Seconda edizione del Premio “Samuel Fernando Pezzolato”

“Era il giorno/ in cui il tuo profumo/ prese il nome di ‘Amore’.”

“It was the day/ when your scent/ acquired the name ‘Love’.”

“Ήταν η μέρα/ στην οποία το άρωμά σου/ απέκτησε το όνομα ‘Αγάπη’.”

Premio Samuel Fernando Pezzolato 2025
Premio Samuel Fernando Pezzolato 2025

Regolamento Premio “Samuel Fernando Pezzolato”:

1. La seconda edizione del Premio Samuel Fernando Pezzolato è promossa da Oubliette Magazine e dal poeta torinese Samuel Fernando Pezzolato che, nel 2024, ha pubblicato l’edizione trilingue (italiano, inglese, greco) della raccolta poetica “È giunto il maestrale – The Mistral Came” con Edizioni DrawUp.

La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è gratuita.

Il tema è libero.

 

2. Articolato in una sezione:

Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione Poesia si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:

1° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato

2° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato

3° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato

4° classificato: attestato

5° classificato: attestato

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 28 settembre 2025 a mezzanotte.

 

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in chief)

Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)

Franco Carta (Poeta e scrittore)

Carolina Colombi (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)

Giovanna Fracassi (Poetessa e scrittrice)

Rosario Tomarchio (Poeta ed editore)

Antonietta Fragnito (Poetessa e scrittrice)

 

7. Il Premio Samuel Fernando Pezzolato non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Premio Samuel Fernando Pezzolato” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook.

 

10. È possibile seguire l’andamento del Premio ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Premio Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

Buona partecipazione!

132 pensieri su “Seconda edizione del Premio “Samuel Fernando Pezzolato”

  1. FRAGRANZE D’ESTATE

    Rare nuvole biancastre
    viaggiano stanche nel cielo malva
    mentre offro parole
    al sole che pelle inganna,
    a raggi che anche dietro la collina
    chiamano a cuocere
    un mondo sudato.

    D’intorno poche finestre
    sbadigliano sull’afa,
    solo un garrir di rondini
    a far da sentinella
    ai tetti infuocati
    e cicale, tante cicale,
    in frinir picchiettando.

    Lo sguardo lappa
    fiacche ombre lunghe
    e morbide danze lente
    di spighe d’orzo gonfie
    e di cotto grano d’oro,
    tra ardenti folate d’aria
    che non musican fronde.

    In abito d’ala di libellula
    miro foglie abbrustolite
    tra manti appassiti,
    da occhi secchi annuso
    profumi di ginestra
    del tutto stinti
    tra l’ingialliti colori.

    Effluvi cotti e abbandonati
    per vicoli d’un mondo infuocato,
    olezzi rinsecchiti
    di fragranze d’estate
    chiusi in mani trasudate e vuote
    che invano provano a trattenere
    frammenti tostati d’esistenza.

    © Grazia Tagliente (tutti i diritti riservati)

  2. Francesca Santucci

    NUVOLE SPARSE

    Non un brillio di stelle
    nel cielo questa notte.
    Opaca dietro il monte
    la luna si nasconde:
    la nebbia vaporosa
    fra brividi l’ avvolge.
    Sui miei dispersi affanni
    grigie nuvole sparse.
    Le scaccerà domani
    il sole dell’autunno.
    Sarà come dondolarsi
    bambini sull’altalena
    in un giorno felice
    di dorata primavera.

    (Accetto il regolamento)

  3. Endecasillabi sciolti

    Flebile è il rumore dei bianchi
    pulsanti di plastica, che si muovono
    sotto la pressione dei polpastrelli;
    ed appaiono dapprima parole,
    diventando endecasillabi frasi
    che vanno a comporre un’ unica strofa.
    Mute labbra serrate rimangono
    dentro i pensieri dell’ispirazione.
    L’ultima strofa è colei la quale
    declamerà la poesia. Il verso
    chiusa. Chissà sé esprimerà l’animo.
    Non sono lacrime versate insieme
    al nero inchiostro: melodie del core.
    E per quanto la carne morirà
    putrescente dentro il grembo del mare,
    resterà il silenzio di uno spirito
    scolpito dentro tutte le parole.
    E qualcuno respirerà il senso
    di tutto questo redigere in versi?
    Ed una risposta mai l’avrò alla
    domanda; rimarrà ad echeggiare
    nel vuoto o nell’oblio del tempo senza
    tempo. Chi sono io per poter dire
    cosa sarà immortale alla fine
    dei secoli? Niente sono davanti
    l’infinito che ognuno ha dentro sé.

    Alessio Romanini Accetto il Regolamento

  4. LA CASA CON LA CREPA
    In fila, nell’immobilità, gli alberi mi osservano.
    Non un canto d’uccello, a bucare la lastra del silenzio.
    La grande crepa deturpa la facciata della casa.
    Accasciata sul tetto, la vegetazione dorme.
    Il giardino galleggia nel mare del passato.
    All’interno, sulle mura, scivolano parole taciute.
    Intrappolati da fili di ragnatele, i pensieri di ieri
    inutilmente si dibattono per uscire.
    – E’ terminato il vostro tempo – urla il vecchio ragno.
    Non uno straccio di presente, se non la mia curiosità
    che oltrepassa le spesse mura di pietra, alla ricerca di tracce.
    L’occhio della fantasia indossa spesse lenti.
    Da ogni spazio, preleva scampoli di vita.
    La costruzione della storia è il completamento del puzzle.
    A terra, foglie secche scricchiolano.
    Ricordi si sgretolano sotto i miei passi, come giorni trascorsi.

    Serenella Menichetti
    accetto il regolamento

  5. Grecalia
    Ulisse navigò
    Il salso mare adriatico,
    il colto Jonio, l’irato Tirreno.
    Lo perdemmo a Citera. Lo scorgemmo tra Cariddi e Scilla.
    La onda schiumosa ci trascinò lontano e lo vedemmo salutarci.
    Restai casa senza padrone, campo senza aratore, allievo senza maestro.
    Dei lontani, ridatemi la vista per ritrovare la rotta verso la mia amata Atene.
    Efebo, per punire i troiani, mi unii ai guerrieri del mio re.
    Efebo grazioso ma povero, i nobili mi disprezzarono. Non cavaliere, non fante fui. Lavapiatti mi
    nominarono. Non armi ebbi, ma stracci. Mi vide Ulisse.
    Con lo sguardo mi misurò. Mi fece suo discepolo e io lo elessi a mio maestro e amante.
    Esplorammo assieme i piaceri della mente e del corpo.
    Quando conquistata Ilio, mi offrirono il ritorno ad Atene ricco di onori e prede, rifiutai.
    Mi imbarcai con il mio maestro a cui mi ero donato corpo e anima.
    Entrambi fummo delusi da quella epopea diventata una squallida storia di violenze, tradimenti, massacri, stupri.
    Vedemmo entrambi che non vi era gloria in quanto fatto.
    Il maestro ci assicurò che presto saremmo tornati in patri a, ma io sentii il canto del suo cuore
    Che anelava a cieli sconosciuti sopra mari tempestosi punteggiati di isole feconde.
    E per amore lo seguii lasciando che fosse il desiderio per la sua mente e per il suo corpo a guidarmi.
    Dalla prima ebbi in dono saggezza e conoscenza, dal secondo amore e passione dei sensi.
    Ora solitario alle foci dell’ Istros là dove le torbide acque entrano nel Pontos Axeinos,
    vivo dei doni che mio offrono i barbari Sciti affinché insegni ai loro figli la parlata greca.
    Allora racconto loro di Ilio e della guerra per la bella Elena. Illustro gli eroi, racconto come vincemmo e
    tornammo. Ma quando con la parola onoro Ulisse , un groppo mi chiude la gola e piango. Allora gli
    innocenti efebi si chiedono in cosa mi hanno offeso e cercano di consolarmi.

    accetto il regolamento

  6. D’una favola, al mattino

    Notte illune,
    un flusso insonne
    di carteggi e rotte,

    in avvolgenti spire
    di dervisci danzanti,
    forse demoni
    dall’inceder lento,

    dai pochi versi
    ad un mare nero,
    nel smuover sassi
    e depositarli piano.

    Notte di favole,
    cartapesta al mattino,

    una maschera
    allo specchio,
    le sue logiche
    da indossare,

    di meteore all’alba
    da un mercante di stelle,
    nell’irrider d’estate
    più di mille, le nuvole,
    audaci e tese,
    ma eran stracci al sole.

    Ormai è tardi
    e d’un sipario
    le luci accese,
    su quel che resta
    o solamente appare
    di storie già scritte,

    repliche senz’eguali
    d’una vita,
    delle sue stupide
    e silenti regole,

    navigando a vista,
    inseguendo demoni,

    ebbra del tempo,
    in un limbo, sospesa,
    oltre il possibile
    d’indissolubili miglia,
    in acqua corrente.
    ***
    L’opera riportata “ D’una favola, al mattino” è, in fede, del tutto rispondente a quanto richiesto dal regolamento, che accetto in toto.
    Antonio De Serio

  7. ACCETTO IL REGOLAMENTO
    SEZIONE POESIA

    LA NUVOLA ROSA

    Sono sospesa nel cielo
    mentre mi muovo sinuosa e leggera,
    il mio colore rosa delicato
    sa di cannella e zucchero filato.
    Mi nascondo sotto un cielo di stelle
    nelle notti d’amore che sembrano eterne,
    tra fitti boschi e strane belve,
    o accanto silenziosamente a un sole che splende.
    Sono soffice e piena di speranza
    le mie gocce delicate carezze,
    su un mondo fatto di troppe promesse,
    osservo tanto e forse troppo,
    giro tutto il mondo come un cavallo alato al galoppo,
    sempre in viaggio sotto un cielo infinito
    come un usignolo smarrito.
    Non faccio rumore, sospiro
    vivo di sogni e sorrido,
    contemplo come opere d’arte
    le storie d’amore anche dovessi arrivare su Marte.
    Forse sono un pò matta, mi rotolo nel firmamento
    sono sul tetto del mondo accanto a Dio lo sento.

  8. Il nostro amore

    Il nostro amore
    è quello squarcio di cielo
    che arrossa al tramonto
    e si nasconde silenzioso
    nel blu profondo della notte.

    © Daniela Giorgini – Accetto il regolamento

  9. CICLAMINI DI CAMPO

    I nostri baci
    li sento ancora
    al gusto di ribes
    di una gomma da masticare.

    Nascosti, sulla strada deserta
    dietro la pensilina
    di una corriera dismessa,
    nell’occasione dell’assemblea.

    La scuola è già lontana
    distesi tra ciclamini di campo
    e odori di salvia,
    quella risata non trattenuta.

    Brevi pensieri, una nuvola in cielo,
    il corpo immaturo
    l’erba stretta
    tra le tue mani.

    Un altro bacio
    non certo io, non certa lei,
    è lo scirocco che passa,
    non vogliamo fermarlo
    chissà dove vuole arrivare.

    Tiepida luce
    su pietra viva,
    nulla si muove,
    l’abbandono
    il mare calmo.

    Luigi Carlo Rocco – Accetto il Regolamento.

  10. Mi dissocio da questo mondo
    (monologo poetico di Jean Bruschini)

    Mi dissocio da questo mondo.
    Con tutto il rispetto, con tutta la pena.
    Non è il mio.
    Non lo riconosco.
    Non lo voglio.

    Mi dissocio da chi conta i morti come punti in classifica,
    da chi scambia il potere per virtù,
    e la menzogna per mestiere.
    Da chi applaude l’arroganza,
    e ride del dolore altrui per sentirsi vivo.

    Mi dissocio da questa corsa cieca
    al più veloce, al più ricco, al più visto.
    Da questo mercato delle anime
    dove si svende tutto,
    anche il silenzio.

    Mi dissocio dal linguaggio del ferro e del denaro,
    dai trofei di guerra,
    dalle patenti di verità che si distribuiscono a caso
    tra urla e schermi.

    Mi dissocio dai palazzi di vetro dove si decide la sorte dei popoli
    senza guardarli mai negli occhi.
    Mi dissocio dai muri, dai confini,
    dagli inni cantati sopra le macerie.
    Dai finti sorrisi, dalle frasi fatte,
    dall’odio travestito da giustizia.

    Io non ci sto.
    Io non ci riesco.

    Il mio mondo è altrove.
    È nei gesti semplici.
    Nel pane spezzato senza telecamere.
    Nelle parole dette piano.
    Nelle carezze che non si comprano.
    Nel dubbio che salva,
    non nella certezza che condanna.

    Mi dissocio, sì.
    Da questo tempo malato che chiama progresso
    ciò che divora le radici.
    Da questo presente urlato che ha perso la memoria
    e vende il futuro a rate.

    Mi dissocio per non smettere di credere.
    Perché dissociarsi, a volte,
    è l’unico modo per restare umani.

    E se il mio nome sparirà dai registri dei benpensanti,
    che sia così.
    Preferisco l’esilio
    al compromesso.
    Preferisco restare fuori,
    ma intero.

    Jean 16.6.2025

    accetto il regolamento

  11. GOCCIA DI CLESSIDRA

    Il fiore migliore,
    senza stelo né radice in terra,
    cura col profumo della sospensione.

    Tutto arrende,
    tutto relativamente immaginato in memoria minuta,
    coi bagliori in crescendo, seminati ovunque oltre l’apparente,
    occhi e fessure di persiana a scomporre il sole in costellazioni.

    Angelo d’un gabbiano è la goccia di clessidra,
    che soffia dalla testa e si tuffa in petto tra i ventricoli in amore.

    Siam travolti dal riso di tamburi che affogano feste nelle pance disarmate
    e al battito d’una lieta belligeranza ci ricordiamo bambini,
    tra vetri di biglie e redini idiote.

    Le particelle di tempo invalide rallentano la corsa.
    O forse è l’anima elettrica che plana,
    riconsiderando proporzioni della valle di carne,
    quand’ora affiora tra gorghi distratti,
    sposando qualità neonata

    e risolve l’inesistente separazione tra i miei me.

