Contest nazionale di poesia “Free Poetry” – partecipazione gratuita
“Ai veri poeti il primo verso viene regalato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica dell’uomo.” – Rainer Maria Rilke
Regolamento:

1. Il Contest nazionale di poesia “Free Poetry” è promosso dalla casa editrice Tomarchio Editore in collaborazione con il portale web Oubliette Magazine La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Il tema è libero.
2. Articolato in una sezione:
Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (fine pagina web su “Lascia un commento”) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione dovrete anche voi cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola poesia.
4. Premio:
“Free Poetry” vedrà un solo vincitore.
Il premio consiste nella pubblicazione di una raccolta poetica di massimo 100 pagine, in modo interamente gratuito per l’autore risultato vincitore.
Inoltre l’autore avrà diritto a 10 copie omaggio spedite gratuitamente dall’editore Rosario Tomarchio, allo sconto del 50% su eventuali ulteriori copie ordinate, ed alla percentuale del 10% sulle vendite della raccolta (librerie fisiche ed online).
L’autore vincitore riceverà un contratto regolare di pubblicazione.
L’annuncio del vincitore avverrà il 17 giugno, giorno genetliaco dell’editore Rosario Tomarchio.
“Free Poetry” avrà cadenza annuale.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 31 maggio 2020 a mezzanotte.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta dall’editore Rosario Tomarchio e dallo staff della casa editrice Tomarchio Editore.
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: segreteria@tomarchioeditore.it indicando nell’oggetto “Info Contest Free Poetry” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la Pagina di Facebook Tomarchio Editore.
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione ed in bocca alla giuria augurandoci che non crepi!
“La risposta sei tu”
Ho scritto parole d’amore
quando l’Amore
era solo un sogno lontano.
Ora quelle parole
le dono a te,
con i desideri e le paure
che l’Amore porta con sé.
Avevo una vita
piena di domande
e tu sei stato la risposta.
Non ho dubbi:
ti amo.
In questo giorno,
in tutti i giorni.
Sempre.
Per sempre.
Tua.
—
Daniela Giorgini
Dichiaro di accettare il regolamento.
Distanze
Ci sono distanze
che graffiano la pelle
s’infiltrano in ogni crepa
e la fanno sanguinare,
distanze mute
coricate di fianco
nello stesso letto
a congelare le ossa,
e poi ci son quelle distanze
legate da fili invisibili,
indissolubili,
così vicine che le senti
e si sfiorano
come carezze leggere
di vento,
come il lago
che con le sue acque
lambisce i piedi della rupe
ma non arriva al cuore
fermando il battito.
Accetto il regolamento
Quattordicesimo comandamento
Sputa
in geometria equidistante
tra te e il giorno che pesa piombo
Spacca con precisione
il fare arguto della molecola
non esserne fiero
io non lo sarei
è un obbligo
per chi circumnaviga
Spostati con la velocità che non possiedi
fai stupore nell’ombra della mattina
cerchiati gli occhi di nero fumo
A volte sii morte
questo alleggerisce
non puoi vivere sempre
non è normale
Non puoi essere vivo sempre
non è previsto
Impronte
lascia impronte
quelle fanno piacere
e sono solchi che non tutti lasciano
Mira bene
prendi bene la mira sul foglio
Quattordicesimo comandamento
strappa la viola dal tuo prossimo
giaciglio forse
ortica
macchia odorosa
Dal primo al tredicesimo comandamento
non puoi essere vivo sempre
non è normale
—
Accetto il. Regolamento del contest
ANGELI IN TERRA
Siamo come angeli in terra,
che sanno combattere le intemperie
e vogliono vincere con la spada della giustizia,
mentre brandiscono con il suono della parola
la musa ispirata al verso d’amore.
Siamo nati per lottare contro il male,
che ci perseguita nelle strade oscure
e ci vorrebbe dominare
con le torbide usure.
Siamo nati per seminare l’erba,
che crescerà per diventare albero,
fino a raggiungere il cielo immenso,
dove il Signore ci aspetta
e ci accoglie con veemenza.
Sorridiamo per la speranza di continuare
a poter dare il segno del cuore,
quando con la nostra parola di fede
offriamo per la carità
il nostro dono di fedeltà.
Cantando il nostro verso con voce sicura,
la nostra vita per l’eternità dura
e il dolore supera
anche nella sciagura.
Vittoria sia degnata in questa breve suonata,
dove sappiamo esprimere con cura
la vena della nostra cultura,
per risorgere dalla scura menzogna
di quelli che giacciono nella gogna.
Salviamoci dalle pene di un misero bene,
facendo sentire in noi il calore
di un canto con fervore,
che possa rilassarci dal soffrire
nelle carceri del nostro assalito patire.
Salute sia alla nostra cara terra,
che ancora sopporta la guerra
e vinca sugli oppressori
le rime dei severi servitori.
—
Dichiaro di accettare il regolamento
LE VIE DELLO SFACELO
sono le trazzere lastricate di sangue
innocente o colpevole
per costruire un impero di mafia
di belve timorate di dio ma non degli uomini…
sono i sentieri tra le montagne
sventrate da mille cave senza limiti
tombe di vittime scomparse nel nulla…
sono le arterie del grande corpo
della terra violentato e saccheggiato
dalla becera cupidigia del business
degli avvoltoi delle risorse…
sono le strade infangate da individui
che ne odiano altri diversi
per il colore della pelle
o per l’oggetto del loro amore…
sono le litoranee aggredite e devastate
da grumi di case senza legge nè arte
protette da uffici corrotti…
sono le vie di mille città
strozzate dal traffico caotico
e soffocate dallo smog
che avvelenano l’aria di nonni e nipoti…
sono le autostrade che guizzano
da un punto all’altro forando pareti
scavalcando fiumi e valli..
tutte danno implicito collaterale
di uno sviluppo moderno insostenibile
senza regole o con norme imperfette
—
Accetto il regolamento
Congelati applausi di fantasmi liberati,
Passano attraverso l’occhio degli aghi
Come la luna fa quattrocento
Punti per legare le pagine di Plymouth di
La storia. La gente del luogo è portata a festeggiare per ritrovarsi su
Palcoscenici nascosti sorvegliati da
Fantasmi che catturano echi di quattrocento
Ronde di ovazione. Le stagioni si susseguono
Linea che passa un bicchiere di vino,
L’autunno si muove fuori dalle righe per cantare portando
Visioni del passato agli occhi della primavera,
Certe ore fioriscono brevemente, Estate
Imbibisce mentre si cristallizza, gli orologi invernali danzano la pioggia, le ombre della storia
Romance Plymouth per i ricordi.
—
Accetto il regolamento
IL FILAMENTO DELL’IO
Or si desta l’iride dell’anima girovaga
Spettro di un inconscio ginepraio
Volge la spada alla mente fedifraga
Nemica del fiorir del suo vivaio
Guerreggia contro le congetture sociali
Manipolazioni di dottrine radicate
Sporcato è il pensiero nei suoi guanciali
Versato negli stomaci di verità accecate
S’erge la ragione a dichiarar supremazia
Burattina di precetti collettivi
Blasfema apparenza di democrazia
Cotta nella futilità dei suoi obiettivi
Pende su un filo di speranza
L’equilibrio infausto della realtà
L’io esalta la sua fragranza
Nell’ audace filamento della verità
Giuseppe Chico
dichiaro di accettare il regolamento
Fine e principio
Su davanzali di pioggia
appoggio lieve stasera
la mia malinconia.
Naufraga talvolta
l’ anima troppo fragile
fra tempeste e cielo.
Perduto ho ormai
quell’ultimo velo
dentro tacite chiese.
Osservo in silenzio
lo sguardo che ferisce;
sorrido e sono triste.
Lame di parole fanno
a brandelli la luna
e tutte le mie poesie.
Mani avide frugano
già nelle tasche della vita
a cercar sogni, sorrisi recisi,
giorni uguali incisi sui rami
e quei visi cari perduti,
nella quiete del cielo caduti.
Nei fondi del mio caffè
serena sale la notte
e lascia al cuore l’attesa
d’ una fine che sia principio.
—
Accetto il regolamento
trappola per topi…
La mia strada si palesa
Sotto i passi sollevati
Dal selciato di parole
Date al vento come pula
Lascia tracce sopra l’acqua
Distillato d’una lacrima d’amore
Gocciolata su una brace, sigaretta
Resta il fumo che si spande
E confonde menti pure
Scorre un cappio, stringe piano
C’è una pietra sul cammino
La colpisco con un calcio
Rompe un vetro e cambia il senso
Il futuro a quadri d’oro
Accetto il regolamento
La tua voce
E’ tutta così flebile,
così improvvisa,
la tua voce al telefono
che mi raggiunge
nella sera
e come una rondine
si alza in volo
e si perde nel buio.
Mi riporta
ai miei anni,
ai miei giochi d’estate,
la tua voce sottile,
vento di primavera
che scompiglia i capelli
e mi annuncia
un dolore
di perdute stagioni.
Ma il tramonto
si tinge
dei tuoi occhi d’amore
e riprendo la strada.
Si fa largo
una gioia giovane
da rincorrere in sogno.
Navigando il futuro
senza carte di bordo
non conosco
l’approdo.
—
Accetto il regolamento
#ContagiamociDiPoesia
SE NE VANNO IN TANTI
dedicata a quanti ci stanno lasciando in questi giorni
Un po’ in sordina ci stiamo lasciando
in queste giornate con un bel sole,
nemmeno il suono spento delle foglie
quando cadono a terra dolcemente.
Cadono attorno a noi ad uno ad uno
sino a sentirci dei sopravvissuti
Ci cambia il paesaggio intorno, il mondo.
Tutto ci appare lontano, diverso
preme su noi la forza delle cose
Di fronte ai vostri nomi ora soltanto
immagino il silenzio intorno agli occhi
dalla finestra attendo l’imbrunire
quando la luna inizia a palpitare.
– Accetto il regolamento
La quarantena
E furono giorni
passati in silenzio,
guardavo d’intorno
e vedevo sgomento.
Ricordo mia madre
sì presa in cucina,
io stesa sul letto
ed una vocina
che a giorni alternati,
chiamandomi spesso,
diceva: “nei prati
dei correre adesso”.
Ma io non potevo
e forse non volli,
restai come chiesto
ad osservare i colli.
