Life After Death: l’incontro con Giannettino, il dimenticato di casa Doria #2

Lasciate la galea di Dragut e le pericolose acque del Canale di Sicilia, navigo attraverso lo stretto di Messina, e risalendo le coste italiane, mi dirigo a Genova, non senza aver prima fatto una sosta a Napoli, da dove ho inviato una missiva per Messer G. Doria, richiedendogli un incontro.

Genova 1550 circa

Mi aspetto di trovarmi di fronte a un coetaneo, ma la sua data di nascita risulta ignota, e compresa tra il 1510 ed il 1520.

Siamo ormai nel mese di settembre del 1543. Dragut è scappato la notte del 15 febbraio, il porto è gremito di navi ed è protetto da una palada.

Accedendo al porto, alla mia sinistra, posso vedere gli imponenti lavori di ricostruzione della Lanterna, gravemente danneggiata da Andrea Doria nel 1514 durante la presa della Briglia.

Ottenuto il permesso di sbarcare, non senza aver prima registrato la nave e pagato le relative gabelle, mi incammino verso Villa del Principe, il cui parco domina il fronte Nord del Porto Antico.

Risalendo l’odierna Via San Benedetto, trovo una Genova molto diversa da quella che conosco, ma non meno chiassosa. Sono ansioso di visitare il palazzo.

La facciata, opera di Perin del Vaga e Silvio Cosini, reca sul timpano l’arma dei Doria e la scritta “Fundavit eam Altissimus“.

Vengo accompagnato da un servitore nella Loggia degli Eroi, e ammirando il ciclo di affreschi e stucchi di argomento mitologico, eseguito sempre da Perin del Vaga, con la serie degli Antenati Doria in veste di antichi romani alle pareti e le Virtù Romane nelle volticelle, mi tornano in mente le parole del Vasari, nella introduzione alla biografia del Vaga:

“… Grandissimo è certo il dono della virtù, la quale non guardando a grandezza di roba, né a dominio di stati o nobiltà di sangue, il più delle volte cigne et abbraccia et sollieva da terra uno spirito povero: assai più che non un bene agiato di ricchezze. E questo lo fa il cielo” … E chi di questo dubitasse punto, lo sgannerà al presente la vita di Perino del Vaga, eccellentissimo pittore e molto ingegnoso. Il quale nato di padre povero, e rimaso piccol fanciullo abbandonato da’ suoi parenti, fu dalla virtù sola guidato e governato. La quale egli, come sua legittima madre, conobbe sempre, e quella onor del continovo. E l’osservazione dell’arte della pittura fu talmente seguita da lui con ogni studio, che fu cagione di fare nel tempo suo quegli ornamenti tanto egregii e lodati, che hanno accresciuto, come a Genova et al principe Doria.” Vasari G., 1568

Dalla Loggia posso ammirare il grande giardino all’italiana, aperto sul mare e sul molo privato di Andrea Doria.

Giannettino Doria: Capitano Fadda, benvenuto a Genova.

Mentre sono ancora perso tra me e me a guardare il mare al di la del giardino, alle mie spalle una voce giovane mi avvisa che è arrivato il mio interlocutore.

Dagli appartamenti del Principe si presenta un uomo sui 30/35 anni circa, alto, capelli castani ricci, tenuti corti e leggermente incolti, vestito alla moda dell’epoca.  

Giannettino Doria

C.F.: Capitano Doria, è un onore incontrare l’artefice della beffa di Girolata in questa magnifica dimora.

Giannettino Doria: Nella Vostra missiva da Napoli in cui mi annunciavate la Vostra visita, mi chiedevate appunto di poter discorrere dei fatti della Girolata.

C.F.: Sì, sono uno storico. Avrei piacere di poter riportare i fatti narrati direttamente da chi li ha vissuti dando il giusto risalto ai veri protagonisti di queste imprese, a Voi e a Vostro zio piacendo.

Giannettino Doria: Il mio nobile zio è colui che realmente ha i contatti, i dati, e le conoscenze che Voi cercate, Capitano.

C.F.: Vostro zio è un gran mecenate, ma siete Voi che avete catturato Dragut. Una impresa notevole, da narrare.