    © Antonio Dentice d’Accadia (tutti i diritti riservati)
    accetto il regolamento

  12. Tu
    Tu, sbucato d’improvviso
    all’angolo della strada,
    in una sera matta
    come le api

    o come le porte azzurre

    Tu
    in questo vento
    che soffia nel caffè,
    tra i gerani dei pensieri

    mentre prende forma
    un’eresia;

    Tu.

    accetto il regolamento

  13. Pronto soccorso

    Pronto soccorso
    luogo di speranza
    luogo di dolore
    mille vite
    mille volti
    uniti da un filo sottile di speranza
    uniti da un groviglio di tensione
    di vibrante emozione
    un parente
    un amico
    tu stesso sei in pericolo
    in un secondo
    in un attimo
    in un’ora
    in un istante
    la vita vibra nel cuore
    tutto pulsa nella coscienza
    chissà se esiste un domani
    forse lo saprai
    un uomo diverso comunque sarai

    accetto il regolamento

  14. Ora ho due fossi sotto gli occhi,
    qualcuno dice che sono bellissimi,
    la schiena è curva e dolente
    il cuore ha perso il giusto ritmo
    è troppo veloce, è troppo lento
    a volte vorrebbe cedere al sonno
    ascoltare una canzone antica, infelice,
    prigioniera nello strappo della memoria.
    E svegliarsi, forse,
    sì, avere questa presunzione,
    nel tepore di una primavera
    in un mattino di pace
    nel vento che scorre sul pianto
    sugli orrori della terra
    tra il fango delle strade
    alla radice di foreste bruciate
    al midollo azzurrino dei non ti scordar di me,
    attraversando la morte con l’amore.

    accetto il regolamento

  15. SE ANDASSI ALL’INFERNO

    Se andassi all’inferno non sarei stupito affatto
    Avrò un tavolo riservato coi dannati di successo
    La dannazione avrà in me un acquirente soddisfatto
    Berremo veleno liscio, senza ghiaccio né compromesso
    Con Lucifero che mi guarda e dice: “Borowski, sei dei nostri”
    Qui sotto i peccatori son tutti volti tosti
    Ogni bestemmia è un brindisi, ogni vizio un trofeo
    Non voglio ali bianche, voglio il marchio del reo
    Dei miei sbagli che risuonano come beat distorti
    La santità è un party dove dormono tutti morti

    E se mi piace pensare a questo epilogo dantesco
    È perché oggi da vivo, a non farmi schifo non riesco
    Oggi mi guardo allo specchio come un giudice in attesa
    Che emette la sentenza ma non concede difesa
    Mi parlo con disgusto, senza grazia né appello
    Ogni gesto è indizio, ogni pensiero un duello
    Ho costruito attorno muri e li ho graffitati col mio nome
    Ho imparato a sabotarmi con estrema precisione
    E ogni mattina mi sveglio, ormai sono una larva
    Con la faccia del boia davanti mentre mi faccio la barba

    Non cerco redenzione, non credo a chi perdona
    Perché il dolore mi somiglia, è la mia vera persona
    Chi dice “ama te stesso” non si è mai addentrato
    In quell’abisso di meschinità e ipocrisia che è il mio passato
    Dove ogni ricordo che parli d’amore suona fasullo
    Il cuore era solo un organo, e il corpo un trastullo
    Io non voglio salvarmi, voglio capire perché
    Ho imparato a disprezzarmi meglio di chiunque, anche di te

    Ma poi — quando il fumo si dirada, e l’urlo svanisce —
    Resta il silenzio, che nessuna fiamma lenisce.
    Né donne né demoni sanno più intrattenere
    La noia profonda del non sapere che volere.
    Anche l’inferno ha i suoi giorni vuoti, le sere spente,
    Dove ogni bestemmia suona già detta, già niente.
    E l’anima — che urlava, che spaccava le pareti —
    Infine geme piano tra i carboni quieti.
    Perché anche il fuoco, a lungo andare, diventa fiammella esangue,
    E ogni ribellione, nel tempo, si affievolisce e langue.
    Non c’è paradiso né inferno, soltanto l’intervallo
    Tra un’illusione e il crollo, tra Riccardo e il cavallo.
    E in quel varco sottile, dove non echeggia più suono,
    Si affaccia la verità: non siamo niente, non serve il perdono

    Davide Borowski – Accetto il regolamento

  16. HO SCELTO DI DONARTI AL MONDO

    Ho scelto di donarti al mondo.
    Perché tra venti o trent’anni,
    -non so adesso il perché –
    per una notte, tornerai qui, a dormire.
    So già come andrà a finire.
    È tardi, ma io ti aspetto.
    Indosso il blu profondo d’un vestito,
    il mio colore preferito.
    Tra le mani, la staffa notturna
    d’ un bicchiere di vetro.
    Ad un tratto, bellissima, tu arrivi.
    Bella, come può esserlo una viola a sera,
    o la magnolia, o l’orchidea e il narciso,
    com’è l’erba di trinità
    nei campi di primavera.
    La rugiada di tutte le foglie
    sembra aver fatto un nido,
    ai nostri occhi, in paradiso.
    Com’e da sempre, a quest’ora,
    librano in volo le lucciole danzanti.
    Quel che chiamavi – ricordi? –
    “campanelli brillanti”,
    al fischio sereno dell’assiolo.
    È festa, per la tua stanza.
    Ecco le fiabe, le fate,
    gli eserciti dei giochi addormentati.
    Fa il saluto un orso-soldato,
    e le bambole che hai tanto cullato,
    adesso restano in posa.
    La cera d’una scatola nascosta
    ha ancora il soffio e l’odore
    della tua prima candelina rosa.
    Sul muro, un disegno allegro di matita
    che parla tanto della nostra vita.
    Vuoi ancora che racconti qualcosa,
    mentre socchiudi le palpebre,
    stanca e distesa.
    Per quanto, m’avrai tenuto sveglio?
    Storie su storie, regni e ranocchi,
    la tua manina, stretta alla mia,
    la nostra poesia, per dormire meglio.
    Ho scelto di donarti al mondo.
    Per rialzarti al dolore
    dei giorni difficili e distanti,
    per condurti all’amore,
    al sentiero dei libri importanti,
    al tuo cammino,
    al bagliore del tuo destino.
    Per un principe buono, e innamorato,
    per un bacio che non è mai mancato.
    Per amore, ho scelto,
    di donarti al mondo.
    Perché una sera,
    -non so adesso il perché –
    sapevo che tornavi da me.
    Ecco il teatro di stelle,
    come nessuno ricorda.
    La notte è sorda,
    non ha più lamenti,
    non fa più rumore.
    Com’era una volta,
    Elena, mi hai preso il cuore,
    e ti addormenti.

    Antonio Blunda – Dichiaro di accettare il regolamento

  17. Accetto il regolamento. Dr. Guido Burgio

    poesia : VECCHIAIA

    Non dirmi cretino
    se osservo due fili di chioma
    abbracciate al cuscino
    nevoso biancore
    sopra due occhi di miele

    Al nostro lento respiro
    ci sbeffeggia la sveglia silenzio
    è passato tanto tempo
    il grigiore assottiglia la speranza

    Non dirmi cretino se la notte rimiro una foto
    fra il giallo-verde del prato
    le tue chiome, i tuoi occhi, il tuo volto

    Dimmi pure cretino ma non voglio svegliarmi
    scoprendo un ramarro morto su un troco
    come fossile scordato dal tempo

    Io questa notte ti voglio eterna
    nel segreto della pace
    e del silenzio che non si scioglie

  18. Roberto Collari

    Liturgia dell’amore

    Volli intero morire,
    morire invero d’amore.

    M’accostai alle tue labbra,
    viverne il caldo respiro.
    Volli macchiarmi del tuo amore,
    sentore d’agrumi e cannella.

    Volli viverti in vena cava.
    E nella condanna d’un bacio,
    smettemmo d’essere pelle,
    quell’unico cuore
    disfatto nel rito.

    Accetto il regolamento.

  19. 27 giugno 1970/27 giugno 2025 … 55 anni di matrimonio !
    (Fernanda e Oswaldo)

    In molti si chiedono come mai
    qualcuno resiste cosi tanto tempo e tanti anni assieme …
    non c’è nessun “segreto” …
    non c’è nulla di particolare …
    c’è solo la voglia e il desiderio di risolvere assieme
    i molti problemi della vita !
    Si … di trovare assieme le soluzioni
    che per ogni problema non mancano mai !
    È abbastanza avere la voglia di cercarli …
    abbassare una volta ciascuno una spalla …
    mai fissarsi o pretendere di avere ragione a tutti i costi …
    rispetto ci vuole … pensarle e studiarle assieme
    le cose che bisogna fare …
    essere capaci di dividere tutto quello che
    ci gira attorno … sempre …
    con poche parole e gesti da sempre usare …
    come: amore e rispetto !
    Mai mancare con il bacio della buona notte …
    con il saluto al mattino …
    vivere assieme nel bene
    e purtroppo quando capita anche nel male !
    Mai lasciarsi con il muso …
    buttare via l’essere magari un po’ arrabbiato …
    buttare via l’egoismo … sempre …
    essere e presentarsi contento e gentile …sempre …
    con una carezza ogni tanto …
    che non ha mai fatto male a nessuno …
    con quelle poche parole e gesti
    da sempre usare e mai dimenticare :
    amore e rispetto …
    un mazzo di fiori freschi al centro del tavolo di casa
    è profumo e amore … sempre !

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  20. OLTRE
    non cercarmi
    Durante le sere del gelido inverno,
    Non cercarmi
    Nel chiassoso mercato tra aromi e colori.
    Non cercarmi
    Seguendo l’intenso profumo di zagare in fiore
    E dí ginestre, nelle laviche terre.
    Non cercarmi
    Nell’alba che timida riflette le sue tinte rosate.
    E non farlo mentre il cielo si tinge di fuoco all’imbrunire
    E si immerge giocoso nell’ amplesso col mare.
    Non mi troverai.
    Son distante dal mondo che gira
    Sono etereo vapore, nebbia fumosa
    Che tutto nasconde e distorce.
    Sono lì, oltre la siepe spinosa,
    Oltre quello steccato tarlato e cadente.
    Ho lasciato sepolti i miei sogni
    Dentro i cassetti di un vecchio comò,
    Tra candidi lini di ricami adornati e orli frangiati
    Tra avite ricchezze e silenziosi diari.
    Ho lasciato spaiate le scarpe
    E polvere sul mio pianoforte
    Cumulata tra i tasti pigiati ogni giorno.
    Non cercarmi
    Non farlo
    Non devi.
    È lento quel tempo che scorre
    E di me, nel ricordo, un sorriso sarà.

    Accetto il regolamento

  21. TEMPORALE D’ESTATE

    Il cielo si fa amaro,

    greve di disperazione per la furia

    che presto esploderà.

    Ridono forte

    i tetti delle case,

    per il solletico della pioggia.

    Sale un vento gelido

    che avvolge la montagna.

    Il vento fischia nelle gole,

    accarezza cuscini di muschi odorosi

    che iniziano una danza,

    si baciano, s’intrecciano, si sfiorano.

    Sono minuti strani da gestire,

    troppo brevi per avere paura.

    Poi, lentamente,

    solo gocce di pioggia

    sibilano tra i rami arsi della pineta,

    e là, dove il cielo abbraccia l’orizzonte,

    timidi, spuntano i raggi di un bel sole.

    Il cielo piano piano schiarirà,

    le foglie torneranno ad intrecciarsi,

    i tetti smetteranno di ridere,

    tra poco la pioggia terminerà.

    Resteranno i pensieri da mettere via.

    accetto il regolamento

  22. Del mandorlo il tuo odore
    Al mandorlo in fiore
    m’innamoro
    commozione mi pervade
    al simbolo di rinascita…
    Echi passati sulla mia pelle
    a nutrirsi del tuo profumo
    che lasciasti impregnato
    alla mia solitudine.
    Oggi aspetto il vespro
    a rivedere noi, pellegrini
    avvinghiati sotto chiome
    bianche
    che cinsero fame d’amore
    illusione, dolorosa smania.
    Avanza la tua sagoma
    un’ombra leggiadra
    mi sorride, sferza nostalgico
    tempo
    quando il mio pane era il tuo
    a spezzarlo nell’odore di noi.
    Passeggio nei sentieri battuti
    da due cuori a follia rapiti
    che furono allegrezza
    felicità, incoscienza…
    E oggi mi siedo allo stesso
    greto, rimiro il nostro rifugio
    con occhi incantati
    ché tu sei ancor con me
    incarpionato alle mie gambe
    e a quest’aria che sa di noi
    che sa di mandorle bagnate
    da pioggia che lava, purifica
    inebria
    ma non ammanta
    i nostri eterni abbracci
    la nostra tenera età.

    accetto il regolamento

  23. IL BATTITO NEL PETTO

    Il battito nel petto è rapido tamburo:
    vi s’affolla l’amore di cui abbiamo bisogno.
    È una briciola d’esistenza:
    parvenza di ciò che siamo, che vogliamo.
    Improvvisa eco si fa della pioggia
    che s’unisce a onda raminga
    e rapida scivola via.

