“La pittura olandese del secolo d’oro” di Claudio Pescio: una raccolta di raffigurazioni laiche in sintonia col nostro tempo
“La pittura olandese del Seicento appare come una glorificazione della vita quotidiana, delle virtù e delle cose domestiche, della casa, della donna che ne è il centro ideale e concreto, un’elevazione generalizzata del contesto abituale alla dignità di soggetto pittorico.”
Agli amanti dell’arte vorrei segnalare un libro che compendia la storia della pittura olandese del Seicento, il cosiddetto “secolo d’oro”, pubblicato nel settembre 2015 dalla casa editrice Giunti e opera del giornalista Claudio Pescio. Con Philippe Daverio, che in quest’opera cura l’introduzione, Pescio dirige la rivista “Art e Dossier”. L’autore è un vero e proprio “specialista” di pittura fiamminga e olandese, e da decenni si occupa di pubblicazioni museali e di cataloghi di mostre.
L’Olanda del Seicento, dove l’autore ci porta con l’ausilio dei quadri più suggestivi, è la patria di artisti quali Vermeer, Rembrandt, Carel Fabritius, Frans Hals, Jan Stern – solo per citarne alcuni -, unici nel loro genere, che nel corso dell’ultimo periodo hanno visto incrementare la loro fama, grazie a mostre come quella che si è tenuta a Bologna nel 2014, dove vi era esposta nientemeno che “La ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer.
I quadri dei pittori olandesi sono passati alla storia anche quali soggetto di romanzi di successo: ad esempio “La ragazza dall’orecchino di perla” di Tracy Chevalier e “Il cardellino” di Donna Tart, dove a rivendicare la “paternità” del quadro col cardellino è proprio Carel Fabritius.
La domanda che ci si pone è perché ruoti così tanto interesse proprio attorno a questi quadri. Sebbene lontani nel tempo, essi sembrano in sintonia con ciò che oggi siamo, ovvero la loro forza sta nell’essere considerati parte della nostra esperienza quotidiana. Li sentiamo insomma simili a noi e, per questo, moderni.
Sarà perché nella pittura olandese, come spiega l’autore, scompaiono quasi del tutto i soggetti sacri, così come i quadri di storia o a carattere mitologico. I soggetti che invece appaiono sono nuovi, poiché immortalati dalla vita di ogni giorno. È una vera rivoluzione del gusto, quella che l’autore descrive in questo libro, proprio perché quei nuovi soggetti vanno incontro alle aspettative della classe dirigente del paese, ovvero una borghesia mercantile e sempre più benestante.
Nel soggetto vi è una certa “enigmaticità”, nonostante la sua “leggerezza”. Quelle ritratte, sono categorie di persone comuni, che non compiono atti clamorosi. In pratica le figure sono affaccendate in gesti quotidiani, eppure la loro capacità di comunicare sembra “bucare” la tela. Merito della perizia dei pittori e della loro tecnica encomiabile, e del fatto che si riesca a dare una veridicità sorprendente a questi soggetti. Si tratta di un “carisma” che può possedere anche chi non è di nobile rango: magari una semplice popolana o addirittura una “servetta” come nel caso del celebre quadro di Vermeer.
Claudio Pescio spiega, attraverso quest’opera, le motivazioni per cui la pittura laica cambia le gerarchie delle arti e perché l’Olanda si metta a “dettare legge” in materia di pittura. Un inizio di modernità che si prepara all’avvento dei realisti francesi quali Turner e Courbet.
Nel libro stupisce sapere di artisti, oggi osannati, che ai tempi vivevano incompresi ed in povertà assoluta. Taluni erano “pittori seriali”, ovvero specializzati in un determinato tipo di soggetto che ripetevano all’infinito; altri facevano i mestieri più disparati e dipingevano nei cosiddetti “tempi morti”.
Dopo avere parlato dettagliatamente dell’importanza del ritratto, quale genere pittorico per eccellenza, e avere dedicato due capitoli rispettivamente a Rembrandt e a Vermeer, l’autore conclude con alcune nozioni sul paesaggio e sulla natura morta, elementi fondamentali della pittura del periodo, in quanto non facenti più da sfondo, come in passato, ma divenuti veri e propri protagonisti.
“La pittura olandese del secolo d’oro” di Claudio Pescio rappresenta senza dubbio un avvincente excursus nella storia dell’arte di quel periodo, il Seicento olandese, che tanto oggi ci affascina e, coi suoi suggestivi dipinti, ci fa avvertire una sempre più impellente sete di conoscenza.
Written by Cristina Biolcati