Giannettino Doria: Lo zio a volte ruba un po’ la scena, effettivamente ero io al comando della flotta quando è stato catturato il Raìs.

C.F.: Parlatemene, ve ne prego.

Giannettino Doria: Correva l’anno 1540, il 5 febbraio era nato mio figlio Giovanni Andrea, e nella primavera Dragut era stato segnalato attorno a Zacinto, nei possedimenti Venetiani. Tomaso Mocenigo navigava in quelle acque con le sue galee, ma quando arrivò a Zacinto, il Raìs era già scomparso. Uno schiavo fuggito da una delle sue navi, riferì ai nostri agenti che Dragut aveva ricevuto ordine da Barbarossa di stazionare attorno alle isole maltesi, per vendicare la cattura di tre galeotte da parte dell’Ordine e di mio zio, e di un brigantino di Dragut, carico di libri e vettovagliamenti, catturato nelle acque di Tripoli. Il Raìs era particolarmente furioso per quella cattura, e non ne fece mistero.  Nel mese di aprile saccheggiò Gozo, catturando 50 abitanti che non montarono la guardia come avrebbero dovuto. Come risposta, le galee dell’Ordine si unirono alla flotta di Berenguer de Requenses, e fecero rotta verso Pantelleria, dove il Vicerè sospettava che si trovasse Dragut. Furono catturate due galeotte, una da mio cugino Cristoforo Pallavicini, ed una dall’Ordine. Da alcuni turchi che furono interrogati, si seppe che Dragut era già diretto in Sardegna.

C.F.: Un depistaggio insomma. Dragut ha sacrificato alcune galee per portarsi avanti.

Giannettino Doria: Dragut è un uomo scaltro, e solo con la scaltrezza può essere vinto.  Il 14 maggio, mio zio Andrea ricevette l’incarico da Sua Maestà Carlo V, con l’ordine di “sforzarsi ad ogni costo e con tutti i mezzi per purgare i mari da un tale intollerabile flagello”. Raggiunsi mio zio a Portovenere, e il 18 maggio arrivammo a Livorno, dove ci attendevano un galeone e altre due navi con 1500 soldati ungheresi.  Ci separammo. Mio zio si diresse verso Napoli e Messina, poi, per meglio organizzare la caccia ai corsari, si trasferì a Palermo, dove fu raggiunto dal Vicerè di Spagna, che gli diede la notizia secondo cui Dragut era diretto verso la Sardegna. Cristoforo Pallavicini pattugliò le coste siciliane, e don Garcia de Toledo si occupò delle coste pugliesi.

C.F.: E qui entrate in gioco Voi, suppongo.

Giannettino Doria: Io partii sulle tracce di Dragut con 21 galee. L’informazione era corretta: Dragut dopo aver razziato Gozo, si scatenò lungo le coste occidentali sarde. Il 21 maggio fu catturato il galeone di Giuliano de Ferraris, carico di grano diretto a Genova. Successivamente catturò anche altre due navi dirette da Genova alla Sagna. Ancora il 9 giugno, tramite il podestà di Bonifacio, sapemmo di un marinaio scappato a nuoto da un galeone calabrese, che fu attaccato a metà maggio tra Bosa e Alghero e che fu colto di sorpresa e catturato dopo ben quattro ore di combattimento furioso. Da lì Dragut si appostò all’Asinara dove catturò appunto il galeone di Giuliano de Ferraris, e, attraversate le Bocche di Bonifacio, per far rotta verso l’isola di Capraia. Il 6 giugno arrivò a Bastia l’informazione che i turchi erano alla fonda nel porto dell’isola, e che avevano sbarcato numerosi uomini e quattro pezzi da fuoco. Anche stavolta la nostra rete di informatori aveva lavorato bene. La notizia era corretta. Capraia fu bombardata per due giorni, e il frastuono delle cannonate si udì sino a Bastia, 26 miglia distante dal luogo dei fatti. Il governatore di Corsica, pur sapendo di non poter fare più niente per quei poveretti, inviò comunque una fregata con otto uomini in ricognizione, con l’ordine, nel caso l’isola fosse caduta in mano ai corsari, di dirigersi immediatamente a Genova per dare l’allarme. Ma Dragut nel frattempo si era già diretto alla Gorgona. Attaccata la fortezza, uccisero il castellano con un colpo di archibugio. Il poveretto si era imprudentemente affacciato ad una finestra.  Assaltata la torre, i turchi vi trovarono solo una donna ed un frate. Da lì, Dragut fece nuovamente rotta verso Capo Corso.

