“Amore in manicomio” poesia di Dylan Thomas: la visione che diede fuoco alle stelle
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Amore in manicomio” di Dylan Thomas ed una breve biografia del poeta.
“Amore in manicomio”

Un’estranea è venuta
A spartire con me la mia stanza nella casa lunatica,
Una ragazza folle come gli uccelli
Che spranga la notte della porta col suo braccio di piuma.
Stretta nel letto delirante
Elude la stanza a prova di cielo con ingressi di nuvole
E la stanza da incubi elude col suo passeggiare
Su e giù come i morti,
O cavalca gli oceani immaginati delle corsie maschili.
Venne da me invasata,
Colei che fa entrare dal muro rimbalzante l’ingannevole luce,
Invasata dal cielo
Dorme nel truogolo stretto e tuttavia cammina sulla polvere
E a piacer suo vaneggia
Sopra l’assistito del manicomio consumato dai passi del mio pianto
E rapito alla fine (cara fine) nelle sue braccia dalla luce
Io posso senza timore
Sopportare la prima visione che diede fuoco alle stelle.
Dylan Marlais Thomas nasce a Swansea il 27 ottobre del 1914 e muore a New York il 9 novembre del 1953.
Poeta, scrittore e drammaturgo gallese pubblicò libri di poesie saggi, epistole, sceneggiature, racconti autobiografici e un dramma teatrale dal titolo “Sotto il bosco di latte” (Under Milk Wood) da cui è stata tratta una versione radiofonica recitata dallo stesso autore che gli valse nel 1954 il Prix Italia.
Considerato un anticipatore della Beat Generation, in vita viaggiò molto (Italia, Iran) ma non seppe equilibrare lo scrivere con il bere, infatti l’alcolismo segnò fortemente il suo fisico. Morì a soli 39 anni per un errore del medico, infatti, gli somministrò per curare la polmonite che lo affliggeva una dose troppo elevata di morfina.
“Io posso senza timore
Sopportare la prima visione che diede fuoco alle stelle.”
In lingua inglese (original version)
“Love in the Asylum”

A stranger has come
To share my room in the house not right in the head,
A girl mad as birds
Bolting the night of the door with her arm her plume.
Strait in the mazed bed
She deludes the heaven-proof house with entering clouds
Yet she deludes with walking the nightmarish room,
At large as the dead,
Or rides the imagined oceans of the male wards.
She has come possessed
Who admits the delusive light through the bouncing wall,
Possessed by the skies
She sleeps in the narrow trough yet she walks the dust
Yet raves at her will
On the madhouse boards worn thin by my walking tears.
And taken by light in her arms at long and dear last
I may without fail
Suffer the first vision that set fire to the stars.
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