    Tutto qui, l’amore:
    questo assorto eterno prodigarsi
    a impigliarsi nei colori
    che si svelano dalle ombre.

    accetto il regolamento del premio

  24. APPARE

    Appare, tra ciglia d’orizzonte e nebbia
    corona grigia che fende il cielo
    Torri che sfidano il tempo e l’oblio
    come mani in preghiera di pietra

    Appare, fra echi di secoli arditi
    spade silenti, ombre danzanti
    Vie selciate da pellegrini e mercanti
    Santa Fina che veglia, tra le genti

    Appare, tra viandanti oggi spaesati
    un labirinto di profumi e parole
    Scale che portano a vite sospese
    e a botteghe di sogno e memoria

    Appare, nel petto s’avverte un battito
    che sa di mosto, tramonti e ricordi
    Vertigine dolce che consola
    un sussurro di radici mai spento

    Fabio Belli

    Dichiaro di accettare il suddetto regolamento

  25. PELLE NUOVA

    Fra crepe del tuo gelo elegante
    scivolo come seta su marmo velato
    Sono fiato, che bagna la tua assenza
    vento caldo che schiude veli d’anima

    Nel tuo disincanto io mi distendo
    come linfa tra le tue vene spente
    Accendo incastri di carne e silenzi
    con labbra di brace e carezze di fumo

    Ti sfioro senza toccarti davvero
    ti abito come una febbre muta
    Sarò pelle nuova sul tuo dolore
    nella dimora del tuo risveglio

    WMG

    Accetto il regolamento

  26. A TE, PADRE

    Il rasoio solca attento
    quella pelle così stanca,
    a te Padre a cui la vita deve
    ancora una speranza.
    Prigioniero di quel mostro
    che i tuoi giorni ha divorato,
    riducendo in fumo e cenere
    quel che avevi in cuor sognato.
    Io bambino ci speravo
    in un tuo abbraccio, una carezza,
    ma leggevo nei tuoi occhi
    solo vuoto ed amarezza.
    Ti cercavo e mi chiedevo
    se mai un giorno, chissà quando,
    ti avrei mai potuto dire
    che mi sei mancato tanto!
    Io pregavo Dio ogni giorno,
    combattendo con la rabbia
    nel vederti prigioniero
    come tigre in una gabbia.
    Impotente io assistevo
    a quel demone spietato
    che rubava il tuo presente,
    il tuo futuro, il tuo passato.
    I tuoi giorni consumati
    da paure, smarrimento,
    non sai quanto avrei voluto
    colorare anche un momento
    di allegria, spensieratezza, giochi,
    corse e passeggiate,
    ciò che un padre fa col figlio,
    condivider le giornate!
    Ma vorrei che tu sapessi
    che io non ti ho mai odiato
    per quel buio che ho vissuto,
    a cui tu sei condannato.
    Adesso che sei qui,
    in un letto di ospedale,
    cerco di esserti vicino,
    di poterti ancora amare.
    Io non so se tu la senti
    la tua mano nella mia
    o se quando tu mi guardi
    riconosci chi io sia.
    Ma sono qui ora per te,
    a cercare con ardore,
    di sfidar la malattia
    col potere dell’amore.
    Perché sai mio caro Padre,
    esiste un posto, credo il cuore,
    dove il male non può vincere,
    dove splende sempre il sole…
    Io, sì, penso a tutto questo
    mentre rado la tua barba,
    ti sorrido e un po’ mi chiedo
    se il mio esserci ti garba.
    Una carezza sulla fronte,
    ti sistemo un sopracciglio,
    ad un tratto mi sorridi e sussurri
    “Grazie Figlio!”.

    Accetto il regolamento

  27. Enrico Ravasio – Accetto il regolamento
    Sean se n’è andato

    Non c’erano tamburi nel verde profondo,
    solo il ticchettio aspro delle foglie scarne
    come dita sudate sul grilletto incerto.

    Poi Flynn attraversò il denso Mekong
    come chi non aspetta un vero ritorno
    non pensava più al padre ed al magico set.

    I soldati lo chiamavano damerino pazzo
    lui rideva di gusto, come se la paura
    fosse una lingua straniera intellegibile.

    Scelse la lente cruda del sangue opaco
    nei suoi scatti colmi di preghiere silenziose
    infilava una cruda crepa nella narrazione.

    Tutti quei khmer sorridevano gentili ed educati
    senza fretta scomposta e con metodo preciso
    poi nessun corpo e nemmeno un fugace addio.

    La giungla indifferente li inghiottì entrambi,
    trattandoli come inutili versi scritti a caso,
    è rimasto solo il silenzio, senza un negativo.

    Il tempo ha dimenticato quell’ultima foto
    forse era solo la sua ombra rapida e fugace
    perché lui ha smesso di mormorare alla pellicola

    La pioggia scorre sul tuo nome dentro un archivio,
    come una richiesta dell’anima lasciata sospesa,
    una dichiarazione d’amore mai pronunciata.

    Non sei più trendy, irruento e folle Flynn
    la tua guerra è scomparsa nei secoli oscuri
    oggi siamo costretti alla verità degli altri.

  28. Fabiola Murri Accetto regolamento

    Quel giorno

    Non c’era vento.
    L’aria tratteneva il fiato.

    Tu passavi,
    e la materia cambiava forma.

    Una scia invisibile
    apriva la pelle.

    Non il passo,
    non la voce,
    ma qualcosa di più sottile,
    più feroce.

    Un odore.
    La tua essenza
    prima del nome.

    Mi raggiunse come fame,
    come un ricordo
    mai accaduto.

    Era terra che si spacca,
    era fiamma,
    era ritorno.

    Il tempo si piegò,
    si fece spirale.

    Io fui lì,
    e in ogni luogo
    dove eri già stato.

    Ti voltasti.
    Non per cercarmi.
    Ma l’universo, in quel gesto,
    si rovesciò.

    Il profumo
    non era più solo tuo.

    Era patto,
    era soglia,
    era marchio di fuoco
    sul respiro.

    Non potevo nominarlo.
    Ma sapevo.

    Qualcosa in me
    si inginocchiò.

    Nessuna parola.
    Solo un silenzio
    carico di genuflessione.

    Ogni cosa,
    da allora,
    ebbe un bordo più tagliente.

    Ogni distanza,
    una tensione al ritorno.

    Tu camminavi,
    io imparavo
    a restare.

    Anche senza toccare,
    ero dentro.

    Anche senza chiedere,
    avevo scelto.

    Il profumo s’insinuò
    tra le ossa,
    divenne pelle,
    memoria,
    dimora.

    Lo chiamai
    con un nome che brucia:
    Amore.

    Da allora,
    ogni silenzio
    ha la tua voce.

    Ogni assenza
    ha il tuo odore.

    Non ti ho più visto
    come prima.

    Ti ho sentito
    nell’ombra di un mattino,
    nel vuoto tra due passi,
    nell’aria spezzata
    prima del pianto.

    Ti ho cercato
    nelle pieghe del giorno,
    tra le cose che non accadono
    ma esistono.

    E ancora oggi,
    quando il mondo tace,
    quando il respiro si assottiglia,
    quando il cuore ricorda,

    quel profumo
    mi trapassa.

    E io so.

    Non fu un incontro.
    Fu un’origine.

    Una nascita lenta
    nel corpo del tempo.

    Quel giorno
    mi riscrisse.

    Il giorno
    in cui non fui più
    senza di te.

    Il giorno
    in cui la tua assenza
    smise di mancarmi.

    Perché da allora
    sei ovunque
    e invisibile
    come il respiro.

    accetto il regolamento

  29. Fasti e crostacei (Mazara del Vallo)

    Due chele di granchio
    un osso di seppia
    barche secche
    adagiate obliate
    in terre sanguigne,
    una donna fastosa
    veste gonne e conchiglie,
    carte andaluse e visi imbruniti.

    San Vito è vicino
    guarda il destino che passa e si posa
    a Mazara.

    Si parte
    e sono sfere di grano
    le tue labbra saracene

    Sez. A Accetto il regolamento

  30. Quel sussurro dentro di te

    L’anima ti parla
    nel silenzio della notte
    ti sussurra …fingi di non sentire
    Fino a quel momento…

    Ti fermi piangendo
    sperando
    che il dolore profondo
    la smetta di farti male.

    Mi giro ti vedo impaurita
    Vorresti cambiare strada
    magari cercare un’altra via
    che cancelli la tua pena.

    Ti guardi ancora attorno
    non ti resta
    che accettare:
    che tra il bene e il male
    tu hai scelto il male
    che la via più breve
    ti ha portato
    fuori strada

    che adesso sembra tardi e dura
    e provi solo tanta paura.
    ma nulla è perduto
    puoi ancora ritrovare la via.

    Se accetti il fallimento
    e guardi dritto in faccia il tuo futuro
    alla fine vedrai
    che non è poi così duro.

    La forza che ti sostiene
    ti sussurra e finalmente
    esci dal buio della notte
    e arrivi alla speranza che ti rende forte.
    Accetto il regolamento
    Francesca Lo Galbo

  31. ABBRACCIO PERDUTO

    Il suo abbraccio arriva
    dopo che mi ha menato,
    per l’ultima mia impresa
    che l’ha fatta arrabbiare,
    mia madre non vorrebbe,
    ma punisce per procura
    al posto di mio padre,
    che è incapace di far male,
    mentre mi sta picchiando
    ad ogni schiaffone che dà
    scende piano la sua rabbia,
    mentre subisco con dignità
    proteggendomi la faccia,
    i colpi si fanno più rari,
    poi smettono di arrivare,
    è sceso il pacifico silenzio,
    alzo gli occhi verso di lei,
    in tempo per vederne il viso
    umido per le sue lacrime,
    m’abbraccia teneramente,
    e dimentico ogni schiaffo,
    ora che mi sono fatto uomo
    lei non osa più punirmi così,
    anche quando sa che sbaglio,
    e io ne avrei tanto bisogno,
    ma ancor di più mi mancano
    gli abbracci misti a lacrime,
    un gesto di affetto speciale,
    che solo in quelle occasioni
    si lasciava andare a farmi.

    accetto il regolamento

  32. Il Nostro Amore
    Onde di calice ubriacano
    il sangue della tua tintura.
    Sì Tinge il cielo del colore
    del tuo sorriso mentre guardo
    il mare nella tua profondità.

    accetto il regolamento

  33. Le luci …

    Le donai le carezze
    Che portò con sé
    Nel silenzio profondo
    Della sua via

    Ogni filo d’erba
    Copre ogni muro

    Il cerchio della notte
    Si allarga
    Nelle luci artificiali
    Della città scintillante
    Alleggiano leggere
    Le passioni
    Che si accendono
    Sul far della sera

    accetto il regolamento
    Antonio Pittau

  34. Sul margine

    Dilaniato nel margine
    confine della Terra contesa
    e offesa dall’ insensato
    vile attacco.

    Margine umano dissacrato
    non rimargina in ferita,
    ma rimarca la freccia
    di sangue breccia pulsante.

    Scia sfrecciata di lame
    tormentate,
    come non le fate
    volare le colombe disarmate!

    Una voce sottace
    sul fronte disumano,
    a tender velatamente
    l’agognante singhiozzo
    del sudario spento -pozzo.

    Resta inerme e asperso.

    Jonny Souto – Accetto il regolamento
    sezione unica Poesia.

  35. Infanzia – Accetto il regolamento

    Quello che ho sempre
    sognato è la vita,
    quando scorre
    simile a un fiume
    ed è placida,
    poi veemente e furiosa
    come una tigre.
    Tutto amo dell’esistenza,
    dal colibrì al condor,
    dall’ape al calabrone,
    dal rigagnolo al mare,
    le cose che tocco con la bocca
    e quelle che stringo
    tra le mani.
    E m’innamoro all’infinito
    senza rimpianti,
    vorrei ogni cosa nel mio petto
    tra le mie costole,
    il silenzio di Dio…
    Fiutare il giacinto
    delle tue labbra,
    ghermirlo con tenacia
    e sentire sul velopendulo
    il candore del tuo alito
    di ginestra.
    Desidero correre
    sperando che un giorno
    escano fuori le mie ali,
    le ritrassi
    allo spezzarsi delle loro
    piccole ossa,
    ma riesco a tornare indietro
    nel tempo fino al dì
    in cui il sole
    abbagliava la chiglia
    della mia nave.
    E perdermi nei minuti
    dell’infanzia
    rossa come il cuore e bianca
    come la luna,
    uccello vivo nell’aria,
    xilofono d’amore.
    Ridestarmi a un sorgere nuovo
    di profumi,
    sentire che le stelle
    già mi chiamano
    per altri mondi lontani.

  36. Senti ciò che ti dico
    Ne è trascorso di tempo
    un tempo di giovane amore
    un tempo giovane come noi,
    oggi senti ciò che ti dico
    lasciamoci quel tempo
    sul dietro di dolenti spalle.
    Ascoltami, senti ciò che ti dico,
    non ricordo come chiamarti
    amica, sorella, moglie, compagna,
    ma è cosa priva di importanza,
    è per questo che io sono te
    e tu sei me, la stessa persona,
    un unicum vitale nel ridondare
    delle nostre stagioni, tante,
    troppe oramai. E guardo attonito
    una delle tue mani tremolare
    e ti dico fermala quella mano,
    ma capisco che non puoi
    e la stringo nella mia, e tutto
    diviene immobile e dolce
    così come fu, così com’è, come sarà,
    per quella che diverrà un’eternità
    al di là degli anni già consumati
    al di là dell’al di là.
    Senti ciò che ti dico
    nel mentre te la bacio quella mano
    e sulla mia guancia la guido piano piano.

    Michele Pochiero Accetto il regolamento

  37. Perché non ti posso abbracciare
    Il rientro da scuola o dal Tennis ha un solo momento:
    Lo zaino per terra, due gambe veloci e un giro di mento
    Sfuggente, veloce, forse incazzata…
    Chissà per te com’è stata questa giornata

    Magari più tardi, dopo i compiti e a ormoni tranquilli
    Qualcosa dirai se non avrai altri assilli
    Intanto tua madre, con ancestrale riflesso,
    Mi suggerisce sottovoce: “Qualcosa è successo!”

    A volte è così, ti conosce e ha ragione
    Altre volte è un momento, poi passa il magone
    E allora mi sfiori, passando veloce
    Tuffandoti impetuosa sul gatto miagolando la voce

    E’ così a quest’età, lo dicono tutti
    Ci vuole pazienza per raccogliere i frutti
    E tu sei un albero di rara bellezza
    Che dispenserà fiori e qualche dolce carezza

    Adesso il contatto tra noi mi è vietato
    Solo i grattini che mi chiedi al mattino appena ti ho svegliato
    Non si abbraccia un papà quando si è adolescenti
    E’ come un fiume che scorre e che non vuole affluenti

    E mi sorprendo talvolta e non mi sento più anziano
    Quando siamo per strada e a sorpresa mi stringi la mano
    Il distacco che per te è così necessario
    D’improvviso ci riporta sullo stesso binario

    E mi riempio, mi scaldo, mi sento felice
    Sono come in quadro con una splendida cornice
    Perché lo so e non c’è niente da fare
    I tuoi 13 anni non si fanno abbracciare

    Goditi, amore, questo tuo compleanno
    Dubbi, paure e delusioni col tempo cadranno
    Forse non piangerai più per un’amica che tradisce
    Ne troverai cento e una che ogni tuo sguardo capisce

    E ricorda che io, acciaccato, arrabbiato, a volte imbronciato
    Sono e sarò sempre il tuo papà innamorato!
    Che ti vuole serena, felice, libera e piena di brio
    E ti augura di cuore Buon Compleanno Amore mio!!!

    Stefano Pietri – Dichiaro di accettare il regolamento

  38. [CAMBIO DI] VOCALI

    O/o
    dicotomico infantile
    capriccioso
    antibiotico
    il pensiero solo a blocchi;
    Integrazione irrisolta:
    la vita fatta a pezzi.
    Vita negata.