Dalla mia finestra
sentivo i profumi,
vedevo i miei alberi
e la sera i lumi.
Passarono giorni,
ben più di quaranta.
Provai emozioni,
paura, sì tanta.
Poi venne quel dì
e ci dissero: “Andate!”
Fu bello, oh sì
e lunghe giornate
ci attesero ancora
per farci tornare,
ma il mondo diverso
uscimmo a trovare.
Però un po’ mi manca
quel prima connesso,
ma guardo il mio cielo
ed è più blu adesso.
Passata è passata
la gran pandemia
ed ora mi torna
una certa allegria.
Leggera e soave
sorrido alla vita
che nuova ritorna
e mai è finita.
Dichiaro di accettare il regolamento del presente contest.
*Poesia in friulano *
Mé none
Un grand curtil
plen di ombris
e mé none ere lì
cujete.
Une puarte basse,
un fogolar neri
di sfrusin
e mé none ere lì
sentade.
Intor dut scùr,
pocje lùs di lum
di cjandele
e mé none ere lì
plene di amarece.
Un cjav blanc
e voi dal color
dal mar
e mé none ere lì
intrigade di sflandòr.
E io simpri lì …
simpri cun je.
________________
Traduzione :
Mia nonna
Un grande cortile
pieno di ombre
e mia nonna era lì
tranquilla.
Una porta bassa
un focolare nero
di fuliggine
e mia nonna era lì
seduta.
Intorno tutto scuro
solo un po’ di luce
di candela
e mia nonna era lì
piena di amarezza.
Una testa bianca
e occhi colore
del mare
e mia nonna era lì
piena di splendore.
E io sempre lì …
sempre con lei.
———————————————-
Accetto il regolamento
ABBIAMO VISTO ARRIVARE LA NOTTE
Abbiamo visto arrivare la notte
Con lo scoppio di tutti i tuoi ordigni
Che frantumavano il rantolo dei ricordi
E seguivano le mappe dello splendore
Abbiamo visto arrivare la notte
Nella disperazione dell’abbandono
In quell’eremo dove dimora
La mia pietà verso la tua dottrina
Abbiamo visto arrivare la notte
Ad occhi aperti, nel buio
Nella beatitudine dei tuoi respiri
Pieni di senso e di colore chiaro
di Valentina Casadei – Dichiaro di accettare il regolamento del presente contest.
COME UNA FRAGILE PIANTICELLA SONO IO
Come una fragile pianticella sono io
Schiaffeggiata dal vento,
Allontanata dalle altre piante
Calpestata come una foglia secca….
Da mucche, pecore e cavalli al pascolo
Sono io
Allontanata dal mondo
Al quale potrei anch io
Chiedere i miei diritti
Ma io
Io
Sono qui da sola.
—
Accetto il regolamento
DIO MI HA CONSEGNATO AL MONDO
Dio mi ha consegnato al mondo
senza istruzioni
un pacco di carte ingiallite
legate a uno stretto spago
Sono guerriera senza armatura
negli occhi, due spugne che colano
il male e il bene
Nessuno sa le sue parti ben recitate
nelle mie ore
Una tregua è una borghese vasca,
dove io rannicchiata, come un feto che sguazza
ignaro della vita o della morte, mi chiedo:
cosa dovrei versare sul mio capo, cenere o profumi?
(Silvia Spedini)
—
Dichiaro di accettare il regolamento del concorso
LA PIOGGIA DI DIAMANTI
L’epidemia del nuovo virus
aveva colpito l’intero pianeta,
da oriente all’estremo occidente.
Furono mesi tristi per tutti,
sbarrati a forza nelle case,
per sventare ogni contagio,
senza più vedere amici né parenti.
Incertezza totale sui nostri destini.
Molti persero il proprio lavoro,
non pochi furono coloro
che morirono o persero i loro cari.
Un giorno, dopo molti, troppi mesi
di sofferenza e di dolore,
fu come se al risveglio
suonassero tutte le campane.
Piovevano dal cielo gocce
dure come diamanti.
Dove colpivano, lasciavano il segno.
Si frantumavano le vetrate, i tetti leggeri,
gli ombrelli si sforacchiavano come crivelli,
i tetti delle auto sembravano enormi ditali.
Si levò un forte vento, che sollevò da ogni lato
i frantumi di quella ch’era stata la mia città.
Volavano fogli di quaderni
e registri delle tasse, come aquiloni,
in enormi trombe d’aria,
levate da terra alle nuvole minacciose.
Sembrava la fine del mondo.
A questo punto, voi vi aspetterete
che la discarica di rifiuti
si trasformasse in qualcosa di bello
o in qualcosa di terribile.
Che esplodesse il bubbone di liquame,
trasformandosi in drago mostruoso,
oppure che rose e fiori olezzanti
svolazzassero in una musica celestiale
Nulla di tutto questo, amici miei.
sulle pendici della collina artificiale.
Né la pioggia di diamanti, né il vento liberatore
che avevano ridotto a brandelli la città
ebbero alcun effetto
sulla collina ammorbata dagli odori.
A futura memoria.
Qui i posteri svolgeranno i loro scavi
archeologici, per ricostruire la nostra civiltà.
—
Accetto il regolamento
CROWN E IL PIPISTRELLO RAFFREDDATO
(sottotitolo : “L’emergenza del coronavirus spiegata ai piû piccoli”
(Alberto Diamanti)
ACCETTO IL REGOLAMENTO
——————————————————
Dentro un goffo pipistrello.in un lontanissimo paesino
a testa in giu con lui c’era un piccolo microbino
Crown era il suo nome e stava sempre al centro
di quel goffo pipistrello : lui stava sempre dentro!
Ma ad un tratto al pipistrello, sempre a testa in giû
gli prese il raffreddore… “Etciù, etciù, etciù!”
Crown, fu espulso da quell’animaletto
senza sapere che per gli altri…lui era infetto!!!
E così senza saperlo fino in fondo
cominició a vagare per il mondo
non immaginando per sua troppa ingenuità
che era pericoloso, per tutta l’umanità.
Allora tutti i bravi governanti
dissero alla gente : “Ehi, voi, che siete tanti,
dovete prendere degli accorgimenti di base,
e intanto state tutti dentro nelle case.
Lavatevi sempre le mani, e in ogni caso
mai metterle negli occhi, in bocca e naso,
fino a che Crown tornerà ben bello
a casa sua, dentro il pipistrello !!!”
E intanto, scenziati medici e dottori
mentre tutti noi non potevamo stare fuori
dalle nostre case, loro, in tutta sicurezza,
prepararono in gran fretta con destrezza
una medicina veramente eccezionale ;
e Crown che c’era rimasto molto male
per aver creato tutto questo inghippo
disse : “Di disagio ne ho creato anche fin troppo
vagar nel mondo,, non é stato così bello…
…me ne ritorno là, dentro il mio pipistrello!”
E così Crown senza il tempo di un saluto
se ne tornô da dove era venuto…
Il pipistrello lo vide : “Svelto, torna qua!”
…e rimase li dentro per l’eternità
convinto che solo quella era la sua meta.
Per salvare tutti noi ed il pianeta.
IL PUNTO D’INVERSIONE
E mi chiedo ancora, lo faccio spesso ormai,
quali siano state le coordinate
del punto d’inversione.
Rovisto tra le cose, nel baule su in soffitta,
in cerca del tempo sfuggitomi di mano.
Come Creusa,
anch’esso è inghiottito dalle ombre.
Riprendere il cammino da quel punto,
tentare svanite alternative
sul diagramma del possibile,
è solo fantasia. No, non ritorna il tempo.
Una scia ne ho impigliata tra i capelli.
Esso è andato là, a rincorrere l’asintoto
alla curva della vita, l’irreversibile
pendente su questa nostra isola che c’è.
—
Accetto il regolamento
Vieni, facciamo un giro nel mio cuore.
Entra adagio, però, è un posto per pochi.
Cominciamo dal centro,
lo vedi questo foro?
Da lì mille anni fa sono calata
sospesa a un filo rosso.
Me lo ricordo ancora,
Era d’estate, il mare e il sole in faccia.
Sempre appesa a quel filo mi muovevo
Andavo, venivo, tornavo e scomparivo.
C’erano folli, maghi, pezzenti e saltimbanchi,
Poeti, streghe, scienziati e cantastorie.
Con ognuno mi soffermavo un poco
Mentre dal centro al fondo mi spostavo.
Guarda la punta….
Attento a non ferirti!
Successe a me… me lo ricordo ancora.
Era una notte piena di ombre e buio.
Faceva freddo, un freddo da star male.
C’era una luce in fondo, sembravo una falena.
Mi dava idea che li sarei restata,
Sembrava caldo,
giusto,
come a casa.
Ma come un ago che ti si ficca dentro
Sentii un dolore mai provato prima.
Tu non lo sai, rimasi mesi e mesi
Ad aspettare che il sangue si fermasse.
Poi un giorno,
non ricordo come e quando,
Mi trovai in piedi.
Mi sa che era già estate.
Ripartii, senza meta e senza attese.
Andai su, verso il nord, cantando adagio.
C’era il sole di nuovo e non pioveva.
Arrivai qui, dove mi trovo adesso,
In questa curva dolce e arrotondata.
Hai presente quei tuffi da bambini
Sui materassi dalle piume d’oca?
Così mi sento, e senza senso rido.
Che sarà mai.. di tanto in tanto guardo,
di tanto in tanto vedo,
di tanto in tanto bevo.
Intanto ballo.
Mi fermerò? Che dire.
C’è tanto da scoprire.
C’è un’altra curva, a destra, all’altro lato.
Chissà. Ci andrò magari.
Un altro giorno forse, non adesso.
Prendi sto filo, arrotola un pochino..
Restiamo un poco fermi, si può fare.
—
Accetto il regolamento
CATERINA MUCCITELLI
Accetto il regolamento
FONDI
All’ombra del castello baronale smerlato cerco refrigerio
contemplo i basoli consumati
e quel dì calpestati dalla bella Giulia fuggiasca dal saraceno.
Inalo l’aria mite, pulita, frizzante
il battito è regolare ora
occhi al terso cielo rivolti.
Mi incammino su per il Corso
vivo e più antico della stessa eterna città.
San Pietro, dai tesori medievali inestimabili, fa capolino discreto
Santa Maria con la sua Madonna del cielo svetta dalla scalinata, meta di ogni sposa,
il Convento di San Domenico si specchia nel chiostro quadrato
nascondendo lo scrigno della chiesetta di S. Tommaso.