Galee di Giannettino Doria

C.F.: Una situazione drammatica. Dragut alle porte di Genova, Andrea Doria in Sicilia, la flotta lontana. Sembra quasi una azione ben programmata. E voi dove vi trovavate?

Giannettino Doria: Non appena ricevute le notizie, salpai da Messina ai primi di giugno, e arrivai a Bastia il 12 dello stesso mese. Lì appresi che Dragut era approdato a Capo Corso.

C.F.: Il governatore sarà stato lieto di vedervi arrivare, immagino.

Giannettino Doria: Il cancelliere espresse tutto il sollievo della popolazione per l’imminente pericolo che correva la Corsica. Concessi agli equipaggi appena una notte di riposo, e immediatamente salpammo verso Capo Corso.

C.F.: Ma Dragut già non era più lì, scommetto.

Giannettino Doria: E avete scommesso bene, Capitano. Arrivati a Centuri, seppi del saccheggio del villaggio di Pino e della cattura di 150 abitanti. Seppi anche che Dragut aveva doppiato il Capo Corso, e stava riscendendo lungo la costa. Ci lanciammo all’inseguimento. Il Raìs passò la notte alle Agriate, e il giorno successivo distrusse il villaggio di Lumio.

C.F.: Questo vi dette il tempo di raggiungerlo?

Giannettino Doria: Navigammo giorno e notte a tappe forzate, ma riuscimmo a nascondere la notizia del nostro arrivo. Cosicché Dragut, non sospettando di noi, si fermò nella baia di Girolata per far riposare i suoi uomini e spartire il bottino.

C.F.: Narratemi della cattura!

Giannettino Doria: Demmo fondo a 5 miglia dalla Girolata, per non farci avvistare dalle vedette turche. L’indomani mattina feci scattare la trappola che avevo architettato da giorni. Feci una sortita con sole due galee, e il resto della flotta a breve distanza. Con una nave che facemmo passare davanti alla baia attirammo il corsaro per poi assalirlo in forze e riuscimmo a catturare 7 navi tra galeotte, fuste e galee delle 11 della flotta, che si disperse in Corsica e che fu catturata successivamente.

C.F.: Una cattura con l’inganno, Dragut da uomo d’onore non avrà certamente apprezzato la vostra strategia.

Giannettino Doria: Così fu. Protestò vivamente tanto da darmi del codardo, dovetti farlo mettere in catene al remo per la sua insolenza.

C.F.: E poi avete subito fatto rotta per Genova, suppongo?

Giannettino Doria: Inviai una missiva al governatore di Corsica, e una a messer Gomez Souarez de Figueroa, ambasciatore di Spagna a Genova, e a Genova feci rapporto ad egli e ad Adam Centurione, i quali informarono dettagliatamente Carlo V sulla cattura del Rais.

C.F.: Fu lì che Dragut arrivò a Villa del Principe?

Giannettino Doria: No, Dragut ed altri rais restarono a bordo della mia capitana. Volevo consegnarli personalmente a mio zio Andrea Doria.

C.F.: Volevate o avevate ordine di consegnarli a lui?

Giannettino Doria: Dragut ed i sette raìs con lui catturati erano riservati all’Imperatore, e di conseguenza alla custodia di mio zio, suo grande amico e confidente. Giunsi a Messina il 3 agosto per ricongiungermi alla sua flotta, e lì avvenne la ripartizione dei prigionieri. Dragut fu trasferito alla capitana di Andrea Doria, e rimase sotto la sua diretta responsabilità e custodia per ordine dell’imperatore.

C.F.: Perché non fu subito contrattato un riscatto?

