Selfie & Told: Jurenito racconta il suo ultimo album di folktronica “Forty”
“I don’t know what it’s called the feeling this morning, he did not name/ Perhaps full contentment, jagged edge/ That lies between legitimate and mistake/ Sweetness/ Ambiguity// I love you/ Every breath in my throat becomes a new comfortable word/ […]” – “Beauty”

Il progetto Jurenito è il frutto della collaborazione tra il musicista Jurenito e la video-artista v., collaborazione che dal 2010 ad oggi ha dato vita a una serie di produzioni nel campo della videoarte, produzioni in cui musica e immagini hanno prevalso di volta in volta l’una sulle altre alternandosi nel ruolo principale.
Il nuovo lavoro consiste in un album di folktronica dal titolo Forty e della durata di 34 minuti e in un visual album strutturato a partire dalle 8 tracce del disco.
Con l’uscita dell’album è stato pubblicato il primo video (Beauty) seguito da una seconda uscita (Joy) all’inizio del mese di luglio. Altre 6 uscite cadenzate sono previste entro la fine dell’anno, andando gradualmente a comporre il progetto audiovisivo nella sua interezza.
La parte musicale è stata interamente composta, arrangiata e suonata da Umberto Bellodi (aka Jurenito) con la collaborazione del batterista Flavio Leva (aka Soraya). Il download dell’album comprende un booklet fotografico e un set di otto immagini realizzate da Valentina Zanzi (aka v.) associate alle otto tracce musicali del disco.
“Ignorance trusts explicit/ Knowledge trusts beauty/ Ignorance trusts pornography/ Knowledge trusts sublime/ Therefore/ Shape and target/ Your own mystification” – “Truth =”
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!
J.: Come classificheresti questo lavoro?

Jurenito: Ho cercato di documentarmi per individuare un genere che lo rappresentasse. Credo si tratti di un disco rock, con uno stile compositivo folk e una componente elettronica non secondaria. La rete suggerisce la sintesi “folktronica” e non mi dispiace.
J.: Quali ascolti ci sono alle origini di questo album?
Jurenito: Ho un repertorio di ascolti estremamente vasto, direi patologico. Alcune pietre miliari emergeranno sempre in ciò che produco, indipendentemente dalla mia volontà: penso ai Pink Floyd. Tuttavia gli ascolti decisivi sono stati altri. Ho vissuto da vicino l’ultimo periodo della carriera di Marco “Mock” Zanzi, esponente della nicchia italiana dedica alla country music, e con curiosità ne ho tratto alcuni elementi stilistici legati alla timbrica e al fraseggio. Stesso discorso vale per il più noto Mark Hollis: gli ultimi due album prodotti con i Talk Talk sono stati incredibilmente ispiranti.
J.: Questo il passato. E il presente?
Jurenito: Credo che la musica black stia dando il contributo maggiore alla definizione di un nuovo linguaggio musicale, lavorando molto sulle contaminazioni della tradizione in tessuti sonori contemporanei. Allo stesso tempo mi piace ritrovare un’evoluzione parallela nella musica “bianca”, evoluzione che riesco a vedere molto chiaramente nell’ultimo album di Bon Iver. Non posso nascondere come l’ascolto di quel lavoro sia stato decisivo per incominciare a lavorare su Forty.
J.: In quale senso?
Jurenito: 22, A Million propone una straordinaria armonia e integrazione tra tradizione folk e uso dell’elettronica. È un album che, ridotto all’osso, suonerebbe come un disco folk americano degli anni settanta e che invece assume una forma incredibilmente innovativa grazie all’integrazione dei linguaggi. Sicuramente ho saccheggiato questo tipo di approccio nel lavorare su Forty. Ho creato strutture armoniche estremamente basilari; ogni brano è formato da 4, 3, talvolta 2 soli accordi ed è il lavoro sugli arrangiamenti e sulle scelte timbriche a caratterizzare veramente il genere. Non so come sia percepito il risultato, ma il processo di realizzazione è stato molto stimolante.
J.: Nel tuo disco suoni quasi tutti gli strumenti, ma chi ha contribuito al progetto Jurenito?

Jurenito: Dovrei essere quello che comunemente viene definito un “polistrumentista”. In realtà credo di suonare diversi strumenti con discreto gusto ma modesta tecnica. Il polistrumentista è un’altra cosa. Fondamentale è stato l’aiuto di Flavio Leva, batterista con grande tecnica e cultura musicale che, conoscendomi bene, ha saputo asciugare il suo stile per renderlo funzionale alle composizioni. Credo che specialmente in “Truth =” e “Joy”, le tracce centrali del disco, abbia fatto un lavoro di grande pulizia ed efficacia.
J.: È corretto dire che Forty non è solo un disco ma un progetto multimediale?
Jurenito: Sì. In passato ho suonato moltissimo per il teatro e ho sviluppato una forma di bisogno per l’accompagnamento della musica con immagini, gesti, azioni o proiezioni. Fatico a concepire un progetto musicale come autosufficiente, quantomeno nella sua formula “dal vivo”, e la fortuna di collaborare e vivere con una video-artista asseconda facilmente questa convinzione. Due capitoli della storia sono già usciti nel loro formato video, gli altri sei seguiranno da qui alla fine del 2017 e comporranno il lavoro completo.
Written by Jurenito
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