“Le quattro del mattino”, romanzo d’esordio di Aldo Germani: un viaggio nel tempo e nell’animo umano

“A distanza di un paio d’ore, conviveva con qualcosa che non era solo l’ansia soffocante data da quella assurda amnesia, ma un disagio in più, una specie di paura sommersa che lo stava seguendo dal primo minuto di quella paralisi e che, in qualche modo, lo aspettava al varco. Come se il motivo del dramma che stava vivendo fosse lì, a portata di mano, sotto pelle; un leggero gonfiore che lasciava intuire un male più grande. Non sapeva distinguere un presentimento da una suggestione, non aveva idea di cosa lo stesse divorando lentamente, ma era come se un mostro invisibile gli si fosse piazzato addosso.”

Un ragazzo si risveglia all’improvviso dentro un treno in corsa: non ricorda più il suo nome, non sa chi è né dove sta andando. Una terribile amnesia l’ha colpito all’improvviso e ciò che decide di fare è scendere alla fermata indicata nel biglietto che si è misteriosamente trovato in tasca: Pistoia.

Afferra il primo bagaglio che trova, all’oscuro dell’effettiva proprietà, e trova all’interno un libro con un indirizzo scritto a mano all’interno. Quel luogo sarà la sua meta e da lì comincerà il suo viaggio verso l’ignoto o forse verso la coscienza. Ma in questa storia i protagonisti sono anche altri due: Sofia, trentenne delusa dalla vita e dalla famiglia e suo padre Leandro, uscito dal carcere dopo tanti anni. I tre riusciranno in modo inaspettato a far incontrare le loro vite e i terribili segreti reciproci verranno lentamente a galla.

Le quattro del mattino” (ExCogita, maggio 2014), opera d’esordio di Aldo Germani, è un viaggio nell’amore, nel dolore, nella speranza, che vede protagonisti tre personaggi molto diversi tra loro accomunati tuttavia da esperienze infauste dalle quali risulta complicato allontanarsi. Ognuno di loro vive la propria sofferenza in maniera dissimile e la tragicità degli eventi è resa con la sensibilità e la delicatezza mostrate dall’autore con la sua scrittura.

A fare da protagonista nel romanzo vi sono anche gli anni del terrorismo italiano in tutta la loro violenza, con i cambiamenti che questo periodo storico portò e con le conseguenze che ebbero sulle persone. Una storia che fa comprendere come le vittime non furono solamente le persone che morirono e coloro che ne permisero l’uccisione, ma anche i parenti e tutti coloro che con i primi avevano volontariamente o meno a che fare.

Un libro che narra come il silenzio e la solitudine possano significare spesso molto più di inutili parole e di compagnie non desiderate. E gli splendidi paesaggi pistoiesi, descritti con minuzia e vividezza, fanno da sfondo e si mostrano come portatori di fiducia e serenità.

Se in un primo momento i flashback intermezzati alla vicenda possono risultare spiazzanti, con il proseguo della lettura questi diventano essenziali ed esplicativi.

I colpi di scena non mancano e ogni personaggio viene svelato con una lentezza che non porta mai noia o fastidio. Così come per ogni persona anche la scrittura, e di conseguenza la lettura, necessita dei propri tempi ed aiuta a comprendere come proprio lo scorrere incessante del tempo possa portare alla risoluzione di ogni male, o se non altro ad una conciliazione rasserenante.

Insomma, un esordio che fa ben sperare per il futuro letterario dello scrittore brianzolo.

 

Written by Rebecca Mais

 

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Aldo Germani

 

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