    E/e:
    non ci sono mai arrivato.
    La coesistenza pacifica degli opposti,
    ognuno al proprio posto.
    Il troppo bello che mi hanno insegnato,
    il troppo brutto da cui mi han protetto:
    finalmente insieme in un amplesso:
    i pensieri diventano terra e sangue.
    Vita vera.

    Avrei capovolto il mondo,
    se avessi saputo scambiare due vocali,
    bastava quello.

    E nel frattempo che mi ricompongo,
    che dispiego le mie ragioni,
    inciampo di nuovo nell’infanzia assassina.

    Rimane sempre,
    e solo,
    o/o.

    Accetto il regolamento

  39. Dove
    Portami dove finisce il mare
    per unirsi con il cielo
    Portami dove si sente il vento
    accarezzare i pensieri della notte
    Portami dove si vede la luna
    nascondersi tra le nuvole
    Portami dove riposa il colore delle foglie
    nei giardini pieni d’autunno
    Portami dove c’è un treno
    che corre verso Sud
    Portami dove la musica
    svela il tuo passato
    Portami dove si nasconde
    la porta dei tuoi sogni

    accetto il regolamento

  40. 2024
    Un anno se ne va,
    pieno di piccole noie e di troppo tedio
    La voce poetica ha stentato a farsi sentire
    L’orecchio, in difficoltà, si è teso nell’ascolto
    Un sogno nella veglia mi coglie, mi siedo sul greto di un fiume,
    le membra stanche, cedono
    In attesa sto, placata dall’ansia
    Il mio pensiero vola e va a voi che mi avete lasciato
    So che siete una schiera di spiriti inquieti e che tifate per me
    A voi, per primi, il mio augurio di ogni bene
    Sappiate che ho sempre bisogno di voi, bacio

    Chiara Sardellli diritti riservati
    Accetto il regolamento

  41. IL FRUSCIO DEI GRILLI NEL GIARDINO

    Ondeggio,
    silente e sconnesso,
    tra lo spazio delle varianti,
    come una piuma che s’affida
    al volere della brezza
    per toccare la terra.
    Un vetro stridula
    nei pressi dell’udito,
    mentre vorrei soltanto un fruscio —
    il fruscio dei grilli nel giardino.

    GIUSEPPE CHICO – accetto il regolamento in ogni sua parte

  42. IL DECIMO

    Si chiamava Luce
    quella che danzava tra le tende
    prima che il fumo
    divorasse il giorno.
    Si chiamava Pane
    il secondo,
    con mani piccole
    impastava il silenzio del mattino.
    Poi venne Gioco,
    che rideva con sassolini
    senza sapere
    che la terra li avrebbe chiesti indietro.
    Il quarto, era Abbraccio,
    mai sazio di madre,
    mai stanco di fratelli.
    Era Canto, il quinto,
    voce leggera,
    più leggera del boato.
    Giustizia, il sesto,
    giurava con occhi seri
    che il bene avrebbe vinto.
    Il settimo, Carezza,
    curava le ginocchia
    più che i soldati le frontiere.
    Poi Domanda, l’ottavo,
    che chiedeva “perché?”
    senza mai ricevere risposta.
    Il nono si chiamava Pace
    come una profezia tradita,
    scritta su muri
    che ora non esistono più.
    E ne resta
    uno.
    Respira per dieci.
    Non piange.
    Non urla.
    Cammina.
    Ha raccolto le loro voci
    come semi nella polvere.

    Non dirà odio,
    né vendetta.
    Dirà solo il suo nome:
    Speranza.

    Accetto il regolamento in ogni sua parte. Federica Canepa

  43. “Non dissi” – Diego Civita- sez. poesia.

    Non dissi che la notte era pallida
    di fronte alla luce del sole
    dall’altro lato delle prospettive.
    Non dissi che pagando cuore e ragione
    all’unisono dei colori
    le vie per la vita diventano infinite.
    Non dissi che dopo le albe,
    i tramonti,
    le nebbie acerbe,
    le brine d’agghiaccio,
    le rugiade brune al confine,
    le salite ardite
    arrivano
    immense e dolci discese.
    Non dissi,
    non dissi: che la costanza
    nello sguardo interiore
    può scioccare la luna,
    non dissi che nel deserto
    può nascere un fiore.
    Non dissi,
    e non che non dissi
    che oltre le ore sentite già addosso
    si poteva scontare il dolore,
    non dissi che la risorsa più grande
    quando la calura t’opprime l’anima
    è sempre l’amore.
    Non dissi di raccontarlo al sole
    quello che non so descrivere
    stando attento a non far rumore,
    questo e quest’altro non dissi
    insieme a tanti,
    aspettando per tutti
    che il non detto
    fosse già un giorno migliore!.

    (Accetto il regolamento).

  44. Papà, ti ho visto

    Papà ti ho visto stamattina,
    nel riflesso del caffè,
    nella cravatta che amavi.
    Ti ho visto nel rumore
    delle chiavi della porta
    come se fossi tornato.
    Ti ho visto.
    Non sei andato via, papà.
    Hai solo cambiato indirizzo.

    Lorena Silvia Sambruna
    accetto il regolamento

  45. IL POETA NON DIVENTA RICCO

    Il poeta
    non diventa ricco con i suoi versi,
    non si compra una casa
    e nemmeno un’automobile,
    le emozioni non si vendono
    non sono merce di mercato,
    non si vende un sospiro d’amore,
    il sorriso di un bambino,
    l’urlo disperato di un uomo
    flagellato dall’odio dei potenti,
    non si può vendere il cielo, il sole,
    questa Terra che ci sostiene
    nell’equilibrio eterno dell’Universo,
    la libertà di uno stormo di gru
    tra le nubi grigie dell’autunno,
    il poeta
    non diventa ricco con i suoi versi
    sparsi su un popolo oppresso
    chiuso in un sonno di ipnosi perenne,
    sulla stordente bellezza dell’onda
    che si alza solenne sul mare,
    e nel mare, che muto osserva
    e accoglie gioie e dolori, speranze,
    stupore e sogni da realizzare,
    il poeta
    non diventa ricco con i suoi versi,
    la sua follia è luce che accarezza,
    le sue emozioni sono la sua ricchezza,
    espanse libere nel vento perché
    arrivino all’anima di chiunque,
    fluttuanti nell’aria franche da catene,
    a volte dure, irriducibili e severe
    contro ogni infamia nel mondo,
    ma spesso morbide e dolci, leggere,
    in un inno di pace e amore universale.

    Maricà – Accetto il regolamento

  46. Invaghito di tutto

    Impelagato in pasticci
    ed a un disordine innato
    provavo spesso a nuotare
    sfiancato controcorrente.
    Ma il miraggio di te
    mi dava linfa e coraggio
    per affrontare quei flutti
    la fronte sempre scoperta.

    Invaghito di tutto
    diseguale, imperfetto
    mi dilungavo in verseggi
    incespicando in parole
    dense di elle e di erre
    che naufragavano in me
    contro la lingua sconnessa
    tra denti senza giudizio.

    Accetto il regolamento, Roberto Marzano

  47. SE FREDDA BREZZA SUONA
    Se fredda brezza suona
    un flauto limpido,
    l’azzurro di mare quieto freme.

    Ho piombo sotto i piedi,
    sono acciaio, granito, basalto,
    e avrei voluto il sinuoso passo dell’acqua,
    milleforme, e non m’è dato.

    accetto il regolamento

  48. SOGNI

    Ci sono piacevoli sogni,
    io sono il sogno
    di una realtà vera,
    spargo poesia
    come la notte con le stelle.
    Sono da ammirare
    In qualche luogo,
    come una nota ribelle
    su uno spartito
    ma senza la quale
    la sinfonia
    non avrebbe alcun senso.
    E alla fine del giorno,
    non ti restano che vino,
    speranze disilluse,
    poesie a metà,
    il tuo sogno ostinato
    che ti riscalda appena,
    gente che ti addita
    come un eroe
    e la tua solitudine,
    tua sposa,
    e quel verso di Prèvert, solo mio.

    autore: Antponio Stasolla accetto il regolamento

  49. Accetto il regolamento
    Io e il mare
    Stare lì ad ascoltare
    tutte le storie che sa raccontare,
    come un amico caro,
    complice il vento, che mi viene ad accarezzare.

    Con gli occhi dentro quell’immensità,
    tra la luce tremolante del faro,
    mi lascio rapire…
    tra il bianco e il nero
    muore e nasce un pensiero.

    Gli parlo di me,
    di quella parte nascosta,
    che ancora non ho avuto il coraggio
    di guardare.

    Sovrasta ogni tempesta.
    Amor che non muta,
    la dannazione di una vita vissuta,
    minuscola e lontana,
    sull’orizzonte che il giorno accende piano.

    E tu, mare, taci.
    Ascolti ogni mio sussurro,
    ogni fragile resa.

    E nel tuo ondeggiare,
    cancelli ogni paura,
    scheggia dopo scheggia,
    che si trasforma in voce,
    che non teme più
    di essere riconosciuta.

  50. AUSCHWITZ 1944, L’AMORE DI UNA MADRE

    Sfilai le tue dita dalle mie con una forza decisa
    mentre attorno si contava chi non contava nulla.

    Un esercizio matematico per deridere i destini,
    un sospiro di sollievo o forse l’esatto contrario?

    Se la vita non è vita forse è la morte l’unica luce
    anche se qui il Dio di ognuno sembrava lontano.

    Ti lasciai tra le lacrime prendendo il tuo posto
    fingendo trattenni le mie regalandoti un sorriso.

    L’ultimo sorriso mentre fragile non comprendevi,
    rimanesti là a fissarmi andare via, ti vedo ancora.

    Cosa sarà domani di te, di quelle dolci piccole mani
    di cui ancora conservo il calore nel gelido Golgota.

    Ora, mentre cosciente approssimo quell’odore acre
    torno ad essere sola come alla nascita ed ho paura.

    Mi porto dentro i tuoi occhi mentre vado al forno
    ma questa volta non tornerò a casa col pane caldo.

    Accetto il regolamento

  51. L’HO DETTO ALLA LUNA

    L’ho detto alla luna
    che Dio, vede tutto
    e lei fa silenzio
    ha il cuore trafitto
    lo sguardo perduto
    nel fumo all’odore di morte
    che fulmina il cielo.

    L’uomo, ha scelto
    la guerra, le bombe, il sangue innocente
    e Dio, Dio vede tutto.

    Il bimbo nel sacco
    che perde la vita,
    la palla, la scuola,
    il futuro, la madre.
    E la luna, ch’è sola nel buio che tace.

    Scricchiola e si squarcia, la terra,
    la striscia di terra
    che non conobbe, mai pace.

    E Dio, Dio vede tutto,
    il pianto, la fame, il terrore.

    Conquista il soldato,
    la medaglia d’infame, nel cuore ha il catrame,
    usa il corpo di donna,
    poi lo getta via, come letame.

    Quello che ho detto alla luna
    resterà tra di noi,
    ancora il sole, darà vita alla luna,
    mentre Dio, vede tutto
    e non perdonerà,
    la sua giustizia divina.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO – SEZIONE A – POESIA

  52. IL MONDO NEI TUOI OCCHI

    Seppur non mi conoscessi, mi riconosceresti tra mille…

    Sarei quella che cerca l’ombra in un angolo nascosto della festa, quella che cerca di sistemare la maglietta per coprirsi, allungando di qua e di là per non mostrarsi troppo.

    Sarei quella che si sente fuori posto, fuori luogo, fuori tempo.

    Se anche non mi conoscessi, mi riconosceresti guardandomi negli occhi, che sono quelli di sempre.

    Sono quelli di una bambina che non ha mai smesso di sognare e sperare, realizzando che la vita è dura ma che sta a noi cercare di darle un senso logico, lontano dalle paure e dalle negatività che si frappongono tra noi e la gioia di esistere

    Antonella Chiego – Accetto il regolamento

  53. Presenza laterale

    Ti ho sentito anche stanotte,
    nel salto tra il terzo e il quarto battito del cuore,
    dove il sangue temporeggia e oscilla
    prima di decidere se devo vivere o morire.
    Sostavi in quell’attimo prima del sonno,
    quando il corpo chiede riposo
    e i sogni si affollano come passeggeri
    su un binario morto.
    Ti sei seduto sulla vertebra sbagliata
    ancora dolorante,
    fratturata da gravose e inutili preghiere :
    interferenze nello spazio dell’assenza.
    A volte cerco di disinnescarti,
    ma sono un incapace artificiere,
    il tuo pericolo mi resta addosso
    e sudo ancora la tua figura.
    Nessuno ti nomina più,
    per gli altri sei solo un ricordo frammentato,
    brevi parole da sciogliere nella tazza del caffè;
    per me una presenza laterale
    compagno sillabante
    di un ieri che mi tiene ancora in catene.

    © Angela Maria Malatacca
    (Sezione A – Accetto il regolamento)

  54. Vento silenzioso.

    E il vento finisce
    tra rami spogli
    feriti dallo sferzar
    della tempesta.
    Ferisce, questo vento,
    nelle pacate sere d’estate,
    piange quest’ anima
    addormentatasi
    nel cuore della tormenta.
    Scende, solitaria’
    sull’inaridito cuore,
    lacrima sbarazzina
    intrappolata nell’iride
    l’arcobaleno dei plumbeo cielo.
    Alla finestra odo
    cinguettio di bianca colomba
    nel petto una rossa macchia.
    Violacea anima errante
    tra le miserie del mio.corpo
    tra i dolori del cuore.
    Ed io vago,
    sospinta dal vento
    tra frastagliate vite
    che feriscono ancora
    Il corpo stanco.

    accetto il regolamento

  55. Acabad con la carne

    Cuerpo crucificado, crucificad mis demonios
    carne putrefacta
    muerta y endemoniada
    perdonad mis pecados , mi felonía
    huracanes espantosos
    derribaron barreras, crucificando mi carne

    Cuervos feroces, llenos de vindicta
    retirad de mi
    os juramentos hechizados con veneno
    no seáis la palabra llena de maldad
    pido os por favor acabad con la carne

    Oscuro sendero dame vida
    pero acabad con esto
    dejadme solo y deja partir mi ……..
    Inocencia perdida
    mares silenciosos y oscuros
    dejad escapar
    necesito salir
    necesita acabar
    os pido acabad con la carne

    Corazón lleno de venganza os tengo
    putrefacto de rencor
    a por tu desamor
    desamor de amores corrompidos
    pido os acabad con la carne
    llena de vindicta, felonía y vileza

    Gonzalo Medel Guajardo
    Acepto las bases, sez. a

  56. LA LUNA NEL POZZO

    Vieni:

    Ti porto a vedere
    la luna galleggiante,
    senza sprecar parole.