La bellezza di Fondi filtra
fino alle sponde tirreniche con coste chilometriche
il Convento di S. Magno meta di pellegrinaggio
incute pace e serenità.
In tanti l’hanno decantata
De Santis, De Libero, Purificato…
chi c’è stato e sa.
Un tempo fuggivo dal paesello
che ora città è divenuta
dopo giri e rigiri ho compreso:
le radici sono vita
si imprimono nell’anima
all’improvviso ti saltano in faccia
solcano nelle vene il profumo dei fiori d’arancio
esalato tra i vicoli a giugno
imprimono nel cuore lo scampanellio di San Francesco
rammentano il mistero della Casa degli Spiriti
suggellano a fuoco vivo nell’essere l’appartenenza a questa comunità
che in ogni dove sarà sempre fiera della sua ‘fondanità’.
Sebastiano Impalà
Eclissi totale
Inseguo questo vacuo pensiero
fra occhi di tanti turisti
che mirano in alto nel cielo
eclissi di luna totale,
cercando una notte speciale
fra balli di vecchi gitani
e gonne di donne sicane.
Tamburi che battono il tempo,
sussulti di corpi bollenti
nell’afa africana di luglio.
Non volger lo sguardo alle stelle,
poeta che scrivi d’amore,
potresti restare ammaliato
da scie di astri cadenti
nell’orgia sublime e suadente,
nell’antro d’antichi ricordi.
Sei uomo d’essenze di agrumi,
effluvi di porti d’Oriente,
merletti e sottane sgualcite
in queste serate accecanti.
Accetto il regolamento
GENE RIBELLE
A quest’ora della vita
ritornano pensieri
di antichi peccati
già confessati,
le dure sferzate
sull’anima
abbattono il respiro
e il corpo sopporta il
greve peso
del serio Malanno
che non se ne andrà.
La resa é invitante rifugio
che fine porrebbe a tanto dolore,
ma più forte e ostinato
é il grido d’aiuto
col suo incessante bussare
alla porta del Cielo
che ora so,
ogni cosa lenisce
infondendo speranza
di giorni più chiari
(Teresa Stringa)
—
Accetto il regolamento
Gli abbracci
Gli abbracci ci saranno.
Gli abbracci sono sempre ben accetti.
Possiamo aspettare.
Rimaniamo uniti e sconfiggeremo il coronavirus.
Abbiamo tutti un obiettivo quello di abbracciare i nostri cari.
La voglia di abbracciare gli amici.
La voglia di abbracciare i colleghi.
Quegli abbracci con i quali una volta potevi incoraggiare qualcuno senza pensieri.
Non c’era ancora questo divieto.
È un incubo adesso.
Non dobbiamo dare spazio all’indifferenza.
Questo virus ci sta dividendo.
Lottiamo contro corrente.
Lottiamo contro di noi.
Se ascoltassimo i nostri cuori, rimanere a casa senza ascoltare chi vorrebbe aprire tutto, sarebbe meraviglioso perché si darebbe un buon esempio.
Rispettiamo le regole.
In un domani potremo dire grazie a noi se ci siamo rialzati.
Avremo capito che siamo più umani.
Non faremo più distinzioni di razza.
Per un mondo senza odio.
(Bonsignori Pablo Giovanni)
Accetto il regolamento
“Dolce presenza”
Un battito di ali mi riporta da te
dolce presenza di un attimo appena passato
tu eri tutto quello che volevo per me
io il bimbo per te sempre sono stato.
La vita fuggiva ed io nn sapevo
che la nostra casa si sgretolava poco a poco
dentro di me una voce mi dava sollievo
il pensiero di un eterno presente mi dava il fuoco.
Figlio tu sei e resterai sempre lo so
madre nei giorni regalati a noi
una casa una cucina cibo un po
ma io ero felice e triste ahinoi.
—
Accetto il regolamento
La porta dell’amore
Oltre i vetri battuti dal vento,
i pensieri dispersi dal tempo
si arrovellano dietro la mia fronte,
oltre l’orizzonte.
Il sole, matassa rossa,
stanco si abbassa
sui campi ed i fiori arrossiscono,
le belle si schiudono,
gli altri appassiscono.
Assorto ad ascoltare gli sproloqui
delle foglie sugli alberi,
Indecenti turpiloqui,
il ciarlare delle lumache spoglie
su rami fruttiferi.
Declinano le corolle come l’elicriso
sulla scogliera,
sotto nuota il muggine
ed il tramonto si tinge dello stesso colore dell’euforbia che declina verso il mare.
Sopra il pontile,
una ringhiera penzola ruggine,
la scuote il vento
i fili d’erba
si abbracciano all’imbrunire.
Ancora un momento,
ancora per un attimo fatto di infinito,
sopra questo lenzuolo di squame d’argento,
mi sento smarrito.
Le stelle riposano sulle onde,
come un presagio,
pesa la notte sulle mie sponde,
amplificando il disagio.
Perso nel buio con le sue volte,
io ti invoco ed il mio cuore non ha colpe.
Io ti invoco amore mio,
ascolta questa mia elegia,
dell’anima bisbiglio,
scevra di sofismi e crismi.
Invoco te,
stilla di rugiada,
mio giglio,
fremito d’ali di fata,
mio appiglio.
Invoco le tue labbra insanguinate,
dolci come il miele,
i sorrisi abbacinanti,
la tua parola senza fiele,
tra i baci profumati.
Oh mia nume!
Mio elisio!
Mia musa, mia lume!
Io ti invoco per amore!
Invoco te che hai fatto di un barlume,
una vita sfavillante,
te che come un ragno,
da una goccia nello stagno,
hai tessuto un mare.
Invoco le tue mani,
le colline dei tuoi seni
che declinano sui miei domani,
le linee sinuose ed estatiche
sulla piana del tuo ventre,
dove si muovono frenetiche
le mie dita,
il mio ardore che non mente,
brama e freme di passione
sul sentiero che dai tuoi fianchi,
sfocia tra le tue gambe,
culla della vita.
Ed io invoco te ora,
questa notte e domani ancora,
e ti invocherò per sempre,
perché se è vero che ho imparato dalle natura,
nei miei silenzi affollati di parole,
se Iddio mi ha aperto la mente,
tu con il tuo sguardo hai aperto il mio cuore,
hai tirato fuori l’anima,
perché i tuoi occhi sono la porta dell’amore.
—
Accetto il regolamento
UN METRO
Schegge di speranza e tormento
screziano quel vetro oltre il quale
scruto questo mondo d’un tratto deserto
ove ora la sorte per tutti è uguale
Silenzi smerlettati da mute parole
chiedono di urlare senza fare rumore
anch’esse bloccate in fondo a quel timore
cominciano a sentirsi lontane e sole
Cerchiamo risposte a disperate domande
cerchiamo un abbraccio a un metro distante
nelle fessure del tempo s’instilla inquietudine
delicato momento ci accomuna alla moltitudine
Viviamo ogni giorno all’incertezza sospeso
ci guardiamo l’un l’altro con ciglio indifeso
in una terra in bilico a rincorrere libertà
ove ognuno fa i conti con la sua fragilità
Tutti lì a elemosinare carezze sincere
il rimpianto nel sentire i propri cari le sere
abbracci estinti mutilati dalla paura
il dono della distanza in un pacco di premura
Si fondono i sentimenti a dignità e coraggio
per rispondere fieri a questo meschino oltraggio
non bisogna per questo sfidare la sorte
lei gioca oggi a fare i conti con la morte
Ogni vita allo specchio ha un diverso riflesso
ognuno rivuole la sua storia differente da adesso
il messaggio per tutti è lo stesso: “uniti ma distanti per amarci
perché sarà sempre e solo l’amore a salvarci”.
Accetto il regolamento
Sotto l’ala dell’impercettibile tramonto
l’invisibile tuo sguardo
vomita gemme invisibili
La tua assenza tiene il morso
alla sinistra del cuore
Occhi di anemone
Nella notte oscura e densa
tuona la tristezza sulle foglie
Vellutate dal caldo zefiro del tuo viso
Ho confessato alle mie amiche
Stelle
che l’occhio del cielo
Non abita più nel mio cuore
Perché una fiamma a me cara è svanita
I passanti portano al guinzaglio
le illusioni
Icaro è caduto nel mare
In un abisso profondo
Non può più prendere il volo
In un raggio di sole
Ho raccontato alla notte
Che le vie non hanno più un viso
Perché si è spento
un respiro a me caro
Se potessi trovarlo nel filo
d’erba
o sugli alberi all’Aurora
In un battito di vento
con piedi alati correrei nella notte
sull’amata zolla
Incurante dei passanti
Ho versato il dolore nell’ultimo
Raggio del giorno
Ma l’illusione non accende più
il blue alle viole
Forse non sa che in quel vuoto
c’è la tua essenza
—
Accetto il regolamento
IL SOGNO DI DIO
in seno a cieli
di cui non è memoria
assai prima del corpo
quando già da sempre era la Parola
il sogno di Dio
il Suo soffio
poi la fatidica
domanda: “dove sei
Adamo”
e furono
i cieli
capovolti
Accetto il regolamento
IL SEGRETO NEI TUOI OCCHI
Nascondono fasi
di stagioni tempestose
e notti di lune piene
gli occhi tuoi,
come aculei appuntiti
fendono occhi altrui
accolgono i tuoi sguardi
e indagano con curiosità
frugando scrigni
segreti e ben custoditi,
mille passi nel sole
non sempre allineati
al bivio di calde incertezze,
tra armonie che s’infrangono
negli abissi dell’anima,
…moriranno con e dentro te.
Tacce di vita sulla pelle
illumineranno il passaggio
su queste pietre,
soltanto una meteora,
un sorriso… una lacrima…
parole che consolano…
quelle che non possono dire
quelle che non si spiegano
o non si possono spiegare…
orme appena visibili
che si calpestano in fretta
e presto cancellate
dal tempo che fugge.
E’ tutto quello che resta di un vissuto
quasi inesplorato e inesplorabile.
Accetto il regolamento
Vecchio
la mano appoggiata
al mento
a coprire il volto.
Occhi intensi
di chi ha vissuto.
Vecchio
vede e tace.
Mani grandi e ruvide
contempla la natura
sua amica.
