mamme impotenti.

    La morte piombava dell’alto
    e le bombe tuonavano tanto;
    Molte persone fuggivano
    e impaurite piangevano;

    la loro sorte sembrava segnata
    come da un mostro che dall’alto non si placava.
    Poi il silenzio della morte
    sui poveri resti di muri ormai in rovina

    e sui corpi esanimi di gente innocente.
    In quel silenzio orrido e spettrale
    dal basso un pianto si levò,
    veniva dalle pietre che pur dure

    sentivano il dolore della disperazione
    e quei sassi erano meno duri
    dei cuori che provocarono i morti
    come se Dio ascoltasse le preghiere

    delle donne che piangevano
    i molti bambini che erano morti.
    ____
    Accetto il regolamento.

  34. Altra era per noi la distanza
    non questo camminare a modo
    con la mascherina e poco sguardo
    che si fa strada nelle fessure degli occhi

    Ogni luogo ci raggiungeva da vivi
    spesso capitava in sogno
    di accogliere lontani istanti
    di spiccare più ampi voli


    Accetto il regolamento

  35. LO SAI CHE MI MANCHI

    Silenti pensieri e petali rosa danzano
    quel ballo antico prima dell’alba.
    Precedono l’aurora
    che accompagna effluvi di fiori,
    di fieno bagnato,
    ma ancor più il profumo delle grandi occasioni
    che hai sempre indossato
    e la tua anima.
    Quell’essenza che tanto amavi
    ha in ostaggio il mio cuore
    “serve per essere belle”,
    dicevi così.
    Ma per me eri la Stella.
    Agrumati sentori,
    trasportati da forte maestro o da timido refolo,
    rimasti ricordo che fagocita il tempo …
    Lo sai che mi manchi?
    Respiro profondo
    socchiudo un po’ gli occhi…
    ti sento vicina,
    e l’incanto si compie.

    Accetto il regolamento

  36. Dichiaro di accettare il regolamento.

    LA PRIMA STELLA DELLA SERA

    Siamo ancora qui, fermi sotto le stelle
    a parlare d’amore a passare le ore
    schivando sulle curve del tempo
    le rughe che si inventano gli anni

    Abbiamo ricordi da condividere
    da decidere su tutto e su nulla
    da inventarci di nuovo una storia
    dal sapore adolescente, aspro e ribelle

    Sappiamo che ormai ogni goccia si sfalda
    sulla pietra dura della quotidianità
    nel gusto salato di una lacrima sulle labbra
    per un bacio non dato per un sogno svanito

    Conosciamo il sapore della solitudine
    spesso amaro e spesso dolce come miele
    come di te il ricordo che non si è mai smarrito
    in un infinito che ormai più non ti contiene

    Dammi di nuovo le tue mani da tenere
    ancora strette nelle mie che sfiorano leggere
    gli spigoli irti dei tuoi seni ancora acerbi
    e dei tuoi occhi il cenno di un timido sorriso

    Riportami il sapore di quei giorni perduti
    fammi rivivere smarrito nel tuo labirinto
    sperduto in cerca di una via d’uscita
    che mi riporti da te, vicino al paradiso.

    Italo Zingoni -Poesia anno zero 5.1
    T.d.r. 19/07/2019

  37. SUPERFICIALITA’

    Vivo necessariamente in superficie,
    accantonando analisi approfondite,
    come un delfino spensierato,
    che non ne vuole sapere della profondità.

    Eppure scrivere è come affondare,
    e la consapevolezza appesantisce i piedi,
    che mi tirano ineluttabilmente negli abissi
    dove vivere è più difficile.

    Qui, negli abissi della consapevolezza,
    la verità che nascondiamo tra le spume delle onde,
    si rivela in tutta la sua meschinità,
    mentre l’ossigeno sembra esaurirsi.

    Ed allora riemergo, per respirare,
    mentre la sopravvivenza occulta la verità,
    mentre il quieto vivere occulta l’ineluttabile,
    mentre l’ossigeno inebria l’illusione.

    ___________
    Dichiaro di accettare il regolamento

  38. Se dovrai un giorno
    cercarmi,
    fallo nelle piccole cose.
    Io sarò là, nel riflesso
    di un bicchiere di vino.
    Sarò nell’asola
    che lascia il bottone
    libero.
    Nel calzino abbandonato,
    sul pavimento,
    alla ricerca del suo compagno.
    Perché per me, tu,
    già sei
    nella venatura del legno
    di quel tagliere
    che ogni giorno, lavo.
    Sei in ogni tazzina
    di caffè, presente
    come ultima goccia
    non bevuta.
    Sei nel silenzio
    della mattina presto,
    quando, soltanto io,
    sono sveglia, assieme al cane.
    Sei il vento che mi prende
    ad occhi chiusi.
    Sei in tutti i blu
    che ho incontrato nella mia vita.

    __________________________________
    Dichiaro di accettare il regolamento

  39. ANNECY.
    Tra una leggera nebbia, avvolti da una brina fresca,
    eccoci arrivare in una città fiabesca.

    Un castello domina le casette,
    ancor più sotto, canali, fiori e tante barchette.

    Ti guardi intorno, ti sposti di qualche metro,
    ed inizi a scorgere, un lago trasparente come il vetro.

    La chiamano la piccola Venezia francese,
    s’appelle Annecy ed è uno splendido paese.

    Oggi è la festa dei costumi veneziani,
    sfileranno tutto il giorno e ne vedrai anche domani.

    Mille colori rispecchiano sul lago,
    c’è una damina, un jolly ed anche un mago.

    Poco più avanti, un ponte, due ragazzi abbracciati,
    è il ponte degli innamorati.

    I fotografi fanno scatti infiniti,
    i turisti che inseguono le maschere….sembrano impazziti.