    Mi bastano il verso dell’upupa
    e le luci di un aeroplano,

    Due sbaffi di rossetto
    su un bicchiere di carta
    (che ancora sa di vino)

    Appoggiato alla pietra antica
    oltre cui adesso ti protendi.

    Ed eccola, ora, la luna
    che affascinante ti chiama:
    occhio dentro l’occhio, silente.

    Accetto il regolamento.

  57. SONETTO PER ANGELO
    e con la precisione dei capelli
    ho spento l’orologio degli incontri
    mi abbandono sui testi di Lumelli
    per cercare improbabili riscontri
    e mi perdo nelle definizioni
    di quanto appare certo l’inusuale
    il senso che nasconde le intenzioni
    scegliendo l’inversione dell’uguale
    quel che mi muove è una commozione,
    che non richiama in vita il tuo pallore,
    non manifesta alcuna presunzione
    sorge da un’ambizione troppo ardita
    che si rivolge a te senza pudore
    come memoria che si fa infinita.

    Accetto il regolamento

  58. L’ultimo volo
    Agli ospiti delle RSA

    Dimmi cosa abbiamo in comune
    se non questi capelli d’argento
    e una manciata di nebulosi sogni,
    dispersi tra il tramonto e il vento.

    Dimmi come te lo immaginavi
    questo nostro avvicinarsi alla riva
    con tanto sale sulla poppa
    e troppi rimpianti nella stiva.

    La Tv accesa in salone,
    il brodo che sparge nell’aria il suo odore
    e sul muro un vecchio orologio
    reso opaco dal fumo e dal vapore.

    Qual è il senso di questo recitare
    in una commedia senza trama né copione,
    siamo sottili steli di memoria
    che han perduto il loro unico fiore.

    Eppure c’è qualcosa che ci tiene incollati
    al nostro precario suolo,
    come fossimo ciechi gabbiani
    che camminano sul filo
    sognando il cielo e un ultimo volo.

    Dimmi cosa abbiamo in comune
    se non questi capelli d’argento
    e una manciata di nebulosi sogni,
    dispersi tra il tramonto e il vento.

    accetto il regolamento

  59. La seggiola
    Voglio essere una vecchia donna
    Seduta sulla seggiola.
    Sono stanca di correre
    E di affannarmi.
    Non voglio essere moderna,
    Sono vecchia ormai.
    Di doloranti articolazioni,
    anelo il riposo e la seduta.
    Lasciatemi con voi,
    datemi solo
    della cicoria da pulire,
    dei calzini da rammendare,
    un sugo da girare.
    Pregherò per voi
    Grani del mio rosario,
    Incessanti come la pioggia
    Di novembre.
    E al ritorno della sera
    Ascolterò la deriva della
    Vostra giornata
    Onda sbattuta sullo scoglio
    Del mio bastone.
    Voglio essere una vecchia donna
    Seduta sulla seggiola.
    Vi guarderò ancora
    E sarò felice.

    Ninetta Pierangeli (Maria Antonietta Marasco) e accetto il regolamento

  60. Come si fa a partecipare a un concorso che non stabilisce quando verranno nominati i vincitori, quanti saranno i vincitori, come avverrà la premiazione, dove avverrà la premiazione. Dove sono queste informazioni?

    1. Gentile Antonio, in genere le informazioni vengono date (come da punto 9 del presente bando) su richiesta in e-mail.
      Il numero dei vincitori lo si evince dal numero dei premi e dei classificati (punto 4 del presente bando).
      In ogni nostro contest o premio NON inseriamo mai le date di nomina dei finalisti e successivamente dei vincitori (che vengono raggiunti via e-mail) perché dipende dal tempo impiegato dalla giuria per la selezione, talvolta una settimana, talvolta un mese.
      Le premiazioni dei nostri contest e premi avvengono sempre online (dal 2011).
      Per qualsiasi altra informazione consigliamo di inviare un’e-mail, questo spazio è dedicato alle opere partecipanti.
      Auguriamo Buona domenica!

  61. Mentre tramonto

    Scorre un brivido
    un tenue tremore
    in questa notte
    di stelle cadute
    sul mio grembo
    di tempio vuoto
    disadorno
    come un pozzo sacro
    pietra su pietra
    a sigillare il tempo
    nella fonte di vita
    Ancora parlo d’ amore
    canto la mia dolce canzone
    per dar luce al cuore
    grembo silenzioso
    da cui nascono tocchi di carezze
    mentre tramonto
    sul mare calmo della sera
    e scivolo via
    nel sussurro del vento.

    Mentre tramonto

    Scorre un brivido
    un tenue tremore
    in questa notte
    di stelle cadute
    sul mio grembo
    di tempio vuoto
    disadorno
    come un pozzo sacro
    pietra su pietra
    a sigillare il tempo
    nella fonte di vita
    Ancora parlo d’ amore
    canto la mia dolce canzone
    per dar luce al cuore
    grembo silenzioso
    da cui nascono tocchi di carezze
    mentre tramonto
    sul mare calmo della sera
    e scivolo via
    nel sussurro del vento.

    Maria Rita Farris
    Accetto il regolamento

  62. Notre Dame de Paris

    Un crepitio s’ ode nell’aria, mentre cala l’imbrunire
    il colore giallo arancio, che s’innalza verso il cielo
    s’illumina mentre sale, come il risveglio d’un vulcano.
    Le fiamme verso l’alto, fan cadere le scintille di faville
    mentre chi vi passa, muta, fissa immobile…
    e contempla quel chiarore, devastato dalle fiamme.

    Notre Dame de Paris – non ha voce ..
    lei che si specchiava nella Senna ..
    con l’immagine più bella!…
    Viene soffocata dal fumo intenso di nuvole
    mentre le fiamme sovrastano il cielo, senza fine!..

    Nell’aria s’ ode il grido di dolore, di animali risvegliati
    dal torpore d’un sonno profondo, ammirati dal mondo …
    Sono le sculture di diavoli e draghi …
    che sembrano soffiare fiamme verso il basso
    per non essere inceneriti!…

    Gente che prega senza sosta,
    vede cader la “guglia” dall’alto …
    mentre riaffiora nelle menti,
    la realtà scritta d’un romanzo
    di una fine annunciata, dedicata …
    … al “Gobbo di Notre Dame
    descritta da “Victor Hugo” scrittore francese.

    Il mito di Notre Dame, ricorda l’incoronazione
    di Napoleone Bonaparte,
    in suo onore riprese lo splendore

    Nonché il martirio della pulzella
    d’Orleans – “Giovanna D’Arco”!..
    La Santa Guerriera arsa viva,
    ritenuta una strega!
    Notre Dame de Paris, simbolo gotico
    ha colpito i nostri cuori,
    col ricordo da custodire!…

    Rimane uno scheletro di ferraglia,
    dal colore incenerito
    ma un giorno risplenderà come un fiore…
    rivelando il suo splendore!…

    accetto il regolamento

  63. RAMMEMORANZA

    Tra le foglie d’ulivo
    che il maestrale strappa
    ai rami più alti
    cerco il segno che mi dicesti
    una sera di luglio,
    quando l’aria sapeva di salmastro
    e di ginestre.
    Era forse quel gesto della mano
    che scacciava le ombre dalle gote,
    o il modo di socchiudere gli occhi
    contro il sole…
    so che da quel momento
    il tempo si fermò sulla breccia
    del vialetto,
    rugginosa grata che stride
    nella quiete.
    Resto qui ad aspettare
    che torni quel miracolo semplice,
    la barca che ondeggia sull’approdo,
    la voce che si perde
    tra i richiami dei gabbiani
    quando il libeccio
    porta altre nuvole
    cariche di pioggia.
    Sei la pausa tra due onde ,
    una parola detta a mezza voce,
    un sorriso che spacca l’arsura
    la linea informe di un’estate
    senza fine
    che indugia fra le crepe
    di una stanza,
    che – nell’ombra – tace.
    Eppure,
    nel silenzio che mi lasci in dono,
    fiorisce una rosa
    senza stelo né spine
    solo il profumo che resta nell’aria
    quando tutto si spegne.
    T’amo così,
    come si ama la pioggia
    che non cade,
    lo spazio segreto
    fra le insolute stele.
    Ritroverò il riflesso dei tuoi occhi
    nella moritura foglia.

    Thea Matera ©
    Accetto il regolamento

  64. INCONSCIO

    Nel profondo dell’anima, un mare nascosto,
    dove i sogni si mescolano in tanti ricordi,
    scavando con mani tremanti, cercando verità,
    tra le onde di emozioni, dolci e amare.

    Inconscio che sussurra segreti dimenticati,
    amore e dolore s’intrecciano come in un ballo,
    e sentimenti ci avvolgono, trasformandoci
    in emozionanti e silenziosi abbracci.

    Nel silenzio della notte, l’anima si svela,
    tra ombre e luci in un viaggio senza fine,
    scavando nei ricordi, tra sogno e realtà,
    cercando frammenti di verità nascoste.

    Inconscio che è un giardino segreto,
    dove fioriscono emozioni mai dette,
    amori e paure, speranze e dolori
    intrecciandosi in un ballo senza tempo.

    Franco Maccioni

    Accetto il regolamento

  65. La chiave del sorriso

    Ho ricevuto in dono
    la chiave del sorriso,
    la giro ed è frastuono
    che si propaga in viso

    e vado contromano
    ai drammi della vita,
    un vivere malsano
    pensare sia finita

    Si alzano le teste
    contagia le persone
    il riso è un guastafeste
    per il broncio del musone

    che va via infastidito
    dalla luce che emano
    dagli occhi, dal viso
    un potere arcano

    La gratitudine fiorisce
    su attimi felici
    è salda e non scolorisce
    se innaffi le radici

    è un gesto di abbandono
    che metto a centrotavola,
    l’ho ricevuta in dono,
    la spargo come favola.

    Veruska Vertuani-accetto il regolamento

  66. SILENZI

    I silenzi
    sono urli sordi
    che scivolano
    su quella pietra
    levigata e
    inceneriscono
    parole e sentimenti.

    Sono battiti
    di un cuore che
    non ha più voglia
    di vivere
    in una scatola
    di paglia
    dove non c’è più
    niente da cercare.

    Vieni qui
    parliamone
    rompiamo
    i silenzi assordanti
    e facciamo rumore
    con parole sospese
    adesso che
    il nostro rifugio
    è nell’anima
    che ci sa fare col cuore.

    Plasma il mio sorriso
    nei tuoi baci
    inchioda gli abbracci
    per tenerci legati
    senza più silenzi
    ma con allegre voci
    nel vento d’agosto
    dove le stelle
    non tacciono più
    e cantano l’amore.

    accetto il regolamento

  67. (Miriam Bruni)

    Quanta bellezza
    nei corpi e che strane
    le danze
    in lotta segreta
    col tempo, la morte
    o le amare distanze
    in cui abitiamo.
    In apparenza
    conta
    l’apparenza.
    In verità – la verità –
    Nastri siamo
    – infiniti –
    chi più, chi meno
    sgualciti.

    (Accetto il regolamento)

    1. Molto bella, interessanti dal punto di vista stilistico le due rime (danze/distanze – infiniti/sgualciti). Mi piacerebbe sapere se come appare sullo schermo del cellulare rispecchia l’effettiva suddivisione dei versi

  68. LA CONSAPEVOLEZZA DELL’EFFIMERO

    Afferrare ciò che tende a sfuggire
    è come cercare di intrappolare il Vento,
    lo puoi sentire sulla pelle
    ma non puoi vederlo,
    e allora diviene fantasma,
    immagine distorta del Nulla.

    Ed io in questo Nulla
    ricamo i tratti di un’Essenza
    che ti si addice,
    come estraniarsi dal Mondo
    per recuperare se stessi,
    come osservare l’orizzonte
    per annullare ogni confine,
    come scrivere di te
    per generarti dentro di me.

    Ci sono onde
    che non smettono mai
    di infrangersi su di noi,
    e noi le conosciamo bene
    perché sono della stessa sostanza
    di cui siamo composti,
    mescolanze di lacrime
    e sorgenti d’Anima.

    In questo Mare
    noi nuotiamo impavidi
    ed è come non vedere mai la riva,
    come se la Realtà
    fosse acqua salata
    che brucia sulle nostre ferite
    impedendone la cicatrizzazione.

    Eppure al di là di questi limiti,
    di quei bordi cicatriziali,
    l’Esistere si fa pressante
    quasi fosse una necessità,
    un bisogno a cui non possiamo opporci,
    ed è lì che ci ritroviamo,
    nella consapevolezza dell’Effimero.

    Ma sappiamo entrambi
    che l’Eternità a cui agogniamo,
    altro non è che l’Armonia
    celata nell’Impermanenza di tutte le cose,
    in quell’effimero tentativo
    d’Immortalità.

