Le mogli meno famose del Profeta Maometto: Hafsa e Zaynab
Khadija e A’isha sono le mogli più famose del Profeta Maometto, donne fiere e intelligenti di cui abbiamo già parlato nell’ultimo articolo dedicato alle consorti del Profeta Maometto.
Altre due giovani mogli, però, meritano di essere menzionate non solo per la loro personalità ben strutturata, ma anche per le vicende che le videro protagoniste.
La prima è Hafsa bint Umar (605 o 609 circa-665). Hafsa, come riporta il suo nome, era figlia di Umar ibn al-Khattab il quale, dal 634 al 644, governò la umma (“comunità”, in arabo) islamica in qualità di Califfo, per la precisione secondo Califfo subito dopo Abu Bakr, padre di A’isha e, quindi, suocero del defunto Maometto.
La giovanissima Hafsa sposò Khunays ibn Udhayfa, ma rimase vedova quando aveva soltanto diciotto anni, nell’agosto del 624. Il padre, allora, chiese sia ad Abu Bakr che a Uthman bin Affan (il quale sarebbe diventato il terzo Califfo dopo la morte di Maometto, dal 644 al 656) di prenderla in moglie. Entrambi, però, rifiutarono la proposta perché, a quanto pare, il Profeta aveva già manifestato l’intenzione di sposarla.
Si racconta che Umar andò proprio da Maometto per sfogare la sua tristezza a causa di questi rifiuti e quest’ultimo, secondo l’autorevolissima fonte rappresentata dallo studioso musulmano Bukhari (810-870) gli rispose: “Hafsa sposerà uno migliore di Abu Bakr e Uthman sposerà una migliore di Hafsa”.
Tutte queste notizie, è doveroso ricordarlo, provengono dal Il Sahih del già citato Muhammad ibn Isma’il al-Bukhari, ovvero la raccolta più importante riguardante gli Hadith, i detti del Profeta. Al-Bukhari intraprese un lungo viaggio per raccogliere tutto il materiale che sarebbe entrato a far parte del corpus della tradizione orale secondo l’Islam sunnita e lo classificò in base all’attendibilità.
Il Sahih, inoltre, è stato tradotto in inglese, in nove volumi, da Muhammad Muhsin Khan nel 1959, ma ci sono anche traduzioni in italiano che vi indico alla fine dell’articolo.
Ma torniamo alla vita di Hafsa.
La ragazza divenne, così, divenne la nuova moglie di Maometto quando aveva circa ventitre anni e lui cinquantaquattro. Ovviamente l’unione era, prima di tutto, un’alleanza tra famiglie, un legame che si rafforzava proprio in virtù della sposa, la quale rappresentava un pegno di lealtà tra le due parti.
Hafsa, poi, è ricordata anche per un altro motivo: a quanto pare era lei, oltre ad A’isha, a rappresentare la “memoria religiosa” lasciata in eredità da Maometto ai fedeli e conservava un manoscritto che la riportava e che sarebbe servito a Zayd ibn Thabit (611-666) per redigere, su ordine del Califfo Uthman, il Corano nella forma in cui lo conosciamo oggi.
Nel romanzo “A’isha l’amata di Maometto” di Sherry Jones (Newton Compton, 2008), di cui abbiamo già parlato nei precedenti articoli, Hafsa viene presentata come una giovane donna bellissima ma dal carattere impossibile; capricciosa, egocentrica, egoista e rifiutata dai probabili pretendenti proprio per questa sua personalità irascibile.
Questa è la prima immagine che viene restituita al lettore attraverso gli occhi di A’isha: “… La lucentezza delle brillante sottoveste, più azzurra del cielo di mezzogiorno, la ricca sopraveste di broccato di seta viola, aperta sul davanti, a mostrare il lussuoso azzurro sottostante, la cinta di fine pizzo blu che le circondava la vita, il turbante di seta, anch’esso di un ricco blu, che scivolava lungo l’onda dei suoi capelli neri come inchiostro … le sue sopracciglia curate mi ricordavano uccelli in volo, mentre le alzava e le abbassava su occhi come mandorle tostate”.
Diversa è la storia di Zaynab bint Jahsh (593- circa 644).
Zaynab, rimasta orfana quando era ancora una bambina, sposò il figlio adottivo di Maometto, Zayd ibn Haritha. Quest’ultimo, prima di essere adottato dal Profeta, era stato uno schiavo regalato a Khadija da suo nipote, Hakim ibn Hizam.
Khadija, poi, lo aveva donato a suo marito e Maometto lo aveva affrancato adottandolo e scegliendogli Zaynab come sposa. Il matrimonio, però, non durò più di un anno. A quanto pare, infatti, Maometto si era innamorato della donna e Zayd aveva deciso di ripudiarla per consentirgli di sposarla.
In realtà l’unione tra un padre e la moglie del figlio adottato veniva considerata illecita dall’Islam, in quanto il vincolo che legava le parti era troppo stretto, come fosse un vero e proprio legame di sangue.
Zaynab e Maometto poterono sposarsi solo dopo che quest’ultimo ebbe una rivelazione che giudicava possibili le nozze: “Ricorda quando dicevi a colui che Allah aveva gradito e che tu stesso avevi favorito: “Tieni per te la tua sposa e temi Allah”, mentre nel tuo cuore tenevi celato quel che Allah avrebbe reso pubblico. Temevi gli uomini, mentre Allah ha più diritto a essere temuto. Quando poi Zayd non ebbe più relazione con lei, te l’abbiamo data in sposa, cosicché non ci fosse più, per i credenti, alcun impedimento verso le spose dei figli adottivi, quando essi non abbiano più alcuna relazione con loro … pertanto nessuna colpa al Profeta per ciò che Allah gli ha imposto: questa è stata la norma di Allah … L’ordine di Allah è decreto immutabile”. (Il Corano, sura XXXIII, 37-39. Traduzione a cura di Hamza Roberto Piccardo, Newton Compton, 2012).
Di nuovo l’autorevolissimo Bukhari ci riporta la risposta, tagliente, di A’isha a Maometto e a questo matrimonio. Replica che non si fece attendere: “E’ ben strano che il tuo Dio sia così sollecito nell’esaudire i tuoi desideri”.
Eppure Zaynab e A’isha, la prima dolce e disponibile, la seconda determinata e audace, vissero in accordo per tutta la vita.
Written by Francesca Rossi