“Our version of the events” di Emeli Sandé: la musica nera è letteratura

La musica è uno strumento, oggi adoperato da numerosi ragazzi e ragazze, un suono per chiudersi in un mondo proprio e aprirsi al tempo stesso alla vita quotidiana. Molte di queste persone sono riuscite a trarre vantaggio dalla musica, cambiando le coordinate della propria vita e di quella degli altri. “L’armonia dei rumori” è questa l’esatta definizione da dare a una disciplina che ha letteralmente persuaso da generazioni la gioventù terrestre.

La musica è raggruppamento; è gruppo ma soprattutto è un’incorrotta espressione di eventi di vario genere, da quelli sociali a quelli economici diventando avvolte anche un estremo caso letterario. Qualche secolo fa gli scrittori utilizzavano la scrittura per gridare al mondo la libertà; l’indipendenza ideologica oppure come semplicemente girava il mondo, dagli autori coloniali vittoriani come Stevenson; Kipling e Haggard fino ad arrivare ad autori africani contemporanei come Okri ed Emecheta. Autori che in due secoli hanno scritto e raccontato il lato oscuro e splendente di terre martoriate dal potere occidentale e in seguito stremate dalla globalizzazione e dall’abbandono.

Oggigiorno la calligrafia è stata ridimensionata da artiste che hanno semplicemente reso l’arte della scrittura in musica, tra queste Emeli Sandé con il suo disco d’esordio “Our Version of Events”.

Quattordici tracce nelle quali l’artista dalla carnagione scura racconta al mondo le sue sensazioni; emozioni ed esperienze raccolte in un disco su etichetta Virgin Records, che ha venduto nel Regno Unito più di seicento mila copie aggiudicandosi due dischi di platino.

Una voce scozzese r&b paragonata ad artiste del calibro di Alicia Keys e Christina Aguilera. Un piccolo gioiello della discografia britannica che vanta numerose collaborazioni artistiche come la stessa Alicia Keys; Professor Green con il quale duetta nella canzone “Read all about it” rilanciata lo scorso dicembre sul mercato discografico italiano, con il titolo “Read all about it (tutto quello che devi fare)”cantata sempre da professor Green ma accompagnato dalla voce di Dolcenera. Il disco uscito lo scorso 13 febbraio 2012 segue la scia di molte altre artiste che dagli anni settanta hanno seguito e coltivato la strada degli scrittori coloniali e postcoloniali.

I brani “River; Lifetime; Hope” sono quelli che più legano gli appassionati di questo genere all’artista, le strofe ricordano molto due grandi lavori discografici anch’essi d’esordio “On How Life is” di Macy Gray e “The Miseducation of Lauryn Hill” di Lauryn Hill, entrambe sono ancora oggi artiste che hanno riportato in superficie quello che prima l’occidente stremava con la sua sete di potere, in particolare l’impero britannico vittoriano e che ora acclama costantemente, quasi come se fossero un simbolo di ribalta e di salita socio morale, e in qualche modo lo sono, perché sono figlie di quelle artiste come Alice Walker, le quali si sono messe in gioco prima di loro e che hanno reso la musica e la scrittura simbolo di vittoria e di affermazione personale.

Quello che prima il mondo distruggeva oggi è diventato un punto d’ispirazione per ritrovare la giusta forza e umiltà ormai entrambe perse.

Emilie Sandé dichiara nel booklet dell’album “Grazie di tutti questi sogni ma adesso spero di rintracciare la forza e l’umiltà per sperare un giorno di trovare il mio mare”. Questo spiega di come queste artiste di colore sappiano comunicare e soprattutto esprimere realmente quello che provano.

My kind of love; Clown e Suitcase” si avvicinano molto allo stile Emecheta alla sua stesura e alla sue idee antropiche.

Our version of events” continua il percorso di quegli scrittori e scrittrici che utilizzavano la parola per idealizzare e concretizzare un concetto e inoltre segue la strada che stanno percorrendo o che hanno percorso molte altre artiste di colore, le quali hanno reso la musica l’unica è vera corona. Questo è quello che io dico oggi e che tutti dovremmo pensare: la musica è letteratura.

 

 

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