Giannettino Doria: Mio zio voleva scambiare Dragut ed i Rais con alcuni prigionieri spagnoli di rango che erano tenuti prigionieri in una torre nel Mar Nero.

C.F.: Ma ciò non avvenne.

Giannettino Doria: No, ciò non…

Dagli appartamenti del Principe giunge una voce che chiama “Dragut” con tono vezzeggiativo. Entrambi ci voltiamo verso la nuova figura che ci si presenta davanti. Un grande gatto rosso dal pelo lungo e folto salta fuori dagli appartamenti e viene a strusciarsi sulle nostre gambe. Temo di intuire chi sia, lo prendo in braccio con l’intenzione di attirare nella conversazione anche il nostro nuovo ospite. Niente meno che Messer Andrea Doria.

Ritratto di Andrea Doria con il gatto Dragut – Anonimo veneto

Andrea Doria: Perdonatemi messeri, cercavo di riacciuffare il mio gatto.

C.F.: Messer Doria, temo di aver catturato il vostro fuggiasco, allora. E col vostro nipote si parlava proprio del suo omonimo turco.

Mi guarda perplesso, come si fosse appena accorto di me e si domandasse chi sono.

Giannettino Doria: Zio, vi presento il Capitano Fadda! Vorrebbe scrivere sulla cattura di Dragut.

C.F.: Onorato di conoscervi, Ammiraglio Doria.

Andrea Doria: L’onore è mio, Capitano. Posso inserirmi nella vostra conversazione?

C.F.: Ne sarei lusingato, messere!

Noto in Giannettino uno sguardo fulminante verso lo zio.

C.F.: Messer Giannettino era giunto a narrarmi della consegna di Dragut a Voi.

Andrea Doria: Dragut era sotto mia diretta responsabilità, e Giannettino lo sapeva bene. Non è stato un bel gesto incatenare al remo un personaggio come lui.

Giannettino Doria: Mi ha insultato!!

Andrea Doria: Lo hai catturato con l’inganno! Pretendevi forse che ti consegnasse la spada facendoti i complimenti?

Giannettino Doria: Gli correvamo dietro da anni e anni!

Andrea Doria: Figeu meu, da dove credi che ci arrivi tanta ricchezza? Dal noleggio delle navi!!! E Anche Dragut deve la sua fortuna alla guerra di corsa. Abbiamo bisogno di un degno avversario, altrimenti contro chi combattiamo?

Giannettino Doria: Dovevi sbatterlo in galera a marcire! Ha osato disonorarci in casa nostra! E gli hai pure pagato il riscatto!

Andrea Doria: Tò-u chi… mâi taxér, vêo?!

C.F. Messeri, vi prego, calmatevi. Perché tanto astio? Cosa è questa storia del disonore e del riscatto?

Andrea Doria: Perdonateci Capitano, e permettetemi di riprendere la storia da dove la ha interrotta Giannettino. Dragut mi fu consegnato a Messina in agosto, e subito facemmo rotta per Genova dove ricevetti la visita di Monsieur De La Valette e di Monsieur de Boudreille, vostro collega storico, a bordo della mia galera.

C.F.: Pensavo che Monsieur de Boudreille fosse un soldato di ventura.

Giannettino Doria: Non sbagliate, dopo aver deciso di diventare soldato di ventura, entrò in contatto con la gran parte dei condottieri. Attualmente combatte sulle galee per conto dell’Ordine di Malta al seguito del suo grande amico, il comandante Filippo di Piero Strozzi.

C.F.: Dunque avete ricevuto questa visita importante a bordo.

Andrea Doria: Monsieur De La Valette riconobbe Dragut tra i prigionieri. Si conoscevano di persona, perché De La Valette fu da lui catturato in passato, per esser poi scambiato con altri prigionieri. E, come me, nutre una gran stima del Raìs.

C.F. Questo spiega il nome del vostro bel gatto e questa stima che effetti ha portato sulla prigionia di Dragut?

Dragut

Andrea Doria: Su decisione di Carlo V, di De La Valette e mia, Dragut passò la prigionia come mio ospite proprio nel palazzo che state visitando ora.  

