Intervista di Emma Fenu a Loredana Berardi: l’autrice di “Dentro l’oscurità”

“Cosa c’è dentro una lacrima? Una gioia ma talvolta può esserci anche un gran dolore. Questa è stata la mia vita, laceranti segni che non perdonano, che mi hanno massacrata, calpestata per riuscire a carpire fino a che punto potesse arrivare il mio coraggio ma soprattutto la mia forza, lasciandomi senza via di scampo”.

‒ Loredana Berardi

Loredana Berardi

Dentro l’oscurità” è un romanzo autobiografico di Loredana Berardi, scrittrice e giornalista, pubblicato da Albatros Edizioni nel 2018.

È la storia di una creatura con ali di farfalla cresciuta, durante gli anni ’80, quelli tristemente ricordati per il terrorismo nostrano, nel Carcere di Massima Sicurezza di Novara, in quanto figlia del Comandante del corpo di Polizia Penitenziaria sotto scorta.

Trascorrere l’infanzia e l’adolescenza in un luogo e in un clima così devastante, non ha risparmiato all’autrice un percorso di formazione e crescita travagliato, in cui depressione, ansia, bulimia, autolesionismo esprimono il disagio di chi non trova uno spiraglio di luce.

Eppure il testo, nella sua crudezza e sincerità, è un inno alla vita e alla capacità di rinascere perché il buio esteriore e interiore, quello denso della prigione fatta di mura e acciaio e di quella fatta di carne e sangue, si supera e vince grazie alla luce della verità, dove le parole non sono né urla di minaccia né melodiose bugie, ma canti di libertà.

Oggi ho l’onore e il piacere di intervistare Loredana Berardi per Oubliette Magazine, affrontando l’argomento dal punto di vista introspettivo che caratterizza lo stile della scrittrice, lasciando sullo sfondo, in questo specifico contesto, le tristemente note vicende di cronaca che fanno, anch’esse, la Storia del nostro Paese.

 

E.F.: Cosa è per lei l’oscurità dal punto di vista letterale e metaforico?

Dentro l’oscurità

Loredana Berardi: L’oscurità è stata la prigione della mia vita. Dal punto di vita letterario ho voluto dare un messaggio forte alle persone, un messaggio di speranza, di fiducia per se stessi a non mollare mai, soprattutto quando tutto sembra remarci contro. Dal punto di vista metaforico, come diceva Ulisse, il viaggio non è l’andata ma il ritorno a casa. Nel mio lungo percorso ho dovuto camminare dentro l’oscurità per ricominciare una nuova vita.

 

E.F.: Si può essere carcerati senza condanna: la sua storia ne è testimonianza. Cosa evoca in lei il carcere?

Loredana Berardi: Mi evoca tanta solitudine, il vuoto ed una profonda tristezza. Senza libertà si è totalmente morti dentro e fuori.

 

E.F.: Cosa hanno in comune il buio e la morte?

Loredana Berardi: Tutto: quando muori non vedi nulla, sei nel totale buio; così mi sono sentita io per tanti lunghi anni, un morto che camminava, vagava senza una meta in attesa di riprendersi quella libertà per anni negata.

 

E.F.: Qual è una delle massime negazioni della libertà?

Loredana Berardi: Non vivere, io sopravvivevo a quella vita che mi era stata imposta, che ho dovuto accettare ed ingoiare amaramente.

 

E.F.: La scrittura è una forma di terapia. In che modo narrare e comunicare è stata la sua salvezza?

Loredana Berardi: Scrivere aiuta a tirare fuori quello che rimane segretamente chiuso in fondo all’anima che non riusciresti a dire con parole ed allora attraverso un foglio tutto prende forma. È una totale liberazione interiore.

 

E.F.: Quale messaggio vuole lasciare ai nostri lettori?

Loredana Berardi

Loredana Berardi: La vita è un dono meraviglioso, dobbiamo amarla sempre, nel bene ma soprattutto nel male; dobbiamo reagire alle difficoltà ed imparare.

 

 E.F.: Di cosa ha paura, oggi?

Loredana Berardi: Oggi non sento più nulla, dopo tutto quello che ho passato sono “in dolore”, ho sconfitto tutti i demoni, sono una donna nuova fiera del percorso che ha fatto.

 

 

Written by Emma Fenu

 

 

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