Oscar Pistorius: metafora della fine di un mito – articolo di Daniela Schirru
E poi… E poi.
E poi, all’improvviso ti svegli una mattina e ti accorgi di provare una strana sensazione. E come se nell’aria ci fosse qualcosa di diverso, di sbagliato, di nuovo che sia. Non sai cosa sia, dove venga, che sapore abbia.
Quello che sai è che stranamente qualcosa sta cambiando.
La vita, le vicissitudini, la fama diventano improvvisamente percorsi più grandi di te… Sono esperienze nuove che ti travolgono, finendo con il trasformare ogni cosa che tocchi, che pensi in oro…
E poi, all’improvviso accade qualcosa che fa traboccare ogni cosa, un mito cade e si spezza. Si riduce in mille pezzi, come un enorme vaso di Pandora. Crollo di emozioni, di sogni inseguiti, di sguardi increduli che si chiedono il perché si arriva a questo punto, cosa potremmo dire ai nostri figli, ai nostri nipoti, alle future generazioni di un uomo, che essendosi fatto artefice di milioni di bambini che sognavano il mito come un esempio ricco di carisma, coraggio, non solo per quel desiderio di affermarsi, ma per quella passione che lo fa sentire più vivo, rispetto ad altri. Non per quel desiderio di arricchirsi economicamente, ma per quel desiderio di seguire ogni suo sogno nonostante tutte le difficoltà della vita.
All’improvviso in una giornata di inverno, viene stravolta la vita di ogni persona sulla faccia della terra che credeva nell’umiltà di quest’uomo (Oscar Pistorius) diventato di colpo il loro idolo, per l’impresa che ha saputo realizzare, che il coraggio che ha avuto nell’affrontare una sfida più grande di lui, rimani esterrefatto, cerchi di capire il perché di questo gesto, cosa accadrà ora, se ci sarà una speranza.
Certo non è stato il primo, ma sarà stato l’unico per il significato che ha dato quello che ha realizzato, quello che ha saputo donare a chi l’ha visto tagliare quel traguardo importante.
È finito un sogno, un sogno che in molti hanno creduto. È finito il sogno di un uomo, ma non quello di tanti bambini che vivono con difficoltà la loro vita, non quella di tanti giovani desiderosi di realizzarsi lottando contro le ingiustizie, non quello di tante persone disabili o normodotate che continuano a lottare per farsi ascoltare, per vivere i loro sogni senza intralci, senza ipocrisia.
È finito il sogno di un uomo, ma non il mio, incapace di fermarmi all’inseguimento di quel desiderio infinito, nonostante un handicap chiamato “Ipoacusia”. Sarà come vivere senza questo difetto, andare contro ogni giorno di più, per dimostrare che valgo, non per quello che ho, ma per la forza che mostro nel non volermi arrendere, mai, nel cercare rispetto nelle mie scelte, come io rispetto le scelte degli altri, nel credere nei valori che mi sono sempre rimasti dentro, forse grazie a quel miracolo che mi ha ridato la vita. Crederci sempre e ovunque. Perché siamo umani con tante cose da donare, da dividere attraverso parole, sorrisi, immagini, attraverso il nostro cuore.
Voglio essere una piccola eroina per me, per i miei nipoti, per coloro che non sono mai riusciti a realizzarsi, che sono volati in cielo troppo presto, diventando angeli sempre vicini a noi, nei nostri sogni, nel nostro sentirci piccoli miti perché abbiamo lottato per regalare un sorriso colmo di amore a coloro che ci circondavano, che ci amavano.
È finito un mito, ma è stato bello correre insieme a te, per inseguire quei sogni di una vita.
È finito un mito, passando come una meteora che travolge ogni piccolo pezzo di vita.
E poi. E poi, la mattina finisce, giunge la sera, poi la notte e ti addormenti con l’amarezza nel cuore. É stato un flash, un deja-vù.
Written by Daniela “Aiko” Schirru
Be uno che spara 4 colpi con la porta chiusa di certo non si può chiamare mito. Peccato è stato se non un mito un esempio per tanti. A parte tutto io penso che la giustizia deve fare il suo corso ed è giusto che paga. Ma penso pure a chi fa sport, qualsiasi sport lo deve fare con il cuore anche ai più bassi livelli perché per la gente che ti guarda e ti segue sei un mito un campione e forse in tanti devono iniziare a essere campioni nella vita e poi nello sport.
Questo vale anche per l’arte, non solo per lo sport. Artisti anche nella vita, rispetto verso chiunque, e rispetto verso l’opinione altrui. Se l’Italia, ed il Mondo in toto, è in questa situazione di disagio lo è soltanto perché ci sono persone alle quali non interessa la vita ma solo il denaro. Altrimenti non ci vorrebbe nulla a capovolgere la situazione ed a dare di che da vivere ad ogni essere umano nella Terra. Ma il cambiamento avviene anche da noi, uno ad uno.
Sono perfettamente d’accordo con te, Rosario.
Non difendo quello che ha fatto, come non difendo chi fa sport solo per arricchirsi economicamente, dando così un aspetto negativo a quello che sta costruendo, vedi molti calciatori. Mi spiace solo che Pistorius, il quale stava raccontando una bellissima storia di sport, si sia rivelato una persona capace di questi gesti. E’ una tristezza assoluta.
Con questo articolo, volevo anche far capire che non ci si deve mai scoraggiare davanti a certi eventi. Non sai quante volte mi stavo scoraggiando io, molto prima di questo, quante volte ho pensato di interrompere quel miracolo di vita che mi era stato dato dal cielo. Quante volte nel corso della mia vita ho pensato ciò.
Ma ognuno di noi, ha un miracolo da raccontare. Pistorius l’ha avuto, ma l’ha spezzato. Ha spezzato il cuore di quanti l’hanno seguito con ammirazione.
Io l’ho fatto e continuerò a farlo. Sempre e ovunque. Con le mie poesie, perché diano la voce a tante emozioni, che solo pochi possono provare. Solo leggendole, e sentendole dentro. Non con indifferenza, che è quella che vedo e sento ovunque, in ogni “Mipiace”, in iogni Commento a ogni parola che esprimo. Perché solo pochi colgono dentro il vero significato di ogni parola. Di ogni gesto fatto con amore.