C.F. Un ospite di tutto riguardo, ma pericoloso, messere, avete corso un gran rischio a palazzo.

Andrea Doria: Capitano! Dragut è un uomo d’onore. Non ha mai tentato la fuga nei tre anni di prigionia, ed è venuto a contatto con i più illustri uomini del momento. L’unico rischio lo corre chi lascia incustodita la propria consorte, poiché il Raìs esercita un grande fascino sulle dame. Vero Giannettino?!

A questa provocazione Giannettino ha quasi uno scatto d’ira e fulmina lo zio con uno sguardo. A stento trattengo una risata, faccio finta di nulla.

C.F.: Il fascino del pirata! Eppure suppongo che Dragut incontrando così tanti personaggi possa aver carpito informazioni importanti sugli assetti europei.

Andrea Doria: Così è stato.

C.F.: E della sua fuga cosa mi dite?

Andrea Doria: Dragut doveva tornare in libertà. Non potevo giustiziare un degno avversario come un pirata qualsiasi. Ho sfruttato ogni mio contatto per salvarlo, contrattando e pagando personalmente il riscatto a Carlo V tramite i miei finanziatori.

C.F.: Volete forse dire che la fuga è una farsa?

Andrea Doria: È servita a mascherare il lavoro di intelligence tra gli agenti a Malta, in Spagna, nella corte di Solimano e Carlo V.

C.F. Ma come? Agenti in tutto il Mediterraneo solo per lui?

Andrea Doria: Suvvia, Capitano. Mi pare evidente che se non si ha nessuno da combattere le flotte non lavorano, e gli ordini militari cesserebbero la loro funzione. Non spetta all’imperatore né a me il compito di uccidere il raìs.

C.F.: Quindi la guerra in mare ricomincia.

Andrea Doria: Il vero fronte non è in mare, i turchi stanno rapidamente conquistando i Balcani, mentre i commerci si stanno spostando in oceano. Non abbiamo le navi adatte ad affrontare quei mari. Gli assetti europei cambieranno. Vedrete. Noi stiamo solo cavalcando l’ultima grande onda.

Un vociare di bambini ci interrompe. Attorniano Giannettino e salutano Andrea Doria con riverenza.

Giannettino Doria: Capitano, permettetemi di presentarvi la mia prole: Giovan Andrea, il mio primogenito, Carlo, Pagano, Placidia, Geronima, e la piccola Maria.

Vengo colpito proprio dalla più piccina, una meravigliosa bambina dai capelli neri e ricci, colorito più olivastro dei fratellini, occhi neri, e un gran sorriso beffardo che mi ricorda il Raìs incontrato poche settimane prima.

C.F.: Messere, mi complimento per i vostri meravigliosi bambini, son certo che siano una gran gioia nel palazzo, e vedo un grande avvenire per il vostro primogenito Giovan Andrea, ma temo che per me sia giunta ora di riprendere il mare.

 

Giannettino Doria muore il 2 gennaio 1547 durante la rivolta dei Fieschi. Accorso alla porta di S. Tomaso già occupata dai rivoltosi, fu ucciso da un soldato, tale Agostino Bigellotti di Barga, con un colpo di archibugio.

La rivolta verrà duramente repressa da Andrea Doria, i Fieschi vengono privati dei loro averi, i rivoltosi duramente puniti, Carlo V consolerà Andrea Doria per la perdita del nipote prediletto nelle sue lettere segrete.

Giovan Andrea Doria succede al padre Giannettino e allo zio Andrea Doria non riuscendo ad emulare le glorie marinare del prozio, ma legò ugualmente il suo nome a imprese sul mare. Partecipò prima alla battaglia di Gerba nel 1560, che si concluse con una clamorosa disfatta. Lo zio, Andrea Doria, moriva in quegli stessi giorni a novantaquattro anni, e sua ultima consolazione fu quella di sapere che almeno nella disfatta, il nipote ed erede si era salvato.

 

Written by Claudio Fadda

 

Info

Life After Death con Dragut Rais

Le métier de la critique: Dragut Rais

Le métier de la critique: Andrea Doria 

 

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