Selfie & Told: il cantautore Junior V racconta il secondo album “My Shelter”

“Your lies are like my tears in my bedroom/ In the dark, in the dark…/ He’s cooking upstair for us while you can be wherever/ With another man, another man…/ Everyday spending money for you clothes/ When my father comes back home/ In the dark, in the dark/ […]” – “I’ll be there forever”

Junior V

Mi chiamo Vincenzo Stallone, in arte Junior V. “Junior” sta ad indicare un artista che ha iniziato il suo percorso sin dalla giovane età e il nome della pizzeria storica dei miei parenti americani chiamata Junior’s pizza, “V” ‒ pronunciato vi ‒ invece, è l’iniziale del mio nome.

Nel 2016 (all’età di 17 anni) esce il mio primo album “Running on Jah Way”, registrato allo studio registrazione del mio maestro di chitarra Alessandro Grasso (Four Walls Studio).

Dopo un anno ho collaborato con Sista Awa alla realizzazione di un EP prodotto da Dj Bonnot e Masterizzato da Chris Athens (Damian Marley, AC/DC, Run DMC etc..) nel quale abbiamo pubblicato un brano chiamato “Olive Wood” con M1, storico Rapper americano e leader dei Dead Prez.

Qualche mese fa è uscito il mio secondo album “My Shelter per Soulmatical (etichetta dei BoomDaBash), album a cui tengo moltissimo poiché rappresenta un vero e proprio cambiamento sia musicale che di vita.

Ed ora beccatevi la mia Selfie & Told!

 

J.V.: Parlami del nuovo album “My Shelter”

Junion V: Il mio nuovo album “My Shelter” è uno storytelling di brani che si collegano dal basso verso l’alto seguendo il concept della copertina (un albero-chitarra con una casetta al posto della paletta). Dall’ultima traccia del disco inizia il percorso lungo il perimetro della chitarra e termina sulla casa sull’albero; ogni step per arrivare in cima è descritto da un brano (quindi per ripercorrere il mio percorso bisogna ascoltare i brani dalla 11^ traccia alla 1^). Il perimetro della chitarra rappresenta la strada da percorrere (è raffigurata a metà poiché si collega col mio primo album “Running on Jah Way”). Il percorso per arrivare in cima al busto della chitarra è stato descritto nei brani “Climbing Home” e “Il temporale”; al brano “Nessun Sentimento” mi trovo nel cosiddetto “dubbio”, ovvero, continuare lungo il circuito chiuso del perimetro della chitarra o arrampicarmi alla radice e salire verso il “rifugio”. Successivamente, negli altri brani del disco, è descritto un periodo della mia vita nel quale ho vissuto un vero e proprio cambiamento (elemento chiave di questo disco). Una volta raggiunto il “rifugio” sono sorretto dalle mie stesse radici che costituiscono le mie fondamenta e mi ritrovo in cima al mio percorso a godermi il benessere del mio cambiamento, fatto anche di ricordi, errori ed emozioni che completano il percorso del mio essere.

 

J.V.: Che differenze ci sono tra i tuoi due album?

My Shelter

Junior V: Il cambiamento si può notare anche nel genere musicale del nuovo disco, infatti, ha sonorità molto più pop; ma si possono ascoltare anche le radici Reggae, folk e blues presenti in tutti i brani. Ho cercato di rendere anche lo show live più vario perché mi piace spaziare tra tutte le sfaccettature della black music! Ho iniziato a scrivere musica e testi sposando il reggae ed il folk acustico mescolandolo con jazz, Hip-Hop, soul e blues. Sono i generi in cui mi identifico meglio, perché il reggae è caratterizzato dal ritmo in levare, mentre il folk acustico unito alla black music ha un ritmo incalzante ed allo stesso tempo conferisce la potenza necessaria per esprimere le emozioni in musica. Ho trovato il mio equilibrio tra questi generi, come indicatomi anche da Danny Red, uno degli artisti più importanti di musica dub, che dopo aver ascoltato la mia “Tree”, un brano dal taglio più acustico e di genere misto, mi ha consigliato di continuare su questa direzione.

 

J.V.: Chi sono i tuoi artisti preferiti?