    Vive! E’ il carnevale di Annecy,
    emozioni che puoi provare soltanto qui. Big Peter


    Poesia Annecy pubblicata 12/05/2020
    dichiaro di accettare il regolamento

  40. Ti porterò…

    Oggi sui tetti il sole s’è sdraiato,
    sfiorando il cuore d’un bosco smeraldino.
    Gli abeti e i pini l’hanno salutato,
    piegando il capo a un vento settembrino.
    D’un tratto sento che inizi a sussurrare
    frasi grondanti pura tenerezza,
    proposte che non posso rifiutare,
    figlie di un’incrollabile fermezza:
    “ti porterò, tenendoti per mano,
    a visitare contrade favolose,
    mentre l’autunno avanza da lontano,
    disperdendo il profumo delle rose.
    Ti guiderò, restandoti vicino,
    per le viuzze di paesi in festa,
    dove potremo brindare con un vino,
    dono di gente umile ed onesta.
    Ti porterò, leggendo il tuo pensiero,
    sulla riva del mare tempestoso,
    dove aleggia l’ombra del mistero
    che il tuo destino volle tenebroso.
    Ti guiderò, restandoti vicino,
    in una folla di artisti eccezionali,
    e tu, con l’innocenza di un bambino,
    ti stupirai dei fuochi artificiali.
    Ti porterò, tenendoti per mano,
    ad ignorare la superficialità;
    ci perderemo nel silenzio arcano
    che spesso avvolge la diversità!”

    Accetto il regolamento

  41. DORMI CARA

    Esausto, mi infilo nel letto
    in punta di piedi,
    che tu dormi già da molte ore.
    Mi giro tante volte
    che le gambe non riescono ad accucciarsi.
    E gli occhi ancora intorno,
    nel buio,
    tra il soffitto e la finestra.

    Lo sciabordio dentro il mio cuore
    spegne tutte le stelle
    con le mani nude di sprezzanti sconfitte.

    «Cos’hai? Perché non dormi?».
    Non ti rispondo perché tu
    sei troppo stanca per ascoltare.
    Lo sai che arranco,
    e tu mi stai tirando, ma
    non è necessario dircelo.
    Dormi amore.

    Ma poi non so neanche io
    come sono rimasto
    appeso ai miei pensieri.
    Dormi cara.

    E’ questa vita che
    non mi lascia parlare
    e si ruba mano a mano la mia dignità.
    Dormi cara.

    Mi giro ancora
    in un soffio di lenzuola fresche.
    Mi balenano due versi.
    Li amo già.
    Vorrei andare da loro
    come picchio di corteccia,
    come su un foglio avulso
    dal ghigno della notte.
    Intanto tu puoi dormire, cara.
    Ma poi resto a letto
    per non tracimarti
    nel contrire della mia inquietudine.

    Sono io
    e sono libero lo stesso.
    Dormi cara.

    Poi ho in mente domani,
    come se fosse già vecchio
    dietro a tanti chilometri.
    Come ieri, come oggi, come notte.
    Ed anche tu ne avrai.
    Dormi cara.

    Ti accarezzo piano
    una spalla nuda.
    Ti sento mia.
    Anche se sei di luna.

    Se ti svegli ti amerò.
    Ma ancora non so perché non dormo.

    Pier Bruno Cosso
    Dichiaro di accettare il regolamento

  42. IL MISTERO DELL’ACQUA
    L’inclinazione
    è un angolo
    Imperfetto

    La deriva del senso
    Un tempio perduto
    Dentro il difetto

    Pochi fragori
    Nella discesa
    Del liquido respiro

    Un massaggio cardiaco
    Alle orde vocali
    Che fuggono senza sapere

    L’immagine e la voce
    La potenza e la storia
    L’essenza naufraga
    Di ogni sentenza

    Parole, parole, parole
    Silenzi, silenzi, silenzi
    Tutto tracima
    in questo caos di asimmetria

    Mi fermo, ascolto, rifletto
    Copro il suono impalpabile della ripetizione
    Denudo il corpo
    Delle immagini

    Ruoto il busto
    Incapretto il destino
    Dirigendo il vapore del fiato
    Verso il segno del falso

    E poi le strade
    E poi le pagine
    E poi i colori
    E poi il vuoto…

    Sto tessendo la tela
    Della memoria
    Sezionando il
    Buio delle bugie
    Cullando l’arte
    Delle profezie

    Divoro il fuoco
    Dentro la passione
    Genero ossigeno
    Sottraendo il segmento
    D’anidride carbonica

    Mentre i giorni
    Divorano il loro vuoto
    Mi siedo e aspetto
    Di incontrare destino
    Mitico Signore
    Di fiato, senso e colore.

    Ora il sole sale a oriente
    Ora il suono dell’acqua
    Sottrae linfa di pace
    Ora il sale del corpo
    Riflette il sudore della fatica
    Ora il corpo lava il suo umore

    Reclinando la testa
    Al fetore che resta.

    Maurizio Alberto Molinari (c)
    Accetto il regolamento

    1. RINCHIUSO IN UNA GABBIA

      Ti osservo grande, figlio mio…

      La memoria mi conduce nel passato

      a quando,

      trottolino,

      inseguivi  un punto fermo

      immaginario

      Il tuo divenire tardava ad arrivare ,

      con compiacimento soppesavo

      che eri immerso nel pensare

      Mentivo al mi accettare

      ” in fondo,ogni essere non è a tutti eguale! ”

      …ed  inghiottivo,

        quell’ingannevole boccone a digerire…

      Intanto il tempo rendeva grandi i tuoi occhi patinati e assenti,

      assorti nel tuo mondo da seguire

      Un mondo di colori confinati,

      senza sfumature

      rifugio indispensabile da una realtà invisibile

      e per il male lì non c’è dimora

      e per l’oscurità non vi è paura

      Mi chiamano i tuoi occhi,

      ma non mi tocchi

       Parole silenziose senza toni

      ma che a una mamma non sfugge il lor sentire

      e ti rimando ciò che vuoi sapere

      che vuoi carpire

      Imprigionato,

      in una bolla confinato

      Escluso dalla disabile cecità del “ normale “

      avida di raccogliere

      arida nel donare.

