Intervista di Alessia Mocci ad Andrea Mucciolo ed al suo “Ostaggio del sesso”

Il sesso è uno spunto per parlare della dignità dell’uomo.

Ostaggio del sesso”, edito nel 2010 dalla casa editrice Eracle Editore, è un romanzo di Andrea Mucciolo (1978). Sempre nel 2010 con l’Eracle Editore pubblica “Prendi nota – poesia sensuale dell’abbandono”.

All’autore nel 2009 è stato conferito il premio speciale “Non omnis possumus omnes” del Concorso Letterario Nazionale “Nicola Zingarelli” per il manuale “Come diventare scrittori”, edito nel 2009 dalla casa editrice Eremon.

Ostaggio del sesso” vede come protagonista dei personaggi mediocri ed un uomo, Luca, che farà di tutto per ottenere la felicità, questo suo modo d’agire, però, gli conferirà solo un’angosciante amarezza di vita.

Andrea è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulle sue pubblicazioni e sulla sua vita. Buona lettura!

 

A.M.: Ci parli delle  precedenti pubblicazioni ad “Ostaggio del sesso“?

Andrea Mucciolo: Ho esordito nel 2006, con il romanzo “Divieto d’uscita”. In seguito mi sono dedicato molto alla scrittura di poesie e racconti brevi, pubblicando soprattutto sulla rivista letteraria “Inchiostro”, diffusa anche nelle librerie Feltrinelli e, di recente, anche sulla rivista “Poesia”, edita da Crocetti Editore, da oltre vent’anni la più importante e diffusa rivista di cultura poetica in Italia. Recentemente la Eremon Edizioni ha pubblicato due miei manuali di editoria e scrittura “Come diventare scrittori oggi” e “Come pubblicare un libro”. Dopo una pausa durata quasi due anni, nella quale ho pubblicato, oltre ai sopraindicati manuali, quasi esclusivamente articoli di editoria su giornali (Il Settimanale di Latina) e riviste di settore, sono felicemente tornato alla narrativa, mia principale vocazione.

 

A.M.: Chi sono i protagonisti di “Ostaggio del sesso”?

Andrea Mucciolo: I personaggi di questa storia, protagonista compreso, sono persone perlopiù superficiali, interessate alle apparenze, per nulla disponibili verso il prossimo. Si tratta anche di persone stupide e sicuramente caratterizzate da una certa instabilità emotiva. Una persona, inoltre, è quel genere di arrivista che venderebbe la madre al mercato delle schiave. Non credo sia possibile provare simpatia alcuna per i protagonisti di questo libro. Credo, anzi, che appaiano profondamente irritanti, generando un senso di avversione misto a pietà (più in senso dispregiativo). C’è soltanto una persona presente in questa storia verso la quale possiamo realmente provare simpatia nonché dolore per la sua situazione e, guarda caso, riguarda la parte più triste di tutta la storia. Una parte spaventosamente straziante.

 

A.M.: Perché Luca è in continuo precipitare? Esiste una sorta di morale all’interno di “Ostaggio del sesso”?

Andrea Mucciolo: Ecco, il punto è proprio questo: c’è più di una morale in questa storia. Ognuno troverà la propria, credo. A me non interessa lanciare un attacco alla società moderna che vede il sesso come un semplice prodotto da sfruttare a livello commerciale usando il corpo della donna. Nulla di tutto ciò, sia chiaro, sarebbe stato troppo banale. Il sesso è uno spunto per parlare della dignità dell’uomo. Luca, il protagonista, sarebbe, teoricamente, una vittima. Tuttavia, una vittima partecipe, fin troppo. Se ad una persona cade un pezzo di cornicione in testa non ha nessuna colpa, è una vittima. Se invece una persona viene rapinata dopo aver accettato un passaggio da uno sconosciuto, ecco che qui già troviamo un “concorso di colpa”, poiché appare evidente ad ognuno di noi i rischi di un tale comportamento. Tuttavia, l’accettare un passaggio da uno sconosciuto non dà la garanzia assoluta che ci accadrà del male, non è detto. Ma quando, invece, non solo si è consapevoli di tutti i rischi, ma di più, già si sta vivendo una situazione disgustosa, insensata, sofferente e, coscienti di tutto il male che questo ci sta portando, rimaniamo immobili senza cambiare la nostra vita, ecco che non siamo più delle mere vittime. Il tutto appare ancora più irritante se si pensa che al protagonista si aprono spesso delle porte, un raggio di luce gli illumina una via d’uscita dalla situazione nella quale si è volutamente immischiato ma lui la ignora, continua a distruggersi. Facciamo un altro esempio: se la mia compagna mi chiedesse di rinunciare a scrivere per passare più tempo assieme a lei sarebbe profondamente ingiusto e denoterebbe, in parte, il suo egoismo. Qualora accettassi, ad ogni modo, non andrei esattamente contro la mia morale né ferirei più di tanto la mia dignità, in quanto potrei anche essere felice di questa scelta. Quando, invece, ciò che ci viene chiesto è un qualcosa che incide in maniera pesante sulla nostra etica, ecco che tutto appare sotto un’altra ottica. Non intendo, comunque, sottolineare il classico concetto della donna tentatrice, assolutamente no: per quanto mi riguarda la colpa la faccio ricadere maggiormente sull’uomo il quale, pur avendo facoltà di scelta, butta il rispetto verso se stesso nel gabinetto.

