“Mein Kampf” di Adolf Hitler: ripubblicato il temuto libro e va a ruba in ogni parte del mondo
“La ‘razza’ è la stregoneria del nostro tempo; il mezzo col quale esorcizziamo i demoni. È il mito del giorno d’oggi; il mito più pericoloso dell’uomo.” (Da: “La razza, analisi di un mito”, M. F. A. Montagu, Einaudi 1966)
1 gennaio 2016: il nuovo anno è iniziato con festeggiamenti e auguri per i giorni avvenire. Ma qualcos’altro è accaduto in questo giorno, un fatto ritenuto da molti inquietante e oggetto di discussione in ogni dove: Adolf Hitler è stato liberato. No, non in senso letterale naturalmente, si parla infatti del suo libro, il “Mein Kampf”, il libro proibito che in tanti conoscono ma che in pochi hanno letto.
Dalla Germania per anni sono giunte voci secondo le quali la pubblicazione era vietata ma ad esserlo sono sempre stati solamente il saluto nazista e l’esposizione della svastica. Ripubblicare quel libro tanto dibattuto è stato sempre considerato rischioso, in particolare in riferimento alle vittime dello sterminio nazista e agli emulatori comparsi nel corso degli anni. Inoltre era sufficiente collegarsi al web per trovare versioni del “Mein Kampf” in ogni lingua, compreso il tedesco.
Il primo gennaio di questo nuovo anno, però, sono scaduti i diritti di proprietà intellettuali sul libro, fino ad ora posseduti dal ministero delle Finanze del Land della Baviera (ultima residenza del Führer); Hitler morì suicida il 30 aprile del 1945 e i settant’anni sono ormai trascorsi, sebbene per alcuni appaiano ancora vicinissimi.
In Germania si è pensato di pubblicare il “Mein Kampf” in una versione critica (“Mein Kampf – Eine kritische Edition”): due volumi di mille pagine l’uno che conterranno oltre 3000 note accademiche che ne aiuteranno la lettura e soprattutto la comprensione, con una tiratura di stampa tra le 3500 e le 4000 copie e venduta al prezzo di 59€. La prima edizione pare essere andata a ruba con oltre 15000 richieste. Con queste sono arrivate le polemiche, in particolare da parte della comunità ebraica che non ritiene opportuna la diffusione di questo testo.
Peccato ad ogni modo che il formato digitale che avrebbe permesso ad un pubblico più ampio la lettura (per esempio ai disabili della vista, a coloro che non possono sfogliare le pagine a causa di disabilità motorie o semplicemente agli individui con disturbi specifici dell’apprendimento) sia stato per il momento escluso.
Tralasciando ciò ci si chiede se tante dispute siano lecite. Hitler ha contraddistinto uno dei periodi più bui della storia europea e mondiale e aleggia ancora la paura di un ritorno alle persecuzioni e alle tante barbarie documentate. Ecco perciò l’avvicendarsi ogni anno delle giornate della memoria, le visite ad Auschwitz – Birkenau e agli altri campi di sterminio più noti.
Perché quindi non riproporre anche l’opera che diede inizio a tutto ciò? Non si tratta forse di una fonte storica che anche le scuole dovrebbero far conoscere in modo approfondito agli studenti? Per quale motivo procrastinare questo appuntamento con la conoscenza? Ricordiamo quante volte nel corso della storia si sia preferito conservare le persone nell’ignoranza ottenendo poi risultati non certo invidiabili.
Ma siamo poi certi che questo periodo storico sia l’unico che valga la pena essere ricordato in maniera ormai così sistematica? Abbiamo scordato altri fatti altrettanto tragici nei quali altrettanti milioni di uomini rimasero vittime? Qualcuno potrà dire che le sterminio nazista sia il periodo tragico a noi più vicino ma chi afferma ciò si sbaglia.
Che ne è stato delle vittime della strage delle foibe (decine di migliaia, ancora oggi non è possibile quantificare esattamente il numero), del genocidio del Ruanda (circa novecentomila morti), del Massacro di Srebrenica (circa diecimila deceduti), del massacro etiope del 1937 (oltre trentamila vittime), del genocidio dei nativi americani (tra i cinquanta e i centomila Americani vennero sterminati dai colonizzatori europei), del milione di morti nei trentacinque anni di genocidio ad opera di Saddam Hussein, e delle generazioni perdute australiane (tra fine Ottocento e anni Settanta del Millenovecento), solo per citarne alcune?
Avete mai sentito parlare degli oltre centomila bambini aborigeni, vittime della politica del governo statale e federale australiano, che vennero sottratti con la forza alle famiglie con l’intento di attuare un’assimilazione biologica? Senza scordare che la popolazione originaria australiana venne ridotta del novanta per cento grazie all’arrivo dei coloni. E forse vi è un giorno in cui si ricorda tutto questo? Parrebbe proprio di no.
I morti sono morti indipendentemente dall’etnia o religione. Rileggere testi come il “Mein Kampf” potrà essere utile per comprendere l’ideologia nazista. Ma non basta. Perché non leggere nelle scuole saggi come “Modernità e olocausto” del sociologo polacco (di origini ebraiche) Zygmunt Bauman che analizza in modo dettagliato ciò che accadde in quegli anni, oppure gli scritti del sociologo tedesco Max Weber che ben prima della seconda guerra mondiale scrisse sulla autorità carismatica anticipando quanto poi sarebbe accaduto con Hitler?
La speranza è che la cultura prevalga sempre, in ogni caso e in relazione a qualunque argomento o fatto accaduto in passato.
Concludendo siamo certi che almeno Anne Frank riposerà ancora tranquilla: la liberazione dei suoi diari era prevista anch’essa per il primo gennaio ma in seguito alle proteste dell’Anne Frank Fonds, che gestisce i diritti d’autore sull’opera, e dopo aver constatato che il padre, Otto Franke, morto nel 1980, fu coautore dell’opera, questi vedranno scadere i diritti solamente nel 2049.
Written by Rebecca Mais