Osserva questo
mondo nuovo
con distacco.
Non gli appartiene.
Nemmeno lo capisce.
Vecchio
trova conforto
nei gesti quotidiani.
Coltiva l’orto
parla coi gatti
sbriciola il pane
per i passerotti.
Vecchio
Osserva il sole
che tramonta
negli occhi
una melodia
struggente.
—
Accetto il regolamento
Oltre lo spazio il tempo
C’è del precario,
è il mobile confine
sotteso dal vento,
non più rami
ma pietre di mare,
semplici creature
in bilico a rotolare
sui ricordi
raccolti con cura
tra le pozze d’acqua.
dall’astratto al concreto
nuda realtà della bellezza.
ancora musica d’onde
in afflato col dolore
del vento,
è povertà d’istinto
oltreconfine,
è satura realtà.
oltre lo spazio il tempo
nel mare della luce
un silenzio inquieto
in fantastica danza.
Accetto il regolamento
Poi fu solo l’alba (a mio padre)
L’ombra che tu scorgi adesso
del muro antico di roccia scura
è tutto quello che rimane.
Più non c’è proteso il ramo
sul colore vivido dell’erba,
il frullo del merlo spaventato.
Adesso ti parla quell’ombra
di tutto il tempo scivolato
nelle crepe della pietra, segreto
nascondiglio di ramarro.
Degli inverni con la fiamma dei camini
o delle sterpaglie bruciate a primavera,
dell’autunno quando il cielo s’impigriva
e sopra il fiume inerte galleggiava
qualche foglia di ciliegio selvatico.
Ora puoi guardare
le nuvole da tutti i lati
e accorgerti che il vento
con loro dipinge stracci di luce
addosso ad un mondo bagnato.
E come il vento anche tu
puoi sottrarti al buio
di queste stanze chiuse
e scompigliare l’orda dei ricordi
imprigionati in quadri polverosi.
Tutto cambia e si rincorre
come una placida corrente
dentro un segno proiettato nel futuro,
nella memoria della luna.
Tutte le luci accese
in una notte di Carnevale
sfrigolavano sul velluto della sera.
Poi fu solo l’alba
e quella pioggia fredda,
smemorata.
—–
Stefano Peressini
Accetto il regolamento.
CAMMINO
Cammino
con nastri di carta igienica alle scarpe
Oltre il muro bianco scalcinato
le rose del dottore a farmi la barba
I mugugni del silenzio
a separarci lo spirito
come decanter trifasici
Gli sbadigli si misurano in code antiche
di antichi scheletri morti arrabbiati
Le ossa gelano di primavera
Mentre le rondini
la scambiano per l’estate
Nicola Matteucci
Sez. A
Accetto il presente regolamento
LA ROSA NELLA SERRA
Vorrei essere l’unico a veder rifiorire nuovamente una rosa,
fiore ferito nell’anima e ora leggermente sfiorito
ma che sempre emana freschezza
profumo dolciastro di bocciolo in fiore.
Un fiore deciso a riprendersi con costanza e caparbia
Lo splendore del tempo remoto
Quando lo stesso guardava il verde dei prati
Ed il sole ne accarezzava i petali più esposti
Colorando le guance vellutate di rosa.
Starei a guardarla mentre cresce fiduciosa
Forte e rigogliosa
Facendosi prepotentemente strada
Fra le coetanee piante chinate al suo fianco
A far da damigelle alla regina della serra.
La proteggerò dalle intemperie e dal gelo della notte
La coltiverò in un’intima e raccolta serra
Illuminata dal chiaror della luna.
Magnifico bocciolo esposto al tepore dell’umida terra
Alimentato col concime della speranza
Dalla consapevolezza che il mondo è lì che l’aspetta.
Attenderò silenzioso lì accanto con pazienza e costanza
Lo farò finché non sarà mille volte più bella
Poi sarà libera di andare,
di abbellire l’arredo che lei vorrà
purchè sia fatto di solo vero amore
Solo allora potrò allontanarmi sereno
Con la morte nel cuore
aspettando un suo improbabile ritorno.
© Mario Italo Fucile
Accetto il regolamento
Giovanna Fracassi
Il fuoco del ricordo
C’è stato un tempo
in cui tu eri
quell’indistinto desiderio
per cui l’alba aveva una
nuova dolcezza
eri quel segreto motivo
per cui l’anima stupita
si dischiudeva al nuovo giorno.
Ho atteso i tuoi passi
sotto la pioggia
sul prato lacrimoso di rugiada
nel bosco quando il freddo
par si possa soffiare lontano
In piedi ti ho atteso
di fronte all’oriente cosparso
di stelle minute
come schegge diamantine
Ho atteso le tue mani
in quello spazio di cielo
conficcato tra i tetti delle case
quando il pigro settembre
addolcisce le membra stanche
Non era limitato il mio mondo
non era infinito il mio tempo
ho imparato
ad esistere senza quel “noi”
ma mi è rimasto dentro
il ricordo di te
come un mormorio
d’acqua chiara.
—
Accetto il regolamento
ANCHE LE PIETRE
Non senti quelle pietre ?
Non senti come parlano ?
Quando la fine dal cielo cadde,
le case di gente inerme distrusse
e con esse le giovani vite di bimbi
innocenti e di mamme impotenti.
La morte piombava dell’alto
e le bombe tuonavano tanto;
Molte persone fuggivano
e impaurite piangevano;
la loro sorte sembrava segnata
come da un mostro che dall’alto non si placava.
Poi il silenzio della morte
sui poveri resti di muri ormai in rovina
e sui corpi esanimi di gente innocente.
In quel silenzio orrido e spettrale
dal basso un pianto si levò,
veniva dalle pietre che pur dure
sentivano il dolore della disperazione
e quei sassi erano meno duri
dei cuori che provocarono i morti
come se Dio ascoltasse le preghiere
delle donne che piangevano
i molti bambini che erano morti.
____
Accetto il regolamento.
Altra era per noi la distanza
non questo camminare a modo
con la mascherina e poco sguardo
che si fa strada nelle fessure degli occhi
Ogni luogo ci raggiungeva da vivi
spesso capitava in sogno
di accogliere lontani istanti
di spiccare più ampi voli
—
Accetto il regolamento
LO SAI CHE MI MANCHI
Silenti pensieri e petali rosa danzano
quel ballo antico prima dell’alba.
Precedono l’aurora
che accompagna effluvi di fiori,
di fieno bagnato,
ma ancor più il profumo delle grandi occasioni
che hai sempre indossato
e la tua anima.
Quell’essenza che tanto amavi
ha in ostaggio il mio cuore
“serve per essere belle”,
dicevi così.
Ma per me eri la Stella.
Agrumati sentori,
trasportati da forte maestro o da timido refolo,
rimasti ricordo che fagocita il tempo …
Lo sai che mi manchi?
Respiro profondo
socchiudo un po’ gli occhi…
ti sento vicina,
e l’incanto si compie.
—
Accetto il regolamento
Dichiaro di accettare il regolamento.
LA PRIMA STELLA DELLA SERA
Siamo ancora qui, fermi sotto le stelle
a parlare d’amore a passare le ore
schivando sulle curve del tempo
le rughe che si inventano gli anni
Abbiamo ricordi da condividere
da decidere su tutto e su nulla
da inventarci di nuovo una storia
dal sapore adolescente, aspro e ribelle
Sappiamo che ormai ogni goccia si sfalda
sulla pietra dura della quotidianità
nel gusto salato di una lacrima sulle labbra
per un bacio non dato per un sogno svanito
Conosciamo il sapore della solitudine
spesso amaro e spesso dolce come miele
come di te il ricordo che non si è mai smarrito
in un infinito che ormai più non ti contiene
Dammi di nuovo le tue mani da tenere
ancora strette nelle mie che sfiorano leggere
gli spigoli irti dei tuoi seni ancora acerbi
e dei tuoi occhi il cenno di un timido sorriso
Riportami il sapore di quei giorni perduti
fammi rivivere smarrito nel tuo labirinto
sperduto in cerca di una via d’uscita
che mi riporti da te, vicino al paradiso.
Italo Zingoni -Poesia anno zero 5.1
T.d.r. 19/07/2019
SUPERFICIALITA’
Vivo necessariamente in superficie,
accantonando analisi approfondite,
come un delfino spensierato,
che non ne vuole sapere della profondità.
Eppure scrivere è come affondare,
e la consapevolezza appesantisce i piedi,
che mi tirano ineluttabilmente negli abissi
dove vivere è più difficile.
Qui, negli abissi della consapevolezza,
la verità che nascondiamo tra le spume delle onde,
si rivela in tutta la sua meschinità,
mentre l’ossigeno sembra esaurirsi.
Ed allora riemergo, per respirare,
mentre la sopravvivenza occulta la verità,
mentre il quieto vivere occulta l’ineluttabile,
mentre l’ossigeno inebria l’illusione.
___________
Dichiaro di accettare il regolamento
Se dovrai un giorno
cercarmi,
fallo nelle piccole cose.
Io sarò là, nel riflesso
di un bicchiere di vino.
Sarò nell’asola
che lascia il bottone
libero.
Nel calzino abbandonato,
sul pavimento,
alla ricerca del suo compagno.
Perché per me, tu,
già sei
nella venatura del legno
di quel tagliere
che ogni giorno, lavo.
Sei in ogni tazzina
di caffè, presente
come ultima goccia
non bevuta.
Sei nel silenzio
della mattina presto,
quando, soltanto io,
sono sveglia, assieme al cane.
Sei il vento che mi prende
ad occhi chiusi.
Sei in tutti i blu
che ho incontrato nella mia vita.
__________________________________
Dichiaro di accettare il regolamento
ANNECY.
Tra una leggera nebbia, avvolti da una brina fresca,
eccoci arrivare in una città fiabesca.
Un castello domina le casette,
ancor più sotto, canali, fiori e tante barchette.
Ti guardi intorno, ti sposti di qualche metro,
ed inizi a scorgere, un lago trasparente come il vetro.
La chiamano la piccola Venezia francese,
s’appelle Annecy ed è uno splendido paese.
Oggi è la festa dei costumi veneziani,
sfileranno tutto il giorno e ne vedrai anche domani.
Mille colori rispecchiano sul lago,
c’è una damina, un jolly ed anche un mago.
Poco più avanti, un ponte, due ragazzi abbracciati,
è il ponte degli innamorati.