Luca, infatti, ad un certo punto del romanzo si domanderà quale sia stato il fattore scatenante delle sue disgrazie: “A quale fattore avrei dovuto attribuire la causa di questa situazione? Alla mia furia incontrollata? Alla mia stupidità? Alla mia perversione? O all’amore? Che senso aveva, comunque, tentare di capire il motivo alla base di tutto, quando, nello stato in cui mi trovavo, non c’era neanche un microbo di speranza per me?”  Una definizione perfetta di quest’opera l’ha data proprio la editor della casa editrice: “Questo breve romanzo è la parabola discendente di un uomo che, per cercare di ottenere a tutti i costi la felicità, si ritrova alla fine a rimpiangere la sua condizione precedente, in cui almeno conduceva una vita dignitosa.” Luca precipiterà sempre più perché è un uomo mediocre (o meglio, perché si sente tale), ma soprattutto perché è un debole, un tipo accondiscendente ed anche vigliacco.

 

A.M.:  Qual è la percentuale di Andrea Mucciolo presente nel testo?

Andrea Mucciolo: Bella domanda. Quasi tutto ciò che scrivo è allegorico, in un certo senso, e ho detto allegorico, non autobiografico. In quasi tutte le mie opere manipolo in maniera estrema la mia realtà e, successivamente, la mia fantasia si espande ben oltre lo spunto iniziale, anche se alla fine ritorno sempre, in maniera recondita, su fattori che interessano la mia visione del mondo e della vita. La vicenda è completamente inventata e questo lo si intuisce ancor meglio nella seconda parte dell’opera, dove appare evidente che non avrei potuto, per ragioni “tecniche”  ed oggettive note a tutti aver vissuto una simile esperienza. Il dubbio, semmai, potrebbe riguardare la prima parte. Immagino che in molti potrebbero arrivare a pensare che io l’abbia vissuta sul serio una vicenda perlomeno simile. E, del resto, non sento di poterli biasimare per avere un dubbio del genere: anch’io sarei portato, in un caso simile, a pensare la stessa cosa. Ad ogni modo, mentre posso affermare che alcune situazioni narrate simboleggino qualcosa di intimo (ed allegorico) per me, allo stesso tempo dico che, a livello puramente personale, dietro ad ogni concetto che faccio esprimere al protagonista si cela molto di più delle semplici e palesi parole stampate. Ma questo può riguardare soltanto me, non chi legge. O, almeno, non necessariamente. La scrittura di quest’opera non ha rappresentato un processo catartico. Questo avveniva in passato, quando scrivevo per venti persone al massimo (il mio “pubblico” di allora). Ora è mio desiderio offrire al lettore una storia che lo farà riflettere, emozionare e divertire, punto. Tutto il resto lascia il tempo che trova. Io guardo sempre oltre. Ognuno pensi pure ciò che vuole, per me andrà bene in ogni caso, non mi faccio problemi. Attenzione, comunque, alle conclusioni affrettate: la verità non si trova mai in superficie, dimora negli abissi oceanici.

 

A.M.: Quale pensi sia il target di lettori che compreranno “Ostaggi del sesso”?

Andrea Mucciolo: Sinceramente, non saprei, ma credo un target veramente eterogeneo. All’inizio pensavo fosse un’opera destinata più ad un pubblico femminile, ed in parte lo penso tuttora, tuttavia, non è per nulla simile alle classiche opere che si definiscono “per un pubblico femminile”. E poi queste “ghettizzazioni” letterarie le trovo pericolose. Non ho scritto un romanzo in stile Harmony e, lo ribadisco anche in questa sede, non si tratta neanche lontanamente di un’opera erotica o sentimentale. È meglio che io non calchi più di tanto su questo punto: abbiamo una sinossi, un estratto ed alcune frasi prese da più punti all’interno del testo. Non voglio, non posso immaginare, fin da ora, a che tipo di lettori potrebbe interessare il mio romanzo, proprio perché io stesso non riesco a collocarlo.

