Intervista di Giuseppe Giulio a Marco Mirante. "Emozionante e magnifica: questa è la mia fotografia"

Catturare un immagine e consegnarla alla vita stessa, come un diamante puro . L’arte della fotografia insegna valori ed emozioni che rimangono ancora oggi fissi nelle nostre menti e vite, proprio come una pietra, luccicante e bella come l’arte stessa.

Il fotografo è un artista, che lavora costantemente con la realtà e il suo quotidiano, utilizzando strumenti freschi e innovativi, legandosi a colori che solo l’attimo di felicità, follia, tristezza e paura sanno dare.

La macchina fotografica è un qualcosa di magico, un “Medium” che capta la gioia delle persone, durante uno scatto, un gesto che lascia dopo tanti anni il ricordo del momento e della persona.

Gli elementi della vita e della nostra terra da anni fanno da cornice a un uomo e ad un fotografo di eccellenza, una semplice persona che ha fatto della sua passione un mestiere e delle sue emozioni simboli di vita. Marco Mirante è tutto questo.

Un percorso creativo iniziato negli anni 70 e arrivato fino ad oggi.

Quasi 40 anni di carriera, tutti raccontati per la prima volta dal fotografo tra le pagine di Oubliette.

Spigoli de Spigolis  la definisce un artista eclettico che ha fatto del suo destino e di quel pizzico di follia ed anticonformismo – tipici dell’ “Uomo Creativo” – la sua arte.

 

G.G.: Che cosa significa per lei la parola “FOLLIA“?

Marco Mirante : Ummh sul senso della parola “FOLLIA” potrei scrivere un trattato visto che è un tema che mi è particolarmente caro e sul quale ho sviluppato delle mie teorie , ma non lo farò . Mi limiterò a dire che per parlare di “follia” si fa sempre riferimento a una “normalità” . Cosa sia e come sia quantificabile questa normalità è cosa che tutti credono di sapere ma nella realtà dei fatti non è affatto così . Secondo me la normalità non esiste , perchè essa presume una uguaglianza di comportamenti e del sentire che per fortuna non c’è mai stata . Il segreto della continuazione della vita su questo pianeta si fonda proprio sulla “diversità” . Dove non riesce un individuo o una specie , prolifica un altro individuo o un’altra forma di vita . La diversità è il lievito della vita direi .
 Certo ci sono casi di follia realmente patologica , dolorosa e nociva (per se stessi e per gli altri)  ma c’è anche tanta gente che nonostante una sua difformità col comune sentire e vedere , riesce a vivere lo stesso e in alcuni casi addirittura , porta geniali novità all’intera comunità . Tra gli artisti questa prerogativa è frequente e alcuni di essi “vedono” quello che molti altri non riescono a vedere e come posseduti da un dio , riescono a tradurre la loro visione ai comuni mortali. È quello che tento di fare anche io …

 

G.G.: Il suo percorso creativo è iniziato alla metà degli anni 70, nella quale lei inizia da autodidatta ad usare la matita, ma proprio in questi anni che lei scopre questa passione naacosta per la fotografia. L’unica vera matita. Cosa hanno significato per lei gli anni 70?

Marco Mirante : Beh gli anni settanta , includendo il sessantotto e la rivoluzione dei costumi che ne conseguì , portarono un vento di cambiamento forse irripetibile . Cambiò praticamente tutto ! La moda : le minigonne , i pantaloni a vita bassa e portò anche i capelli lunghi . La voglia dei giovani di tutto il mondo di sentirsi uniti e protagonisti , di provare a ridiscutere tutte le convenzioni mettendoci la fantasia tipica dei ragazzi e creare un mondo migliore . Portò il pacifismo , il femminismo e le relative conquiste di cui godono ancor oggi le donne . Portò una valanga di buona musica del tutto innovativa , non tenterò di elencare tutti gli artisti e i gruppi che furono protagonisti di quel periodo , sarebbe impossibile … Portò l’aria di un cambiamento globale , a volte anche utopico ,  l’aria di una sana ventata di follia che veniva da quei giovani che fecero quell’epoca . Poi a poco a poco giunse l’epoca degli yuppies , del liberismo , della logica di mercato e tutto finì … Finì un epoca ma rimasero alcuni frutti di quel sogno …

 

 G.G.: La salita ha avuto inizio quando un parruchiere di Via Margutta le presenta il fotografo Claudio Abate, il maestro.il quale lo accetta nel suo staff come assistente presso il suo studio. Può parlarci, brevemente ma allo stesso tempo intensamente della sua esperienza allo studio fotografico “ABATE“?

