Intervista di Pietro De Bonis a Simona Giorgino ed al suo “Jeans e cioccolato”
«Non mi ha neppure degnata di uno sguardo» mi scopro ad affermare io, svelando così il mio complesso di inferiorità.
Le due mi stanno lanciando un’occhiata indecifrabile. Anzi, mi sembra di poter vagamente decifrare quella di Debby. Dev’essere qualcosa del tipo “questa qui la faccio tornare come nuova, un giorno o l’altro”.
«È logico» sta dicendo con voce stridula, puntando un odioso dito con l’unghia tinta di rosso verso le mie scarpe.
La guardo con aria interrogativa, fingendo di non capire.
«Voglio dire, dai!» esclama.
«Cosa c’è che non va con le mie scarpe?» fingo ancora di non capire. In realtà ho capito perfettamente. Ho capito che forse è vero, sono un po’ trascurata rispetto alla massa femminile che si muove intorno a me. Le vedi tutte con i tacchi, truccate come dovessero apparire in televisione, braccialetti tintinnanti ai polsi e anelli vistosi alle dita. Poi ci sono io: jeans larghi, vecchi stivaletti e capelli raccolti in un elastico che sembra aver combattuto la seconda guerra mondiale. È facile capire cosa c’è che non va.
Laureata in Mediazione Linguistica, studia Inglese e Arabo con specializzazione in Traduzione e Interpretariato. Ama il make-up, la moda e la fotografia, leggere, accumulare libri e fare shopping a manetta nella sua amata Lecce. Ma scrivere resta da sempre la sua passione più grande. E’ in uscita il suo primo romanzo dal titolo “Jeans e cioccolato” (editrice Zerounoundici), un sentimentale ironico e travolgente, con una simpatica protagonista e divertenti colpi di scena, in un’avventura all’insegna del cambiamento e della voglia di migliorarsi.
Bea è una ragazza di ventisette anni con un invidiabile senso dell’umorismo, a cui non rinuncia neanche quando si rende conto di come la sfiga si sia impadronita spietatamente della sua esistenza: non ha un ragazzo, non è esattamente contenta del suo aspetto fisico, le sue presunte passioni non durano mai più di una settimana e, dulcis in fundo, il suo lavoro non è il massimo delle aspirazioni. Gli spiacevoli incontri con un uomo insopportabile, un colloquio di lavoro finito male e le sue continue prese di coscienza non l’aiutano certo a sentirsi una persona fortunata.
Ma il destino ha in serbo progetti più interessanti per lei, primo fra tutti quello di insegnarle che gli eventi della vita possono cambiare direzione quando meno ce l’aspettiamo. Ben presto, infatti, Bea si ritroverà ad accogliere, sebbene con un pizzico di scetticismo iniziale, un’ondata di cambiamento fresca e piacevole, anche grazie all’aiuto di un’amica pazza e spiritosa che, introducendola al mondo del make-up, dei tacchi alti e dei jeans attillati, le farà conoscere una nuova sé stessa di cui andare decisamente più fiera. Ma le sorprese non finiscono qui: un’identità misteriosa sbucata fuori da una chat le scombussolerà la vita, mentre cominceranno anche a diffondersi nell’aria le dolci note dell’amore.
P.D.B.: Ciao Simona! Leggo ti stai specializzando in traduzione e interpretariato in lingua araba, ti affascina l’arabo?
Simona Giorgino: Ciao Pietro. Sì, l’arabo è una lingua che mi affascina molto, come in generale mi affascina il mondo orientale. Ho studiato sempre lingue straniere, sin dal liceo, ma al momento dell’immatricolazione all’università, avevo proprio voglia di intraprendere lo studio di una lingua “diversa”, che non fosse il solito francese o il tedesco che ci impongono a scuola. E oggi, devo dire, non sono pentita della scelta che ho fatto! L’arabo, oltre a essere una lingua meravigliosa, può costituire un buon “biglietto da visita”, soprattutto in vista del mio corso di studi e la professione a cui questi studi portano.
P.D.B.: Beh molto bello questo tuo obiettivo. E nel frattempo che studi, mi dicevi la tua più grande passione, tra le tante che hai, è scrivere? Lo fai da sempre o c’è stato un avvenimento importante nella tua vita che ti ha fatto ritrovare con la penna in mano?
Simona Giorgino: Direi che la passione per la scrittura sia nata insieme a me, 26 anni fa. Scrivo sin da quando ero piccola, dedicandomi ora alla poesia, ora alla narrativa, con una predilezione particolare per quest’ultima. Non credo che in vita mia ci sia mai stato periodo in cui non abbia scritto: una poesia, un rigo, un pensiero, una pagina di diario segreto, qualsiasi cosa mi ha sempre spinta a prendere la penna in mano. E’ proprio una necessità che parte da dentro, un’azione automatica. Così, negli anni ho accumulato poesie, pagine, raccontini vari, alcuni andati perduti, altri che mi piace ancora tornare a rileggere. Il 2010, poi, è stato un anno che mi piace chiamare di “exploit artistico”: mi sono ritrovata a comporre molte poesie, a scrivere racconti brevi e a realizzare scatti fotografici, sino alla stesura del mio primo vero e proprio romanzo agli inizi del 2011.