I fotografi fanno scatti infiniti,
i turisti che inseguono le maschere….sembrano impazziti.
Vive! E’ il carnevale di Annecy,
emozioni che puoi provare soltanto qui. Big Peter
—
Poesia Annecy pubblicata 12/05/2020
dichiaro di accettare il regolamento
Ti porterò…
Oggi sui tetti il sole s’è sdraiato,
sfiorando il cuore d’un bosco smeraldino.
Gli abeti e i pini l’hanno salutato,
piegando il capo a un vento settembrino.
D’un tratto sento che inizi a sussurrare
frasi grondanti pura tenerezza,
proposte che non posso rifiutare,
figlie di un’incrollabile fermezza:
“ti porterò, tenendoti per mano,
a visitare contrade favolose,
mentre l’autunno avanza da lontano,
disperdendo il profumo delle rose.
Ti guiderò, restandoti vicino,
per le viuzze di paesi in festa,
dove potremo brindare con un vino,
dono di gente umile ed onesta.
Ti porterò, leggendo il tuo pensiero,
sulla riva del mare tempestoso,
dove aleggia l’ombra del mistero
che il tuo destino volle tenebroso.
Ti guiderò, restandoti vicino,
in una folla di artisti eccezionali,
e tu, con l’innocenza di un bambino,
ti stupirai dei fuochi artificiali.
Ti porterò, tenendoti per mano,
ad ignorare la superficialità;
ci perderemo nel silenzio arcano
che spesso avvolge la diversità!”
—
Accetto il regolamento
DORMI CARA
Esausto, mi infilo nel letto
in punta di piedi,
che tu dormi già da molte ore.
Mi giro tante volte
che le gambe non riescono ad accucciarsi.
E gli occhi ancora intorno,
nel buio,
tra il soffitto e la finestra.
Lo sciabordio dentro il mio cuore
spegne tutte le stelle
con le mani nude di sprezzanti sconfitte.
«Cos’hai? Perché non dormi?».
Non ti rispondo perché tu
sei troppo stanca per ascoltare.
Lo sai che arranco,
e tu mi stai tirando, ma
non è necessario dircelo.
Dormi amore.
Ma poi non so neanche io
come sono rimasto
appeso ai miei pensieri.
Dormi cara.
E’ questa vita che
non mi lascia parlare
e si ruba mano a mano la mia dignità.
Dormi cara.
Mi giro ancora
in un soffio di lenzuola fresche.
Mi balenano due versi.
Li amo già.
Vorrei andare da loro
come picchio di corteccia,
come su un foglio avulso
dal ghigno della notte.
Intanto tu puoi dormire, cara.
Ma poi resto a letto
per non tracimarti
nel contrire della mia inquietudine.
Sono io
e sono libero lo stesso.
Dormi cara.
Poi ho in mente domani,
come se fosse già vecchio
dietro a tanti chilometri.
Come ieri, come oggi, come notte.
Ed anche tu ne avrai.
Dormi cara.
Ti accarezzo piano
una spalla nuda.
Ti sento mia.
Anche se sei di luna.
Se ti svegli ti amerò.
Ma ancora non so perché non dormo.
Pier Bruno Cosso
Dichiaro di accettare il regolamento
IL MISTERO DELL’ACQUA
L’inclinazione
è un angolo
Imperfetto
La deriva del senso
Un tempio perduto
Dentro il difetto
Pochi fragori
Nella discesa
Del liquido respiro
Un massaggio cardiaco
Alle orde vocali
Che fuggono senza sapere
L’immagine e la voce
La potenza e la storia
L’essenza naufraga
Di ogni sentenza
Parole, parole, parole
Silenzi, silenzi, silenzi
Tutto tracima
in questo caos di asimmetria
Mi fermo, ascolto, rifletto
Copro il suono impalpabile della ripetizione
Denudo il corpo
Delle immagini
Ruoto il busto
Incapretto il destino
Dirigendo il vapore del fiato
Verso il segno del falso
E poi le strade
E poi le pagine
E poi i colori
E poi il vuoto…
Sto tessendo la tela
Della memoria
Sezionando il
Buio delle bugie
Cullando l’arte
Delle profezie
Divoro il fuoco
Dentro la passione
Genero ossigeno
Sottraendo il segmento
D’anidride carbonica
Mentre i giorni
Divorano il loro vuoto
Mi siedo e aspetto
Di incontrare destino
Mitico Signore
Di fiato, senso e colore.
Ora il sole sale a oriente
Ora il suono dell’acqua
Sottrae linfa di pace
Ora il sale del corpo
Riflette il sudore della fatica
Ora il corpo lava il suo umore
Reclinando la testa
Al fetore che resta.
Maurizio Alberto Molinari (c)
Accetto il regolamento
RINCHIUSO IN UNA GABBIA
Ti osservo grande, figlio mio…
La memoria mi conduce nel passato
a quando,
trottolino,
inseguivi un punto fermo
immaginario
Il tuo divenire tardava ad arrivare ,
con compiacimento soppesavo
che eri immerso nel pensare
Mentivo al mi accettare
” in fondo,ogni essere non è a tutti eguale! ”
…ed inghiottivo,
quell’ingannevole boccone a digerire…
Intanto il tempo rendeva grandi i tuoi occhi patinati e assenti,
assorti nel tuo mondo da seguire
Un mondo di colori confinati,
senza sfumature
rifugio indispensabile da una realtà invisibile
e per il male lì non c’è dimora
e per l’oscurità non vi è paura
Mi chiamano i tuoi occhi,
ma non mi tocchi
Parole silenziose senza toni
ma che a una mamma non sfugge il lor sentire
e ti rimando ciò che vuoi sapere
che vuoi carpire
Imprigionato,
in una bolla confinato
Escluso dalla disabile cecità del “ normale “
avida di raccogliere
arida nel donare.
Dichiaro di accettare il regolamento
Alcune voci
Ci siamo sono sicuro
sparsi tra la folla alla fermata della metro
seduti e sedute
tra i tavoli ordinati del ristorante
intrappolati e intrappolate
nel traffico dell’ora di punta
senza occasione che ci faccia uscire allo scoperto
tutti e tutte celati da un velo di trine
senza peso e senza ingombro
pronto a sfarsi
al primo, al secondo, al più
al terzo alito di brezza
schiavi di un meraviglioso paradosso
che abbacina lo sguardo
nella capriola della ragione:
né uomo né donna
hanno tessuto quel velo
nessun impeto di natura
può muovere quella brezza
Un tango di trine e refoli
la vita
—
accetto il regolamento
passi sulle scale
Esploderti dentro il tempo dell’attesa.
Ho camminato cercandoti
guidato da sensi confusi
sperimentato ostinate cecità
illusioni e giorni vuoti
rappreso coaguli di sfiducia
martoriato inavvicinabili ipotesi
sfidato mondi ed altri mondi
dimenticato ferrei propositi
distrutto fiabe e castelli
divorato uggie di silenzi.
Quando ho aperto la porta
e tu splendevi ignota
avrei urlato.
Pino Chisari
Dichiaro di accettare il regolamento del Contest
LA NOSTRA FAVOLA
ricordi?
era la nostra favola
amarci come due bambini
ero la tua piccolina
e tu il mio amore.
Le nostre pazzie,
le nostre corse,
i nostri segreti,
il nostro grande folle amore.
La vita ci ha divisi.
altre strade,
sbagliate,
errori,
poi solo lacrime,
e la vita è continuata …
Ti ho ritrovato troppo tardi
ti ho sempre pensato
mi hai sempre pensata.
forse, ci siamo sempre amati.
Nella nostra favola non esisteva la parola fine .
Ora, la favola riprende,
è il secondo capitolo della nostra storia.
Ti vedo, mi scrivi, mi parli, mi abbracci
e tutto torna …è tutto vero
non sto sognando.
Stesse sensazioni, stesse emozioni,
stesso amore, piu’ adulto, più forte, più desiderio
più malessere…
La nostra favola continua…
non avrà mai fine .
ACCETTO IL REGOLAMENTO
– In alto brontola ancora il tuono –
Amore
infreddolito all’alba
solo più il suo ricordo.
Amore
di là da venire.
Piccole gocce.
La pioggia della notte
ricamando il prato di lacrime
ha fermato le ultime stelle.
Minuscole perle d’acqua
fiori di trifoglio
dipinti
di sottile speranza nella fortuna
tenuta nascosta nel segno del quattro.
Per ora
nell’alto grigio
brontola ancora il tuono.
Accetto il regolamento del Contest
Massimo Apicella
Pandemia
La città è tanto grande, silenziosa e dormiente, nessuno in giro per la via….a causa de sta pandemia…..
La paura del contaggio ci fa vivere come in un miraggio..
Il silenzio è assordante più del chiasso massacrante….
Riscopriamo il cinguettio al posto del mormorio.
La città è a riposo….niente macchine, nè negozi, niente feste e gorgoglii ma soltanto gabbiani, pappagalli e cinguettii ……
Tornerà la confusione che interrompe l emozione
Quando il rumore del traffico ricomincerà ricorderemo la bella città …
Città …sempre bella ed invitante e per adesso rilassante…..
Virtualmente se ci uniamo tutti quanti…..paese per paese con mascherina e pure i guanti
ricorderemo questa pandemia come una pausa alla frenesia.
Accetto il regolamento contest
CAPOLINEA
Quando i punti di vista
si sfiorano senza incrociarsi,
e le ipotesi, supposizioni
si arrampicano sugli specchi,
resta il suono metallico delle voci,
occhi, gambe, unghie
e poi braccia, baci, abbracci,
un bottone allentato,
una zip che non sale.
Distanze, montagne,
orizzonti lontani,
mani e piedi freddi.
Fossette, sorrisi,
un biglietto di treno
e un altro
per l’ultimo spettacolo.
Capolinea.
Nella stanza dell’inconsistenza
Fragili pareti semitrasparenti
sul vuoto che martella l’irreale
di un mondo ipotetico e banale.
annegato sotto manti di stoltezza
ritoccati d’opulenza e falsità
da uno specchio che sconfina dalle fiabe.
Parole astratte disseminate a strati.
Brunacicala@/R
—
Accetto il regolamento
Silvana Sonno
accetto il regolamento
Una voglia periferica di fuga
Ci sono strade che io chiamo del ritorno
perché ogni volta,compiuto ogni percorso
ti ritrovi al punto di partenza.