       
      Dichiaro di accettare il regolamento

  43. Alcune voci

    Ci siamo sono sicuro
    sparsi tra la folla alla fermata della metro
    seduti e sedute
    tra i tavoli ordinati del ristorante
    intrappolati e intrappolate
    nel traffico dell’ora di punta
    senza occasione che ci faccia uscire allo scoperto
    tutti e tutte celati da un velo di trine
    senza peso e senza ingombro
    pronto a sfarsi
    al primo, al secondo, al più
    al terzo alito di brezza
    schiavi di un meraviglioso paradosso
    che abbacina lo sguardo
    nella capriola della ragione:
    né uomo né donna
    hanno tessuto quel velo
    nessun impeto di natura
    può muovere quella brezza

    Un tango di trine e refoli
    la vita

    accetto il regolamento

  44. passi sulle scale

    Esploderti dentro il tempo dell’attesa.
    Ho camminato cercandoti
    guidato da sensi confusi
    sperimentato ostinate cecità
    illusioni e giorni vuoti
    rappreso coaguli di sfiducia
    martoriato inavvicinabili ipotesi
    sfidato mondi ed altri mondi
    dimenticato ferrei propositi
    distrutto fiabe e castelli
    divorato uggie di silenzi.
    Quando ho aperto la porta
    e tu splendevi ignota
    avrei urlato.

    Pino Chisari
    Dichiaro di accettare il regolamento del Contest

  45. LA NOSTRA FAVOLA
    ricordi?
    era la nostra favola
    amarci come due bambini
    ero la tua piccolina
    e tu il mio amore.
    Le nostre pazzie,
    le nostre corse,
    i nostri segreti,
    il nostro grande folle amore.
    La vita ci ha divisi.
    altre strade,
    sbagliate,
    errori,
    poi solo lacrime,
    e la vita è continuata …
    Ti ho ritrovato troppo tardi
    ti ho sempre pensato
    mi hai sempre pensata.
    forse, ci siamo sempre amati.
    Nella nostra favola non esisteva la parola fine .
    Ora, la favola riprende,
    è il secondo capitolo della nostra storia.
    Ti vedo, mi scrivi, mi parli, mi abbracci
    e tutto torna …è tutto vero
    non sto sognando.
    Stesse sensazioni, stesse emozioni,
    stesso amore, piu’ adulto, più forte, più desiderio
    più malessere…
    La nostra favola continua…
    non avrà mai fine .
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  46. – In alto brontola ancora il tuono –

    Amore
    infreddolito all’alba
    solo più il suo ricordo.

    Amore
    di là da venire.
    Piccole gocce.

    La pioggia della notte
    ricamando il prato di lacrime
    ha fermato le ultime stelle.

    Minuscole perle d’acqua
    fiori di trifoglio
    dipinti
    di sottile speranza nella fortuna
    tenuta nascosta nel segno del quattro.

    Per ora
    nell’alto grigio
    brontola ancora il tuono.

    Accetto il regolamento del Contest
    Massimo Apicella

  47. Pandemia
    La città è tanto grande, silenziosa e dormiente, nessuno in giro per la via….a causa de sta pandemia…..
    La paura del contaggio ci fa vivere come in un miraggio..
    Il silenzio è  assordante più del chiasso massacrante….
    Riscopriamo il cinguettio al posto del mormorio.
    La città è  a riposo….niente macchine, nè negozi, niente feste e gorgoglii ma soltanto gabbiani, pappagalli  e cinguettii ……
    Tornerà la confusione che interrompe l emozione
    Quando il  rumore del traffico ricomincerà ricorderemo  la bella città …
    Città …sempre bella ed invitante e per adesso rilassante…..
    Virtualmente se ci uniamo tutti quanti…..paese per paese con mascherina e pure i guanti
    ricorderemo questa pandemia   come una pausa alla frenesia.

    Accetto il regolamento contest

  48. CAPOLINEA

    Quando i punti di vista
    si sfiorano senza incrociarsi,
    e le ipotesi, supposizioni
    si arrampicano sugli specchi,
    resta il suono metallico delle voci,
    occhi, gambe, unghie
    e poi braccia, baci, abbracci,
    un bottone allentato,
    una zip che non sale.
    Distanze, montagne,
    orizzonti lontani,
    mani e piedi freddi.
    Fossette, sorrisi,
    un biglietto di treno
    e un altro
    per l’ultimo spettacolo.
    Capolinea.

  49. Nella stanza dell’inconsistenza

    Fragili pareti semitrasparenti
    sul vuoto che martella l’irreale
    di un mondo ipotetico e banale.

    annegato sotto manti di stoltezza
    ritoccati d’opulenza e falsità
    da uno specchio che sconfina dalle fiabe.

    Parole astratte disseminate a strati.

    Brunacicala@/R

    Accetto il regolamento

  50. Silvana Sonno
    accetto il regolamento

    Una voglia periferica di fuga

    Ci sono strade che io chiamo del ritorno
    perché ogni volta,compiuto ogni percorso
    ti ritrovi al punto di partenza.
    Certo con ombrature variegate
    dal rosso al grigio, nelle sporte
    appese sulle spalle, nell’usura dei polsi
    alle camicie, in qualche sbaffo di rosa sui vestiti
    e il celeste intenso di uno sguardo
    che hai incrociato nel tuo peregrinare
    e lasciato sul bordo della via, perché era sera
    e bisognava andare.

    Certo colori ne incontri e te ne nutri
    ma quando bussi alla porta, l’ultima
    del percorso, ti accorgi che dietro ad aspettarti
    stanno le figure solite di casa, che parlottano
    muovono le cose e guardano la sveglia sul comò
    a dirti che, insomma, sei in ritardo
    e quanto ci hai messo per capire
    che non c’è movimento?E’ tutta fuffa.

    Eppure io che di strada a questo modo
    ne ho percorsa, continuo a sentire dentro me
    una voglia periferica di fuga e muovo sulla sedia
    i muscoli nascosti delle terga e una gamba ballonzola
    impazzita, in attesa che squilli qualche cosa:
    una tromba, un fischietto, un campanello
    e io possa dire ancora: Sono pronta!
    E finalmente scovare quella strada che dagli angoli
    in ombra trapassa l’orizzonte più lontano,
    dove le nuvole solcano il paesaggio e non c’è mappa
    né bussola a marcare le distanze; e le distanze
    sono già sfumate nello slancio innocente degli addii.

    Ma un’altra cosa importante l’ho capita:
    occorre farsi, per poter andare
    compagnie di viaggio ben lontane
    dalle figure solite di casa, che non si aspettino
    più d’una sosta per scambiarsi il pane,la rugiada
    raccolta sui pendii e il calore sudato delle mani.
    S’alzeranno parole primitive d’una lingua ch’è tutta da imparare
    noi analfabete/i senza alcun ritorno daremo nomi, in canto
    al mondo nuovo, e accenderemo fuochi nel tramonto
    perché il sole non cessi di brillare.

