“Eco disarmonica” di Patrizia Meloni: poesia che comunica il difficile percorso della ricerca umana e artistica
Patrizia Meloni è nata nel 1958 in Sardegna, a Iglesias, dove tuttora vive. Artista poliedrica che tra le varie discipline artistiche esercita principalmente l’attività pittorica con più che lusinghieri riscontri in mostre sia regionali che nazionali, distinguendosi in vari concorsi sia come pittrice che come xilografa.
Da anni si è avvicinata attivamente alla poesia, partecipando a concorsi e arrivando di recente, nell’aprile di quest’anno, alla pubblicazione del suo primo libro, Eco disarmonica, per i tipi delle Edizioni Divinafollia, nella collana Sottosopra, con la prefazione di Silvia Denti.
Sono 59 le poesie di questa silloge dalla suggestiva, raffinata, enigmatica e fascinosa immagine di copertina, costituita da un dipinto della stessa autrice.
Una raccolta complessa, per larghi tratti ermetica, spesso allusiva, dove il verso più e più volte si fa sbilenco, l’occhio dell’anima e quello della mente guardano di traverso, da differenti prospettive, e l’immagine che il verbo restituisce ne rispecchia il ritorno dissonante.
Siamo di fronte a uno scrivere che è un poetico discorrere, un po’ con gli altri, ma principalmente con sé, nel fluire di pensieri, di ricerche, di allontanati ricordi, d’immagini che sembrano uscire da una cassa nascosta in soffitta.
Quella di Patrizia Meloni è una scrittura non sempre facile, molto spesso chiusa, volutamente in bilico tra concreto e astratto, situazione e intenzione, reale e onirico, nel suo onnipresente raziocinio che non abbandona mai del tutto l’Io poetico. La stessa Autrice lo afferma: sommerso (…) ermetico, / il mio verso incompreso / in-fluido (…) contiene il meglio di me.
Una sfida continua è il mondo interiore e lirico, la mappa / dietro esili canne di buio, e resta sempre il dubbio d’averla individuata / -la strada-.
Ricerca della felicità e razionalità estrema sono onnipresenti e inscindibili compagne dell’indagine interiore di cui la silloge è lo spartito. Anche l’amore, pur riconosciuto come unica strada, è quello intorno al girovita della testa. Lui e Lei sono punti di vista differenti, due mondi inconciliabili in una giustapposizione che ne segna, a fuoco vivo, la distanza.
È, quella della Meloni, una poesia che spesso si fa narrazione, diviene racconto di ‘questo’ e di ‘altro’, i cui rimandi puntuali quanto fugaci sono solo un appiglio per uno spaziare molto più ampio. Poesia e analisi che si specchiano negli opposti, dove la notte è maestra, blu d’attesa bellezza, mentre, d’altro canto, dal buio si cerca sempre d’uscire, lo si impara. Sono le stelle a guidare nella notte della luce, esse stesse luce della notte.
Frasi fortemente ellitiche creano sovente senso di stordimento, di scompenso, di perenne mancanza che si riflette sul piangersi delle parole (Anamorfosi).
Una lirica a tratti impenetrabile, dunque, un raggomitolarsi di versi attorno a pensieri raggrumati in immagini quasi onirizzate, in sorrisi amari, nella consapevolezza di un’esistenza d’argilla. Poesie fatte di luce e d’acqua, di racconti e d’attimi, di desideri che paiono mai pienamente realizzati o realizzabili. Il frequente asindeto è pensiero che scorre veloce da cosa a cosa, da concetto nascosto a concetto.
Quasi manca l’aria a questo eloquio così carico di molteplici sensi. È tutto un Accartocciarsi in sospensione e tensione tra naturalità di profumi agresti, verde sussurrante di natura, limpidi orizzonti, da un lato, e il controllo, il limite di una percezione e di una scansione razionale.
Forte, nel vuoto, nell’incompiutezza, nelle tante domande senza risposta, il desiderio di non scomparire, restare, distinguersi dall’indefinito per non perdersi in un mondo ove, dice l’Autrice, appena soggiaccio.
Una scoperta continua dietro ogni pagina ricca di toni, di quesiti esistenziali, di meditazioni e innegabili richiami filosofici, che si traducono in immagini d’impatto, toccando punte di vibrante liricità in poesie come L’ultimo ballo, meraviglioso e riuscitissimo moderno esempio, pur sulle tracce dei classici, di epitafio e, nel contempo, di consolatio alla madre, e ancora in Anniversario, dedicata al giovane padre prigioniero d’autunno.
Written by Katia Debora Melis