“Il diario Lombroso e il Killer dei Musei” di Enzo Orlando: l’intreccio di scienza, storia e fantasia
“Francesco esce di casa alle 7:30 come ogni mattina, percorre un tratto di via Madama Cristina, i negozi ancora chiusi a quell’ora, gira a destra in via Donizzetti per poi svoltare in via Giuria e fermarsi al numero 15. Schiaccia il pulsante del citofono situato sotto alla targa con la scritta ‘Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso’.”

Inizia così il romanzo “Il diario Lombroso e il killer dei musei” di Enzo Orlando edito da Bonfirraro Editore, portandoci in giro per le strade di una Torino placida, noiosa persino, così com’è nell’immaginario comune.
Ma sotto la apparente tranquillità sabauda, dietro la placida sonnolenza di Torino, chi la conosce sa che in città circolano come fiumi in piena idee, pulsioni e ambizioni potenti, vitali e, a volte, letali.
Ironia della sorte e dell’Autore, il primo delitto viene perpetrato nel Museo di Antropologia Criminale, come se il luogo stesso attirasse menti malate e morti violente.
A dirigere le indagini il Commissario Moretti, della mitica questura di via Corso Vinzaglio, che tutti i torinesi, di nascita o d’adozione, conoscono.
Costui è un poliziotto vecchio stampo, che vive tra il peso di una vita familiare bruscamente recisa e l’alba di un nuovo amore, incerto come la prima luce del mattino che si fa largo dietro Superga.
Coadiuvato dalla sua squadra, l’investigatrice Bonivent, l’agente La Guardia e il prepotente, filofascista e razzista Brero, fregato come tanti dalla legge Fornero e acido verso il mondo intero, il Commissario indaga, alla maniera dei classici investigatori dei libri di Simenon.
Completa il quadro degli investigatori il PM Pautasso, trasferito da Palermo per sospetta collusione con un mafioso e in cerca di riabilitazione, ricerca che lo spinge a conclusioni affrettate e sbagliate, ma “politicamente corrette”.
Il romanzo è un classico giallo, scritto come un copione cinematografico ambientato tra le strade di Torino, le sue ville, le piazze e scorre, tra un omicidio e l’altro, nella ricerca del diario del famoso antropologo Cesare Lombroso.
Scegliere i Musei di Torino come scene del crimine è stata un’idea geniale. Sembra, leggendo i passi degli investigatori, di visitare sul serio Il Museo Lombroso e il Museo del Risorgimento.

Pur toccando l’anima esoterica della città, Moretti e l’autore ci tengono coi piedi ben piantati a terra. Gli omicidi possono essere ispirati da idee, suggestioni, ambizioni, ma vengono egualmente commessi solo da esseri umani.
Esseri umani che vanno ricercati e arrestati, cosa che il Commissario Moretti e la sua squadra fanno con mestiere, pazienza e quel poco di acume necessario, di solito, a collegare i fatti, insieme ad altrettanto necessarie intuizioni brillanti.
Il libro è di piacevole lettura, non voglio quindi rivelare nulla della trama, se non che scienza, Storia e fantasia si intrecciano così bene che, alla fine, vien voglia di informarsi se veramente alcune teorie, fatti e idee descritte nel romanzo, esistano realmente e abbiano un fondamento di verità.
Come in un bel film, il finale ci sorprenderà, come lo farà la scenografia, monumentale, affascinante, inquietante, di una Torino che si ama o si odia, sia nel romanzo che nella realtà.
Impaginazione ottima, copertina allettante di Salvatore Forestieri, edizione professionale e puntigliosa.
Written by Salvatore Barrocu