  51. ” PANE

    …profumo di fiori di mandorlo
    attorno alla mia casa
    in silenzio la primavera
    ha seminato la vita
    respiri fermi nei ricordi

    all’ombra di mani giunte
    tra le pieghe dell’anima
    per un tozzo di pane
    conosco quei giorni
    quelli che fanno male

    sa di disperazione
    il vento che non fa scordare
    così vivevamo
    così amavamo

    inseguivo molti cuori
    sempre con la speranza
    d’una fatica che cambiasse
    la mia vita

    aspettavo quegli sguardi spenti
    come aspettavo il tramonto del sole
    dietro il mare di Gallipoli
    così malinconico dentro i sepolcri
    delle piccole chiese

    immagini sfocate
    brillano pochi sorrisi
    si nascondono le stagioni
    mi perdo in campi rossi di papaveri

    ho ritrovato
    me stesso…


    IL POETA DELLA PENNA VERDE Grazio Pellegrino
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  52. La tua ricerca era il mondo

    I miei pensieri ricordavano
    la luce del tuo sguardo
    e leggiadri dipingevano
    Il quadro della vita…
    Sognavo di vederti spuntare
    dietro l’angolo della stazione
    con la tua valigia carica di libri e mappe
    accompagnata dal tuo passo svelto
    che non lasciava il tempo ad altro se non
    a scrivere…
    Immaginavo le tue mani sporche di inchiostro
    nero come i tuoi capelli
    Mentre attendevo i racconti dei tuoi viaggi
    in luoghi misteriosi e sacri dove la mongolfiera ti accompagnava lenta nel tuo viaggio
    La tua ricerca era il mondo…
    la tua speranza …la tua energia…la conoscenza…
    intuivi che forse c’era un mondo nascosto
    dove la curiosità e la scienza vi sarebbe giunta
    Io…con il romanticismo dei poeti sognavo il mio destino…inventando una via con i miei scritti
    d’amore per raggiungere il tuo cuore!

    BIRINDELLI CINZIA
    Accetto il regolamento

  53. UN VECCHIO LIBRO

    In fondo a uno scaffale, chi ci pensava più!
    rispunta un vecchio libro con copertina blu.
    Il buffo burattino dal lungo naso a punta
    mi guarda un po’ stranito da una pagina consunta;
    forse cercava il volto di un altro me bambino,
    quando m’era compagno poggiato al comodino.
    In fondo alla memoria, la voce di mio nonno
    che legge un po’ annoiato per farmi prender sonno.
    Quanti anni son passati? ho smesso di contare:
    la vita va veloce e non ti fa fermare.
    Studio, lavoro, viaggi, drammi, pensieri e amori
    i figli, poi cresciuti … scomparsi i genitori.
    Il mondo s’è cambiato, ma il libro stava là
    per risvegliare il cuore d’un bimbo senza età.
    —————————————
    Dichiaro di accettare il Regolamento

  54. NEL PROFONDO DELL’ANIMA

    Mi apparto,
    scavo in me stessa,
    cerco parole da trasfondere
    nell’oro fuso delle emozioni.
    Campanelle vibranti alla brezza,
    suoni percepiti soltanto dagli Angeli.
    Parole banali,
    sentimenti maestosi,
    colori che urlano la Potenza dell’Anima.
    Guardo.
    ammiro.
    mi sconvolgo,
    ma rimango impotente.


    Accetto il regolamento

  55. LA NOSTRA VITA INSIEME
    Mi rifugerò nei miei sogni,
    nel tuo cuore
    dove nessuna tenebra
    potrà raggiungermi.

    Cercherò la luce
    e con fatica
    raggiungerò la libertà
    che mi manca,
    che ci manca.

    Sottererrò nel mio cammino
    ogni paura,
    combatterò per noi due
    e prometterò di starti accanto
    per tornare a vivere
    la nostra vita
    insieme.

    Angela Meloni
    Accetto il regolamento

  56. Inutile cercare la poesia
    negli occhi di chi non la possiede.
    Inutile bramar l’ardore
    In chi ha un cuore privo di esso.
    Inutile,
    Mostrare la libertà
    a chi vuol stare confinato nel recinto.
    I poeti stiano con i poeti,
    Ad eviscerare i loro pensieri
    come antichi sacerdoti.
    La bellezza di questo eterno presente,
    Accompagni le nostre preghiere.
    Nell’Uno,
    Non vi è spazio per mentirsi.

    Annalisa Pascai Saiu 22/02/2020 h. 22

    Accetto il regolamento

  57. IL PROFUMO DEI GELSOMINI

    Basta
    il loro intenso profumo
    a rapirmi
    nelle sere accaldate di maggio.

    Mi portano lontano
    in un mondo di pace
    di sogni
    di desideri

    dove ancora ha senso
    stupirsi credere illudersi combattere.

    Mi donano
    per un attimo
    il dono dell’Eternità

    Mi offrono
    inaspettatamente
    la Speranza

    e una forte sensazione
    d’infinito.

    Accetto il regolamento

  58. LIBERTÀ
    Di fronte a questo mare immenso scorre la mia vita,
    tra le pagine stropicciate del mio pensiero.
    Odore salino
    frescura serale,
    respiro l’ aria della mia libertà.
    Il mio corpo accartocciato
    tra le pietre della spiaggia,
    ode il suono mite dell’acqua che la bagna.
    Chiudo gli occhi
    e mi lascio andare,
    immobile e spoglia,
    al dolce sapore della libertà.

    Accetto il regolamento.

  59. Cogitabondo
    Assorto in notte insonne
    tra brandelli di navigato;
    col filtrar dei trascorsi
    è un traboccar di riso e stille.
    In monologo, una voce narra la mia storia,
    a me, unico spettatore della narrazione,
    fin all’odierno giungere.
    Sgorga repentino il vissuto,
    come sabbia nella clessidra,
    a scandir il tempo mio;
    ma il venir dell’epilogo è celato.
    Il canto di Somnus irrompe,
    tace la narrante voce
    e si serrano le palpebre,
    che al venir del mattino
    si schiuderanno
    e i colori di novello dì
    ridecoreranno il cammino,
    nel verso della ventura!

