“La contessa di ricotta” di Milena Agus – recensione di Rebecca Mais

“Perché non vendete”, le ha urlato lui dal ponteggio, “e ve ne andate tutti quanti in un bel palazzo nuovo con l’ascensore e il garage?”

Lei, che controllava gli stucchi nella sala da pranzo, dove non pranza mai nessuno, si è affacciata alla finestra per convincerlo del valore dell’antico, del dovere che abbiamo di mantenere quella che era la nostra vecchia Cagliari, tanto sfortunata per via dei bombardamenti, ma sempre meravigliosa.

In una dei quartieri più antichi di Cagliari vivono tre sorelle di origini nobili ma ormai cadute in povertà: Noemi, la maggiore, Maddalena, sposata con Salvatore, e la più piccola, la contessa di ricotta, così chiamata per via dell’inconsistenza di tutto ciò che fa. La loro vita non è così semplice ed ognuna di loro ha un motivo per essere infelice.

Noemi non si è mai sposata e non capisce perché nessun uomo voglia stare con lei; Maddalena non riesce ad avere figli e da qualche tempo vive solo per questo; la contessa di ricotta pensa sempre al suicidio e ha un bambino, Carlino, che quasi tutti considerano ritardato.

Ancora una volta Milena Agus, autrice di numerosi altri romanzi, è riuscita a tratteggiare  con sensibilità da una parte e tratti forti dall’altra, un’immagine più che mai reale della città di Cagliari così come possiamo ammirarla oggi e come poteva essere ammirata nei primi del Novecento.

La contessa di ricotta”, Nottetempo 2009, è una storia che nel complesso trasmette una profonda tristezza e sfiducia nei confronti del mondo sempre così instabile ed imprevedibile. Al tempo stesso vi sono tuttavia degli spiragli di fiducia, di tanto in tanto un raggio di luce appare nell’oscurità delle vite delle tre sorelle che vivono attaccate ad un passato che non è stato troppo indulgente con loro e con l’aspettativa di un futuro migliore.

Il delicato tema del suicidio la fa da padrone in questo breve ma intenso romanzo. In determinati momento parrebbe l’unica via d’uscita dalle crudeltà giornaliere e da quell’amore che non tutti sono pronti a ricevere o che spesso non si è in grado di comprendere a pieno.

Ma la paura ha la meglio e giorno dopo giorno si va avanti tentando di trovare qualche aspetto positivo nella loro esistenza. Ma come dice Maddalena “il presente senza il futuro non esiste” ed ecco che il tormento e l’infelicità tornano a far visita alle tre sorelle.

La Agus ci narra una storia, una delle tante che possiamo trovare in giro, ma lo fa con sorprendente intensità, concretezza e con un linguaggio talvolta piuttosto forte e crudo.

Le sue descrizioni sono così dettagliate da ricreare nel nostro immaginario delle vere e proprie foto del capoluogo sardo, della spiagge, delle viuzze del quartiere di Castello e delle zone interne della Sardegna nelle quali si possono ancora trovare i pastori che svolgono il loro lavoro quotidiano.

Una visione attuale che non smette però mai di sottolineare l’importanza del passato, di chi ci ha preceduti e del futuro che va costruito con pazienza giorno dopo giorno.

“[…] Invece la vita è tutto un miscuglio di male e bene e una volta ha la meglio l’uno e una volta l’altro e così all’infinito.” 

 

Photo “Torre dell’elefante, Cagliari” di  Rebecca Mais

 

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