“L’attimo fuggente” di Peter Weir: osate cambiare, cercate nuove strade
“Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita.”

Sono queste le parole che il professor John Keating rivolge ai suoi studenti ne L’attimo fuggente, film drammatico realizzato dal regista Peter Weir nel 1989.
Il titolo originale del film è Dead Poets Society, titolo quanto mai evocativo e con un significato simbolico ben preciso nello sviluppo della narrazione filmica.
Ambientato nel 1959, nel Vermont, nel collegio maschile di Welton, L’attimo fuggente è film intenso e dai contenuti pedagogici importanti.
John Keating (Robin Williams), protagonista del lungometraggio, è un insegnante di materie umanistiche chiamato a svolgere il suo ruolo nel prestigioso istituto. Ed è fin da subito che stabilisce con i suoi studenti un rapporto insolito e immediato. Molto prossimo all’amicizia.
Perché Keating non è soltanto un mentore attento, ma diventa per i suoi ragazzi una figura referenziale di notevole valenza.
Il metodo d’insegnamento adottato da Keating non è tradizionale, ma dettato dall’amore che nutre per le discipline umanistiche, considerate da lui strumento di massima espressione del sentire di ogni individuo.
Quella che l’insegnante impartisce ai suoi studenti, più che una lezione scolastica in senso stretto, è una lezione di vita. Spinto da un’ampia libertà di pensiero John Keating va oltre quelli che sono i suoi compiti di docente, incoraggiando i ragazzi a lasciar fluire la creatività, quale mezzo per una più fertile scelta di vita.
Ovviamente, per dare voce ai propri sogni occorre una finezza d’animo non comune. Che, veicolata da alcune discipline, in questo caso da quelle umanistiche, può far nascere e sviluppare una tendenza creativa, essenziale per esprimere la parte più autentica del proprio sé. Da coniugarsi poi, secondo la personale inclinazione di ciascuno. Solo dando spazio alle emozioni più profonde, secondo il Keating, il singolo può esplicitare i talenti innati. Molte volte soffocati, anche per non deludere coloro, nello specifico i genitori degli allievi di Keating, che ripongono aspettative non sempre corrispondenti ai desideri dei ragazzi.
Nella narrazione filmica i genitori si aspettano dai propri figli un comportamento scolastico più razionale, che non quello suggerito dal professore, in quanto la sua didattica è orientata a convogliare lo studio scolastico in una forma non propriamente tradizionale.
La branca su cui soprattutto l’insegnante sofferma l’attenzione è la poesia. Perché, a parer suo, la poesia è il tramite che meglio permette ai suoi studenti di esprimere il proprio universo interiore.
Keating non solo educa i giovani all’amore per la poesia, ma propone loro testi di poeti quali Keats, Whitman o Shakespeare, di cui vengono recitati alcuni versi durante le lezioni; i quali offrono agli studenti, sempre secondo l’insegnante, suggerimenti per esplorare il proprio modo di sentire, in modo da poter estrapolare quella voce autentica e lasciar fluire la sensibilità poetica di ciascuno. Un anelito di libertà cui dare voce.

Affascinati dal suo essere affatto convenzionale, i ragazzi sono attratti dalla figura carismatica di Keating e aderiscono al suo pensiero, fino a fondare, in gran segretezza, il “gruppo dei poeti estinti”. Un luogo non soltanto metaforico dove poter esprimere senza condizionamenti scolastici la passione poetica. Ed è nel buio di una grotta segreta, in prossimità del collegio, che si riuniscono per recitare i propri versi o quelli dei loro poeti prediletti. Vivono così, in simbiosi con la poesia, la fervida stagione della loro giovinezza.
Se i ragazzi sono contagiati dall’entusiasmo del professore, il preside, invece, è indispettito dal suo metodo troppo disinvolto e anticonvenzionale. Urtato nella propria autorevolezza, non può concepire, in una scuola elitaria e conformista quale è Welton, un metodo di insegnamento che è al di fuori degli schemi consueti.
Lo studente che più di altri segue con passione Keating è Neil Perry (Robert Sean Leonard), giovane dall’animo sensibile che, a causa dell’ammirazione che nutre per i dettami del professore, entra in netto conflitto con il proprio padre, il quale immagina per il figliolo un futuro del tutto diverso da quello che Keating gli prospetta.
Seguendo la propria aspirazione il ragazzo partecipa, in veste di protagonista, a una rappresentazione teatrale, che gli dà l’occasione di scoprire la sua vera vocazione. Lo spettacolo riscuote un buon successo, ma cosa più importante permette di dimostrare a tutti, e prima che ad altri a se stesso, di avere le caratteristiche per diventare un ottimo attore. Inclinazione questa che va contro le ambizioni paterne, fino ad amplificare il contrasto fra Neil e i suoi genitori. D’alta parte, padre e figlio sono sempre stati incapaci di stabilire fra loro un dialogo sincero e onesto.
Dopo avergli imposto di lasciare il gruppo teatrale, il padre minaccia Neil di fagli frequentare un’accademia militare. Scelta che desta nel ragazzo uno sconforto da cui non riesce a sollevarsi. E, dramma nel dramma, il giovane, non riuscendo a superare tali incomprensioni, risponde con un grave ed estremo atto di ribellione.
In seguito all’episodio sul professore ricadono pesanti accuse, tanto da portarlo a essere allontanato dal collegio. Nel frattempo, gli studenti vengono i costretti a sottoscrivere una dichiarazione di denuncia nei confronti del Keating.
Ma, al momento del commiato, i giovani, scena struggente e significativa del film, a indicare l’importanza degli insegnamenti di Keating, salgono sui banchi rivolgendosi a lui con una delle frasi più memorabili del cinema degli ultimi anni.
“O capitano, mio capitano…”

Lo definiscono così, come a Keating piaceva essere chiamato dai suoi ragazzi, cui ha dedicato con affetto e dedizione il suo modo di intendere l’esistenza. Una lezione di vita che non ha prezzo.
Infine, per completezza alcuni interessanti curiosità.
Lo sceneggiatore Tom Schulman, per tratteggiare il personaggio di John Keating si è ispirato alla figura del proprio insegnante di letteratura inglese. Mentre Robin Williams ha impostato la sua recitazione riferendosi al proprio insegnante di storia, che dopo molti anni di insegnamento venne licenziato: la scusa fu che non sapeva adattarsi ai modelli accademici e professionali dell’istituto dove Williams il suo percorso di studi.
La locuzione carpe diem è frutto del pensiero del poeta latino Orazio, mentre la citazione letta da uno degli studenti durante il film, è opera del poeta inglese Robert Herrick.
“Cogli la rosa quando è il momento che il tempo lo sai vola e lo stesso fiore che sboccia oggi domani appassirà.”
A suo tempo, quando è stato presentato nelle sale cinematografiche americane, L’attimo fuggente ha riscosso un buon consenso di pubblico; nonostante alcuni critici non l’abbiano appezzato come meritava.
Anche in Italia, dopo aver partecipato nel 1989, alla mostra di Venezia, ha riscosso grande successo, anche per l’eccellente interpretazione di Robin Williams.
Fu inoltre premiato con il David di Donatello nel 1990 in qualità di film straniero. E, alla sceneggiatura è andato l’Oscar.
Written by Carolina Colombi