Certo con ombrature variegate
dal rosso al grigio, nelle sporte
appese sulle spalle, nell’usura dei polsi
alle camicie, in qualche sbaffo di rosa sui vestiti
e il celeste intenso di uno sguardo
che hai incrociato nel tuo peregrinare
e lasciato sul bordo della via, perché era sera
e bisognava andare.
Certo colori ne incontri e te ne nutri
ma quando bussi alla porta, l’ultima
del percorso, ti accorgi che dietro ad aspettarti
stanno le figure solite di casa, che parlottano
muovono le cose e guardano la sveglia sul comò
a dirti che, insomma, sei in ritardo
e quanto ci hai messo per capire
che non c’è movimento?E’ tutta fuffa.
Eppure io che di strada a questo modo
ne ho percorsa, continuo a sentire dentro me
una voglia periferica di fuga e muovo sulla sedia
i muscoli nascosti delle terga e una gamba ballonzola
impazzita, in attesa che squilli qualche cosa:
una tromba, un fischietto, un campanello
e io possa dire ancora: Sono pronta!
E finalmente scovare quella strada che dagli angoli
in ombra trapassa l’orizzonte più lontano,
dove le nuvole solcano il paesaggio e non c’è mappa
né bussola a marcare le distanze; e le distanze
sono già sfumate nello slancio innocente degli addii.
Ma un’altra cosa importante l’ho capita:
occorre farsi, per poter andare
compagnie di viaggio ben lontane
dalle figure solite di casa, che non si aspettino
più d’una sosta per scambiarsi il pane,la rugiada
raccolta sui pendii e il calore sudato delle mani.
S’alzeranno parole primitive d’una lingua ch’è tutta da imparare
noi analfabete/i senza alcun ritorno daremo nomi, in canto
al mondo nuovo, e accenderemo fuochi nel tramonto
perché il sole non cessi di brillare.
” PANE
…profumo di fiori di mandorlo
attorno alla mia casa
in silenzio la primavera
ha seminato la vita
respiri fermi nei ricordi
all’ombra di mani giunte
tra le pieghe dell’anima
per un tozzo di pane
conosco quei giorni
quelli che fanno male
sa di disperazione
il vento che non fa scordare
così vivevamo
così amavamo
inseguivo molti cuori
sempre con la speranza
d’una fatica che cambiasse
la mia vita
aspettavo quegli sguardi spenti
come aspettavo il tramonto del sole
dietro il mare di Gallipoli
così malinconico dentro i sepolcri
delle piccole chiese
immagini sfocate
brillano pochi sorrisi
si nascondono le stagioni
mi perdo in campi rossi di papaveri
ho ritrovato
me stesso…
—
IL POETA DELLA PENNA VERDE Grazio Pellegrino
ACCETTO IL REGOLAMENTO
La tua ricerca era il mondo
I miei pensieri ricordavano
la luce del tuo sguardo
e leggiadri dipingevano
Il quadro della vita…
Sognavo di vederti spuntare
dietro l’angolo della stazione
con la tua valigia carica di libri e mappe
accompagnata dal tuo passo svelto
che non lasciava il tempo ad altro se non
a scrivere…
Immaginavo le tue mani sporche di inchiostro
nero come i tuoi capelli
Mentre attendevo i racconti dei tuoi viaggi
in luoghi misteriosi e sacri dove la mongolfiera ti accompagnava lenta nel tuo viaggio
La tua ricerca era il mondo…
la tua speranza …la tua energia…la conoscenza…
intuivi che forse c’era un mondo nascosto
dove la curiosità e la scienza vi sarebbe giunta
Io…con il romanticismo dei poeti sognavo il mio destino…inventando una via con i miei scritti
d’amore per raggiungere il tuo cuore!
—
BIRINDELLI CINZIA
Accetto il regolamento
UN VECCHIO LIBRO
In fondo a uno scaffale, chi ci pensava più!
rispunta un vecchio libro con copertina blu.
Il buffo burattino dal lungo naso a punta
mi guarda un po’ stranito da una pagina consunta;
forse cercava il volto di un altro me bambino,
quando m’era compagno poggiato al comodino.
In fondo alla memoria, la voce di mio nonno
che legge un po’ annoiato per farmi prender sonno.
Quanti anni son passati? ho smesso di contare:
la vita va veloce e non ti fa fermare.
Studio, lavoro, viaggi, drammi, pensieri e amori
i figli, poi cresciuti … scomparsi i genitori.
Il mondo s’è cambiato, ma il libro stava là
per risvegliare il cuore d’un bimbo senza età.
—————————————
Dichiaro di accettare il Regolamento
NEL PROFONDO DELL’ANIMA
Mi apparto,
scavo in me stessa,
cerco parole da trasfondere
nell’oro fuso delle emozioni.
Campanelle vibranti alla brezza,
suoni percepiti soltanto dagli Angeli.
Parole banali,
sentimenti maestosi,
colori che urlano la Potenza dell’Anima.
Guardo.
ammiro.
mi sconvolgo,
ma rimango impotente.
—
Accetto il regolamento
LA NOSTRA VITA INSIEME
Mi rifugerò nei miei sogni,
nel tuo cuore
dove nessuna tenebra
potrà raggiungermi.
Cercherò la luce
e con fatica
raggiungerò la libertà
che mi manca,
che ci manca.
Sottererrò nel mio cammino
ogni paura,
combatterò per noi due
e prometterò di starti accanto
per tornare a vivere
la nostra vita
insieme.
Angela Meloni
Accetto il regolamento
Inutile cercare la poesia
negli occhi di chi non la possiede.
Inutile bramar l’ardore
In chi ha un cuore privo di esso.
Inutile,
Mostrare la libertà
a chi vuol stare confinato nel recinto.
I poeti stiano con i poeti,
Ad eviscerare i loro pensieri
come antichi sacerdoti.
La bellezza di questo eterno presente,
Accompagni le nostre preghiere.
Nell’Uno,
Non vi è spazio per mentirsi.
Annalisa Pascai Saiu 22/02/2020 h. 22
Accetto il regolamento
Bellissima
IL PROFUMO DEI GELSOMINI
Basta
il loro intenso profumo
a rapirmi
nelle sere accaldate di maggio.
Mi portano lontano
in un mondo di pace
di sogni
di desideri
dove ancora ha senso
stupirsi credere illudersi combattere.
Mi donano
per un attimo
il dono dell’Eternità
Mi offrono
inaspettatamente
la Speranza
e una forte sensazione
d’infinito.
—
Accetto il regolamento
LIBERTÀ
Di fronte a questo mare immenso scorre la mia vita,
tra le pagine stropicciate del mio pensiero.
Odore salino
frescura serale,
respiro l’ aria della mia libertà.
Il mio corpo accartocciato
tra le pietre della spiaggia,
ode il suono mite dell’acqua che la bagna.
Chiudo gli occhi
e mi lascio andare,
immobile e spoglia,
al dolce sapore della libertà.
—
Accetto il regolamento.
Cogitabondo
Assorto in notte insonne
tra brandelli di navigato;
col filtrar dei trascorsi
è un traboccar di riso e stille.
In monologo, una voce narra la mia storia,
a me, unico spettatore della narrazione,
fin all’odierno giungere.
Sgorga repentino il vissuto,
come sabbia nella clessidra,
a scandir il tempo mio;
ma il venir dell’epilogo è celato.
Il canto di Somnus irrompe,
tace la narrante voce
e si serrano le palpebre,
che al venir del mattino
si schiuderanno
e i colori di novello dì
ridecoreranno il cammino,
nel verso della ventura!
—
Accetto senza alcun dubbio il regolamento
Nessuno ti conosce meglio di te stessa a parte il cielo
Chi può comprendere
la tua solitudine
e al contempo la tua libertà?
Gli istanti sono fugaci
così come il profumo dell’aria
nei fili d’erba.
La vita intanto
ci invita a restare svegli
per afferrare i nostri sogni
ma d’altro canto
la sofferenza grida
di amore nostalgico
di segni d’assenza
insita e radicata
pieni di paura malvagia,
ma poi la temperanza
di camminare
in equilibrio sulle punte
proviene dalla consapevolezza
e dalla costante rivelazione dell’Anima:
Nessuno ti conosce meglio di te stessa
a parte il cielo.
—
Accetto il regolamento
Accetto il regolamento partecipando al Contest.
—
Titolo: Il ventuno
Il ventuno
uno ed uno
Brilla il sole
l’epidemia divaga
Il ventuno
Conte è uno
Celebro la notte
Divago senza dire
Il ventuno
La Francia è uno
La Germania ci rincorre
L’Olanda ci divora
Il ventuno
oggi è ventuno
Partecipo
e non svelo
che ancora
non si è capito
che
uno è uno.
“Oriente”
Il Medioevo a me viene celato.
Libri e polvere ricoprono la verità.
Qualcosa emerge, ma
assai poco.
Il Medioevo racconta di feste
di epidemie
di giostre
di aedi
di malattie.
Mi chiedo, se, il Medioevo
sia come io immagino che sia.
Un’epoca genuina di colori
di viaggi
esplorazioni.
Oggi, e domani,
l’uomo si chiederà
che cosa si cela
in quelle casseforti della Chiesa.
—
Accetto il regolamento del Contest
SN (senza titolo)
Scrivo scrivo scrivo scrivo scrivo
lettere sulla tastiera
tutta la notte
tutte le notti.
Scrivo scrivo scrivo scrivo scrivo
la mattina dormo
il pomeriggio mi sveglio e rileggo.
E poi… scrivo scrivo scrivo scrivo.
Non so perché scrivo.
Sento le voci, voci, voci, voci, voci.
E rispondo a tono.
— Accetto il regolamento
Benedetta De Martis accetta il seguente regolamento del Contest.
Titolo poesia:
“Luce”
Dalla mia finestra scorgo un parco
vedo del verde ma non dei bambini correre.
Dalla mia finestra scorgo il cielo
vedo l’azzurro ma non gli aerei sfrecciare.
Dalla mia finestra scorgo la strada
vedo il grigio asfalto ma non le auto transitare.
Dalla mia finestra scorgo le serrande dei bar
vedo le insegne ma anche le serrande chiuse.
Dalla mia finestra vedo la notte
è buia senza l’uomo.
Accendo la luce.
