“Cinquanta sfumature di grigio” di E.L. James – recensione di Rebecca Mais
<Lei ha una filosofia? Se sì, quale?>
<Non ha una filosofia vera e propria. Forse un principio guida, quello di Carnegie: “Un uomo che acquisisce la capacità di prendere pieno possesso della propria mente è in grado di prendere possesso di qualsiasi altra cosa a cui abbia diritto.” Mi piace avere il controllo, di me stesso e di quelli che mi circondano.>
Il romanzo erotico dell’anno, la trilogia più discussa dell’ultimo mese, ad opera di E.L. James (pseudonimo di Erika Leonard), casalinga inglese cinquantenne ed annoiata che un giorno decide di scrivere un romanzo con l’intento di regalare qualche ora di svago a chi si trovava nella medesima situazione.
È così riuscita a vendere milioni di copie in tutto il mondo (in seguito alla fortuita pubblicazione da parte di una piccola casa australiana) e di recente i primi due capitoli della saga, “Cinquanta sfumature di grigio” e “Cinquanta sfumature di nero”, sono approdati anche in Italia (il terzo, “Cinquanta sfumature di rosso”, nelle librerie dal 17 luglio), editi da Mondadori. Da quel momento si sono susseguiti articoli sulle più svariate riviste italiane e discussioni, più o meno interessanti, nel mondo letterario e non.
Ma si tratta effettivamente di un libro per il quale vale la pena di spendere il nostro prezioso tempo?
Lei è una studentessa universitaria che per sostituire un’amica deve intervistare un ricco imprenditore americano di cui non sa praticamente niente, quando si ritrova davanti un bellissimo ed affascinate ragazzo. Un incontro casuale, un colpo di fulmine, e ha inizio la relazione piuttosto singolare e ossessiva tra Anastasia e Christian Gray. Ben presto lei scoprirà che lui nasconde qualcosa, delle tendenze a provare piacere nell’infliggerle dolore fisico. Ma lei, alle prime armi con le situazioni amorose, non è abituata a questo tipo di inclinazioni e dovrà fare una scelta non semplice: continuare a stare con Christian, sottostando alle sue regole e firmando un contratto da lui imposto, oppure lasciar perdere tutto e tornare alla sua vecchia, anche se meno eccitante, vita?
Con un inizio alla “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” di Melissa P, dei rimandi alla goffaggine della “Bridget Jones” di Helen Fielding e un’assonanza, probabilmente non casuale, tra il nomignolo della protagonista, “Ana”, e l’ Anaïs Nin del celebre “Il delta di Venere”, il primo libro si dipana lungo una trama piuttosto ripetitiva, con una scrittura piuttosto semplicistica, seppur scorrevole, con numerose scene di sesso e la presenza costante dei più svariati strumenti sadici. A tratti quasi inquietante, potrebbe in parte essere interpretato come un monito su ciò che può sopravvenire nell’insinuare in simili realtà. Le reazioni della protagonista infatti portano a riflettere sull’ influenzabilità e irrazionalità dell’animo umano e potrebbe facilmente essere giudicato come uno dei tanti romanzi maschilisti in cui vediamo la donna sottomessa ai voleri dell’uomo. Ma in realtà la protagonista si dimostra più forte del suo uomo e le parti sembrano rivoltarsi.
A dirla tutta non vi è molto da interpretare e si potrebbe facilmente classificare “Cinquanta sfumature di grigio” tra i classici romanzi da ombrellone, solamente più hot.
L’autrice ha dichiarato in numerose interviste di aver salvato numerosi matrimoni grazie alla sua trilogia, ma siamo sicuri che le donne italiane siano così desiderose di leggere le avventure di una donna sottomessa che ha a che fare con una relazione morbosa che può rivelarsi alquanto rischiosa? Per fortuna la condizione femminile nel nostro Paese non è così tragica, ma purtroppo sentiamo parlare di certi fatti di cronaca fin troppo spesso.
In ogni caso il libero arbitrio permette ad ognuno di trarre le sue conclusioni.
Buona lettura, nel caso in cui, colti da pruriginosa curiosità, decideste di avventurarvi nel mondo sadico di Ana e Christian.
<Non farlo> mormora e mi dà un bacio leggero.
<Perché non ti piace essere toccato?> domando, guardando i suoi dolci occhi grigi.
<Perché dentro ho cinquanta sfumature di tenebra, Anastasia.>
La recensione di Rebecca è impeccabile e chiara, come sempre.