 

A.M.: Come sta reagendo il pubblico dei lettori con “Ostaggio del sesso”?

Andrea Mucciolo: In effetti molto bene: ho diffuso in rete un estratto del primo capitolo e i commenti sono stati per la maggior parte molto positivi:

http://www.ostaggiodelsesso.com/estratto_primo_capitolo_romanzo_mucciolo.html

non me l’aspettavo assolutamente, perché ritengo che la parte iniziale sia il punto dell’opera più fiacco e banale, almeno in apparenza, lo affermo con la massima sincerità. Penso che il primo capitolo potrebbe erroneamente trasmettere l’idea che si tratti della classica storia d’amore che finisce male, inframmezzata da tradimenti e sofferenze di vario genere. Beh, se avessi scritto una vera storia sentimentale seguendo tutte le “regole del genere”, per la miseria, proverei disgusto verso me stesso! Ad ogni modo, credo che le tante persone che l’hanno commentato in maniera positiva ci abbiano letto molto dentro, e questo mi fa pensare di aver già raggiunta una parte del mio scopo.

 

A.M.: Pensi che la tua casa editrice stia facendo un buon lavoro pubblicitario e di distribuzione?

Andrea Mucciolo: Direi che le premesse ci sono tutte: quando un editore investe in maniera totale su di te, sotto ogni aspetto editoriale e quando ogni giorno noti sempre di più quanto creda in questo progetto allora non puoi non essere soddisfatto. Il solo pensiero che una casa editrice abbia già sborsato alcune migliaia di euro su di te ti dà tutta l’energia di cui hai bisogno per andare avanti. Ecco perché non riesco ad immaginare quale soddisfazione ci sia nel pubblicare a pagamento, ossia: ci può essere anche in quel caso un minimo di soddisfazione, ma decisamente ridicola se rapportata a quella che si può provare quando un editore investi i propri capitali su di te. Posso dire di essere stato fortunato a trovare la Eracle Edizioni (tra l’altro per puro caso: un autore pubblicato da loro è venuto nel mio forum citando la casa editrice), perché sento questo editore perfettamente in sintonia con il mio modo di fare editoria, ovvero una maniera aggressiva, capace di osare e di fregarsene di tutte le varie “prefiche” adagiate sui loro “muri del pianto” e votate al loro improduttivo piagnisteo. Le eventuali pecche della distribuzione, tra l’altro, non sono attribuibili all’editore. L’unica “colpa” di questo editore è quella di esistere da un anno appena. A me, tuttavia, non piacciono i luoghi comuni, e forse dietro la Eracle (si veda, in caso, cosa simboleggia questo personaggio mitologico) si cela una forza più ampia di quello che dimostra l’apparenza. Vedo inoltre il mio editore muoversi attivamente su diversi fronti, e siamo all’inizio, si badi bene. Poi, se il mio apporto risulterà non dico determinante ma degno di nota per una ulteriore crescita della casa editrice, allora ne sarò doppiamente soddisfatto. Non vorrei raccogliere i frutti del mio lavoro, vorrei essere io stesso il frutto da cogliere. In altre parole: voglio creare una mia forza, che possa durare nel tempo. Aiutato, certo, ma facendo la mia parte, per maturare professionalmente e, ovviamente, anche umanamente. Aggiungo soltanto una cosa, per concludere: accetterò ogni critica, anche gli insulti gratuiti, tanto… ma una cosa non la potrò accettare, proprio a livello pratico, oggettivo, fisiologico, ovvero, che qualcuno affermi che questa storia non sia originale. In caso, che mi si indichi pure (se possibile, ma credo sarà difficile) un’opera simile alla mia. Ho voluto fare dell’originalità il mio biglietto da visita. Nel bene e nel male, naturalmente, non sarò io a giudicare. Grazie per il vostro interesse. Un saluto.

 

Rileggete attentamente questa frase di Andrea: “Non vorrei raccogliere i frutti del mio lavoro, vorrei essere io stesso il frutto da cogliere.”, credo davvero ci sia molto da imparare da questo autore.

Vi lascio alcuni link utili per seguire Andrea Mucciolo e le sue pubblicazioni:

http://www.andreamucciolo.com/

http://www.ostaggiodelsesso.com/

http://www.facebook.com/profile.php?id=1539757693

http://www.facebook.com/pages/Andrea-Mucciolo-scrittore/160275423882

 – intervista del 2010

 

2 pensieri su “Intervista di Alessia Mocci ad Andrea Mucciolo ed al suo “Ostaggio del sesso”

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