“Chi di noi” di Mario Benedetti: un triangolo amoroso senza tradimenti
“Chi di noi” romanzo di Mario Benedetti è un triangolo amoroso come tanti: lui, lei, l’altro, ma in questo caso non c’è il tradimento furtivo di lui, Miguel o di lei, Alicia, ma la spontanea cessione di lei all’altro, Lucas.
Miguel, inetto e vittima per natura, vive un profondo disagio nei confronti di se stesso. Noia e rifiuto, inettitudine nell’esserci e nell’accettarsi, nel trovare un quid che dia significazione alla sua esistenza, fanno di lui un personaggio sveviano, incapace di uscire dalla senilità in cui è sempre vissuto.
Nonostante Alicia lo preferisca e lo sposa, Miguel non sa assaporare l’armonia e la vitalità del rapporto coniugale, così la moglie considera il loro rapporto come un limbo, una condizione di sottintesi, di pudori, di apparente serenità, una continua simulata calma, senza che l’io di entrambi si sia mai espresso integralmente .
L’inautenticità conduce i due al divorzio e Miguel, in particolare, a spingere la donna verso le braccia di Lucas, a cui già voleva regalarla prima del matrimonio se lei non lo avesse preferito: “In definitiva credo di aver fatto bene a lasciare andare Alicia senza di me. … Ho realizzato il mio unico proposito: essere il più sincero dei mediocri, l’unico consapevole della propria banalità” (pag. 65).
Di fatto Alicia e Lucac sono ciò che egli avrebbe voluto essere, sono il suo ideale, il suo mondo che per incapacità caratteriale non è stato in grado di raggiungere e conquistare . L’unico rapporto possibile per Miguel, è Teresa: la donna di cui frequenta il corpo, solo il corpo e per questo nel possederla, riesce ad accettare la sua mediocrità.
Tale fabula è tutta proposta nella prima parte del romanzo, sotto forma di diario steso da Miguel; la seconda e la terza parte non aggiungono nulla di nuovo, ma con generi letterari diversi, una lettera di Alicia al marito e un racconto di Lucas ripropongono la storia da punti di vista diversi, secondo l’indole e il ruolo degli autori.
Così Alicia nella sua lettera affronta con realismo e razionalità i perché della sua decisione di andare via: “A volte mi sono chiesta da chi, o da dove, ti venga quell’atteggiamento obliquo che ti rende allo stesso tempo così affascinante e così odioso. Non favorisci la corrente, né ti opponi ad essa. … Caro, il nostro matrimonio non è stato un fallimento, ma qualcosa di peggiore: un successo sprecato” (pag. 76).
Infine anche Lucas affronta la vicenda, ma in qualità di scrittore la trasforma in racconto e la narra ponendosi in posizione eterodiegetica e creando una finzione letteraria dettata dalla sua poetica della verosomiglianza: “In tutti i racconti che ho scritto posso riconoscere … una porzione di realtà …, scrivo sempre a partire da qualcosa che accade… Poi deformo, aggiungo, tolgo…” (pag. 85).
Cosi cambia i nomi dei protagonisti-personaggi, in nota chiarisce progressivamente la divergenza tra la sua costruzione narrativa e lo svolgersi reale dei fatti e giustifica anche l’utilizzo del flash back: “… Ma da un punto di vista letterario, fa più effetto ricordare tutto quando appare lei, come se la memoria fosse legata alla sua immagine, come se solo la sua immagine potesse risvegliare i miei ricordi. Il letterato è sempre un po’ poetico e c’è qualcosa di lirico in questa relazione memoria-immagine” (pag. 86).
Insomma, nelle note spiega al lettore il perché delle sue scelte letterarie. Ciò detto, non si può non sottolineare come questa mescolanza di generi renda l’opera particolarmente affascinante ed originale.
Written by Francesca Luzzio