“Il rimpianto” di Laura Vargiu: le infinite pagine di vita tra un pertinace amore e il disamore
Di Laura Vargiu, autrice sarda di Iglesias, classe 1976, ho avuto modo di scrivere altre volte, apprezzando sia i suoi racconti che la sua vena poetica.

Con un passato di studi classici e Laurea in scienze politiche, ha attraversato differenti esperienze lavorative, dall’ambito universitario, alla Pubblica Amministrazione, alle collaborazioni giornalistiche.
Ha pubblicato: Il cane comunista e altri racconti (2012), Il viaggio (2015), La moschea (2015), Viaggi-racconti mediterranei (2016), I cieli di Gerusalemme e altri versi vagabondi (2016). Recentemente entrata a far parte della redazione della rivista di letteratura on line Euterpe, è giurata in concorsi letterari.
Appena pubblicato dalla Editrice Thoth di Mario Vallone, Il rimpianto. Poesie d’amore, disamore e altre disgrazie è un agile, breve e intenso libro di poesie che percorrono le vie, spesso dolorose, spiraliformi e avviluppanti di un amore che anche mentire, illudere e disilludere, che non sa o non vuol finire ma che, una volta metabolizzato, esorcizzato e superato nel processo suo contrario che è il disamore, viene distanziato, analizzato con distacco e lucidità, attraverso un percorso fatto di innumerevoli tappe, vissute nel succedersi della quotidiani degli accadimenti personali, sociali, planetari.
Nulla resta fuori dall’orizzonte di questa penna attenta, acuta e sensibile che, attraverso la sua conoscenza diretta del mondo, di mondi altri, oltre le frontiere, reali e immaginarie, sa cogliere con umanità le pietre sparse del dolore altri per mescolarlo al proprio, in una crescita concreta del Sé e del Noi.
La nota dell’autrice stessa, per quanto breve, esplicita l’orizzonte dei contenuti attorno a tre nuclei tematici principali che ruotano attorno ai miti classici, all’introspezione e al sociale nel senso più ampio e profondamente attuale del termine. Molto belle le citazioni scelte dall’autrice a exergo del testo, da D’Annunzio a Nizzar Qabbani, attorno all’amore, alla sua forza irruenta e misteriosa.
Trentatré i componimenti lirici che compongono la raccolta, molti dei quali premiati negli ultimi tre anni in diversi concorsi letterari.
Una sensualità delicata, sognante, fragile e sofferente appare, trasfigurata nelle vicende e nelle parole di Dafne, prima in fuga sdegnosa, avvolta da una solitudine chiamata libertà, invece vera e propria paura d’amare, infine tramutata in pianto.
Pure Sa Jana, per alcuni fata per altri solo strega, è donna pura, immersa, in perfetta unione vibrazionale con la natura. È misteriosa e magica nella sua semplice essenza, semplice cuore di donna/ che aveva un tempo conosciuto l’amore.
Pure dal passato mitico emergono le sirene, in un labile e denso confine tra cielo e mare, nelle cui burrasche trovano parallelo le infinite burrasche del cuore, scatenate da un tempo inquieto e dal suo rumore che ha il dolceamaro sapore degli anni, dove ricordi, rimpianti e sogni fanno fatica a rimanere a galla. Il passato è un rifugio inquieto, luogo d’attesa non ben definita, ma quasi unica possibilità rimasta.
Dal passato ritorna Angelina, bambina di una guerra lontana (’15-’18) tra un succedersi di rime, assonanza quasi a filastrocca o cantilena per una bimba tra tante orfane della guerra.

E pure guerra, diversa, è quella che lascia in terra morti al Bataclan di Parigi, pure guerre fuggono o affrontano in fuga i migranti sul mare, mentre resta solo sbiadito e sullo sfondo un Oriente eco di una favola antica.
Saffo non canta più: la poesia non può più essere la stessa, avere lo stesso tenore, la stessa ispirazione. È sgomento della voce lirica di fronte alla realtà contemporanea.
Una malinconia di porpora antica avvolge e caratterizza il verso della Vargiu che sa dare voce anche a Persefone, all’alloro che nasce dalla metamorfosi di Dafne, alle sue fronde poetiche.
Tutto un tripudio di natura questa poesia, ora cornice e sfondo ora sovrana e prepotente protagonista dell’universo lirico di Laura Vargiu definito da un verseggiare colto ed elegante, fluido e lucido, dotato di forza magnetica.
Siamo di fronte a un’autrice che rende l’ispirazione classica di estrema attualità annullando millenni di lontananza cronologica, sostenendo il canto di un cuore in tempesta, di un’anima che sente, portati dal vento del tempo, i suoi antichi dolori, sempre.
Ma, come sotto il cielo di Aleppo, c’è ancora speranza che tra spine e deserti tenta di sgorgare, in attesa che il tramonto / rifiorisca in alba.
Written by Katia Debora Melis