“Fa che sia tutto diverso”, album degli Astenia – recensione di Emanuele Bertola
Astenìa, Wikipedia ci dice che è un termine medico che rappresenta uno stato sia fisico che mentale debilitante a tal punto da rallentare fin quasi all’annullamento movimenti e reazioni di ogni tipo, un sintomo – per quel che riguarda l’aspetto psicologico – di depressione e nichilismo che di questi tempi risulta tremendamente diffuso e spaventosamente pericoloso.
Ma a volte basta davvero poco per ribaltare un concetto, anche un gesto piccolo, è così che semplicemente spostando un accento si passa dall’astenìa agli Astenia, formazione capitolina che dal 2005, anno di nascita della band, percorre una gavetta coi fiocchi registrando e distribuendo demo e rimbalzando per tutto lo stivale da un festival all’altro, partecipando a svariati concorsi, portandosi a casa diversi premi e aprendo i concerti di grosse personalità della musica di casa nostra, finchè tra il 2011 e il 2012 si fa finalmente più concreta l’idea di un disco di debutto ufficiale che ha visto la luce lo scorso 27 aprile.
Per l’album di esordio il quartetto formato da Gianluca Gabrieli, Edoardo Siliquini, Fabio Blando e Riccardo Acanfora (questi ultimi entrati in formazione nel 2011 e nel 2012) ha optato per un EP di quattro brani, una scelta che denota da subito un obiettivo ben preciso, e cioè quello di non strafare, obiettivo rafforzato dal fatto che questo esordio ufficiale arriva a ben 7 anni di distanza dalla genesi del gruppo, un tempo lungo che ha contribuito a tracciare un sentiero di maturazione musicale, artistica e compositiva libero dagli “intoppi” dettati dalla fretta o da logiche di mercato che troppo spesso finiscono per condizionare la creatività.
Dal 2005 ad oggi gli Astenia hanno avuto modo di crescere con le giuste tempistiche, di trovare la formula migliore, il mix di sonorità, ispirazioni e influenze più adatto allo spirito del gruppo e incanalarlo in quattro tracce di un godibilissimo pop venato di rock e incursioni elettroniche, coronato da riverberi noise e tracce di cantautorato italiano; una miscela in cui le influenze italiane si fanno sentire, in particolare quella dei Velvet – che hanno partecipato alla produzione artistica – e dei Subsonica, dei quali si annusano qui e là cadenze vocali e sonorità che però non prendono mai il sopravvento.
“Fa che sia tutto diverso“, una speranza, una preghiera, ma anche e soprattutto un imperativo, una spinta a non farsi abbattere, a non fermarsi alla prima difficoltà, a non rimanere vittime dell’astenìa (ed è qui che il nome della band diventa significativo) ma rimboccarsi le maniche e fare qualcosa perchè quel che non va cambi e sia diverso, in particolar modo nei rapporti con gli altri, nelle relazioni personali e nelle emozioni.
È su questo aspetto infatti che gli Astenia si concentrano per la realizzazione dell’album e il risultato sono quattro canzoni legate da un filo conduttore che lungo l’ascolto porta a galla le emozioni di un amore appena nato (“Nel tuo disordine”), con tutte le sue belle speranze, la sua crescita giorno dopo giorno in cui è indispensabile venirsi incontro, ma anche quelle di una storia che sta finendo (“Les Ulis”) proprio quando si smette di parlare e di venirsi incontro, quando l’abitudine trasforma le emozioni in un sommesso grigiore destinato a perdersi.
Ma se solo si ha il coraggio di resistere al torpore ci si rende conto che la fine può trasformarsi in un nuovo inizio, in “Un giorno nuovo” che è lì soltanto ad aspettare di essere affrontato senza timori, senza la paura di rischiare e senza ferite mal rimarginate a placare la voglia di mettersi in gioco. Quel che resta alla fine è una vita vissuta e non soltanto vista passare, e guardandosi indietro è chiaro che la cosa più importante è non arrendersi qualsiasi siano i rischi, non nascondersi dietro le paure e le angosce ma affrontarle “Nel modo più naturale possibile”.
Un album sentimentale quindi? Sì, decisamente. Il solito pruriginoso pop sdolcinato e stucchevole? Assolutamente no. “Fa che sia tutto diverso” è un disco che riesce ad essere radiofonicamente valido e immediato e allo stesso tempo significativo, un disco onesto e sincero che si inoltra in un terreno, quello del pop e dei sentimenti, in cui è facile perdersi, ma gli Astenia resistono a facili deviazioni, si rimboccano le maniche e il risultato premia la loro decisione, ascoltare (con attenzione) per credere!
Written by Emanuele Bertola
Photo by Matteo Casilli
Tracklist:
1. Nel tuo disordine
2. Les Ulis
3. Un giorno nuovo
4. (Nel modo) più naturale possibile
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