Accetto il regolamento.
—
Luna piena
Ti ricordi quando ci siamo conosciuti in quel bar?
Io avevo una giacca rossa e tu i pantaloni dello stesso colore.
Per questo ci siamo osservati.
Il rosso ci attraeva.
Il rosso è l’amore.
Siamo attraversati da due anni da emozioni.
Ed oggi anniversario di quel giorno
sento nel mio cuore un battito e guardo il cielo.
Sorge la luna piena e mi ricorda
di quanto il sentimento possa mutare.
Come il satellite, come la luna
il sentimento muta
si trasforma.
Così il nostro è diventato maturo
ma se ancora devo associare un colore…
beh questo è il rosso.
Ti amo.
LA PELLE NON DIMENTICA
Fra le tremule pieghe della carne
incide il sole profonde
le sue impronte di luce,
dalle ali del vento
schiaffi e carezze sul viso
La pelle non dimentica
Non dimentica
le voci del buio
né i silenzi del giorno
mentr’ancora ascolta
i rumori graffianti del tempo
La pelle non dimentica
Stringe a sé
sguardi e promesse d’amore
tepori d’intrecci soffusi
memorie malinconiche
di stagioni sfumate
La pelle non dimentica
Assapora
profumi e colori lontani
baci rimasti sospesi
l’abbraccio salato
di mari mai attraversati
La pelle non dimentica
Le ferite di ieri
sono le cicatrici di oggi
già orme appassite su sentieri futuri,
tutto scivola via
ma tutto resta
Perché lei, la pelle
non dimentica.
* Dichiaro di accettare il Regolamento del Contest.
LAURA VARGIU
L’amicizia
A tredici anni conobbi una persona.
Non avrei mai pensato, allora, che oggi
ne potessi parlare.
A casa dicono di guardarmi bene
da chi non conosce il mare:
non si pesa, né si prende né ci si fa’ guidare
ma che in un niente
ti travolge.
Un abbraccio forte
come un’onda,
ai tuoi occhi non ha confini
ma, che invece, sa bene dove mirare.
Dicono anche
che per quanto possa spaventare,
il temporale,
è solo di passaggio
a creare un po’ di confusione,
per creare un alibi
al sole che deve riposare,
coprendone i lamenti
con rombi di tuono
nei giorni in cui fa più male.
Silenzioso irrompe, a volte passa veloce,
ma sempre prepotente
mentre qualcosa sembra cambiare
ma non ti preoccupare, mi ripeto,
per quanta pioggia scenda
e per quanto rumore possa fare;
Se ne andrà questo temporale.
Raccontano pure, ne avrete sentito parlare,
di storie non vere, inventate
perché
se ve lo steste chiedendo
anche se nella vita si sa dove andare
è sempre bello fermarsi
un attimo,
scrollarsi tutti i problemi di dosso
e scherzare con chi si ha accanto.
Ridere. Così forte da scoprire
le proprie paure,
i propri limiti,
le ambizioni;
a coprire tutte le brutte intenzioni
e ripartire da un sorriso.
Ed ora che tu sei distante
ho incominciato ad ascoltare queste storie,
a farne uno spazio, nella mia mente,
portandole con me
quando risuona il temporale
forse perché
anche se tu non sei qui, nella mia mente
dietro a tutto questo male, sotto tutto questo rumore,
è tornato a splendere il sole.
Si sentono storie per tutta una vita
che alle volte
si ha solo voglia di ascoltare, l’eco
è così pesante
che oramai le senti arrivare,
sono storie per chi
non ha smesso di sognare,
storie di chi
sa ancora prendersi per gioco,
storie che formano un buon romanzo, prima di
un bel finale.
A tredici anni conobbi una persona
ora di anni ne ho ventisette,
di certezze ben poche e poche le tengo strette
ma
tra tutte le storie che sto vivendo,
tra i capitoli di cui non ho mai parlato
e quelli che ancora non ho vissuto,
se c’è una cosa che in questi anni ho capito
è che in questa mia storia,
in questo continuo via vai, tu resti
il mio migliore amico.
_Andrea Testori
– accetto i termini del regolamento.
“Respingimi se questo è quel che credi basti agli occhi.
Dal basso ventre in sù par di sentir ragion diversa.
E credi forse basti dirmi addio una volta ancora, ad impedir che lo pensiero mio non giunga a te?
Mi fai così arrendevole altresì sciocco incapace
di escludere traverse vie per starti un poco accanto.
Alza le mani in segno di chi arrende all’evidenza, che amor non trova ostacoli, se crede di volar”.
—
Accetto il regolamento
“Momenti”
Lucidamente stavo guardando
Lucidamente non stavo pensando
Qualcosa nel cielo mutò colore
Forse era un lampo?
Forse l’immaginazione.
Poi la risposta arrivò.
Una goccia,
una semplice goccia.
Ma son io che l’importanza
la do.
Alla goccia che dal cielo
arrivò.
Momenti, sono solo momenti
in cui mi affido allo sguardo.
Momenti, sono solo momenti
in cui rivivo l’istante.
—
Accetto il regolamento
Accetto il regolamento del Contest
—
La luna
Quando la notte
brilla
più scura
non c’è la luna.
Sono da solo
nel bosco
cerco Orione
ma vedo la luna.
Navigo nel mare
la luna piena è con me
e rotolo di entusiasmo.
Cerco un cero
per divertirmi davanti
alla luna
una luce che le assomigli.
Io rivivo i nomi
dei suoi antenati.
Colmi di lei, colmi di me.
La luna lo è.
Partecipo al contest ed accetto il regolamento che ho letto.
La mia poesia si intitola Covid.
Una pandemia dicono alla tv
io sono seduto nel divano
e non ci credo.
Sarà la solita balla della politica
per non farci lavorare
per farci crepare.
Siamo troppi nella penisola
siamo troppi nel mondo
La nuova guerra si chiama Covid
ed i malati contagiosi
vengono spediti dai più fragili
nelle RSA
così li contagiano tutti
quelli che hanno la pensione.
E che tu vuoi prendere la pensione
dopo che hai dedicato all’Italia
gli anni tuoi più belli?
No, devi morire per Covid.
Così, guardo ancora la tv
non c’è più la velina
ma la bella e nova ministra
che vuole metter al sicuro
gli schiavi dell’altro continente.
Sì, spengo la tv.
E trovo un contest
di una nuova casa editrice.
Decido di partecipare
e di dire la mia qui, su un post.
L’esaltazione della Stupidità
Stupitevi!
Gli stipiti strepitano poiché lo streptococco
stampato sullo step
stappa le tappe
nella steppa
mentre i tappi tappano toppe
topando.
Tanti topi tiepidi tentennano
stando
sputati da un puteum
puzzolente.
Tipiti-topiti-bum!
Stingo,
stringo le stringhe,
e stringando mi accomiato.
Stupenda è talvolta stupidità!
E se lo studio stumba gli stinchi
ed i fianchi,
stàncati e sfebbrando spandi,
spendendo,
la tua conoscenza,
nell’incoscienza.
—
Accetto il regolamento
INTROSPEZIONE
Mi giunge
come un eco,
e l’anima l’assorbe,
il profumo del tuo frutto,
che il cielo muove
e scioglie.
Inquieti e impavidi,
ci muoviam nell’etere,
lascia e fuggi,
scappa o resta,
tutto l’eterno dolore
è sol nella tua testa.
Sole che immagini,
luce incontrerai,
dove c’è nebbia è la paura,
chiudi gli occhi e ascolta,
sparirà.
Alessia Colantoni
Accetto il regolamento
Sorprendersi …
Ogni parola,
ogni promessa ha bisogno
di contatto,
di incontro,
per diventare vita,
terra da abitare.
Stupore è sorprendersi cercarti,
chiamati,
accarezzati,
portati dentro a un’altra vita.
Vivere è diventare
restituzione di stupore,
braccia di accoglienza,
mano di tenerezza.
Accetto il regolamento
IL MURO CROLLATO
Nell’estasi del mondo che incanta
ballare brillare brindare tutta la notte
come a Berlino Potsdamer Platz 1990.
Con tutto il gravame attorno gridavo
sgravami il destino da ogni legame gravitazionale
ma alla luce del giorno restavi restia e reticente
mentre io respiravo respinto e di rimando
in chiaroscuro a fronte di un muro
crollato
Mauro Barbetti
Accetto il regolamento
Il giorno
Il giorno in cui la vidi
per la prima volta
fu come impazzire.
Era lei
Era lei
– mi dissi –
e andai deciso e diretto.
Lei era finalmente davanti a me.
Dunque era lei.
Era lei di sicuro
mi dissi.
Ma non riuscì a parlarmi.
Era muta.
Mia madre era muta.
La riconobbi da una foto
quel giorno in cui la vidi.
Lei non capì subito.
Forse mi sentiva
ma non ne fui sicuro.
Sorrise. Sorrise e cercò di muover
le mani.
Semplice, sorridente.
Era proprio lei,
di sicuro.
—
Accetto il regolamento
IL DESTINO DEGLI INNAMORATI
Vorrei prenderti per mano e guidarti nel mio cuore,
come un bambino da accudire.
Se solo potessi sentire cosa provo in realtà.
Nei languidi sospiri che celo, nei mie occhi lucenti.
Non sono solo parole d’amore,
ma una felicità sorda,
che rinasce ad ogni tuo piccolo sorriso.
Un uragano di emozioni che mi travolge,
e mi fanno sentire vivo.
Nell’attimo in cui ascolto la tua voce,
resto fermo per un istante nell’eterno.
E mi sento cullare da un oceano di cose che non dici.
Come il sole e la luna assieme.
Non siamo solo presente, siamo futuro.
E la speranza che ti incontrerò ancora.
Che potrò sentire il tuo respiro,
mischiato al tuo profumo.
Sono qui, sempre con te.
A darti la forza che manca, affinché tu possa credermi.
Sei qui sempre con me, in ogni mio gesto.
E il cuore non vuole arrendersi.
Anche se dovessi impiegare anni,
anche se dovessi arrivare fino alla fine del mondo.
Io ti troverò solo per amarti. E se il tuo cuore sarà esausto,
il mio cuore potrà amare per entrambi.
Accetto il regolamento
Ti stavo aspettando,
non so da qnd tempo,
Ma sapevo che con te
sarei stata felice.
Ma soprattutto completa, una sensazione che non si può spiegare a parole.
