“I segreti di David Lynch” di Matteo Marino: guida utile per gli spettatori con dubbi amletici e domande irrisolte
I registi inventano mondi, tutti lo fanno, ma alcuni di più.
Alcuni ci raccontano storie bellissime i cui ingredienti sono facilmente intuibili e chiari alla maggior parte di pubblico.
Altri lasciano le cose sospese, come se la realtà non facesse parte del mondo dei film.
Poi c’è David Lynch che unisce le due cose in maniera impeccabile aggiungendo ester eggs, cammei, finali inaspettati e incompiuti, storie senza senso logico e disturbanti.
La visione dei film è su più livelli narrativi, filosofici, visionari e la complessità rende quasi incomprensibile la spiegazione del film o almeno il perché di alcune scene o inquadrature.
A volte ho pensato:“Ci vorrebbe una guida per capire proprio tutto” e Matteo Marino è venuto in mio soccorso con “I segreti di David Lynch“.
L’autore è fondatore del sito davidlynch.it e ha già pubblicato per la stessa casa editrice BeccoGiallo, i due dizionari delle serie TV con l’aiuto di Claudio Gotti; in questo volume viene supportato dalle illustrazioni di Elisa2B, nota ai più per la graphic novel “La chiamata”.
In questo tomo da più di 300 pagine, sono analizzati con puntigliosità mai pedante, ma piuttosto appassionata, i quattro film che più di ogni altro hanno lasciato gli spettatori con dubbi amletici e domande irrisolte: “Strade perdute”, “Mullholland Drive”, “Inland Empire”, “Twin Peaks-il ritorno”.
Il primo film non lo conoscevo e l’ultimo solo in parte, per questo la recensione è così postuma rispetto alla data di uscita del libro, ho approfittato durante l’anno per godermi l’intera filmografia di Lynch e conoscerlo meglio.
Sicuramente “Mullholland Drive” rimane il mio preferito e ho iniziato la lettura da questo, come dice lo stesso regista “è un viaggio che lo spettatore stesso deve compiere nella propria mente – non verrà servito su un vassoio d’argento – ed è per questo che penso che come opera d’arte sia senza tempo“.
Gli approfondimenti sono davvero leggibili anche da chi non ha un vocabolario cinematografico, scene e protagonisti sono descritti in modo diretto e semplice.
La lettura non è noiosa, anche se alcuni riferimenti possono sfuggire, da qui rivedersi anche altri film, ma la lettura può essere affrontata anche da chi non è solamente un fan.
Ci sono curiosità anche divertenti e aspetti della regia, ma anche di produzione e scrittura, a cui spesso non si pensa.
In copertina tutti o quasi gli elementi di Lynch sono inseriti graficamente: il coniglio, la teatralità con l’ambientazione del palcoscenico e le tende rosse, lo sguardo del regista, i personaggi sullo sfondo.
Si scopre che ogni film è un piccolo mondo, ci sono scene che nascono da intuizioni, altre che sono rimandi ad altri mondi: letterari, filosofici, religiosi,cinematografici o della vita del regista.
Ogni rompicapo è stato inserito per uno specifico motivo ed è chiaro come la casualità sia da eliminare come spiegazione di ciò che non ci è chiaro.
Con un linguaggio semplice e con una prosa accattivante, l’autore ci apre le tende di quello spettacolo che ai nostri occhi è precluso: quello della mente di un artista, di un regista meticoloso e costante nonostante la sua fama di essere incomprensibile e visionario, dove il perché dei suoi film è da ricercare a lungo nella nostra mente.
Written by Gloria Rubino