Il Taccuino del giovane cinefilo presenta “Per amor vostro” di Giuseppe M. Gaudino
Il regista Giuseppe M. Gaudino, nativo di Pozzuoli, torna a girare (e scrivere) un film di finzione in terra napoletana, dopo l’ingiustamente semi-sconosciuto “Giro di lune tra terra e mare” (1997): “Per amor vostro”.

Incastonata in un quartiere agitato e minaccioso, una famiglia è segnata dalla presenza velenosa di un padre violento (Massimiliano Gallo), prepotente e irriverente, disoccupato per scelta e recalcitrante alle proposte di nuovi onesti lavori, profondamente egoista, nonché coinvolto in attività tutt’altro che raccomandabili. Anna (Valeria Golino) è invece la madre umile, operosa, gentile e altruista, affettuosa con la prole e in particolare con il figlio sordomuto, che subisce senza colpa l’astio covato dal padre.
Lei, nonostante la positività che impegna in ogni attività, nelle sale di registrazione presso la sede televisiva come a casa davanti a una tavola imbandita, giorno dopo giorno lotta contro un cielo che le appare perennemente rannuvolato ed un mare senza posa burrascoso. Le tocca sentirsi sparlare alle spalle, trattata in modo irriconoscente da chi vorrebbe aiutare con un semplice gesto di fraternità, accusata di aver addirittura tradito le amicizie nell’intento di ottenere un’occupazione rispettabile.
Come agire quindi nel momento in cui le si presenta, improvvisamente al centro delle attenzioni di un avvenente e maturo attore, l’opportunità di riscattarsi nel campo degli affetti, che da troppo tempo vengono rimpiazzati da sonori schiaffi di collera?
C’è una grande bellezza che avvolge quest’esistenza grigia, tutta da assaporare alla luce di nuove sudate serenità e consapevolezza della realtà che sta attorno: ma va lacerato “il velo di Maya”, tessuto dall’impeccabile fotografia in b/n, la quale di tanto in tanto concede parabole creative al colore, sempre funzionali al senso della narrazione.
Soggetti pregevoli risultano conseguentemente i primi piani, spesso catturati da una tecnica di ripresa in costante movimento, con frequente e fantasioso ricorso alla soggettiva e alle diverse gradazioni della messa a fuoco.

Il volto maggiormente adorato dalle cineprese è quello della Golino, emblema di uno stile recitativo in perfetto equilibrio con la vicenda, i caratteri che lo circondano e la post-produzione che gioca pesantemente sulla sua fisicità; vincitrice per la seconda volta della Coppa Volpi al Festival di Venezia 2015, appaga pubblico e critica nel ruolo di una donna che davvero dà tutta se stessa per amore dei figli, arrivando a prendere in mano la sua vita oltre quello che le spetterebbe, sostituendo la figura maligna del marito.
Anche l’apparato sonoro è piegato abilmente all’esigenza di esprimere il martellante tormento dei pensieri che s’ammassano sempre più allarmanti. La persistenza e l’accumulo delle tensioni portano infatti Anna ad incontrare numerose “anime inquiete” e chiacchierone (particolarmente insidiose nei viaggi in autobus e nella caverna in riva al mare), autentiche incarnazioni delle turbe e allo stesso tempo dei voli pindarici della protagonista.
Il lungometraggio in definitiva risulta sovrabbondante qua e là, forse eccessivamente compiaciuto delle proprie trovate estetiche, ma Gaudino dirige con sicurezza la sua creatura, caricandola di un apprezzabile intrico di rimandi, spesso appena abbozzati, ma sufficienti ad arricchire, senz’ombra di velleitarismo, una vicenda originale già di per sé solidamente strutturata.
Voto al film
Written by Raffaele Lazzaroni