    Rita Coda Deiana – Accetto il Regolamento

  69. Quel tuo sorriso
    …e quando ogni pensiero è un mattone
    quando il respiro un soffio gelido in faccia
    quando la riserva del serbatoio profondo
    lancia rumorosi messaggi di allarme
    quando l’abitudine alza gli argini degli occhi
    così da non far tracimare dei piccoli laghi salati
    e cambi marcia ad un’auto fredda,
    ostile come il giorno che si affronta
    quando ogni luce ed ogni ombra che appaiono
    sono nemici affrontati con fastidio
    quando ogni parola è lenta, umida e oleosa
    ogni sguardo che si muove una fitta
    ecco che mi chiami per dirmi qualcosa che non comprendo,
    ma non fa niente, perchè mi volto, intorno non c’è più nulla,
    solo il tuo splendido, ingenuo ed innocente sorriso.

    accetto il regolamento

  70. Sez. A accetto il regolamento
    Cinque salti

    Cinque salti per nulla
    e hai lasciato la stanza vuota.
    I libri sui ripiani,
    la lampada accanto alla scrivania,
    i fiori nel vaso sul camino,
    avevano però perso i colori precedenti
    tutto ciò di cui avevo conoscenza
    e che era sicuro e noto perché visto,
    era scomparso.
    Nulla dei discorsi fatti
    dei nostri movimenti nella stanza
    del parlare serio e scherzoso
    di uno come altri pomeriggi,
    poteva presagire o far immaginare
    il regalo che avevi lasciato
    senza averne la minima intenzione

    accetto il regolamento

  71. Rime di pace

    Aspettiamo che scenda la sera
    per fare una preghiera
    a cercare la fortuna
    tra le stelline e la Luna
    guardiamo il firmamento
    mentre soffia un po’ di vento
    osserviamo l’orizzonte
    da quel famoso ponte
    dove il sole è più spettacolare
    ed è bello ancor di più sognare.
    Guardo il cielo un po’ nuvoloso
    sembra zucchero filato di cui sono goloso
    e i prati aspettano la primavera
    per diventare una grande fioriera
    e le margherite sono solo fiori
    ma con m’ama non m’ama ci sono stati grandi amori
    io congiungo le mie mani
    aspettando il mio domani
    Una poesia a volte sembra non dire niente
    ma se nella tua anima qualcosa si sente
    ha avuto la sua ragion d’essere
    se una riflessione hai visto crescere
    o hai fatto qualche sorriso
    che rende più simpatico il tuo viso
    in quei giorni di rabbia e di dolore
    dove si sbriciola anche il tuo cuore
    e sembra che non ce la farai
    non crederci domani più forte ritornerai
    poesia rap fatta di rima
    cerchiamo di arrivare fin sopra alla cima
    per capire se le nuvole si possono toccare
    e se è più facile da lassù sognare
    poesia rap vola alta fra la gente
    Dove il sole è più cocente
    e neanche le aquile possono arrivare
    ed è ancora più bello osservare
    i pensieri diventano fantasia
    e i sogni si trasformano in pura poesia.
    Poesia rap toglici la guerra
    da ogni parte della Terra
    poesia rap portaci la pace
    cerca di essere capace
    perché ogni uomo sia mio fratello
    e tutto questo sarebbe tanto bello.

    Accetto il regolamento
    Alessio Asuni

  72. Accetto il regolamento, sez. a, poesia

    Luci

    Non vedevo oltre
    la mano del cielo
    graziosa
    e tenue
    Eravamo noi
    Eri tu
    Ero io
    nella luce
    qualcosa di grande ci aspettava
    eravamo noi
    nella luce

  73. Nero intorno

    Nero intorno
    strade persuase di odori
    Nero intorno
    nuvole illogiche
    Nero intorno
    rumori sagaci ed inaspettati
    Nero intorno
    finestre chiuse
    Nero intorno
    una porta che si apre
    Nero intorno
    un canto che si espande
    Nero intorno
    la tua voce che sale al cielo
    Nero intorno
    il tuo corpo che resta a terra
    Nero intorno
    le mie lacrime che scendono
    Nero intorno
    Nero intorno
    Nero intorno

    accetto il seguente regolamento

  74. Luminosa estate

    Era quel giorno di luglio
    in cui tu mi donasti una rosa
    una rosa estiva – la chiamasti
    Era proprio quel giorno
    della luminosa estate che
    ci aspettava ridente e splendente
    Non ero ancora certa del tuo amore
    nè del mio per te eppure
    sì eppure
    qualcosa in quella giornata della luminosa estate
    mi destava dal torpore del pensiero dubbioso.
    C’era nel profumo della rosa
    un ricordo sottoforma di petalo.
    Più cercavo di coglierlo e più la mia mente si alleggeriva.
    Era una vita lontana.


    Simonetta Casu, accetto il regolamento

  75. Quel che resta – accetto il regolamento

    Quel che resta sono pagine bruciate di parole mai pronunciate
    Quel che resta sono pietre al sole mai lanciate
    Quel che resta sono parole corrose dal rancore di uno sguardo
    Quel che resta sono lacrime di piacere miste a dolore
    Quel che resta sono impressioni di settembre in volti di novembre
    Quel che resta sono emozioni sensibili di polvere
    Quel che resta sono case disabitate in paesi devastati
    Quel che resta sono distanze incolmabili
    Quel che resta sono difficoltà dalla mattina alla sera
    Quel che resta sono baci al sapore di cannella
    Quel che resta sono immagini confuse di alberi
    Quel che resta sono due mani che si cercano.

  76. SUL FINIRE D’AGOSTO
    Quel ramo fiorito
    Piegato sull’oceano
    Siamo noi
    Sull’orlo della libertà
    Quando i fiori cadranno

    Passo di lì
    Che già piove
    Sul finire d’agosto
    è l’estate che va via

    E ancor le sere
    I grilli svegli cantano
    Avrei potuto cantare anch’io
    Ma tardi me ne accorsi.

    Andrea Polo
    Accetto il regolamento

  77. Accetto il seguente regolamento

    Le mie lacrime non sono mie

    Quel giorno di settembre
    le mie lacrime non furono mie
    esaltavano la risposta alla domanda
    c’è ancora un domani?
    Quel giorno di agosto
    le mie lacrime non furono mie
    rispondevano alla domanda
    ci sarà ancora settembre?
    Oggi le mie lacrime non sono mie
    mi ricordano di agosto e settembre
    delle domande che mi ponevo
    delle risposte che non ho mai ricevuto
    Ed ancora una luce arriva il mattino
    a decretare il domani
    ed ancora il buio arriva alla sera
    a decretare il domani
    ed ancora le mie lacrime non sono mie.

  78. Quella volta in cui…

    C’erano colori
    nella steppa
    in cui solo lo sciamano
    poteva entrare.
    Quella volta in cui fui in cammino
    incontrai un’aquila
    volava libera tra le nuvole
    e lo sciamano sulla roccia
    levò lo sguardo al cielo
    e disse:
    “Arancione”.
    Io guardai
    ma vidi azzurro, bianco e grigio.
    C’erano colori che solo lo sciamano
    poteva evocare.
    L’arancione era uno di questi.

    – accetto il regolamento

  79. Anna Minith

    Poesia: Amore

    Ti amo amore
    di un amore puro.
    Ti amo amore
    di un sapore puro.
    Ti amo amore
    di un suono puro.
    Ti amo amore
    di un gusto puro.
    Ti amo amore
    di una carezza pura.
    Ti amo amore
    di un passo puro.

  80. SGUARDO

    Nel velluto intrinseco
    si culla il destino,
    tra sospiri e sguardo di stelle
    il profumo è divino.
    L’amore si posa,
    nella distanza
    d’inebriante carezza,
    scolpendo l’eterno della certezza.

    Michela Minini

    Accetto il regolamento

  81. ACCETTO IL REGOLAMENTO

    POESIA:

    La nonna e il pianto delle stelle
    Fu una sera di quell’Estate remota,
    che tu mi porgesti, allora fanciullo,
    la tua grinzosa mano per condurmi a vedere
    il pianto delle stelle.

    Seguivi fedele i miei passi, impetuosi, seppure incerti nella rugiada,
    allora mi accolsero le tue anziane braccia
    mentre ci investiva, sommesso,
    il sibilo della brezza di mare, fresca di eriche e pinastri.

    E, nel silenzio, si aprì a noi la valle
    inondata dall’intermittente luccichio di minuscole lacrime d’oro:
    volteggiavano lievi nella volta buia
    per poi incastonarsi stanche, tra i teneri steli d’erba.

    Con gli occhi ancora rapiti da quel bagliore celeste,
    mi strinsi a te ancora più forte,
    rintanando il viso nel tuo scarno collo
    odoroso di terra, sole e fatica.

    Nulla valse poi, smaliziarmi a scoprire che quel portento
    fosse il vorticare danzante di lucciole in cerca d’amore.
    Quell’abbraccio, ancora sì vivido tra le pieghe del cuore,
    fu di te il mio ricordo più caro.

  82. accetto il regolamento e ringrazio per la possibilità concessa dal poeta Samuel Fernando Pezzolato

    titolo poesia: Roma

    Città
    d’indubbia bellezza
    si stende e si estende
    nel territorio antico
    Roma
    tu che fosti celebre fra i re
    Roma
    che ancora oggi nel mondo
    sei bellezza
    a te città d’altri tempi
    reco i miei versi poetici
    a te città eterna
    dono quotidiano pensiero
    e
    sguardo infuocato
    Città
    di strade e rumori
    Città
    dal paesaggio pietroso
    che tu sia sempre in vetta.

  83. Da qualche parte del mondo
    l’alba sorge luminosa.
    A Gaza la luce del sole è oscurata dalla nube della guerra.
    A Gaza quando le tenebre della notte si fanno avanti,
    il silenzio è una pausa dalla morte,
    dalla distruzione, dai missili che fanno ballare i cuori per la paura.
    Anche chi è sopravvissuto
    ha perso parte della propria anima.
    Nei campi profughi
    i bambini stringono al petto ciotole vuote, sono in ostaggio della fame.
    Madri offrono ai piccoli seni ormai vuoti, stringono al petto figli senza respiro,
    madri senza un figlio da cullare,
    senza nomi da chiamare,
    se non in silenzio
    tra le tenebre della notte,
    senza proferire parola,
    nel pianto asciutto.
    La guerra ha svuotato
    il grembo delle madri,
    ha scritto l’ultima parola.
    Non c’è futuro senza la maternità
    che abita la terra.
    In questo mondo di solitudini infinite,
    dove le mani non trovano appigli,
    in qualche angolo nascosto
    c’è chi ancora tende la mano
    senza aspettarsi nulla,
    basta un gesto, uno sguardo per accendere una luce in mezzo alle tenebre.
    Farci ricordare che siamo umani.

    Giuseppina Carta
    accetto il regolamento

  84. OMAGGIO A KAVAFIS

    Se nasco un’altra volta
    voglio fare il marinaio,
    il marinaio vogatore di un tempo,
    quello attaccato al remo della nave,
    della nave di Ulisse, per esempio.
    E me ne vado in giro per il mare,
    entrerò in tutti i porti all’imbrunire:
    d’estate nelle notti stellate
    o d’inverno quando i venti sono freddi.
    E compro negli empori
    madreperle e profumi,
    giade, monili e unguenti,
    avanti e indietro con il remo,
    senza paura di Scilla e di Cariddi,
    senza paura di Polifemo.
    E se arrivo all’isola delle Sirene
    scivolo di nascosto in acqua
    e vado a trovarne una,
    sotto la coda per vedere che tiene,
    la sua voce che incanta non mi fa paura.
    E quando dopo tanti anni torno a casa,
    se la mia sposa non mi riconosce
    e mi scambia per uno spirito maligno,
    le parlo della voglia che lei tiene
    in un posto che non vi dico
    e le mostro la mia, vicino all’ombelico.
    Poi al canto del cigno
    apro il cofanetto dei regali
    e la faccio impazzire di felicità
    quando vede le collane, gli orecchini,
    gli unguenti, i coralli
    e tutti quei bracciali colorati.
    accetto il regolamento

  85. Sezione poesia accetto il regolamento(inauguro invento nuovo stile)
    [poesia rock]( lascio che la poesia sia contaminata dalle nuove tendenze mderne)
    Miele
    Miele verrà dalle crude ve…
    …nute con,,,
    …tee perdute negli sconforti acer…
    …bo vive l’amo…
    …re con l’onta del rancore sì
    maligno, in un ma…
    …re di an…
    …sia, pa…
    …reaffranta,
    ma è un de…
    …stino risor…
    …to nella notte, in cui vi…
    …ve la condanna dell’anima, tri…
    …ste mia, che vedi. vibra , di an…
    …goscia. Ma vitupera l lume della passione re…
    …mota che ci inonda di vel…
    …eno che non vorremmo, ma son du…
    …re le cupe fa…
    …mi di correlazione, e le pau…
    …re, che svoltano nell’universo, che suona a…
    …li di mistero. E più a…
    … desso noi vi…
    …vremo.

  86. COME MI SENTO

    Cala la sera
    in questo maggio di gelsomini
    e di assenze.
    Mi sento amputata
    come senza arti
    forse è strano
    e forse non dovrei.
    Ma non sarei io
    e non posso snaturarmi.
    Oltre a sentire il dolore
    come fossero spilli
    mi sento senza ali,
    come una monade senza finestre.
    Ma forse
    succede solo a me
    e allora
    fa ancora più male.

    Poesia apparsa su un mio blog personale, dunque inedita
    Filomena Gagliardi
    Accetto il regolamento

  87. UN’ESANGUE LODE ALLA VITA

    Un’esangue lode alla vita
    si consuma, spira con respiro di sale
    in trucco di grazia affettata,
    in colpa di reboanti silenzi.

    E il cuore, le rughe in cipiglio,
    si rigonfia di vento,
    si sottrae a severità d’assenza
    putrefatta, sazia d’amaro.

    Mutante, testarda di natura,
    da un alambicco di speranza
    distillo i piaceri perduti,
    la realtà urticante pavida di spine.

    E sento ricolmarsi ogni forma
    di vital scorza rude
    nel sembiante meridiano d’eclisse
    dell’oltre chiuso in petto.

    Pure, m’incolpo d’assillo,
    il senno arpionando dal suo scrigno,
    in declinare crescendo la lusinga
    d’un focoso, obliquo canto.

    Ma, in questi giorni di stagione deserta,
    sol voglio cincischiare
    l’amore, già foglia di stelle pendula
    dai rami lunati della notte.

    Sandra Ludovici
    Accetto il regolamento

  88. La camelia
    .
    In amicizia combatto
    incerto molto spesso e dolce
    con quelle morte foglie vecchie amiche
    come da giovani si muore
    per un colpo d’amore fingendo
    di saper già tutto della fine.
    .
    Di quelle verdi e rare oggi
    lascio che nascano impudiche
    come le illusioni e i sogni.
    facciano pure rivoluzioni
    si beino di attimi e respirino
    si accompagnino ai tramonti
    come se potessero tornare
    in qualsiasi tempo e luogo.
    .
    Sempre più sconosciuto e variabile
    è il mio volto quando lo vedo
    nei suoi segni migliori e peggiori
    su quanto ancora disegno.
    Forse sono cambiati i colori
    non ho potere su di loro
    visto che appartengono ad altri
    lasciati qui come per caso.
    .
    E intanto suona la sveglia
    e mi ritrovo incerto se ascoltarla
    o prenderne solamente atto.
    .
    Abner©Rossi
    Venerdì 5 settembre 2025.
    accetto il regolamento

  89. Compresione

    Fu una mattina
    con te seduto a fianco
    che compresi tutto.
    Ti osservavo con la coda dall’occhio.
    Pestavi le dita su una tastiera.
    Preparavi un evento.
    Io non ci sarei andata.
    Non è la mia vita.
    È solo la tua.
    Lì capii precisamente tutto.
    Vidi la fine
    che già conoscevo.
    La bonaccia di agosto
    ci ha spenti.

    accetto il regolamento

  90. Accetto il regolamento

    Poesia: Non è più possibile

    Non lo è mai stato.
    Non lo sei mai stato.
    Eppure non è più possibile
    ciò che prima comunque
    non era possibile.
    Il controsenso della nuvola
    quando appare e scompare.
    La mutevolezza di un sorriso.
    Quel tuo sguardo spento.
    Quelle mie parole.
    È il corso della distruzione.
    Acqua. Solo Acqua.
    Vedo acqua, nei sogni acqua.
    Ma la rinuncia è chiara.

