La nuova legge di stabilità e le tasse sul web: Google, Amazon e Facebook con la partita IVA

Il 5% del prodotto interno lordo, la terza azienda dietro ENI ma più di FIAT e FINMECCANICA, 16 volte il giro d’affari che produce Las Vegas, di quale azienda stiamo parlando?

Non si tratta di una perla dell’innovazione tecnologica anche se è supportata dalla diffusione di internet, parliamo del gioco legalizzato che oggi vale 80 miliardi di euro l’anno.

È di ieri la notizia che il governo Letta ha approvato 30 nuove concessioni per l’apertura di sale bingo e 7000 nuove videolottery collegate in rete. Gli italiani nel 2003 spendevano 15,4 miliardi di euro mentre oggi siamo a 79,8 miliardi, un business nel quale lo stato non resta inerte ma è azionista.

Con un’amministrazione pubblica dai costi imperiali, 160 miliardi di euro, i governi a prescindere dall’orientamento politico, hanno visto nella tassazione sul gioco un modo veloce per fare cassa.

Dal 2011 ad oggi la regolamentazione ha aperto le porte agli operatori di gioco online con incentivi come  500€ bonus di benvenuto possono offrire con pochi clic intrattenimento interattivo con soldi in palio.  Nel mese di dicembre in parlamento sono state messe sul tavolo diverse opzioni per definire la legge di stabilità del 2014, oltre a 145 milioni di euro già recuperati con le concessioni al gioco si pensa ad una web tax che imporrebbe ai giganti come Google, Amazon e Facebook di aprire una partita IVA in Italia e pagare le tasse nel nostro paese.

Una soluzione allettante per l’erario italiano ma poco attraente per gli investitori stranieri che potrebbero marginalizzare il nostro paese in vista di un aumento della pressione fiscale italiana. In sede UE già si discute di illegittimità di questo tipo di provvedimento che già ha creato un acceso dibattito in rete tra favorevoli e contrari.

Potrebbe essere perseguita la via francese alla risoluzione di questo problema. Il governo Hollande su pressione dell’editoria francese aveva minacciato di imporre una tassa sugli articoli indicizzati da Google. Nel primo trimestre del 2013 la trattativa si è conclusa con una soluzione proficua per entrambe le parti.

Non è stata imposta una tassazione ma una forma di incentivazione finanziaria da a favore della stampa online francese. Google ha acconsentito a stanziare 60 milioni di euro per creare un Digital Publishing Innovation Fund per supportare iniziative editoriali digitali innovative.

Il governo francese ha negoziato con Google che consoliderà la propria partnership con gli editori aiutandoli ad incrementare gli introiti online, una strada percorribile anche in Italia.

 

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