La mia curiosità di leggere questo libero però si è notevolmente ridotta…anche a questo servono le buone recensioni! Grazie Rebecca :-)
Grazie a te Fiorella! Mi piacerebbe conoscere anche i commenti di altre/i lettrici/. In ogni caso, personalmente, penso che non ci si perda tanto a non leggerlo.
bella recensione ;) preferisco quando chi recensisce non svela troppo sulla trama del libro altrimenti si perde il gusto della lettura ;) hai reso comunque l’idea di quello che rapprensenta il libro, io l’ho letto e ne sn rimasta delusa, si presentava bene…se solo avessero dato al sesso un ruolo meno presente ma penso che lo scopo era proprio quello attirare i lettori per via del tema erotico :)
Il grande impatto che sta avendo questo libro sul pubblico dimostra, una volta di più, quale sia il ruolo fondamentale della pubblicità martellante, associata al titolo e alla copertina di un libro (della serie specchietto per le allodole) nel momento della scelta. Un “buon” lettore dovrebbe invece dedicare un minuto in più del suo tempo alla lettura dell’indice, se presente, o della sinossi o della quarta di copertina per cogliere quanti più indizi possibile su quanto andrà ad acquistare. E così accade spesso, tristemente, che libri assolutamente banali, se non mediocri, affossino opere meno note e di autori di maggiore talento.
Grazie Lux! Sono d’accordo con te e anche con Fiorella. Purtroppo forse di lettori buoni non ce ne sono così tanti e spesso preferiscono leggere qualcosa che viene pubblicizzato così tanto piuttosto che operare una selezione. Ma come hai detto tu Lux penso anche io che lo scopo fosse quello attirare i lettori per via del tema erotico.
Anastasia non è mai stata sottomessa a Christian. la storia si evolve in tre libri e la fase “erotica”, passa in secondo piano, e si scoprono altre cose della trama. E il libro non è un’incitazione alla violenza sulle donne.
Buongiorno.
Mi perdoni ma il tempo l’ha perso per recensirlo quindi l’ha letto, o queste sue frasi le ha scritte per “voci di corridoio”? Concordo con Lei che sia una “trilogia” scritta in modo semplice, quasi come “una prima volta”: tutto in prima persona, termilogia piuttosto elementare, personaggio femminile un po’ incredibile in certi passaggi, personaggio maschile poco considerato, la sua psicologia poco sviluppata….tuttavia lo scopo primario pare sia vendere e con le giuste accortezze questi libri si vendono molto bene…
Perdere tempo a leggere un libro? Non lo ritengo corretto, in fin dei conti quando si va in libreria e si valutano le proposte si è coscienti che in base all’argomento la trama avrà più o meno spessore, che poi alla fine della lettura non fosse il romanzo che ci si aspettava, lo accetto ma è comunque soggettivo ed ognuno dovrebbe imparare a giudicare per sè non tramite altri.
Gentile Roberta, certamente ho letto il libro e mi dispiace che lei pensi il contrario. Non mi piace svelare la trama in una recensione (per rispetto nei confronti di chi ancora non l’ha letto)e quando scrivo se si tratta di un libro per il quale valga la pena spendere il nostro tempo ammetto di averlo scritto con intento provocatorio e per indurre i lettori a scrivere i loro parero. Sono d’accordo quando dice che leggere non è mai una perdita di tempo ma è anche vero che ci sono letture più o meno valide. Spesso i libri vendono indipendentemente dal loro valore stilistico e contenutistico e sicuramente l’idea della scrittrice è stata “geniale”. In ogni caso il mio è un parere tra tanti e la ringrazio per aver espresso il suo pensiero.
Il libro è palesemente scadente. Descrizioni frivole e semplicistiche non lasciano spazio all’immaginazione, tra l’altro l’erotismo è spento, del tutto fuori luogo in alcune occasioni. Mi stupisco dell’accanimento che molte lettrici italiane hanno avuto nel privilegiarne i seguiti. E come dice Rebecca, molti libri vendono indipendentemente dal loro valore artistico, perché l’Italia è patria del commercio, perché anche gli scrittori (purtroppo) l’hanno capito, perché in qualche modo devono campare anche loro… E se alle casalinghe disperate va qualche pagina pruriginosa tra una spazzata e una lucidata, ben venga non è cosi? Tra l’altro non scordiamo che sono proprio le nostre ottantine, paladine di un femminismo scemato nel ridicolo, ottusamente (ancora nel 2000) vittime della ghettizzazione maschilista, che hanno fatto la fortuna dei libri Harmony. Ai posteri l’ardua sentenza.
Ottimo pensiero Vincenzo. Grazie per la riflessione.