Nadia Turriziani vi presenta "Di regine, di sante e di streghe" di Susanna Berti Franceschi

Titolo: Di regine, di sante e di streghe
Autore: Susanna Berti Franceschi
Editore: Elmi’s World
Anno: 2011
Collana: Saggi romanzati
Pagine: 130
Prezzo: euro 15,00
Una delle espressioni più comuni nella nostra epoca, per asserire che il mondo oggi va meglio di allora, è: “Non siamo mica nel Medioevo!”
Eppure quel periodo definito buio non lo era poi quanto si crede e si dice.

Troviamo qui le storie di venticinque donne che furono regine, sante e streghe.

Quello che accomuna tutte loro è il potere, più o meno grande, che giunsero ad avere, nonostante la dominanza maschile vigente allora in quasi tutti i campi.

Queste donne del Medioevo raccontano una realtà diversa da quella che viene proposta nei libri di storia. Le regine governano su vasti territori e sottomettono uomini, le sante e le mistiche sono donne di notevoli doti intellettuali che apportano alla comunità il loro sapere e indirizzano le scelte dei potenti, le streghe sono contadine che conoscono l’arte medica, e quelli che noi chiamiamo “i rimedi della nonna”.

I racconti, sintetici e incisivi, mostrano come il “periodo di mezzo” debba esser conosciuto anche per la vivacità intellettuale delle donne di allora, riconoscendo la loro grande forza e importanza, in modo che si possa ristabilire, nella storia di questo periodo, il giusto “equilibrio di genere”.

Dalla prefazione di Pippo Russo

L’altra metà del Medioevo. Cioè di un’epoca che tanto più continua a colpire l’immaginario quanto più se ne alimenta una rappresentazione misteriosa e stereotipica. Un’epoca, soprattutto, della quale persiste un’immagine esclusivamente maschile. Come se essa potesse essere raccontata soltanto attraverso la rassegna d’una serie di personaggi (sovrani, signori territoriali, eroi, assassini, santi e filosofi, contadini e disgraziati) rigorosamente di sesso maschile.
Naturalmente così non è, né potrebbe essere. Eppure la certezza che la storia del Medioevo non possa ridursi alla narrazione d’un mondo maschile non ha trovato fin qui una conseguente applicazione in termini di ricerca storiografica.

Il tema del ruolo assunto dalle donne  nel Medioevo compone un’agenda tutta da scrivere.
In questo vuoto si inserisce il lavoro di Susanna Berti Franceschi che parte dalla risposta all’interrogativo di fondo (“Fu il Medioevo un’epoca esclusivamente maschile?”), e va oltre. Proponendo un percorso attraverso storie di figure femminili rilevanti, cercare di correggere l’ottica, ma anche l’interrogativo medesimo. Perché se è scontato che il Medioevo non possa essere stato un’epoca soltanto maschile, è necessario anche specificare in che modo l’universo femminile abbia trovato in essa una collocazione.

A questo scopo, l’autrice allestisce una galleria di figure femminili di diversa estrazione, ma tutte egualmente significative e preziose nel contribuire a comporre un affresco diverso di quell’epoca storica, e a delineare un quadro meno vago riguardo all’equilibrio nel rapporto fra sessi che in essa vigeva.
Soprattutto, a emergere come filo conduttore fra le storie dei singoli personaggi è il particolare gioco di composizione del potere sociale che vede le figure femminili partire sempre e comunque da posizioni di svantaggio e battersi per colmare l’handicap.

In questo senso, il Medioevo è un’epoca uguale a molte altre. Dominata non soltanto da figure maschili, ma anche da una declinazione delle forme del potere strutturata come se una possibilità d’accesso delle donne non fosse contemplata nell’orizzonte sociale.

Ecco dunque che, al pari di quanto accade in altre epoche storiche, si materializza per la donna medievale (quale che sia lo strato sociale in cui essa si muove) una lotta per l’auto-affermazione di ruolo, e a seguire per l’affermazione d’un modo proprio e diverso di declinare il potere sociale.

Tutte le figure passate in rassegna da Susanna Berti Franceschi si segnalano per questo specifico protagonismo. A loro tocca la missione di ricavarsi uno spazio proprio in un equilibrio strutturato e escludente del potere. La rimessa in discussione di quell’equilibrio è un elemento cruciale delle loro biografie, ma anche il segmento d’un complessivo mutamento sociale che lentamente avrebbe aperto percorsi inattesi dell’emancipazione femminile.

Visto così, il Medioevo è un’epoca molto meno maschile di quanto si sia abituati a immaginare. Nel suo lunghissimo spazio temporale hanno agito donne che hanno seminato il mutamento sociale.

Di alcune fra queste si racconta nelle pagine che seguono.

Susanna Berti Franceschi è vicepresidente della Fondazione storica nazionale “Angiolo e Maria Teresa Berti” con la quale organizza incontri ed eventi. All’interno della fondazione ricopre anche il ruolo di direttore responsabile del comitato scientifico e di ricerca storica.

Tra i congressi gestiti da lei nell’ultimo anno spiccano: quello intitolato “Gli attentati anarchici a Mussolini”, a cui la Franceschi ha partecipato anche con una tesi sul ruolo di Violet Gibson; e “Carlo Pisacane: l’azione e il pensiero rivoluzionario” in cui ha presentato una tesi sulla figura di Enrichetta Di Lorenzo.

Si occupa di storia “di genere”, studiando con sguardo attento il ruolo delle donne nel potere e nella cultura, in particolare nel periodo medioevale.

Il libro verrà presentato a Lucca mercoledì 18 maggio dalle ore 19.00 alle ore 22.00 presso la Libreria Edison Lucca in Via Roma angolo Via Cenami, Lucca (Lucca, Italy)

Nadia Turriziani

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