    Accetto senza alcun dubbio il regolamento

  60. Nessuno ti conosce meglio di te stessa a parte il cielo
    Chi può comprendere
    la tua solitudine
    e al contempo la tua libertà?
    Gli istanti sono fugaci
    così come il profumo dell’aria
    nei fili d’erba.
    La vita intanto
    ci invita a restare svegli
    per afferrare i nostri sogni
    ma d’altro canto
    la sofferenza grida
    di amore nostalgico
    di segni d’assenza
    insita e radicata
    pieni di paura malvagia,
    ma poi la temperanza
    di camminare
    in equilibrio sulle punte
    proviene dalla consapevolezza
    e dalla costante rivelazione dell’Anima:
    Nessuno ti conosce meglio di te stessa
    a parte il cielo.


    Accetto il regolamento

  61. Accetto il regolamento partecipando al Contest.


    Titolo: Il ventuno

    Il ventuno
    uno ed uno
    Brilla il sole
    l’epidemia divaga
    Il ventuno
    Conte è uno
    Celebro la notte
    Divago senza dire
    Il ventuno
    La Francia è uno
    La Germania ci rincorre
    L’Olanda ci divora
    Il ventuno
    oggi è ventuno
    Partecipo
    e non svelo
    che ancora
    non si è capito
    che
    uno è uno.

  62. “Oriente”

    Il Medioevo a me viene celato.
    Libri e polvere ricoprono la verità.
    Qualcosa emerge, ma
    assai poco.
    Il Medioevo racconta di feste
    di epidemie
    di giostre
    di aedi
    di malattie.
    Mi chiedo, se, il Medioevo
    sia come io immagino che sia.
    Un’epoca genuina di colori
    di viaggi
    esplorazioni.
    Oggi, e domani,
    l’uomo si chiederà
    che cosa si cela
    in quelle casseforti della Chiesa.


    Accetto il regolamento del Contest

  63. SN (senza titolo)

    Scrivo scrivo scrivo scrivo scrivo
    lettere sulla tastiera
    tutta la notte
    tutte le notti.
    Scrivo scrivo scrivo scrivo scrivo
    la mattina dormo
    il pomeriggio mi sveglio e rileggo.
    E poi… scrivo scrivo scrivo scrivo.
    Non so perché scrivo.
    Sento le voci, voci, voci, voci, voci.
    E rispondo a tono.

    — Accetto il regolamento

  64. Benedetta De Martis accetta il seguente regolamento del Contest.

    Titolo poesia:

    “Luce”

    Dalla mia finestra scorgo un parco
    vedo del verde ma non dei bambini correre.

    Dalla mia finestra scorgo il cielo
    vedo l’azzurro ma non gli aerei sfrecciare.

    Dalla mia finestra scorgo la strada
    vedo il grigio asfalto ma non le auto transitare.

    Dalla mia finestra scorgo le serrande dei bar
    vedo le insegne ma anche le serrande chiuse.

    Dalla mia finestra vedo la notte
    è buia senza l’uomo.

    Accendo la luce.

  65. Accetto il regolamento.

    Luna piena

    Ti ricordi quando ci siamo conosciuti in quel bar?
    Io avevo una giacca rossa e tu i pantaloni dello stesso colore.
    Per questo ci siamo osservati.
    Il rosso ci attraeva.
    Il rosso è l’amore.
    Siamo attraversati da due anni da emozioni.
    Ed oggi anniversario di quel giorno
    sento nel mio cuore un battito e guardo il cielo.
    Sorge la luna piena e mi ricorda
    di quanto il sentimento possa mutare.
    Come il satellite, come la luna
    il sentimento muta
    si trasforma.
    Così il nostro è diventato maturo
    ma se ancora devo associare un colore…
    beh questo è il rosso.
    Ti amo.

  66. LA PELLE NON DIMENTICA

    Fra le tremule pieghe della carne
    incide il sole profonde
    le sue impronte di luce,
    dalle ali del vento
    schiaffi e carezze sul viso

    La pelle non dimentica

    Non dimentica
    le voci del buio
    né i silenzi del giorno
    mentr’ancora ascolta
    i rumori graffianti del tempo

    La pelle non dimentica

    Stringe a sé
    sguardi e promesse d’amore
    tepori d’intrecci soffusi
    memorie malinconiche
    di stagioni sfumate

    La pelle non dimentica

    Assapora
    profumi e colori lontani
    baci rimasti sospesi
    l’abbraccio salato
    di mari mai attraversati

    La pelle non dimentica

    Le ferite di ieri
    sono le cicatrici di oggi
    già orme appassite su sentieri futuri,
    tutto scivola via
    ma tutto resta

    Perché lei, la pelle
    non dimentica.

    * Dichiaro di accettare il Regolamento del Contest.
    LAURA VARGIU

  67. L’amicizia

    A tredici anni conobbi una persona.
    Non avrei mai pensato, allora, che oggi
    ne potessi parlare.

    A casa dicono di guardarmi bene
    da chi non conosce il mare:
    non si pesa, né si prende né ci si fa’ guidare
    ma che in un niente
    ti travolge.
    Un abbraccio forte
    come un’onda,
    ai tuoi occhi non ha confini
    ma, che invece, sa bene dove mirare.

    Dicono anche
    che per quanto possa spaventare,
    il temporale,
    è solo di passaggio
    a creare un po’ di confusione,
    per creare un alibi
    al sole che deve riposare,
    coprendone i lamenti
    con rombi di tuono
    nei giorni in cui fa più male.
    Silenzioso irrompe, a volte passa veloce,
    ma sempre prepotente
    mentre qualcosa sembra cambiare
    ma non ti preoccupare, mi ripeto,
    per quanta pioggia scenda
    e per quanto rumore possa fare;
    Se ne andrà questo temporale.

    Raccontano pure, ne avrete sentito parlare,
    di storie non vere, inventate
    perché
    se ve lo steste chiedendo
    anche se nella vita si sa dove andare
    è sempre bello fermarsi
    un attimo,
    scrollarsi tutti i problemi di dosso
    e scherzare con chi si ha accanto.
    Ridere. Così forte da scoprire
    le proprie paure,
    i propri limiti,
    le ambizioni;
    a coprire tutte le brutte intenzioni
    e ripartire da un sorriso.

