“Hannah Arendt e Martin Heidegger” di Elżbieta Ettinger: una storia d’amore e di comprensione intellettuale
“Hannah Arendt e Martin Heidegger ‒ Una storia d’amore” è un libro che affronta la complessa relazione tra due delle figure più rappresentative della filosofia del XX secolo: Martin Heidegger (1889-1976) e Hannah Arendt (1906-1975).

L’autrice de “Hannah Arendt e Martin Heidegger”, Elżbieta Ettinger (1925–2005), è stata una scrittrice, storica e infine docente al Massachusetts Institute of Technology negli Stati Uniti. Di origine ebraico-polacca è scampata allo sterminio nei campi nazisti, riuscendo a fuggire dal ghetto di Varsavia appena prima della deportazione. Successivamente divenne partigiana e combattente nella resistenza polacca durante la Seconda guerra mondiale.
Ettinger ricostruisce la storia della relazione tra i due celebri filosofi a partire dal 1924, quando Arendt era solo una studentessa di 18 anni all’Università di Marburg frequentante le lezioni tenute da Heidegger. Si parla di una storia amorosa e, allo stesso tempo, di grande affinità e attrazione intellettuale, tenuta segreta, poiché iniziò quando Heidegger era già sposato, con due figli.
Una relazione che durò inizialmente quattro anni ma che, con altre forme, continuò per tutta la vita, anche dopo che Arendt, dietro pressione dello stesso Heidegger, si trasferì a Heidelberg per studiare con il filosofo e psichiatra Karl Jaspers, con il quale stabilì un rapporto di amicizia.
Arendt, amareggiata dall’atteggiamento di Heidegger, nel 1929 si sposò con Günther Stern, anch’esso studente di Heidegger, laureando in filosofia e appartenente a una famiglia ebraica. Tuttavia il matrimonio non poté funzionare dato l’amore che ancora legava Hanna ad Heidegger.
In seguito alla morte del padre, Hannah ebbe una giovinezza abbastanza difficile, che la rese fragile, bisognosa d’amore e di protezione. Era cresciuta a Königsberg, la famosa città prussiana di Immanuel Kant, da una famiglia ebraica e socialdemocratica, completamente assimilata alla cultura tedesca.
Per questo Hannah, forse ingenuamente, diede sempre poco peso alla sua origine ebraica, considerandosi in tutto e per tutto tedesca. Un aspetto, quest’ultimo, che si rivelerà fonte di non pochi problemi. Ciononostante ella doveva mostrarsi sempre sicura di sé, recitando davanti al mondo. Come se fosse una sua predestinazione ontologica.
Questa relazione presenta degli aspetti particolari che possono urtare la nostra sensibilità o scontrarsi con le nostre convinzioni più radicate a proposito dell’amore, dell’amicizia, della gelosia e della lealtà.

Scrive Ettinger: «Per tutta la durata della loro relazione ciascuno fu influenzato dall’altro in modi tanto diversi quanto diverse furono le loro vite, le loro esigenze e le loro personalità.»
Il rapporto tra i due filosofi si complicò quando, nel 1933, Heidegger aderì al Partito nazista e divenne rettore dell’Università di Freiburg. Fu in quell’occasione che il filosofo proferì il suo famoso discorso di rettorato, in cui s’identificò completamente con l’ideologia nazionalsocialista. Quasi contemporaneamente, Arendt, in quanto ebrea, fu costretta a lasciare la Germania per sfuggire alle persecuzioni naziste.
Scrive ancora Ettinger: «Da quel momento in poi Hanna Arendt avrebbe accusato gli intellettuali tedeschi, compreso Heidegger, di aver fornito il loro sostegno ad Hitler, di avere tradito la cultura occidentale, di aver fatto mostra di cecità e codardia».
Nonostante tutto ciò, la loro storia d’amore, intensa e appassionata o solo di ordine affettivo e intellettuale, ma mai scontata, durerà mezzo secolo, attraversando molteplici fasi.
Nel 1936 Arendt sposò in seconde nozze l’esule tedesco Heinrich Blücher, sua anima gemella e porto sicuro.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la filosofa tedesca, nel 1950, incontrò nuovamente Heidegger, il quale chiese il suo aiuto per essere difeso dalle accuse di antisemitismo ed essere riammesso a tutti i livelli nella comunità internazionale come filosofo e come docente universitario. Nonostante la sua iniziale repulsione, Hannah, in seguito, si attivò per la sua riabilitazione, coinvolgendo anche Karl Jaspers, che aveva ormai rotto tutti i suoi rapporti con Heidegger. Occorre tuttavia dire che Heidegger non mostrò mai un vero pentimento per il suo coinvolgimento con il regime nazista.
“Hannah Arendt e Martin Heidegger ‒ Una storia d’amore” di Ettinger solleva questioni di grande interesse non solo sulla relazione tra la filosofia e la politica, ma anche sulla complessità delle relazioni umane.
Leggendo queste righe, diviene inevitabile porsi le seguenti domande: come poté Heidegger, un filosofo che si occupava di argomenti fondamentali sulla condizione umana, aderire a un regime così manifestamente mostruoso? E come poté Arendt, che aveva subito personalmente le conseguenze del nazismo, mantenere una relazione così stretta con lui?
La risposta a queste domande non è semplice. Ettinger suggerisce che la relazione tra i due filosofi fosse basata su una profonda comprensione intellettuale e sulla condivisione di valori filosofici che andavano al di là delle loro differenze politiche. Tuttavia, ai nostri occhi, risulta difficoltoso giustificare il comportamento di Heidegger durante il regime nazista, ma anche l’atteggiamento spesso conciliante di Hannah.
In conclusione, il libro di Elżbieta Ettinger offre una visione che va in profondità sulla relazione tra due figure fondamentali della filosofia del XX secolo. Ettinger mostra come Arendt e Heidegger fossero due persone con ponderate certezze filosofiche, ma anche con difetti e limiti umani.
Il libro è una lettura importante per chiunque sia interessato alla filosofia, alla politica e alla storia del XX secolo.

E ancora, “Hannah Arendt e Martin Heidegger ‒ Una storia d’amore” fa riflettere sul fatto che la filosofia non è solo una questione di idee astratte, ma anche di persone concrete con le loro passioni, i loro difetti e le loro contraddizioni.
Infatti, nonostante tutto e nonostante ciò che Heidegger fece subire ad Hannah Arendt, questa confessò in una nota, che tuttavia non gli inviò mai, che lui era l’uomo «a cui sono rimasta fedele e infedele, e sempre nell’amore», come riportato anche in quarta di copertina del libro.
In ultima analisi, il libro di Ettinger ci lascia con più domande che risposte, ma questo è anche il suo valore. Ci invita a riflettere sia sulla complessità della condizione umana sia sulla difficoltà di trovare risposte semplici alle domande complesse che la filosofia ci pone.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Elżbieta Ettinger, Hannah Arendt e Martin Heidegger ‒ Una storia d’amore, Garzanti, 1996