Intervista di Rebecca Mais all’inviata di Sky TG24 Monica Napoli e al suo “Sei punto cinque”, tra terremoti e terremotati
Impossibile dimenticare quell’agosto del 2016, quel terribile terremoto che lasciò senza case migliaia di persone e ne uccise alcune centinaia. Il tempo è trascorso ma quei momenti sono indelebili nelle menti di chi li ha vissuti e di chi è stato spettatore lontano attraverso i TG e i giornali.

Tra i vari inviati di quel periodo c’era anche Monica Napoli per SKY TG24, con il suo lavoro appassionato che non si è limitato al reportage per gli spettatori a casa ma che è proseguito anche dopo tornando in quei posti, parlando con le persone, ascoltando le loro esigenze, la loro sofferenza, le loro storie e soprattutto il loro desiderio di rimanere nei loro luoghi nonostante tutto e tutti.
Quelle di “Sei punto cinque” sono le storie delle persone e dei luoghi di quel terremoto, ne mostra le immagini, grazie al contributo di Marco Alpozzi, uno dei migliori fotoreporter italiani, e contiene i pensieri e le aspirazioni di chi non si è arreso.
Monica Napoli ci racconta il suo libro, il suo lavoro di reporter, il suo incontro fortuito con una casa editrice che ha creduto in lei e nel suo progetto. Ma preferisco lasciare parlare lei, sono certa che rimarrete colpiti dalle sue parole e dalla sua esperienza.
R.M.: Benvenuta su Oubliette Monica e grazie per la tua disponibilità. Come è nato e di cosa parla il tuo “Sei punto cinque”?
Monica Napoli: “Sei Punto Cinque” racconta le storie delle persone e dei luoghi colpiti dal sisma che nel 2016 ha devastato il Centro Italia. Persone e luoghi che ho avuto l’occasione di conoscere nel periodo in cui sono stata inviata, per SKY TG24 la all news per quale lavoro, nelle zone colpite. Quattro mesi in cui ho avuto modo di poter raccogliere le storie di chi non avrebbe mai lasciato la propria terra, di chi è rimasto nonostante le scosse sempre più forti per non abbandonare animali e campi. Il filo conduttore del libro è, infatti, la volontà dei più di non voler lasciare quelle terre: dalle Marche all’Abruzzo, dal Lazio all’Umbria. I protagonisti vanno dai 12 anni ai 93 e tutti esprimono lo stesso attaccamento alle proprie radici e ai propri paesi. A novembre del 2016 mentre ero nelle strade di uno dei tanti paesini distrutti ho avuto l’idea di raccogliere tutto in un libro, un libro che avrebbe dovuto contenere delle foto perché il terremoto si deve raccontare anche tramite le immagini.
R.M.: “Sei punto cinque” racconta le storie di chi il terremoto l’ha vissuto in prima persona. Come è stato l’approccio con queste persone? È stato complicato convincerle a raccontarsi?

Monica Napoli: Quando si è inviati in luoghi dove la morte e la sofferenza hanno colpito migliaia di persone non è mai facile riuscire ad entrare in contatto senza essere invadenti, senza entrare a gamba tesa in vicende dolorosissime come la perdita di amici e parenti, della propria casa e del proprio lavoro. Vivere con loro ogni giorno però aiuta molto, essere live ogni 30 minuti e raccontare ciò che si vive rende più facile un compito già doloroso. Le storie che ho raccolto nel libro sono le stesse che ho raccontato per Sky, con una differenza fondamentale: se nel libro ho potuto inserire dettagli importanti delle vicende vissute dai protagonisti descrivendo il dolore, le emozioni, le confidenze rese, nei servizi televisivi ho cercato di raccontare i fatti e i disagi, le richieste e le iniziative. Non è stato difficile entrare in contatto con chi ha vissuto l’inferno di quei mesi e mi ha molto emozionato la loro disponibilità nel riaprirmi la loro casa e il loro cuore quando sono tornata dopo sette mesi dal sisma per raccogliere le storie e lavorare alle foto del libro.
R.M.: Come nasce l’interesse per il terremoto dell’agosto 2016 del centro Italia?
Monica Napoli: Il 24 agosto ero al mare quando sono stata chiamata dal capo redattore in turno per partire alla volta di Accumoli, uno dei centri maggiormente colpiti la notte precedente. Da allora sono rimasta nelle aree colpite fino a Natale. E ancora oggi sono in contatto con tante persone conosciute in quei mesi. Per me è stato un obbligo morale scrivere un libro su di loro.
R.M.: Un aggettivo per descrivere “Sei punto cinque”?
Monica Napoli: Spero sia toccante, emozionante.
R.M.: “Sei punto cinque” è scritto a quattro mani insieme a Marco Alpozzi. Come è nata questa collaborazione?
Monica Napoli: Quando ho deciso di scrivere un libro sul terremoto mi è sembra naturale coinvolgere uno dei più bravi foto reporter in Italia. Marco lavora con l’agenzia La Presse, ci siamo conosciuti sul campo: a Ventimiglia durante l’occupazione degli scogli ai Balzi Rossi da parte dei migranti bloccati alla frontiera con la Francia.
R.M.: La tua professione è quella della giornalista e negli anni hai seguito i più importanti fatti di cronaca e di politica in Italia e all’estero. A quali tra questi sei più legata e per quale motivo?

Monica Napoli: Sono sicuramente molto legata al fenomeno migratorio. Sono stata a Ventimiglia per tanto tempo e ho spesso seguito i migranti nei loro spostamenti Italia-Francia, ho seguito le operazioni di salvataggio su una nave della ONG Seawatch lo scorso aprile e ho praticamente vissuto alle frontiere dell’Europa. Seguo spesso la Spagna e devo dire che mi appassiona la questione dell’Indipendenza catalana anche perché sono un’appassionata della politica. Ovviamente sono particolarmente legata al terremoto, anche quello dell’Aquila dove sono stata inviata per diverso tempo.
R.M.: Generi letterari e scrittori preferiti?
Monica Napoli: Per quanto riguarda i generi letterari, faccio prima a dire quelli che non amo: fantasy e fantascienza. Per il resto divoro di tutto. Amo molto Daniel Pennac da sempre e Carofiglio ad esempio ma la lista è davvero lunga e spesso torno a leggere grandi classici, non solo italiani, possibilmente in lingua originale.
R.M.: Come è avvenuto l’incontro con Giuseppe Celestino e Maurizio Roccato della Undici Edizioni?
Monica Napoli: L’incontro con gli editori è stato davvero casuale. Ero stata invitata alla presentazione di un libro in un liceo milanese, e devo dire che quella è stata una mattinata produttiva: ho trovato una nuova amica e soprattutto gli editori del mio libro. Eravamo fuori a chiacchierare dopo la presentazione e per puro caso ho parlato a Celestino del mio progetto, un progetto che finora era stato bocciato dalle più importanti case editrici perché “costoso” considerato che la carta su cui stampare il libro è più costosa.
R.M.: Chi vorresti ti leggesse?

Monica Napoli: Vorrei che non solo chi è stato interessato dal sisma leggesse le storie di chi lo ha vissuto.
R.M.: Progetti per il prossimo futuro? Sono previste presentazioni del tuo libro?
Monica Napoli: Sì. Il mio è un lavoro che impegna molto ma stiamo lavorando alle presentazioni che si terranno in giro per l’Italia e chissà anche all’estero.
R.M.: Grazie Monica per la disponibilità e grazie per il tuo lavoro. Alla prossima!
Written by Rebecca Mais