“Maledetti italiani”: il singolo che anticipa il nuovo album di Colapesce
Carissimi lettori, una notizia freschissima sul fronte musicale. In uscita per il 2015 il nuovo album del cantautore Colapesce, di cui abbiamo parlato diverse volte nel magazine. Aspettiamo dunque il nuovo anno e le nuove sonorità di Colapesce con l’anteprima “Maledetti italiani”.
I “Maledetti italiani” siamo noi, tutti, senza eccezione: avviluppati in un’identità nazionale che è tanto più forte quanto più è fragile il nostro sentirci comunità. Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, il musicista siciliano che nel 2012 ha conquistato pubblico e critica con il suo debutto “Un meraviglioso declino” (che in quello stesso anno ha vinto la Targa Tenco come miglior album d’esordio e numerosi altri premi), torna a farsi sentire dopo una lunga pausa. E lo fa proprio con un brano che è allo stesso tempo un manifesto programmatico, una dichiarazione di appartenenza e un atto d’accusa: verso se stesso, il maledetto me, e verso il paese che ha nutrito e cresciuto la sua musica.
Il video che accompagna Maledetti italiani è la rappresentazione plastica del rapporto di odio-amore che gli italiani hanno con il loro paese e con le figure che ne hanno costruito la grandezza o raccontato (e in qualche caso, facilitato) la caduta: un rapporto fatto di umorismo, sorpresa, ammirazione per il genio, ma anche risentimento.
È un paese che cambia, quello raccontato dal video e cantato da Colapesce, in modi inaspettati e suo malgrado: un paese che non ha più il volto che aveva cinquant’anni fa, talvolta nel bene, talvolta nel male. Secoli di storia italiana sono raccontati attraverso i volti dei personaggi aggrediti con equanime aggressività dal piccolo Francesco Fallica, “maledetto italiano di nuova generazione” e protagonista del video, che non risparmia nessuno: il concetto di buono e cattivo – di “alto” e “basso” – perde valore.
Siamo tutti italiani, ognuno maledetto a modo suo.
Il video, realizzato dal collettivo catanese Ground’s Oranges con la regia di Zavvo Nicolosi, è stato girato nello studio dell’artista Jacopo Leone e si conclude non a caso con un rogo in cui, tra politici, calciatori, personaggi del cinema, della musica, della televisione, mostri sacri e fieri rappresentanti della cultura italiana nel mondo, brucia anche la foto dello stesso Colapesce. Segno di discontinuità col passato e bisogno di fare tabula rasa degli idoli, dei nemici e anche di se stesso, un po’ come i Clash che nel 1977 cantavano: “No Elvis, Beatles, or The Rolling Stones”.
Maledetti italiani è il primo estratto da un album che vedrà la luce nel 2015 e di cui ancora non si conosce il titolo. Un disco a cui Lorenzo Urciullo ha lavorato con una squadra rinnovata negli elementi e nel sound.
“Lorenzo non ama stare con le mani in mano”, cominciava così il primo comunicato di Colapesce, nel 2010, e quattro anni dopo lo ritroviamo ancora qui, sempre in movimento. La Targa Tenco come migliore opera prima del 2012, quella del MEI/Medimex sempre per il migliore esordio, il prestigioso magazine musicale inglese NME che l’ha segnalato tra le dieci migliori produzioni pop di matrice non anglofona, la fortunata collaborazione con Meg per una nuova versione del brano Satellite, l’esperimento, sempre con Meg, del “Bipolare Tour 2013”, la partecipazione al Concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni e quella al tributo a Lucio Dalla, organizzato da Franco Battiato, sono questi solo alcuni dei traguardi raggiunti da Colapesce in questi suoi primi quattro anni di vita artistica e che l’hanno confermato come una delle nuove voci più interessanti della musica italiana.
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