Castellaneta Film Fest 2016: in concorso “Centro Barca Okkupato. La Mediazione” di Adam Selo, la mancata rivoluzione
Il Castellaneta Film Festival, giunto ormai alla quarta edizione, avrà luogo da mercoledì 13 a domenica 17 luglio 2016 nella suggestiva cornice della città tarantina nel cuore del Parco naturale Terra delle Gravine. In concorso quest’anno ventinove opere nazionali e internazionali.

Quattro giurie segnaleranno i vincitori di ciascuna categoria (documentario, animazione, fiction e videoclip). Alla Giuria Miglior Corto 2016 il compito di decretare il vincitore assoluto del Premio Speciale Castellaneta Film Festival.
Il Festival è organizzato dall’Associazione culturale “Articolazioni” con il patrocinio del Comune di Castellaneta e da Apulia Film Commission, in rete con il Festival Cinematografico Vicoli Corti di Massafra (Ta), la Festa del Cinema del Reale di Specchia (Le), il Lucania Film Festival di Pisticci (MT), lo Scratch International Film Festival di Lecce e il laboratorio cinematografico e musicale Rec’n’Play di Bari. Per questa edizione è attiva la partnership con il brand MAS – Modern Apulian Style e l’UNICEF, con l’originale progetto “Adotta una Cine-Pigotta”.
Oubliette Magazine è media partner dell’evento e proporrà ai lettori le recensioni delle opere in concorso per le sezioni Fiction, Documentari, Visioni da un altro Sud e Animazione. La prima opera che vi presentiamo è “Centro Barca Okkupato” di Adam Selo.
Pensare oggi ad un film sull’occupazione operaia è forse anacronistico, sono cambiati i tempi, gli scioperi hanno subito una trasformazione ideologica ridotti ormai ad uno sforzo utopico, umiliante e l’alienazione è diventata una categoria anche esistenziale, il sistema va avanti per inerzia: queste considerazioni penetrano senza troppa convinzione nel cortometraggio “Centro Barca Okkupato. La Mediazione” di Adam Selo.

Il regista non mette in scena una precisa e determinata occupazione operaia, ma ne prende l’aura e la carica di nostalgia: ad occupare un circolo ricreativo sono degli anziani in lotta contro il proprietario dell’immobile che vorrebbe sfrattarli.
Il montaggio (Carlotta Piccinini) è asciutto, non concede distensioni, in alcuni passaggi volutamente artigianale – anche se non mancano collage all’americana più artificiosi e cambi di inquadratura più elaborati – perché a seguire la vicenda sono gli occhi e la videocamera di Luce (Zoë Valentinuzzi), una ragazzina volitiva e curiosa dalla voce nasale piuttosto professionale.
La pastosa parlata e cadenza modenese di alcuni personaggi richiama l’immaginario degli scioperanti, dei comunisti alla Peppone, e gioca tensivamente muovendosi sul filo dell’ironia e della rievocazione grottesca.
L’apparente ingenuità di alcune scelte registiche è dettata dall’esigenza della giovane reporter in azione, coinvolta da Antonio, il capo dei “rivoluzionari”, nell’attività sovversiva: è una prima volta per tutti, per l’io narrante esegetico, per gli anziani – alcune signore ammettono candidamente di non avere mai litigato con nessuno – e per lo spettatore, che deve fare i conti con uno straniamento non indifferente.
Franco, il proprietario, è un uomo rude e burbero ma umano, ben lontano dallo stereotipo dell’aguzzino capitalista.

Il ritmo è incalzante e i racconti degli intervistati curiosamente naturali, anche se forzati dalla pulizia e dalla direzione coerente dei discorsi: nessuno infatti parte per la tangente preso dall’ansia del raccontare, la sceneggiatura (Michele Innocente, Adam Selo) si rivela rigorosa al punto da mostrare qualche spigolo, ammorbidito dalla spontaneità degli attori (irresistibili per dolcezza e simpatia Bob Messini, Luigi Monfredini, Albertina Malferrari, Pippo Santonastaso).
Una narrazione fresca e pulita come la fotografia di Salvo Lucchese, una narrazione che stupisce sul finale per la svolta pubblicitaria giovanilese (a scopo capitalistico naturalmente) con cui gli anziani e il proprietario mediano.
La mediazione è l’anima del commercio e conviene ammetterlo, non senza ironia, difficile salvarsi dalla catena di montaggio ideologica, il sistema è il sistema e non risparmia nessuno, nemmeno i pensionati.
Written by Irene Gianeselli
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