    Ed ora che tu sei distante
    ho incominciato ad ascoltare queste storie,
    a farne uno spazio, nella mia mente,
    portandole con me
    quando risuona il temporale
    forse perché
    anche se tu non sei qui, nella mia mente
    dietro a tutto questo male, sotto tutto questo rumore,
    è tornato a splendere il sole.

    Si sentono storie per tutta una vita
    che alle volte
    si ha solo voglia di ascoltare, l’eco
    è così pesante
    che oramai le senti arrivare,
    sono storie per chi
    non ha smesso di sognare,
    storie di chi
    sa ancora prendersi per gioco,
    storie che formano un buon romanzo, prima di
    un bel finale.

    A tredici anni conobbi una persona
    ora di anni ne ho ventisette,
    di certezze ben poche e poche le tengo strette
    ma
    tra tutte le storie che sto vivendo,
    tra i capitoli di cui non ho mai parlato
    e quelli che ancora non ho vissuto,
    se c’è una cosa che in questi anni ho capito
    è che in questa mia storia,
    in questo continuo via vai, tu resti
    il mio migliore amico.

    _Andrea Testori
    – accetto i termini del regolamento.

  68. “Respingimi se questo è quel che credi basti agli occhi.
    Dal basso ventre in sù par di sentir ragion diversa.
    E credi forse basti dirmi addio una volta ancora, ad impedir che lo pensiero mio non giunga a te?
    Mi fai così arrendevole altresì sciocco incapace
    di escludere traverse vie per starti un poco accanto.
    Alza le mani in segno di chi arrende all’evidenza, che amor non trova ostacoli, se crede di volar”.

    Accetto il regolamento

  69. “Momenti”

    Lucidamente stavo guardando
    Lucidamente non stavo pensando
    Qualcosa nel cielo mutò colore
    Forse era un lampo?
    Forse l’immaginazione.
    Poi la risposta arrivò.
    Una goccia,
    una semplice goccia.
    Ma son io che l’importanza
    la do.
    Alla goccia che dal cielo
    arrivò.
    Momenti, sono solo momenti
    in cui mi affido allo sguardo.
    Momenti, sono solo momenti
    in cui rivivo l’istante.

    Accetto il regolamento

  70. Accetto il regolamento del Contest

    La luna

    Quando la notte
    brilla
    più scura
    non c’è la luna.
    Sono da solo
    nel bosco
    cerco Orione
    ma vedo la luna.
    Navigo nel mare
    la luna piena è con me
    e rotolo di entusiasmo.
    Cerco un cero
    per divertirmi davanti
    alla luna
    una luce che le assomigli.
    Io rivivo i nomi
    dei suoi antenati.
    Colmi di lei, colmi di me.
    La luna lo è.

  71. Partecipo al contest ed accetto il regolamento che ho letto.
    La mia poesia si intitola Covid.

    Una pandemia dicono alla tv
    io sono seduto nel divano
    e non ci credo.
    Sarà la solita balla della politica
    per non farci lavorare
    per farci crepare.
    Siamo troppi nella penisola
    siamo troppi nel mondo
    La nuova guerra si chiama Covid
    ed i malati contagiosi
    vengono spediti dai più fragili
    nelle RSA
    così li contagiano tutti
    quelli che hanno la pensione.
    E che tu vuoi prendere la pensione
    dopo che hai dedicato all’Italia
    gli anni tuoi più belli?
    No, devi morire per Covid.
    Così, guardo ancora la tv
    non c’è più la velina
    ma la bella e nova ministra
    che vuole metter al sicuro
    gli schiavi dell’altro continente.
    Sì, spengo la tv.
    E trovo un contest
    di una nuova casa editrice.
    Decido di partecipare
    e di dire la mia qui, su un post.

  72. L’esaltazione della Stupidità

    Stupitevi!

    Gli stipiti strepitano poiché lo streptococco
    stampato sullo step
    stappa le tappe
    nella steppa
    mentre i tappi tappano toppe
    topando.
    Tanti topi tiepidi tentennano
    stando
    sputati da un puteum
    puzzolente.

    Tipiti-topiti-bum!

    Stingo,
    stringo le stringhe,
    e stringando mi accomiato.

    Stupenda è talvolta stupidità!

    E se lo studio stumba gli stinchi
    ed i fianchi,
    stàncati e sfebbrando spandi,
    spendendo,
    la tua conoscenza,
    nell’incoscienza.

    Accetto il regolamento

  73. INTROSPEZIONE

    Mi giunge
    come un eco,
    e l’anima l’assorbe,
    il profumo del tuo frutto,
    che il cielo muove
    e scioglie.

    Inquieti e impavidi,
    ci muoviam nell’etere,
    lascia e fuggi,
    scappa o resta,
    tutto l’eterno dolore
    è sol nella tua testa.

    Sole che immagini,
    luce incontrerai,
    dove c’è nebbia è la paura,
    chiudi gli occhi e ascolta,
    sparirà.

    Alessia Colantoni

    Accetto il regolamento

  74. Sorprendersi …

    Ogni parola,
    ogni promessa ha bisogno
    di contatto,
    di incontro,
    per diventare vita,
    terra da abitare.
    Stupore è sorprendersi cercarti,
    chiamati,
    accarezzati,
    portati dentro a un’altra vita.
    Vivere è diventare
    restituzione di stupore,
    braccia di accoglienza,
    mano di tenerezza.

    Accetto il regolamento

  75. IL MURO CROLLATO

    Nell’estasi del mondo che incanta
    ballare brillare brindare tutta la notte
    come a Berlino Potsdamer Platz 1990.
    Con tutto il gravame attorno gridavo
    sgravami il destino da ogni legame gravitazionale
    ma alla luce del giorno restavi restia e reticente
    mentre io respiravo respinto e di rimando
    in chiaroscuro a fronte di un muro
    crollato

    Mauro Barbetti
    Accetto il regolamento

  76. Il giorno

    Il giorno in cui la vidi
    per la prima volta
    fu come impazzire.
    Era lei
    Era lei
    – mi dissi –
    e andai deciso e diretto.

    Lei era finalmente davanti a me.
    Dunque era lei.
    Era lei di sicuro
    mi dissi.
    Ma non riuscì a parlarmi.
    Era muta.
    Mia madre era muta.
    La riconobbi da una foto
    quel giorno in cui la vidi.

