Speciale La Biennale di Venezia: “The Danish girl” di Tom Hooper, la riconquista di un’identità sepolta
Anche quest’anno La Biennale di Venezia ha emozionato il pubblico presente proponendo le più belle anteprime cinematografiche del 2015. È stato dunque un onore poter partecipare come Press Web per Oubliette Magazine all’importante appuntamento. Vi lascio con la mia lettura di “The Danish girl”.

The Danish girl, film diretto da Tom Hooper, (“Il discorso del re”) adattamento dell’omonimo romanzo di David Ebershoff, racconta la storia di Einer, il primo transegnder che si sottopose a due interventi per cambiare sesso.
Einer, pittore danese affermato, è sposato con Gerda (anche lei pittrice), che lo trascina in un gioco divertente, che si rivelerà fatale e decisivo per la trasformazione e l’evoluzione del protagonista.
Lui, quasi per “gioco”, si “trasveste” da Lili per posare davanti alla moglie e “Lili” finisce per impadronirsi di lui, nell’abbigliamento, nella delicatezza, nella gestualità, nei sorrisi.
In The Danish girl, l’evoluzione psicologica dei personaggi, l’arte e l’amore sembrano fra parte di un unico grande quadro: attraverso la pittura la coppia si esprime (individualmente e insieme); dipingendo Gerda riesce finalmente a trovare ispirazione e a sentirsi apprezzata, e allo stesso tempo, posando davanti a sua moglie, Einar si riscopre.
L’interpretazione di Eddie Redmayne è delicata e intensa al tempo stesso: lentamente ma progressivamente il protagonista abbandona il corpo e la psicologia di Einar per far spazio a Lili, che rappresenta la sua vera natura, impossibile da reprimere.
Lui si libera, e lo fa fino alla fine, scegliendo di “uccidere” Einar, per vivere e sentire finalmente come una donna, mentre Gerda, inizialmente scossa dall’evoluzione del marito, sceglie di stare accanto a lui fino alla fine, accompagnandolo nella sua complessa evoluzione, pur sapendo di perderlo come compagno.
Il passaggio inevitabile da Einar a Lili è un mutamento naturale quasi logico: l’uccisione di “Einar” e il “lutto” che vive Gerda per la perdita del marito, corrisponde alla nascita di Lili.

Gerda (Alicia Vikander) è, nonostante tutto, una donna forte e vive in Einar un amore incondizionato e profondo, tanto da “confondersi” in lui e da decidere di stare dalla sua parte, a qualsiasi costo: il legame tra i due è intimo, profondo, libero e sembra non rispondere a logiche di convenienza o di opportunità.
I protagonisti, entrambi perfettamente interpretati dai due attori, sono la spina dorsale dell’intero film, poiché capaci di rendere con diverse sfumature l’evoluzione non solo dei personaggi ma anche del loro rapporto, complesso , instabile, senza ruoli “predeterminati”, ma indistruttibile.
L’elemento che impreziosisce a livello estetico il film, è una “perfetta” fotografia, a volte anche troppo “patinata”: alcune sequenze di immagini, “dipinte” con i toni del blu e dell’arancio sembrano non mostrare sbavature o segni di imperfezione.
I protagonisti vivono interiormente il loro dramma, mentre esteriormente, le “immagini” sembrano non soffrirne; la delicatezza e la complessità rese dall’interiorità di Gerda e di Einar, sembrano contrastare con la fotografia costruita alla perfezione, quasi fosse scolpita su tela.
The Danish girl racconta, con eleganza e senza esasperazione, la libertà di poter essere se stessi; l’intreccio è più di un percorso interiore, è la riconquista di un’ identità, che, sepolta troppo a lungo, finalmente può esplodere nella sua verità.
Written by Sarah Mataloni