Junior V: Ho passato molti anni ad ascoltare solo reggae music (infatti può essere il motivo dei miei dreadlocks) e ho trovato un artista che mi rappresenta al 100%: Clinton Fearon. Durante la mia giornata ascolto: Iron&Wine, Ben Howard, Sons of the East, Trevor Hall, Nahko e soprattutto Ben Harper. Quest’ultimo per me rappresenta un vero esempio musicale poiché è ispirato da Marley come valori e testi ma nella sua musica mischia i miei generi preferiti. Durante la mia adolescenza ho passato più tempo a conoscere la storia del reggae…volevo essere preparato, anche se giovanissimo, quando parlavo con gente più grande e con più esperienza. Ho collezionato molti vinili sia reggae che dub dei miei pezzi preferiti… amo l’old roots reggae come i Wailing Souls, Abyssinians, Black Roots e così via. Amo anche il sound delle isole, per esempio Saint Croix come Midnite, Pressure, Abja, Dezarie etc. e il sound americano e hawaiiano come Twiddle, Soja, Paul Izak, Paula Fuga e Landon Mcnamara. Al folk mi sono avvicinato prima del reggae grazie a Bruce Springsteen e Bob Dylan. Grazie a loro mi sono innamorato della scrittura e ho capito che la musica più semplice da suonare è sempre la più elaborata nel linguaggio e nel messaggio.

 

J.V.: Come nascono le tue canzoni?

Junior V: A volte succede che sto per uscire e all’improvviso riesco a trovare un giro di accordi interessanti e rimango a casa a scrivere tutta la notte. L’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti. Durante il liceo ho scritto due dischi e tantissime altre cose… mentre i miei amici studiavano per passare i test universitari, io studiavo per conoscenza personale che mi dava ispirazione nella scrittura basandomi sulla mia vita quotidiana. Sono un tipo molto spirituale e riservato ma allo stesso tempo molto socievole. Mi sono sempre reputato diverso dagli altri perché, nonostante sia cresciuto con amici fantastici, ho subito abbandonato certe amicizie poiché non mi sentivo me stesso e avevo idee differenti. Ogni mia forma di sofferenza mi porta a scrivere e a comporre musica… ad esempio il mio primo album “Running on Jah Way” l’ho scritto chiuso nella mia cameretta dopo la separazione dei miei genitori.

 

J.V.: Cosa rappresenta la musica per te?

Junior V

Junior V: La musica è il mio rifugio, un posto dove posso cantare a squarciagola tutto ciò che ho dentro e trasformarlo in emozioni che colpiscono dritto al cuore delle persone. Ho sempre messo la musica al primo posto e non mi ha deluso mai. Scegliendo questa strada ho avuto tante delusioni e ne avrò ancora tantissime perché non bisogna mai essere soddisfatti ma bisogna solo volere sempre di più. Ringrazio il mio manager Carmine che mi sopporta ogni giorno e riesce a farmi avere tante soddisfazioni a livello personale e di curriculum musicale. Non è mai semplice stare dietro ad un artista… lo ringrazio ogni giorno perché riesce a capirmi e a farmi ragionare in determinate situazioni.

 

J.V.: Degli esordi cosa ricordi?

Junior V: Quando avevo 15 anni e mezzo formai una band con musicisti del mio paese Giovinazzo, ci chiamavamo “Speriamo che Reggae”. Da lì è cominciato tutto…la mia passione e dedizione per la musica. Ricordo che suonavamo nei piccoli bar di paese e dintorni con tutti gli amici che ci seguivano dappertutto. In quelle occasioni ho cominciato a sentirmi “artista”… anche se cantavo cover, volevo mettere del mio. In questi anni ho avuto l’onore di aprire concerti a tanti big della musica come Tony Allen, Kymani Marley, Macka B, Aba Shanti etc… e non posso che essere fiero di aver intrapreso questa strada. Dalla formazione iniziale è rimasto solo “Gibson”, il bassista… è l’unica persona che conosce tutti i miei pezzi e bozze a memoria ed ha una certa connessione musicale con la mia anima.

 

[…] And I dry my tears in your car when you say that you live for us/ You’re the strongest man I’ve met/ I’ll be there forever…Lost your love, lost your house/ Suddenly upside down… you don’t have to worry about it/ ‘cause I’ll be there forever…// […] – “I’ll be there forever”  

 

Written by Junior V

 

 

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