“Le ali di Christina” di Stefano Mosca: una fiaba sul coraggio di essere liberi
“Christina aveva sbagliato proprio alla fine, quando bastava fare l’ultimo passo per salvarsi. Si era fermata per pensare, ma in quel punto, in quel preciso momento non ci si può perdere nei pensieri, bisogna agire d’istinto. L’aveva imparato tardi che attendere è dannoso”.
“Le ali di Christina” è un racconto sotto forma di fiaba illustrata, pubblicato nel 2014 da Edizioni Psiconline, nella collana A tu per tu. L’autore è Stefano Mosca, giovane casertano, critico letterario e recensore cinematografico. Appassionato di illustrazioni, egli è anche l’artefice degli splendidi disegni che animano il libro, realizzati con carboncino. Questo racconto d’esordio intende essere una metafora sulla libertà, tema su cui l’autore propone, fra l’altro, anche alcune considerazioni nella parte finale.
“Se davvero avessimo la possibilità di trasformarci in uccello e volar via dal mondo che, malato, sta crollando, saremmo veramente uomini liberi”, si legge nell’introduzione e sulla quarta di copertina.
Per spiegare questo concetto, bisogna necessariamente parlare della trama che, partendo dallo stereotipo fiabesco della principessa imprigionata nella torre, sviluppa una sua originalità d’intenti. Nel giorno del suo undicesimo compleanno la piccola Christina viene imprigionata dal padre e dalla nutrice Margaret in una torre pericolante, poiché il regno di cui l’anziano genitore è sovrano si è ammalato e sta morendo. Prima in completa solitudine e poi con l’amica Corinna, Christina andrà incontro ad una lenta metamorfosi, sia fisica che psichica, che la porterà a prendere consapevolezza di sé. Attraverso esperienze surreali, la ragazza troverà la forza di imporsi in quella società che detta leggi e costumi, e che ci vuole tutti uguali. Essa quindi si libera di ogni paura e, con la tenacia di volersi ad ogni costo salvare, affronta il viaggio. Quel “volo” che porta ad essere se stessi.
Tanti sono i temi trattati in questa favola, all’apparenza così semplice. In primis, i diritti dei minori, poiché, seppur a fin di bene, Christina viene reclusa contro la propria volontà. Il padre la condanna alla solitudine eterna, pur fornendole i mezzi per sopravvivere, e l’abbandona. L’emancipazione della donna, che riesce a salvarsi da sé, e non ha bisogno del principe azzurro che giunga sul cavallo bianco a trarla al sicuro.
La fiducia in se stessi, anche se ritrovata dopo vario tempo e molte riflessioni; il coraggio e la volontà di volersi salvare, contro l’apatia di un mondo che si lascia semplicemente vivere, senza reagire. L’ottimismo, per il fatto che anche nella situazione più disperata, Christina ha avuto la forza di trasformare un corvo nero, uccello della malasorte presente in grande quantità nella torre, in bianca colomba.
Lo stile di Stefano Mosca è semplice, le frasi sono brevi, costituite da molti dialoghi e poche descrizioni. Ho apprezzato il suo modo di introdurre la frase tramite verbo, così come avviene nel linguaggio poetico. Ciononostante, essendo questo un punto di forza, ho trovato che a volte lo abbia portato a compiere scelte linguistiche inusuali. Faccio l’esempio della frase: “La materialità ha seminato la vita dell’uomo, ammalandolo”, dove il verbo, in genere riflessivo, viene utilizzato nella sua non comune forma transitiva. Ma qui son gusti.
“Le ali di Christina” è una favola che, proprio per la bellezza delle sue illustrazioni, potrebbe rivolgersi a lettori di ogni età. Christina rappresenta chiunque nella vita debba affrontare una difficoltà per raggiungere uno scopo, quindi possono esistere vari modi di immedesimarsi in essa e diversi gradi nel comprendere il suo messaggio. Di base rimane la morale, tipica delle fiabe, che emerge preponderante. L’idea che soltanto affrontando le proprie paure si abbia la possibilità di superarle.
Written by Cristina Biolcati