    Lei non capì subito.
    Forse mi sentiva
    ma non ne fui sicuro.
    Sorrise. Sorrise e cercò di muover
    le mani.
    Semplice, sorridente.
    Era proprio lei,
    di sicuro.


    Accetto il regolamento

  77. IL DESTINO DEGLI INNAMORATI
    Vorrei prenderti per mano e guidarti nel mio cuore,
    come un bambino da accudire.
    Se solo potessi sentire cosa provo in realtà.
    Nei languidi sospiri che celo, nei mie occhi lucenti.
    Non sono solo parole d’amore,
    ma una felicità sorda,
    che rinasce ad ogni tuo piccolo sorriso.
    Un uragano di emozioni che mi travolge,
    e mi fanno sentire vivo.
    Nell’attimo in cui ascolto la tua voce,
    resto fermo per un istante nell’eterno.
    E mi sento cullare da un oceano di cose che non dici.
    Come il sole e la luna assieme.
    Non siamo solo presente, siamo futuro.
    E la speranza che ti incontrerò ancora.
    Che potrò sentire il tuo respiro,
    mischiato al tuo profumo.
    Sono qui, sempre con te.
    A darti la forza che manca, affinché tu possa credermi.
    Sei qui sempre con me, in ogni mio gesto.
    E il cuore non vuole arrendersi.
    Anche se dovessi impiegare anni,
    anche se dovessi arrivare fino alla fine del mondo.
    Io ti troverò solo per amarti. E se il tuo cuore sarà esausto,
    il mio cuore potrà amare per entrambi.

    Accetto il regolamento

  78. Ti stavo aspettando,
    non so da qnd tempo,
    Ma sapevo che con te
    sarei stata felice.
    Ma soprattutto completa, una sensazione che non si può spiegare a parole.
    Un giorno ti vidi
    e il mio cuore provo’ un sussulto,
    Mi avvicinasti nella maniera più semplice.
    Nella più totale incoscienza di ciò che sarebbe successo.
    Per me,
    un emozione da non sapere cosa fosse.
    Eri li finalmente,
    il mio cuore ferito ti riconobbe e iniziai a sentire in me una forza inspiegabile sconosciuta.
    L’amore.
    I giorni che passarono non furono idilliaci, né pieni di speranza
    si,
    pianti, lacrime, delusioni, ripensamenti.
    Poi capisti,
    il tuo cuore finalmente si aprì
    e lasciasti entrare anche tu
    qll amore che già io sentivo
    da tempo dentro di me,
    e che lottavo e speravo di ottenere .
    La mia anima e la tua si unirono
    e si persero in un girotondo di gioia infinita.
    I baci e gli abbracci suggellarono
    la nostra unione.
    Proprio quegli abbracci mi fecero sentire a casa. Le tue braccia un porto sicuro dove già sapevo che sarei stata protetta .
    Eri lì finalmente,
    non ci saremmo più lasciati
    eravamo e saremmo stati una cosa sola per l eternità.

    Accetto il regolamento Maria Catena Cannavò

  79. I Monatti

    Vennero,

    – salvatori della patria,
    angeli di misericordia,
    esecutori finali –

    vennero,

    di scuro vestiti,
    col ghigno brutto
    della loro famiglia
    e mi frugarono l’infanzia,
    cercandomi colpe.

    Io,
    bambina vecchia,
    senza più padre,
    crocefisso anch’egli
    – caldo ancora,
    sotterra.

    Vennero

    e mi negarono il cuore
    tutto fluito
    – a loro dire –
    nel loro
    – di sangue.

    Tiràti,

    dicevano parole
    già udite prima,
    quando essi,
    ebbri di gioventù
    e baciati dagli dèi benevoli,

    fuggivano

    verso letti
    caldi
    di materna assenza.

    Figli

    di brianzola incultura
    e di amari olandesi,
    di tempi delle mele
    ammuffite
    e di twist miserabili,
    di dischi al vinile inceppati
    – rivenduti come loro –

    e di Grundrisse negati.

    Si erano fregati
    il mio sogno di bambina
    con le loro famiglie perfette,
    con le loro dimore calde,
    con le loro stanzette rosa,
    coi nonni mai anziani
    e nel pieno del vigore.

    Non come i miei,
    vecchi, ciechi, gobbi
    – locomotive spompate dal fumo –
    e,
    infine,
    malati.
    Irrimediabilmente, morti.
    Da vivi.

    Vennero.

    Avevano aperto la porta
    per poterla richiudere,
    oggi,
    violentemente,
    sul mio naso ciccione,
    j’accuse di mancanze
    e d’egoismo.
    Non loro,
    ma miei.

    In una sera d’inverno,
    cancellarono pochi doni sparuti,
    casuali,
    costretti,
    distratti quanto la loro
    gioventù,

    che io non ebbi.

    Io,
    stupida ladra di sogni
    e non solo,
    – la lettera scarlatta
    dell’errore imperdonabile
    sul capo –
    realizzai
    di essere
    sempre
    stata
    sola.

    Accetto il regolamento

  80. Non sei tu
    A scostarere i miei capelli dagli occhi per costringermi a guardarmi allo specchio
    Non sei tu
    Ad afferrarmi per le spalle e spingermi contro la finestra spalandancata al mondo
    Non sei tu
    Ad accudire tutti i miei silenzi carezzandoli come si fa col gatto fino a farli fare le fusa
    Non sei tu
    A trasformare le lune calanti in spicchi di mela pettinandomi le labbra all’insù
    Non sei tu
    A soffiare via la polvere sulle mensole di tutte queste incerte fragilità
    Non sei tu
    A mangiare l’amaro dei mie barcollamenti lasciandomi i bocconi più dolci
    Non sei tu
    Braccia mi stringono al petto, gambe mi cingono, calore mi scalda
    Non sei tu
    Ad innaffiare le mie irrequiettezze dissetando ogni mio desiderio
    Non sei tu
    Pelle che sazia altra pelle, morde, stringe, graffia, desidera
    Non sei tu
    Nella mia voce che implora non ti fermare tra lacrime di piacere e dolore
    Non ci sei che tu
    Nelle parole mute riflesse nello specchio dei miei occhi urlanti il tuo nome
    Tu
    Una preghiera silente che mai si avvera

