Antonio Ievolella in mostra a Padova con due percorsi espositivi: in Galleria Cavour ed open air per la città
Si tratta della più grande antologica sin qui realizzata dedicata allo scultore Antonio Ievolella, quella allestita dal 5 ottobre 2014 all’11 gennaio 2015 a Padova. Una mostra organizzata dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova, curata da Virginia Baradel, che prevede due percorsi espositivi.
Uno allestito nella galleria Cavour, nell’omonima piazza, ospitante piccole sculture, maquettes (rappresentazioni tridimensionali) per le grandi installazioni, disegni e carte con tecniche miste.
L’altro che si allarga “open air” e si snoda nello spazio urbano, in cui sono state installate dodici sculture monumentali.
Beneventano di nascita e padovano d’adozione, nel 1988 Ievolella viene invitato ad esporre alla XLIII Biennale di Venezia nella sezione “Sculture e giardini”. Da allora si susseguono mostre collettive e personali, che trovano la loro celebrazione nell’attuale esposizione della città patavina.
Di grande potenza espressiva sono le sue fontane e l’installazione “I Guardiani della dormiente”, attraverso la quale egli ha trasformato in una piazza monumentale l’ingresso al cimitero di Rio di Ponte San Nicolò (Pd). Quest’ultima è considerata la sua opera più complessa, nonché archetipo della sua poetica.
Antonio Ievolella ha sempre concepito la scultura come una forma plastica simbolica, carica di evocazioni e di indizi narrativi capaci di riportare alla luce oggetti di una memoria soggettiva ma, allo stesso tempo, arcaica e collettiva. Egli lavora da sempre con materiali che ostentano peso e gravità. All’inizio della sua carriera, è stato il tufo, poi il legno e il piombo e, dagli anni Novanta, l’acciaio corten, detto anche “acciaio patinato”. Quest’ultimo, in particolare, presenta un’ottima resistenza alla corrosione da agenti atmosferici; la naturale ossidazione si arresta, formando una patina protettiva che non si modifica nel tempo.
La tonalità cromatica ossidata che prende origine in superficie appare calda e intensa ed offre molte soluzioni estetiche. Un’eleganza “insolita” per la ruggine che sottolinea sensazioni di vissuto, come ne testimonia il largo impiego per edifici e sculture monumentali all’aperto.
Le grandi dimensioni fanno parte dell’ispirazione creativa di questo scultore. Il fare monumentale ed imponente, a partire da forme non figurative ma intensamente allusive, lo hanno condotto alla misura urbana non solo dialogante con gli spazi intorno, ma generatrice essa stessa di senso ed in grado di rinominare la realtà preesistente.
Al di là della suggestiva galleria Cavour, interrata nel sottosuolo della piazza, il visitatore potrà divertirsi a ricercare le varie tappe in cui le installazioni sono state poste, che potrebbero rivelarsi un modo originale di conoscere Padova.
In piazzale San Giovanni è posto “Narvalo”, dal nome di un cetaceo che viveva nei mari antichi, simile ad un beluga. Qui la scultura evoca, in ferro corten, i movimenti dell’acqua che accompagnano il nuoto poderoso del grande pesce.
La “Paranza” è situata in piazzetta Pedrocchi, dal nome di una grossa barca usata un tempo per la pesca a strascico. Ievolella la ricorda in forma di relitto, un tempo fonte di vita, ora carico di memorie e suggestioni.
“Pesca miracolosa” si trova in riviera Ponti Romani. È una scultura che si snoda nello spazio e unisce l’idea dell’imbarcazione, della rete e del pesce catturato.
“Eolo” in via Gozzi è un omaggio al vento, elemento che torna spesso nei lavori di Ievolella; così come “Il giardino dei venti” situato in piazzetta Valentini Terrani evoca un cespuglio fiorito radicato in un perimetro che allude ad uno specchio d’acqua.
“Al sole” in via San Fermo è un omaggio alla circolarità radiante dell’astro che ci dà la vita. “Ghirba”, di piazzale Stazione, allude ad una parola araba utilizzata per indicare un piccolo otre da trasporto, usato in Africa per conservare l’acqua nell’attraversamento del deserto. Tale opera è stata realizzata per la Chiesa dell’Incoronata a Napoli.
“Magica” in piazzale San Giovanni evoca ancora una volta il vento; l’immagine che si ha è quella del vortice, dell’incunearsi nel vuoto della spirale con una forza tale da suscitare delle onde acuminate.
In via Giotto compare “Geometrie di campo”, dove la convivenza di due concetti, la geometria e il campo, consente all’artista di giocare sul piano dell’astrazione e su quello della terra.
“Il carro del giorno del porco” si trova in via Gualchiere e celebra il rituale contadino dell’uccisione del maiale, unendo lo strazio della bestia alla sua valenza primaria per la sopravvivenza della famiglia. Un rito sacrificale carico di memorie e suggestioni.
La “Grande ruota” della Loggia della Gran Guardia, rappresenta l’invenzione elementare e fondamentale del progresso umano. La ruota è il simbolo universale della circolarità, dello scorrere del tempo e della coerenza dello spazio.
Infine, “Terra di magia” posta presso Porta Santa Croce è una formazione di guerrieri schierati a difesa della memoria, dei sogni e della fantasia. La forma schematica trapezoidale ricorda le prime sculture della Grecia arcaica, i fondamenti della figura umana.
Auguriamo a tutti una buona visione, a spasso per le vie di Padova. E ricordiamo che l’arte lascia sempre molto spazio alla fantasia dello spettatore, il quale può vedere in quadri e sculture ciò che più desidera. Un ottimo allenamento per la mente, oltre che una gioia per gli occhi.
Written by Cristina Biolcati