“Redemption”, album degli Echo Atom: un sound trattenuto e pulito

Un arpeggio suggestivo ci introduce alle prime note di questo album interamente strumentale realizzato dagli Echo Atom, trio della provincia di Roma attivo dal 2016 composto da Walter Santu alle chitarre, Giuseppe Voltarella al basso e Alessandro Fazio alla batteria.

Redemption – Echo Atom

In “Redemption” (Seahorse Recordings) il post-rock di matrice alternative e minimale, incontra la fusion in un mix all’apparenza inedito che, potrà fare storcere il naso a molti puristi del genere.

In realtà sono sempre più numerosi i musicisti con preparazione da conservatorio, tra classica e jazz, che si dedicano non soltanto all’ascolto ma alla proposta di questi generi.

Esiste poi un precedente, che non trova conferma su nessun media ufficiale ma che arriva direttamente da un insegnante di conservatorio di estrazione jazz, che vuole che i due gemelli Pace, Simone ed Amedeo, prima ancora di fondare i Blonde Redhead, suonassero in giro per l’Europa in un ensemble fusion/jazz rock all’inizio degli anni ottanta.

Tornando agli Echo Atom ci rendiamo conto subito che la loro musica rivela influenze di entrambe le scuole ed in essa, convivono.

Il minimalismo dei riff e degli arpeggi lascia il posto ad aperture melodiche e, in questo caso, la direzione è sempre dettata dalla chitarra di Walter Santu.

I brani svelano una genesi lunga e pianificata, dove nessun passaggio è lasciato al caso, soprattutto per quel che concerne gli intrecci di batteria e gli stacchi che richiedono una notevole preparazione tecnica.

Di quello che comunemente chiamiamo post-rock troviamo quindi alcuni elementi sonori in una parte della scrittura melodica senza però riscontrarne l’aspetto più rumoroso che caratterizza gruppi di caratura internazionale come Mogwai o God Is An Astronaut.

In “Redemption” il sound rimane molto più trattenuto e pulito, e non pare una scelta casuale, questa pulizia è sì un valore e una qualità, a volte rischia di limitare un po’ la dinamica.

Echo Atom

Il gruppo ha le carte giuste per potere fare bene non solo nell’immediato presente ma anche in futuro nonostante la presenza di diversi punti su cui lavorare ancora.

Cinque brani sulla breve distanza di un EP non mostrano segni di cedimento ma, un intero album così strutturato, potrebbe risultare anche eccessivo.

Il consiglio sarebbe quello di sviluppare un linguaggio più personale, arricchendolo con nuovi elementi, giocando ancora di più la carta della contaminazione e magari, valorizzandone il proprio aspetto progressive.

La tecnica per farlo non manca certo e ci auguriamo che gli Echo Atom possano trovare uno stile sempre più unico.

 

Written by Luca Dainese

 

 

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