  91. La danza delle lucciole

    L’estate col caldo incessante
    fa smettere di correre,
    fa rallentare
    costringe a riposare
    a lasciare andare
    a lentamente respirare.

    Ci obbliga
    a pensare, a meditare
    forse un po’ a sognare.

    In estate le città sono vuote
    il tempo scorre lento
    e si respira il silenzio.

    Il canto delle cicale
    è una dolce nenia,
    lentamente ci fa sprofondare
    su un tappeto d’erba
    in un sonno arcano e spensierato.

    L’estate è la stagione degli amori
    i papaveri nei campi ci rammentano
    la passione calda e struggente.

    La danza delle lucciole
    sotto la volta stellata
    ci immerge nei ricordi.

    E rivedo la mano di mia madre
    accarezzare il volto di mio padre.

    Michele Bruno
    Accetto il regolamento

  92. INCOMMENSURABILE

    Nessun recipiente è capace di contenere la profondità,
    nessun misuratore rileverebbe l’intensità,
    nessuna ampolla ne catturerebbe l’essenza.

    Non conosco misura,
    linguaggi, verso, desinenza.
    È vasto, inestimabile, puro,
    è nostro, figlio mio, eterno e sicuro.

    A questo amore non so dare definizione,
    ma so che è più forte di ogni percezione.

    Figlio mio, sei l’insieme degli elementi:
    acqua che scorre, aria che avvolge, fuoco che scalda, terra che nutre,
    TU, per me, sei luce.
    Sei l’origine, il presente, il domani,
    sei carezza, linfa vitale tra le mie mani.
    Sei il fiore del mio giardino,
    raro, profumato, divino.
    Sei il bagliore che squarcia l’oscurità
    sei speranza,
    nelle menzogne sei la vertità,
    sei l’ossigeno che mi mantiene in vita.
    Con la sola presenza tu mi curi,
    dai un senso ad ogni cosa, abbatti i muri.

    A te che sei tutto ciò che non so spiegare,
    vorrei donarti tutto, persino il mare.
    Non esiste parola che ti contenga davvero,
    ma so che amarti non è un dovere, ma un privilegio vero.

    GESSICA SANZONE
    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    SEZIONE POESIA

  93. Paura di…

    La sera all’imbrunire
    le ombre prendono vita
    è solo paura della luce
    è solo paura di morire.
    La mattina all’alba
    le ombre spariscono
    è solo paura del buio
    è solo paura di vivere.
    Ci sono anime antiche
    nelle cose che si osservano.
    Non siamo noi gli occhi
    Non siamo noi le labbra
    Spiegami in quale mese dell’anno
    abbiamo mostrato le nostre mani
    Raccontami di quel tramonto che
    ci hanno devastato.
    È solo paura di…

    – accetto il regolamento, sez. a

  94. accetto il presente regolamento
    mi chiamo Rosetta Pani
    partecipo con la poesia “Ricordi”

    Momenti passano
    Ricordi tornano
    Le mani tue
    Le mie
    Tu mi accarezzavi
    Io ti guardavo
    Erano i nostro occhi che
    cercavano il nuovo
    l’inatteso.
    Ti ho amato dal primo istante.
    Come se fossi un ricordo lontano
    come se fossimo stati inseriti
    in un vortice.

  95. Paolo de Ministris accetta il regolamento del Premio

    Estate d’Africa

    Colori di sabbia in un
    cielo terso
    è l’estate d’Africa
    sovviene antica
    ridesta la cura.

  96. Io sono il mare

    danzi su creste d’onde
    gabbiano Jonathan
    io sono il mare l’immenso
    desco su cui ti posi
    -ti guizza nel becco preda lucente-
    io sono il mare tua madre
    se in burrasca
    vieppiù in simbiosi siamo
    ti abbraccia il mio cuore trasparente
    di salsedine

    poi per l’azzurra volta
    ti vedo svettare – verso
    profondità di cieli

    verso quella
    libertà che aneli

    – accetto il regolamento

  97. Non ci pieghiamo

    Anche se il vento tira forte,
    vento gelido di maestrale
    ci ha forgiate,
    dure come la roccia,
    che si staglia imponente
    e sovrasta il mare
    come una regina.

    Non ci pieghiamo
    nella tempesta,
    come giunchi balliamo
    e ci chiniamo,
    con radici ben salde
    alla madre terra,
    e poi ci rialziamo fiere
    con la schiena dritta e il “muso”
    rivolto al cielo,
    in segno di sfida.

    Noi donne Sarde,
    abbiamo lo sguardo
    sempre
    rivolto ad est,
    e vediamo il sole
    anche attraverso
    le nuvole.

    accetto il regolamento

  98. L’ESTATE DI MONDELLO

    Il profumo del pesce nell’aria

    afrore che stordisce nella canicola

    l’impreparata gente di pianura

    fra le casse di frutta in disordine.

    Grida di donne nel mercato, cesti

    e lo sfrecciare incurante dei motorini,

    ragazzi sulla spiaggia che penseresti

    assorti sui libri, muscoli al sole esibiti,

    farandola di mani e di giochi.

    Nelle vetrine arcobaleni di cassate,

    cannoli gravidi d’antica voluttà,

    fresche granite al gelso stupite

    al contatto delle lingue e il mare immoto

    e l’affrettarsi all’acqua e l’immergersi

    sdegnando la premura delle ore

    ed improvviso il bisogno

    d’abbracciar questa vita:

    nodo alla gola la cravatta

    camicia di forza la giacca

    scarpe ferrate ai piedi

    e spogliarsi subito da questa corazza

    e nella nudità del petto accoglierla.

    Stendersi sull’asfalto

    misurando nel silenzio i suoi passi.
    +
    accetto il regolamento

  99. #Stelle#
    Puntini luminosi che brillate bel cielo come lucciole;
    fiaccole della speranza,
    bagliori dell’universo
    racchiudete i più dolci desideri
    nascosti nei nostri cuori

    Isabella Soverino
    Accetto il regolamento

  100. Accetto il regolamento

    NOI DUE
    Ti cercavo, ticercavo tra la gente/
    persa nella nebbia, con i pensieri altrove/
    mentre al cuore mio no, non si mente/
    e l’anima in pena chissà dove./
    Ti cercavo, ti cercavo, da sempre ti ho cercato/
    anche quando mi lasciasti/
    mai ho creduto alle parole che mi hai dato/
    e piangendo allora, tu mi baciasti./
    I giorni son diventati mesi, i mesi anni/
    ma dentro me sapevo che ti avrei rivisto/
    anni passati tra amori e inganni/
    anni passati alla ricerca tua:insisto./
    Ed eccoti qui finalmente davanti a me/
    tu, con le mani in tasca ed un sorriso/
    tu, che piano piano mi avvicini a te/
    tu, che all’improvviso mi accarezzi il viso./
    Io che mi perdo negli occhi tuoi/
    io che il cuore più non controllo/
    io che ti chiedo se adesso puoi/
    io che fra un po’, ti giuro, crollo./
    Sei sempre lo stesso, non sei cambiato/
    le tue carezze son sempre quelle/
    i miei ricordi non hanno imbrogliato/
    mi porti via, lontano, tra le stelle./
    Sei sempre stato qui a distanza/
    sono sempre stata nel tuo cuore/
    e adesso qui soli in questa stanza/
    mi confessi tutto il tuo amore. /
    Mi sei mancato,oh si che mi sei mancato!/
    Io per te la tua ossessione/
    Ma dannazione! Perché mi hai lasciato? /
    Non me ne faccio una ragione. /
    Paura, timore,non lo sai nemmeno tu/
    e il destino crudele ci ha separato/
    ma adesso, credi, non ti lascio più/
    e maledico il tempo passato./
    Ora come allora il nostro antico amore/
    risorge dalle ceneri di un tramonto/
    e adesso che ci amiamo con tutto il cuore/
    e adesso che tu ti ritieni pronto/
    il vento del destino soffia forte/
    vederci insieme proprio non accetta/
    e anche se sfidassi io la sorte/
    so che vincerebbe…sia maledetta!/
    Quanto lungo sarà il mio soffrire/
    quante lacrime dovrò ancora versare/
    quante volte ancora il non capire/
    per poter nuovamente accettare?/
    Mi stringi più forte, forte da farmi male/
    e quel tuo bacio profondo come il mare/
    suggella che il nostro amore è tale e quale/
    di quegli anni passati, passati a sperare. /
    Non puoi dirmi addio nuovamente/
    non puoi rapirmi il cuore/
    non puoi ossessionare la mia mente/
    non puoi darmi un altro dolore./
    Piangi, lo vedo, mi accarezzi e piangi,/
    quale tormento c’è ancora in te/
    tutte le regole adesso infrangi/
    ed io ti stringo forte a me../
    No, non ti lascio andare/
    ora che ti ho ritrovato/
    non ti lascio oltrepassare/
    la soglia dell’addio di ciò che è stato. /
    Non ti lascio, non ti lascio andare/
    anche tu non vuoi soffrire/
    e credimi, insieme possiamo stare/
    deve finire questo lento morire./
    Adesso forse non è il nostro momento/
    ma l’amore arriva anche quando non deve/
    ma adesso forse non è giunto il nostro tempo/
    ma è amore ciò che il mio cuore riceve./
    Il nostro tempo è sempre stato sbagliato/
    ma come si fa a decidere il momento/
    se Cupido ti trafigge ed è subito andato/
    e credimi, io mai a te mento./
    La nostra storia un labirinto/
    da cui non c’è via d’uscita/
    un fuoco che mai si è estinto/
    e la speranza mai diminuita./
    Averti tutto per me non è stato mai/
    il mio amore impossibile tu/
    e tu che di me hai avuto tutto sai/
    che un amore così non ci sarà più. /
    Non posso sdradicarti dal mio cuore/
    non posso cadere a fondo ancora/
    non puoi fare a meno del mio amore/
    io la tua ossessione come allora./
    Non dire nulla, stringimi forte/
    lasciami il ricordo del tuo profumo/
    e se cattiva con noi sarà la sorte/
    non avrò pietà più di nessuno./
    Ti volti, fai quei due passi,/
    ti fermi, sospiri,i pugni ai fianchi,/
    mi guardi, sorridi, ti avvicini e ti rilassi,/
    una lacrima scorre…già mi manchi./
    Ma…mi avvolgi col tuo amore, all’improvviso/
    senza di me non puoi più stare/
    mi prendi per mano mi baci il viso/
    starai con me per sempre…lasciami fare…

  101. Innocenza spezzata
    Morire di fame
    o per colpa della guerra,
    e’ una crudeltà.
    Il cuore piange difronte a tanta mostruosità.
    Piccoli corpi indifesi
    lottano per la sopravvivenza.
    Che colpa hanno
    se non quella di esistere?
    Il dolore straziante
    provato dalle madri
    lascia ferite profonde.
    Un destino difficile da cambiare.
    Posso solo pregare
    davanti a tanta crudeltà.
    Il boia
    non sa quello che fa.

  102. Dolce è il fruscio del mare
    In questa notte colma
    di luccicanti stelle,
    tutto intorno s’arresta,
    il silenzio sovrasta l’intero contesto.

    L’aria è rarefatta
    in questo cielo sgombro,
    privo di contaminazioni,
    al risuonar delle dolci note
    uccelli cinguettanti
    svolazzano supportati
    dal vento.

    Il mare dall’alto traspare
    come io vorrei fosse l’anima di ognuno,
    il mare è color cristallo
    dalle grandi alture,
    se potessi fonderei
    il mio spirito
    con il suo candore.

    — accetto il regolamento

  103. Lo scandalo dell’umanità

    Capita
    di vagare sopra gli effluvi
    di un’umanità scandalosa,
    di aprirsi ai soffi del maestrale
    e sognare di non respirare
    l’odore acre del sangue di Abele
    versato in ogni guerra che rumoreggia.
    Un lampo un tuono
    scambiati come variazione atmosferica
    e tanti corpi che rimangono fra le schegge
    di un attacco improvviso
    come squarcio che non ha cuciture
    come cicatrice mai rimarginata
    come boato che non ha speranza
    di rivedere il sole e risentire il cinguettìo dei passeri.

    Accetto il regolamento

  104. Ho visto ardere Finis Terrae..
    ero fermo di fronte ai mondi morti dell’uomo nuovo..
    Ho pensato a me stesso nel fuoco dei giorni di luna nuova ed ho visto
    ardere il mio io…
    Ho in mano il mondo… Ho in mano la morte…
    Non possiedo la vita….
    Ho sogni… Ho sangue…
    Ho un pianto lento…
    Incessante
    Struggente
    Poi mi guardo, sorrido..
    E mi faccio dio del mio io….

    @Gramaglia Domenico (ogni diritto riservato)
    Accetto il regolamento

  105. Il ricordo

    Era solo uno sguardo
    quella sera d’estate,
    poi nel cielo una stella pianse,
    un desiderio nacque nella mente,
    e furono carezze,
    baci,
    poi il sole ha spento la notte,
    fu l’addio,
    neppure il nome ho scoperto,
    un sogno,
    Infine
    rimane solo il ricordo.

    Accetto il regolamento

  106. IL FIORE ED IL VASO

    L’amore? Cos’è l’amore?
    Un sentimento!
    Ma sappiamo davvero cos’è l’amore?
    Mi domando se forse, non sia la pioggia che bagna la terra
    perché non muoia di sete e non diventi deserto.

    Sarà il fiore nel vaso di cui i colori dipingono il sorriso di chi non esce più di casa?
    O la carezza del vento sulle dune del deserto,
    che ne plasma le forme per farle vivere pur essendo esse inermi?

    Sarà un raggio di sole per chi vive nell’ombra e non conosce la luce?
    O il fiore che dischiude i petali perché la farfalla stanca vi si possa riposare?

    L’amore? Cos’è l’amore?

    Non è forse, la meraviglia per chi non ha mai visto il mare?
    O il primo, platonico sguardo innocente,
    che divampa accendendo l’amore nel cuore di due adolescenti?

