Pasturo, 23 agosto 1934
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Preghiera alla poesia” di Antonia Pozzi ed una breve biografia.
“Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.”
Pasturo, 23 agosto 1934
Quando Antonia Pozzi nasce è martedì 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e […]
[…] Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. […]
Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzi ed Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore.
È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. […]
La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938.
Gli estratti della biografia di Antonia Pozzi appartengono al testo che si potrà leggere nel sito a lei dedicato (clicca QUI) oppure nel libro da cui è stata tratta intitolato Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino.
Il dramma della mancanza di fede è finemente descritto dal filosofo danese Søren Kierkegaard nel suo “La malattia mortale”: l’io che sa di essere un io, successivamente al contatto con l’eterno, non ha voluto per debolezza essere se stesso e si è rinchiuso in quell’atteggiamento che Kierkegaard chiama “taciturnità” e che si manifesta con la ricerca di solitudine ai fini di nascondere agli altri questo dramma, questa disperazione che può portare al suicidio.
“Questa disperazione è di una qualità più profonda di quella precedente e appartiene alla forma di disperazione che si vede più di rado nel mondo. Quella porta finta di cui si parlava più sopra, dietro la quale non c’era niente, è qui una porta reale, ma accuratamente chiusa, e dietro ad essa, per così dire, siede l’io badando a se stesso, impiegando il tempo a non voler essere se stesso, eppure abbastanza io per amare se stesso. Questo atteggiamento si chiama ‘taciturnità’.” – Søren Kierkegaard
Bibliografia
Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica, Àncora Editrice, 2007
Søren Kierkegaard, La malattia mortale, Newton Compton Editori, 1976
Altre poesie di Antonia Pozzi presenti su Oubliette:
Un pensiero su ““Preghiera alla poesia” di Antonia Pozzi: tu sai se io manco e mi perdo”