Un giorno ti vidi
e il mio cuore provo’ un sussulto,
Mi avvicinasti nella maniera più semplice.
Nella più totale incoscienza di ciò che sarebbe successo.
Per me,
un emozione da non sapere cosa fosse.
Eri li finalmente,
il mio cuore ferito ti riconobbe e iniziai a sentire in me una forza inspiegabile sconosciuta.
L’amore.
I giorni che passarono non furono idilliaci, né pieni di speranza
si,
pianti, lacrime, delusioni, ripensamenti.
Poi capisti,
il tuo cuore finalmente si aprì
e lasciasti entrare anche tu
qll amore che già io sentivo
da tempo dentro di me,
e che lottavo e speravo di ottenere .
La mia anima e la tua si unirono
e si persero in un girotondo di gioia infinita.
I baci e gli abbracci suggellarono
la nostra unione.
Proprio quegli abbracci mi fecero sentire a casa. Le tue braccia un porto sicuro dove già sapevo che sarei stata protetta .
Eri lì finalmente,
non ci saremmo più lasciati
eravamo e saremmo stati una cosa sola per l eternità.
Accetto il regolamento Maria Catena Cannavò
I Monatti
Vennero,
– salvatori della patria,
angeli di misericordia,
esecutori finali –
vennero,
di scuro vestiti,
col ghigno brutto
della loro famiglia
e mi frugarono l’infanzia,
cercandomi colpe.
Io,
bambina vecchia,
senza più padre,
crocefisso anch’egli
– caldo ancora,
sotterra.
Vennero
e mi negarono il cuore
tutto fluito
– a loro dire –
nel loro
– di sangue.
Tiràti,
dicevano parole
già udite prima,
quando essi,
ebbri di gioventù
e baciati dagli dèi benevoli,
fuggivano
verso letti
caldi
di materna assenza.
Figli
di brianzola incultura
e di amari olandesi,
di tempi delle mele
ammuffite
e di twist miserabili,
di dischi al vinile inceppati
– rivenduti come loro –
e di Grundrisse negati.
Si erano fregati
il mio sogno di bambina
con le loro famiglie perfette,
con le loro dimore calde,
con le loro stanzette rosa,
coi nonni mai anziani
e nel pieno del vigore.
Non come i miei,
vecchi, ciechi, gobbi
– locomotive spompate dal fumo –
e,
infine,
malati.
Irrimediabilmente, morti.
Da vivi.
Vennero.
Avevano aperto la porta
per poterla richiudere,
oggi,
violentemente,
sul mio naso ciccione,
j’accuse di mancanze
e d’egoismo.
Non loro,
ma miei.
In una sera d’inverno,
cancellarono pochi doni sparuti,
casuali,
costretti,
distratti quanto la loro
gioventù,
che io non ebbi.
Io,
stupida ladra di sogni
e non solo,
– la lettera scarlatta
dell’errore imperdonabile
sul capo –
realizzai
di essere
sempre
stata
sola.
—
Accetto il regolamento
Non sei tu
A scostarere i miei capelli dagli occhi per costringermi a guardarmi allo specchio
Non sei tu
Ad afferrarmi per le spalle e spingermi contro la finestra spalandancata al mondo
Non sei tu
Ad accudire tutti i miei silenzi carezzandoli come si fa col gatto fino a farli fare le fusa
Non sei tu
A trasformare le lune calanti in spicchi di mela pettinandomi le labbra all’insù
Non sei tu
A soffiare via la polvere sulle mensole di tutte queste incerte fragilità
Non sei tu
A mangiare l’amaro dei mie barcollamenti lasciandomi i bocconi più dolci
Non sei tu
Braccia mi stringono al petto, gambe mi cingono, calore mi scalda
Non sei tu
Ad innaffiare le mie irrequiettezze dissetando ogni mio desiderio
Non sei tu
Pelle che sazia altra pelle, morde, stringe, graffia, desidera
Non sei tu
Nella mia voce che implora non ti fermare tra lacrime di piacere e dolore
Non ci sei che tu
Nelle parole mute riflesse nello specchio dei miei occhi urlanti il tuo nome
Tu
Una preghiera silente che mai si avvera
–
Accetto il regolamento
In-contro
Viaggiamo su
pensieri paralleli,
lettere
divergenti che
formano angoli.
Come stelle di altri
pianeti in ritagli
di cieli diversi.
I cerchi no,
siamo forme differenti,
punti di congiunzione
uniti oltre orizzonti
definibili.
Angeli buoni che sanno
di pane e di pensiero,
con mani giunte
ognuno verso
il proprio Dio.
Ognuno dalla propria
cella, con la
propria profezia,
col proprio
calice da bere.
Altari opulenti o
deserti assetati,
piedi calzati
su velluti stridenti o
su sandali consumati,
annodati tutti alla notte
ai calli induriti da
polvere e fango.
Processioni
di amanti dannati
col proprio Dio
tra le mani,
sfiancati da tanghi
argentini danzati
tra assoli.
Angeli vivi di
inferni differenti,
in-contro
agli stessi
paradisi.
Luisa Foddai
(Italia, Maggio 2020
al tempo del Covid 19)
Accetto il regolamento
Il tempo che cambia
È un soffio che respiriamo
una carezza per cui proviamo nostalgia
tutte le volte che ci specchiamo sulla tavola equorea
mentre cerchiamo tra la polvere
il nostro orizzonte, là oltre una linea evanescente.
E tra cielo e terra senza curarci di niente
navighiamo
in questo tempo rubato ai nostri diritii
mentre un virus dimostra la nostra fragilità,
di noi che un tempo ci sentivamo dèi
e correvamo chissà dove, chissà dove.
In una barca alla deriva
che si lascia cullare, unico nostro conforto,
e che ha ripreso dopo il naufragio
a contemplare la bellezza della libertà,
la selvaggia bellezza del mare.
Accetto il regolamento
Fiore solitario
spargi versi
negli aridi deserti
dagli sterili venti.
Tutto attorno è rovina
non trova radici l’anima
niente promette il cielo
né sopravvive il ricordo.
Accetto il regolamento
Vellise Pilotti
Accetto il regolamento
Sensibilità
Si cammina sul bordo
frastagliato della sera.
Con sorriso sbavato
e respiri profondi.
Su gradini di silenzio
si srotolano corde e speranze.
Il vento e il senso
si perdono dentro
ai panni stesi.
Ad asciugare lacrime
senza riuscire a capire
se sia più opportuno
ferire o essere feriti.
Resti di sogni
e caramelle succhiate.
GRAZIE
Da te ho avuto la vita
e tutto quel che conta:
l’amore a piene mani
l’esempio di coerenza
la forza di lottare
di essere se stessi
e di saper cambiare
l’intelligenza umile
di chi vuole capire
Credevi in un abbraccio
eterno e universale
quello della tua fede
autentica e profonda
mai esibita o imposta
che non ho condiviso
ma se un Altrove esiste
te lo sei conquistato
di questo sono certa
Eri sempre al mio fianco
presenza silenziosa
grata d’ogni richiamo
Madre sorella amica
in ultimo anche figlia
nei gesti della cura
istinto primordiale
percorso circolare
d’ogni famiglia vera
Mi manchi più di quanto
sappia dire a parole
eppure il tuo sorriso
ha fatto il nido in me
Ti sento nei pensieri
ti vedo nel riflesso
del mio viso invecchiato
cui hai dato la luce
Grazie di tutto, mamma
Accetto il regolamento
Resta ferma la tenebra, è catrame.
In lei non ci si muove. La luce invece
è una corsa del cuore, vi è giubilo,
accensione, apertura alare! Quante
panchine, giardini, ci han visti vicini.
Allo scadere del tempo – del nostro –
non badavamo. Non confusi, sai?
l’amicizia con l’amore. Era un pizzo
macramé la nostra storia. L’eleganza
di un incontro ricamato
nel dolore e nella gioia.
Accetto il regolamento
Miriam Bruni
ERA LA QUERCIA GRANDE
Era la quercia grande
da guardare,
l’ aria dell’ estate
che ci sfiorava
coi suoi mille occhi di luce.
Era il bel sole, il bell’ azzurro
che improvviso s’ apriva
tra le case libere al vento
traversando il chiarore
dell’ orizzonte già desto.
Era la radio che suonava
canzonette d’altri tempi,
il fiore di geranio
tuffato nel vuoto dal balcone
di ferro battuto e pietra,
tondo e solitario a dischiudersi
come a piega d’una bocca
quel certo sorriso
arrivato così per caso
a mettere un brivido.
Era una traccia, la giusta strada
lungo le giovani rotte
nascoste fra i filari profumati
e le sbarre del passaggio a livello.
Era la quercia grande, quel silenzio come d’oblio.
Poi eri tu. E un treno partito chissà per dove.
—
Accetto il regolamento
Titolo: Destino
L’auto corre come se sapesse
su quale strada è diretta.
Come vorrei che anche la mia mente
fosse certa di quel percorso,
sapesse con certezza a quale luogo
arriverò dopo questo viaggio.
Improvviso.
Ingiustificato.
Quasi una fuga.
Una fuga da quella realtà
che io stesso ho creato,
con le mie decisioni.
Tutta la mia vita mi ha portato fin qui.
Poteva esser diversa?
Ho forse sbagliato a qualche bivio importante
dando al destino l’opportunità di questa beffa?
E poi mi ritrovo ad un incrocio,
un cartello scolorito mi ricorda che
andando a sinistra
mi ritroverei in poco tempo a Roma.
D’improvviso la mia mente si apre.
Non so nemmeno io come sono arrivato qui,
ma non importa la strada,
dovrei saperlo che tutte le strade portano a Roma.
Autore: Fabio D’Alessio. Dichiaro di accettare il regolamento del Contest.
—- CONCORSO TERMINATO—-
Il 17 giugno saranno pubblicati i finalisti ed il vincitore del Contest.
Vi ringraziamo per la partecipazione!
ECCO IL VINCITORE ED I FINALISTI DEL CONTEST:
https://oubliettemagazine.com/2020/06/17/vincitore-e-finalisti-del-contest-nazionale-di-poesia-free-poetry/
Il Contest Free Poetry vi dà appuntamento al 2021 con la seconda edizione che anche in quel caso vorrà festeggiare con gli autori ed i lettori il giorno genetliaco dell’editore Rosario Tomarchio.