Marco Mirante: Nello studio “Abate” a Roma ho vissuto probabilmente il periodo più bello e intenso della mia vita . Avevo ventidue anni e avevo iniziato a fotografare già da un po’ . Ovviamente di fotografia ne sapevo poco anche se avevo un qualche gusto sviluppato negli anni visto che mio padre si interessava di pittura e scultura e la mia casa era piena di pubblicazioni d’arte . Grazie all’aiuto di un mio amico parrucchiere a via Margutta (la storica via dei pittori a Roma ad un passo da P.zza di Spagna) fui ingaggiato come assistente fotografico da Claudio Abate un fotografo piuttosto conosciuto a Roma . Lui era un genio della fotografia , una sorta di marziano . Della materia sapeva tutto ! Aveva cominciato dopo la guerra lavorando come apprendista con i fratelli Alinari i fotografi delle dive di allora … Durante la sua carriera aveva sviluppato e addirittura inventato delle tecniche uniche . Non parlava molto e raramente mi spiegava qualcosa ma io ero come una spugna asciutta , mi imbevevo di tutto ciò che vedevo , avidamente . Nello studio c’era anche un’altro assistente un po’ più vecchio ed esperto di me , un ganese (Dorsù si chiamava) che faceva dei lavori splendidi soprattutto in bianco e nero  e che ovviamente stampava lui . A forza di rompergli le scatole fu proprio lui ad insegnarmi materialmente tutti i trucchi del mestiere . Grand’uomo anche lui ! E poi c’era la gente incredibile che girava per quello studio . Pittori , attori e attrici , modelle , scrittori , giornalisti , grafici , costumisti , nobili e quant’altro . Una sorta di teatro felliniano … Beh lì ho imparato quasi tutto quello che c’era da imparare , poi le altre esperienze  sono state utili per affinare le mie tecniche . In seguito ho lavorato con Elisabetta Catalano (a Roma) , con Simone e con Franco Shekembauer (a Milano) sempre nel campo della moda , della pubblicità e della musica (spesso lavoravamo per i musicisti e per i discografici).

 

G.G.: Compone testi e sonorità originali ispirati alle sue esperienze personali ed alle tematiche sociali del momento, cimentandosi sempre come autodidatta. Qual è la musica che porta nel cuore, visto che lei è un grande appassionato di questa disciplina?

Marco Mirante: Visto i miei trascorsi da musicista eclettico , amo praticamente tutta la buona musica , dalla musica classica passando per il blues e il jazz , continuando con il rock , fino ad arrivare all hip hop …

 

G.G. : Tra i tanti scatti, oggetti, persone, animali e città, quale scatto fotografico ha lasciato un qualcosa di davvero “Speciale” nella sua carriera?

Marco Mirante: La foto dal titolo “la creazione” . Un vecchio scatto analogico in bianco e nero risalente all’ottantuno credo , quando non esistevano ancora i PC e le relative tecniche digitali. Di quei tempi non era facile concepire e costruire un’immagine del genere.

 

G.G.: Attraverso un uso quasi surreale della luce, materia pura e per se stessa creativa e potente che ha la capacità di velare o svelare l’anima di ciò che è immortalato, gli scatti di Marco divengono non un semplice e meccanico “appuntare la realtà all’obiettivo” . Questo è un pensiero scritto eideato dalla poetessa Spigolo De Spigolis.  Marco Mirante, come rappresenterebbe la gioventù italiana nelle sue foto?

Marco Mirante: La gioventù italiana di oggi la rappresenterei esattamente come sto facendo già da qualche tempo , scegliendo i miei soggetti tra i frequentatori di un bar qualsiasi di un posto qualsiasi , magari un sabato sera , freschi , colorati , pieni di aspettative , non ancora inquinati dalle muffose e scadute logiche di mercato.

 

“La vera perfezione dell’uomo risiede non tanto in ciò che l’uomo possiede ma in ciò che l’uomo è” questo è uno dei tanti aforismi scritti da Oscar Wilde dedicati all’uomo. Marco Mirante è un insegnante della forza, per i giovani e non solo, un pilastro della vita stessa.

 

Le sue foto sono strade della vita, dove i sogni cambiano ma le emozioni rimangono per sempre.

2 pensieri su “Intervista di Giuseppe Giulio a Marco Mirante. "Emozionante e magnifica: questa è la mia fotografia"

  1. Apprezzo l’artista e allo stesso tempo l’uomo, un raro connubio di stile, sensibilita’, ironia ed intelligenza…. In sintesi… Prezioso…

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