P.D.B.: Domanda un po’ evanescente prima di parlare del tuo romanzo “Jeans e cioccolato” , tu credi che il sorgere improvviso dell’arte in qualcuno di noi, come il tuo exploit nel 2010, si sviluppi dal nostro inconscio, perché? E’ insita in ciascun essere umano la possibilità di creare meraviglia? O è fortuna solo di quei pochi che si ritrovano a combattere con questi “poteri” a volte senza riuscir loro in primis a capacitarsene.
Simona Giorgino: A me piace credere che la capacità di creare meraviglia – mi piace questa espressione – sia insita in tutti, sia propria dell’essere umano, solo che in alcuni si manifesta in modo più forte, in altri rimane latente – ed è un gran peccato. Certo è che l’arte può prendere davvero le più svariate forme, e credo che ognuno nasca con una forma dentro di sé, e per quanto ci si possa sforzare di – per esempio – imparare a scrivere o a dipingere, ogni sforzo diventa vano se non lo senti nell’intimo. Io sono una grande fan dell’umanità, e non credo che esista al mondo un solo uomo che non sia in grado di meravigliare, in qualsiasi modo immaginabile, se solo lo volesse. Non siamo vuoti, abbiamo un mondo intero dentro di noi, a volte manca solo la forza, il coraggio o la volontà di esplorarlo.
P.D.B.: Mi trovi in accordo con te. Dunque “Jeans e cioccolato”, che uscirà ricordiamolo il 27 aprile 2012, già da subito però reperibile in versione E-book, è un romanzo, un sentimentale rosa, mi hai specificato “per femminucce”, è proprio così? Leggero e di compagnia come proprio un jeans e una tavoletta di cioccolato? Perché questa scelta?
Simona Giorgino: Oh Dio, ero convinta che quel “per femminucce” sarebbe rimasta una confidenza tra noi! E va bene, lo ammetto: è un romanzo “per femminucce”. Con questa espressione, assolutamente ironica, intendo dire che immagino che il pubblico di “Jeans e cioccolato” sarà prettamente femminile. E’ un romanzo rosa, in cui ci troviamo nel ruolo di protagonista una giovane donna nella quale molte vi si potranno riconoscere. Sai, c’è questa voglia di cambiare, di essere più attraente, fanno la loro comparsa tacchi e jeans attillati, cerette e negozi di gioielli, insomma è il motivo per cui lo trovo particolarmente adatto alle lettrici piuttosto che ai lettori. Ciò non toglie che anche i maschietti possano trovarvi una bella compagnia, non tanto per il fatto che in quanto a fissazione sull’aspetto fisico neanche voi scherzate oggigiorno, quanto perché quella di “Jeans e cioccolato” è una storia che tocca diversi aspetti, a mio avviso, e quella dell’ “aspetto fisico” è solo una delle tante sfaccettature.
In quanto alla scelta del jeans e della tavoletta di cioccolato, ho sperato di trasmettere in questo modo una sensazione di calore, di amicizia, di familiarità e quotidianità, di cui questi due elementi ne possono essere un simbolo, oltre a voler rispecchiare il carattere della protagonista, che mangia cioccolata in abbondanza e rischia di non entrare più nei suoi amati jeans…
P.D.B.: Naturalmente volevo anche io ironizzare con “per femminucce”. Ci sono tracce arabe in questo libro? Quanto la tua aspirazione nel lavoro incide o anche danneggia sul sogno di diventare una scrittrice stimata?
Simona Giorgino: Tendo a separare il mio futuro lavoro dalla scrittura. Quello che sarò e quello che farò non toglierà mai niente alla mia passione e non inciderà su di essa, continuerò a scrivere in ogni caso! Non ti nascondo, però, che l’ideale sarebbe far combaciare il lavoro e la passione – come sentiremo dire spesso anche dalla protagonista del romanzo – e, in fondo, per chi non lo sarebbe? Se dovesse arrivare una “carriera” nel campo della scrittura, sarebbe il massimo delle aspirazioni. Non ho aspettative in tal senso, sono una che preferisce pensare in “piccolo” per potersi meravigliare se il “grande” dovesse arrivare, quindi al momento l’importante è realizzarsi come persona e in campo lavorativo (che è già difficile di suo visti i tempi che corrono!), poi se ci sarà anche un minimo successo in questo settore, diventerei la donna più felice del mondo!
Tracce arabe nel mio romanzo dici? Sai che è la prima volta che ci penso? Perché diavolo non ci ho inserito tracce arabe nel romanzo? Che so, un cammello, un viaggio in Marocco… Ci penserò per il prossimo…!
In bocca al cammello Simona!!
“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”
Written by Pietro De Bonis, in Marzullo
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