“La prima inchiesta di Maigret” di Georges Simenon: più di un semplice giallo?
Pur essendo un appassionato lettore di Georges Simenon, prima d’ora non avevo mai letto suoi romanzi con Maigret. Vidi solo, tanti anni fa, qualche episodio dello sceneggiato TV tratto dai suoi “gialli”, nei quali Maigret era interpretato da Gino Cervi.

Mi sono infine deciso di leggerne uno, scegliendo: “La prima inchiesta di Maigret”. Con tutto il rispetto per Gino Cervi, debbo dire che ho apprezzato molto di più la versione scritta a quella televisiva.
È questo un “giallo” che dal punto di vista della pura qualità letteraria non è certamente inferiore ai cosiddetti “romans dur” di Simenon.
“La prima inchiesta di Maigret”, pubblicato nel 1949, non è il primo romanzo scritto da Simenon con protagonista il commissario Maigret, ma rappresenta solo la prima indagine in ordine cronologico nella vita del personaggio. Il vero esordio letterario di Maigret risale infatti a “Pietro il lettone”, del 1931.
In questo romanzo, il giovane Maigret non è ancora commissario, ma solamente ispettore di polizia, alle prime armi e alle prese con la sua prima indagine autonoma.
Con questa storia “retrospettiva”, Simenon mostra come Jules Maigret sviluppi la propria vocazione investigativa, indissolubilmente legata ad una sua precipua coscienza etica e morale.
Questo romanzo, infatti, non è solo un poliziesco, ma anche il racconto della genesi della figura del futuro commissario; con la nascita di quel suo metodo investigativo che, combinato con la sua sensibilità umana, renderà Maigret uno dei detective più amati della letteratura del Novecento.
La storia è ambientata nella Francia degli anni Dieci. Maigret, ancora agli esordi, si trova a indagare su una vicenda di cronaca non del tutto chiara, che coinvolge una famiglia assai facoltosa e potente di Parigi: i Gendreau-Balthazar. La scoperta, nell’ambito dello stesso caso, della morte misteriosa di un giovane aristocratico appartenente a un’altra famiglia influente, rende l’inchiesta più che mai scottante.
I notabili locali, compreso il capo di Maigret, cercano di insabbiare il caso, e il giovane ispettore deve muoversi con cautela tra ipocrisie, interessi contrastanti e silenzi.
Il commissario, infatti, ricorda a Maigret: «la famiglia Gendreau-Balthazar è tra le più in vista di Parigi. Qualunque giornaletto scandalistico ci andrebbe a nozze se trapelasse la benché minima indiscrezione».
Nel romanzo La prima inchiesta di Maigret, Simenon ci mostra un Maigret giovane e inesperto, ma già dotato di quell’intuito e di quella empatia che caratterizzeranno la sua figura matura. Oltre al giovane Maigret, protagonista assoluto del romanzo, troviamo una umanità varia: nobili decaduti, servitori fedeli, donne ambigue e uomini pavidi, tutti ritratti con la consueta capacità di osservazione di Simenon. In particolare, nel corso delle indagini, Maigret, ancora fresco di matrimonio, si imbatte in una donna tanto affascinante quanto sfuggente, che lo mette alla prova sul piano emotivo e morale.
Infatti, è proprio durante quest’indagine che Maigret conosce per la prima volta anche la sua futura moglie: Louise. Simenon descrive il loro incontro con estrema delicatezza e naturalezza. Louise lo aiuta o lo ospita, e tra loro nasce un legame fatto di rispetto, fiducia e discrezione. Non c’è un colpo di fulmine romanzesco ma, piuttosto, l’inizio di un’affinità profonda, che riflette il carattere introverso e stabile del commissario. Il loro rapporto è costruito su una tenerezza silenziosa, fatta più di gesti che di parole. Attraverso la figura di Louise il romanzo introduce la dimensione privata di Maigret, fondamentale per comprendere il suo equilibrio interiore e la sua umanità.
Un altro tema fondamentale che emerge è la critica alla società borghese dell’epoca, che Simenon tratteggia con realismo e disincanto: dietro le apparenze rispettabili si celano ipocrisia, corruzione e compromessi morali. Maigret si distingue già come un uomo semplice ma integro, più interessato alla verità e alla giustizia che alla convenienza sociale.

Lo stile narrativo di Simenon è come sempre sobrio, diretto e realistico, basato su frasi brevi e descrizioni essenziali. L’autore evita i virtuosismi linguistici per concentrarsi sull’atmosfera e sulla psicologia dei personaggi. Il punto di vista narrativo è quello interiore di Maigret, il che permette al lettore di seguire passo dopo passo il suo ragionamento, le sue esitazioni e le sue intuizioni.
Questa scelta narrativa contribuisce a costruire la figura del poliziotto “umano”, lontano dagli investigatori infallibili del giallo classico. Nonostante la trama non sia tra le più complesse, il fascino del libro risiede nella costruzione dell’atmosfera e nella finezza con cui l’autore indaga le motivazioni umane. Simenon mostra come il mestiere dell’investigatore sia anche una forma di conoscenza dell’animo umano.
La figura di Maigret emerge come quella di un uomo che cerca di capire, più che di giudicare e proprio in questo risiede la sua forza.
In conclusione, “La prima inchiesta di Maigret” è più di un giallo, è un romanzo di formazione e di introspezione morale, che rivela il momento in cui Maigret diventa davvero se stesso, come uomo e come poliziotto.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Georges Simenon, La prima inchiesta di Maigret, Adelphi, 2001

