Intervista di Emma Fenu a Luciana Pennino, autrice di “Primule fuori stagione”: un romanzo sulle donne over 45

Poi, pian pianino e incomprensibilmente, venne fuori una carica che mi portò ad allontanarmi dal punto franoso, evitando di rotolare giù. Presi a raccogliere le ceneri di me stessa, e mi diedi l’opportunità di riemergere. Concepire che dovevo essere innanzitutto mamma di me stessa e avvertire che il groviglio interiore si scioglieva andarono di pari passo. Tornai a prendermi cura della me disastrata dallo tsunami; mi impegnai un’altra volta a lavorare, a produrre, a inventarmi la vita. Pur non pretendendo di esser di nuovo felice, non potevo, non dovevo, accartocciarmi l’anima.‒ “Primule fuori stagione”, Luciana Pennino

Luciana Pennino

Luciana Pennino vive a Napoli dal 1965, si è occupata di pubbliche relazioni e di organizzazione di congressi medici fino a quando si è dedicata alla riscoperta del proprio lato artistico, iniziando a realizzare gioielli in materiale non prezioso e riscuotendo molto successo.

È attiva nel sociale con l’ideazione e la cura di due progetti diretti alle ospiti della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli; è legata alla Onlus “Tesfà Pro HEWO”, a cui destina i diritti d’autore del suo primo romanzo, “Primule fuori stagione“, per sostenere il nuovo reparto di maternità di un ospedale in Etiopia.

Ho conosciuto Luciana Pennino tramite le pagine del suo libro e, dopo aver scambiato alcune mail con lei, sono rimasta affascinata e travolta dalla forza vitale, dall’entusiasmo e dall’accoglienza di una Donna in cui si coniugano ideali e sogni, frivolezza e concretezza, ironia e malinconia, caparbietà e leggerezza.

Sono felice di intervistarla per “Oubliette Magazine” e confrontarmi con lei su tematiche interessanti e spinose che vengono affrontate in “Primule fuori stagione” con il sorriso consapevole di chi è abbastanza adulto per riappropriarsi della magia dell’infanzia.

 

E.F.: La protagonista del tuo libro ha 46 anni, problemi lavorativi e difficoltà di concepimento. Cosa la società si aspetta da una donna e cosa una donna pretende da se stessa?

Luciana Pennino: Sulle aspettative di un’intera società verso una donna non so rispondere… E non so nemmeno, o non voglio sapere, cosa la società si aspetti da Luciana. Sono più preparata su cosa io abbia richiesto a me stessa quando ho avuto 46 anni, problemi di ricollocazione professionale e precarietà di vario tipo… Ho preteso reattività, ho attinto alle mie capacità di risalita, ho faticato per tornare subito a lavorare e per riassestare al meglio la condizione di instabilità che stavo vivendo. Ecco, forse, in poche parole, posso dire che ho sempre preteso di ridurre al minimo, in termini di tempo e di ripercussioni psicologiche, i momenti di disagio esistenziale. Non certo per una smania da super donna ma più che altro per una smania di benessere…

 

E.F.: L’ironia è indice di intelligenza e aiuta a vivere. In che modo te ne servi come scrittrice e come persona?

Luciana Pennino: Nel mio primo romanzo ho fatto dell’ironia e della levità la cifra distintiva della narrazione, perché penso che sia più sfidante raccontare i bubboni inducendo al sorriso piuttosto che facendo spuntare una lacrima, cosa che forse sarebbe più comune. Come persona, nel mio quotidiano amo ridere, lo faccio spesso, anche da sola, e rido molto di me stessa… Anzi, la mia forza penso che stia proprio nel passaggio che vivo, frequentemente, dal pianto alla risata… ma, tranquilli, non è schizofrenia!

 

E.F.: Le donne sono capaci di rinascere, reinventarsi, ripartorirsi. Dove e come lo hanno appreso? C’è nel nostro dna?

Luciana Pennino

Luciana Pennino: Non amo le generalizzazioni di genere e preferisco parlare di me sola. Io sì, ho la stessa essenza dell’Araba Fenice e quindi ciclicamente rinasco dopo esser diventata cenere, utilizzando le ceneri stesse come materia per la ricostruzione. E questo prova il fatto che, pur non avendo mai partorito figli, sono stata comunque madre, madre di nuove me stessa, e mi sono fatta nascere ogni volta più forte di prima. È qualcosa che afferisce all’istinto, ovvero a un inconscio e naturale modus operandi.

 

E.F.: Primule fuori stagione è un’interessante metafora. Cosa implica essere un fiore che sboccia inatteso?

Luciana Pennino: Nascere a dispetto del tempo giusto comporta avere tenacia… La determinazione, secondo il mio parere, fa la differenza nella qualità dell’esistenza di ciascuno: essere pervicaci e darsi continue ulteriori opportunità ci fornisce la capacità di coltivare il terreno più adatto a primule sempre più fresche, profumate e colorate!

 

E.F.: Quali sono i tuoi progetti futuri?

Luciana Pennino: Continuare a vivere con passione, seguitare a reinventarmi e costruire costantemente nuove destinazioni.

 

Written by Emma Fenu

 

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