    Accetto il regolamento

  81. In-contro

    Viaggiamo su
    pensieri paralleli,
    lettere
    divergenti che
    formano angoli.
    Come stelle di altri
    pianeti in ritagli
    di cieli diversi.
    I cerchi no,
    siamo forme differenti,
    punti di congiunzione
    uniti oltre orizzonti
    definibili.
    Angeli buoni che sanno
    di pane e di pensiero,
    con mani giunte
    ognuno verso
    il proprio Dio.
    Ognuno dalla propria
    cella, con la
    propria profezia,
    col proprio
    calice da bere.
    Altari opulenti o
    deserti assetati,
    piedi calzati
    su velluti stridenti o
    su sandali consumati,
    annodati tutti alla notte
    ai calli induriti da
    polvere e fango.
    Processioni
    di amanti dannati
    col proprio Dio
    tra le mani,
    sfiancati da tanghi
    argentini danzati
    tra assoli.
    Angeli vivi di
    inferni differenti,
    in-contro
    agli stessi
    paradisi.

    Luisa Foddai
    (Italia, Maggio 2020
    al tempo del Covid 19)
    Accetto il regolamento

  82. Il tempo che cambia

    È un soffio che respiriamo
    una carezza per cui proviamo nostalgia
    tutte le volte che ci specchiamo sulla tavola equorea
    mentre cerchiamo tra la polvere
    il nostro orizzonte, là oltre una linea evanescente.

    E tra cielo e terra senza curarci di niente
    navighiamo
    in questo tempo rubato ai nostri diritii
    mentre un virus dimostra la nostra fragilità,
    di noi che un tempo ci sentivamo dèi
    e correvamo chissà dove, chissà dove.

    In una barca alla deriva
    che si lascia cullare, unico nostro conforto,
    e che ha ripreso dopo il naufragio
    a contemplare la bellezza della libertà,
    la selvaggia bellezza del mare.

    Accetto il regolamento

  83. Fiore solitario
    spargi versi
    negli aridi deserti
    dagli sterili venti.
    Tutto attorno è rovina
    non trova radici l’anima
    niente promette il cielo
    né sopravvive il ricordo.

    Accetto il regolamento

  84. Vellise Pilotti
    Accetto il regolamento

    Sensibilità

    Si cammina sul bordo
    frastagliato della sera.
    Con sorriso sbavato
    e respiri profondi.
    Su gradini di silenzio
    si srotolano corde e speranze.
    Il vento e il senso
    si perdono dentro
    ai panni stesi.
    Ad asciugare lacrime
    senza riuscire a capire
    se sia più opportuno
    ferire o essere feriti.
    Resti di sogni
    e caramelle succhiate.

  85. GRAZIE
    Da te ho avuto la vita
    e tutto quel che conta:
    l’amore a piene mani
    l’esempio di coerenza
    la forza di lottare
    di essere se stessi
    e di saper cambiare
    l’intelligenza umile
    di chi vuole capire

    Credevi in un abbraccio
    eterno e universale
    quello della tua fede
    autentica e profonda
    mai esibita o imposta
    che non ho condiviso
    ma se un Altrove esiste
    te lo sei conquistato
    di questo sono certa

    Eri sempre al mio fianco
    presenza silenziosa
    grata d’ogni richiamo
    Madre sorella amica
    in ultimo anche figlia
    nei gesti della cura
    istinto primordiale
    percorso circolare
    d’ogni famiglia vera

    Mi manchi più di quanto
    sappia dire a parole
    eppure il tuo sorriso
    ha fatto il nido in me
    Ti sento nei pensieri
    ti vedo nel riflesso
    del mio viso invecchiato
    cui hai dato la luce
    Grazie di tutto, mamma

    Accetto il regolamento

  86. Resta ferma la tenebra, è catrame. 
    In lei non ci si muove. La luce invece 
    è una corsa del cuore, vi è giubilo, 
    accensione, apertura alare! Quante 
    panchine, giardini, ci han visti vicini. 
    Allo scadere del tempo – del nostro – 
    non badavamo. Non confusi, sai?
    l’amicizia con l’amore. Era un pizzo 
    macramé la nostra storia. L’eleganza 
    di un incontro ricamato 
    nel dolore e nella gioia. 

    Accetto il regolamento
    Miriam Bruni

  87. ERA LA QUERCIA GRANDE

    Era la quercia grande
    da guardare,
    l’ aria dell’ estate
    che ci sfiorava
    coi suoi mille occhi di luce.

    Era il bel sole, il bell’ azzurro
    che improvviso s’ apriva
    tra le case libere al vento
    traversando il chiarore
    dell’ orizzonte già desto.

    Era la radio che suonava
    canzonette d’altri tempi,
    il fiore di geranio
    tuffato nel vuoto dal balcone
    di ferro battuto e pietra,

    tondo e solitario a dischiudersi
    come a piega d’una bocca
    quel certo sorriso
    arrivato così per caso
    a mettere un brivido.

    Era una traccia, la giusta strada
    lungo le giovani rotte
    nascoste fra i filari profumati
    e le sbarre del passaggio a livello.
    Era la quercia grande, quel silenzio come d’oblio.
    Poi eri tu. E un treno partito chissà per dove.

    Accetto il regolamento

  88. Titolo: Destino

    L’auto corre come se sapesse
    su quale strada è diretta.
    Come vorrei che anche la mia mente
    fosse certa di quel percorso,
    sapesse con certezza a quale luogo
    arriverò dopo questo viaggio.
    Improvviso.
    Ingiustificato.
    Quasi una fuga.
    Una fuga da quella realtà
    che io stesso ho creato,
    con le mie decisioni.
    Tutta la mia vita mi ha portato fin qui.
    Poteva esser diversa?
    Ho forse sbagliato a qualche bivio importante
    dando al destino l’opportunità di questa beffa?
    E poi mi ritrovo ad un incrocio,
    un cartello scolorito mi ricorda che
    andando a sinistra
    mi ritroverei in poco tempo a Roma.
    D’improvviso la mia mente si apre.
    Non so nemmeno io come sono arrivato qui,
    ma non importa la strada,
    dovrei saperlo che tutte le strade portano a Roma.

    Autore: Fabio D’Alessio. Dichiaro di accettare il regolamento del Contest.

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