    Amore è il sentimento che rappresenta l’universo intero e ne custodisce il mistero.
    Un sentimento che coltivi come un fiore e preghi il tempo
    perché non lo faccia appassire;
    gli si dà tutto pur di tenerlo in vita,
    perché ha sete, ed il cuore è il vaso in cui è piantato;
    gli si prodigano tutte le attenzioni e cure perché nulla gli accada,
    affinché la linfa non smetta mai di circolare come il sangue nelle vene.

    L’amore non ha leggi e né trattati da rispettare!

    Ogni cosa si piega al tempo,
    l’amore se è vero, resiste anche al tempo, unico giudice,
    che per quanto sia duro con la vita di ognuno,
    non è mai riuscito ad invecchiare l’amore,
    sin anche quando la bellezza svanisce,
    rimane sempre nel cuore, un fiore per il quale si fa tutto,
    purché non appassisca e non muoia insieme al corpo.

    L’amore è l’eternità dell’essenza divina!

    L’amore? Che cos’è l’amore?

    È tormento che strugge,
    è luna e sole che rischiarano le tenebre nel cuore,
    carezze delicate di dolci istanti sperati,
    dipinti negli occhi di due innamorati,
    che pur senza sfiorarsi arrivano a toccarsi,
    a sentirsi vicini seppur lontani…
    è quella vibrazione che scuote dolcemente il cuore
    con battiti che fanno sobbalzare il petto salendo fino in gola.

    È l’abbraccio che inizia correndo l’uno verso l’altro per non lasciarsi più.

    È lo smarrirsi in balìa di un incendio che scoppia all’improvviso nel cuore.
    È il perdersi sulla strada dei suoi passi nel labirinto dell’anima,
    dove vivono mille emozioni amando!
    È il bruciare nel fuoco di un abbraccio
    ed annegare nel lago dei propri occhi, la cruda realtà della sua assenza.

    È la creatività di due anime fuse in una per udire la melodia più bella del creato,
    quella di due cuori che battono all’unisono il ritmo della vita
    e della meraviglia che si genera amando.

    L’amore? Cos’è l’amore?

    Se l’amore si potesse spiegare… non sarebbe più amore!

    Accetto il regolamento

  107. IL CORPO

    Come fossero gatti
    affamati, e scuotessimo loro le ossa
    in una ciotola, i morti ritornano
    in mezzo a noi. È necessario lasciare
    la finestra della camera socchiusa
    di un minimo taglio; la porta
    è fuori asse e lascia varchi
    per tutto il suo perimetro.
    Chi è rimasto in casa, sa
    che il corpo dei morti non è
    che un corpo senza ossa
    che rincasano da ogni fessura
    si impigliano nel velo delle tende
    nella luce verticale del mezzogiorno
    sulle lenzuola ancora lisce.

    Nico Gioli
    Accetto il regolamento

  108. Vecchia mia memoria

    Dove sei mia vecchia memoria!
    Ti celi tra le appannate membra
    visione compare d’eremo in storia
    eppure tutto all’apparire sembra.

    Ti poni all’improvviso… così felina
    mestamente accosti, silenziosa, repentina
    tra gli uccelli in volo a udire festanti
    e tutto mi è attorno in un istante.

    Silenzi invadono la mente
    abissali vuoti a raggirare timore
    passano minuti, sembrano ore
    tra cestelli di vita rincorsi affannosamente.

    Sei ancora qui vecchia mia memoria!
    Ti scrivo e ti recito tuttora
    penso al tuo voler di fame in gloria
    e resto in attesa di te qui ogn’ora.

    Accetto regolamento

  109. Accetto il regolamento – Sezione A

    A sud

    Persi nell’assolato limbo,
    musici da ogni dove,
    come pioggia su tasti,
    giocosi, veloci, danzanti,
    nell’ intrinseca imperfezione dell’ora.

    Pomeriggi d’estate,
    desolati,
    senz’ombra,
    incomprese finestre,
    come i tuoi occhi,
    socchiuse

    e quelle note,
    in fuga da spartiti inattesi,
    rinchiuse da calce,
    umiliate da pietre.

    All’unisono
    tempi e luoghi.

    Forse mai di nessuno,
    all’improvviso tangibili,
    per stupirsi ancora
    di mari calmi
    e pirati,

    naufraghi,
    tra mura bianche
    e rose al tramonto.

    Da un cielo a brandelli
    schegge di fuoco,
    impresse, scolpite,
    in un gioco sottile
    di plettri,
    funamboli su corde tese
    tra pezzi di te.

  110. Carni indifese al vento di tempesta

    Forse parole di pietra scalfiranno,
    un giorno le nebbie del domani,
    e lame insensate sprofonderanno
    dentro carni irrigidite e impoverite.
    Ma solo il vuoto resterà tra mani
    aperte invano al vento dell’inverno
    mentre passo dopo passo il pensiero
    vagherà stanco e svestito di colori.
    Saranno suoni inusitati e sconvolgenti
    a tintinnare, vetri antichi e fragili
    chiusi in vecchie credenze fuori moda.
    E le voci rauche, grida senza scopo
    su terre distrutte da disumani scoppi,
    sassi in aria volteggianti deposti ora
    in angoli di memorie sfregiate e offese.
    I nomi resteranno sulle liste dei ricordi,
    come su un giradischi rotto che suona
    invano l’amata musica di un tempo.
    I nostri figli, perle rotte su un cuscino:
    proteggiamo pelle e cuore tra gli scatti
    e regaliamo all’aria fragile d’aprile, sconfitti,
    carni indifese al vento di tempesta.

    accetto il regolamento

  111. I quartieri del cuore. Sez A Poesia

    Sei l’incanto,lo spiraglio di luce viva,
    le maree antiche che la luna risvegliano,
    la verità che nel pudor si veste,
    dei fiori lontani l’antico bagliore.
    Parola ritrovata, che fu smarrita,
    l’anima che sospira e indugia ancora,
    il sogno afferrato nei quartieri del cuore

    accetto il regolamento

  112. 99°COMPLEANNO (alla madre)

    Buona festa cara mamma,
    anche se stamane piove
    e così salta il programma
    che ad uscir fuori mi muove,
    ma davvero non è un dramma
    che addolora o che commuove,
    mi diresti tu a ragione
    se ne avessi l’occasione.

    E mi sento ebbro e giocondo:
    oggi son novantanove
    gl’anni che venisti al mondo
    a subire tante prove
    che t’indussero a un profondo
    desiderio dell’altrove,
    (ma anche nei tempi severi
    inseguivi alti pensieri).

    Se tu fossi ancora in Terra,
    (scherzo della fantasia)
    soffriresti per la guerra
    e il pianeta in agonia:
    tra violenze e effetto serra
    superiamo la follia
    ben vicini allo sfacelo.
    Ma lo vedi tu dal cielo?

    Certo è meglio star lassù
    a danzare su una nube
    che vedere sempre più
    quanto l’Uomo oggi delude
    e ritiene una virtù
    dimostrarsi duro e rude
    pronto a tutto e molto scaltro
    a discapito dell’altro.

    Madre, dalla tua dimora
    a due passi dalle stelle,
    veglia il tuo figliolo ancora
    che ne vede delle belle
    in un mondo alla malora
    dove l’ingiustizia eccelle
    e il potente dissennato
    vuole uccidere il Creato …

    sez. a accetto il regolamento

  113. Il sonno dell’intelligenza

    Dimmi dov’è che coglie il tuo sorriso
    quella stilla di universo che mi è ignota,
    fa che io percepisca quella notte
    che avvolge te nel sogno e a me inquieta.

    Forse oggi si fa cieco il perdono
    di tutte le intenzioni e dei progetti
    che mi hanno riservato come un dono
    gli amori e tutti i sensi che, perfetti,

    mi hanno accompagnato fino al giorno
    in cui rivolsi il cuore al tempo avito.
    Ché poi del sogno mio non v’è ritorno,
    come una nebbia il senno, indefinito.

    accetto il regolamento

  114. “Madre”

    Rivà tenero l’anelito
    sulle calle del mattino,
    quando stanca mi dicesti
    “Addio, mio caro bambino”.
    Io pensai non fosse vero,
    che se il mondo aveva senso
    portar te verso l’Immenso
    non poteva in alcun modo,
    perché Madre a tutto tondo.
    Ma cadesti giù nel pozzo,
    senza fiato, come neve,
    che non sa dove si posa,
    se si scioglie o salva il mondo.

    Carlo Bramanti

    (Accetto il regolamento)

  115. La vita raminga dell’anima

    Sul foglio muto incido il mio andare
    con calamo errante di vita raminga.
    La bussola punta all’austro dell’anima,
    ma ogni passo svanisce nell’ombra del dubbio.
    Sibilano i timori fra i solchi del tempo
    e torrenti di pianto scavano la terra.
    Il battito del cuore mi guida,
    per lande remote,
    tra sogni dispersi e memorie inquiete.
    Ogni bivio cela una scelta,
    un varco che sfida il destino altero.
    Le maree danzano sulle sponde dell’essere,
    onde impetuose d’amore e sgomento
    s’infrangono contro ruvidi scogli del silenzio,
    mentre il vespero accende le brume del mio pensiero.
    La risacca mi spinge lontano,
    dove l’inchiostro dell’ aurora si perde nel nulla,
    ma nell’atlante che segna il mio passo
    ogni fremito scolpisce il senso del viaggio.

    Autrice : Lombardo Serena

    Io sottoscritta Serena Lombardo, consapevole delle responsabilità derivanti dalla partecipazione al concorso di poesia, dichiaro di aver preso visione del regolamento in ogni sua parte e di accettarlo integralmente senza riserva alcuna.

  116. Accetto il regolamento- POESIA
    Autore : Ange Kostia

    UN DUBBIO

    Un dubbio nasce
    all’imbrunire
    se ho commesso
    atti nefandi
    di cui pentirmi
    rifletto se dormire
    o la coscienza ripulire
    consapevole dei torti
    dei crudi giudizi
    delle mani ingorde
    dei beffardi sorrisi 

    poi il pensiero
    del nuovo domani
    è nuova speranza
    che nuoti sul dorso
    disteso il corpo
    a galla  la voglia
    d’esser cieco.
     
    Il pentimento
    sa di sacrestia
    malevola presenza
    che muta tace.
     
    Il rimedio s’ingolla
    furbo nella speranza.

  117. L’AUTUNNO

    Lo senti anche tu
    quest’odore di pioggia?
    Il cielo grandina domande
    urge lo stelo che si dipana
    dagli aceri invecchiati
    e tu ti interroghi
    sulla serra che mi ha coltivato,
    sul vivaio del cuore
    dove tengo la conserva
    delle mie memorie.
    C’è una luce che si obliqua
    su questa rossa foresta
    si annida lungo il giaciglio
    del fiume
    evangelizza il viale di pioppi
    agli argini del bosco.

    Lo senti anche tu
    il profumo del mosto?
    Davvero il cielo vendemmia
    risparmiando i sarmenti
    e le fragole selvatiche
    al capezzale di sterpi;
    non si assopisce
    la mia supplica d’amore,
    non la chiave che
    apre i sentieri
    disvela la sindone
    del Tempo,
    né le comete morenti
    d’autunno
    diradano le mie ansie.

    Quanto temo ciò che ci attende,
    l’inverno che ci farà ammalare
    la ressa di alberi sconfitti
    che gli Dèi non hanno soccorso.
    Ma tu li udivi, vero?

    Perché iniziarono a poetare.

    Dichiarò di accettare il regolamento di cui sopra

  118. Sezione poesia a tema libero
    Accetto il regolamento del concorso

    Ghiaccio

    Come se fosse normale
    questo osceno teatro mentale
    in cui insceno la mia morte.

    Scandalo gridano tra le folle
    al pensiero del freddo e del ghiaccio;
    vorrei essere il sacrificio greco
    dell’ecatombe,
    di Canova, Amore,
    senza Psiche
    a risvegliarmi
    con un bacio.

    Essere in grado
    di non allontanare
    la mano del conforto,
    ma con forza tirare
    fino a strappare il braccio.

    Delle emozioni
    il flusso naturale,
    pesce nella corrente del mare;
    ma l’amo della vita
    che riporta in superficie
    non è abbastanza invitante
    per farmi abboccare.

  119. Sez. Poesia
    È triste non essere umani
    È triste guardare il mondo crollare
    tra fuochi di odio che non sanno parlare.
    Le bombe rispondono, mai le parole
    e il cielo si chiude su notti senza sole.
    È triste non essere umani
    quando non ascolti il pianto di un bambino.
    Quando il pane si nega, si pesa il respiro
    e il sangue si mescola al fango dell’odio.
    Le case, le scuole, i ponti distrutti
    sono sogni spezzati, non solo prodotti.
    E intanto si scrive, con penne d’ottone
    la storia di un’umanità senza nome.
    È triste chiamarla “difesa” o “ragione”
    quando uccide la pace e inchioda il perdono.
    Si parla di gloria, di onore, di patria
    ma resta soltanto una lunga disfatta.
    È triste non essere umani, fratello
    quando chi soffre ha lo stesso mantello
    Quando il cuore si chiude, si fa prigione
    e non batte più al suono della compassione.
    Raffaele Di Palma
    (Accetto il regolamento)

  120. OGNI COSA HA IL SUO TEMPO

    La vita nostra
    breve o lunga

    viviamo, in attesa
    della fine certa

    e per ognuno
    conta più l’onestà

    che la falsità
    e la cattiveria.

    La verità sarà pubblica
    e i maligni perderanno.

  121. Sezione poesia:
    OGNI COSA HA IL SUO TEMPO

    La vita nostra
    breve o lunga

    viviamo, in attesa
    della fine certa

    e per ognuno
    conta più l’onestà

    che la falsità
    e la cattiveria.

    La verità sarà pubblica
    e i maligni perderanno.

    (Accetto il regolamento).

  122. SIEDITI QUI
    (a mia madre)

    Se questo vento
    portasse via i silenzi,
    lo strano vuoto che grida
    in queste stanze ferme,
    le parole non dette
    cristallizzate in gola
    e quelle dette,
    ombre senza perdono,

    se trascinasse via
    i rimpianti,
    gli echi di incomprensioni
    e i rimorsi,

    si sveglierebbe
    dentro di me
    uno slancio,
    e il germe di un entusiasmo
    ritornerebbe
    a illuminare i giorni
    pieni di assenze
    e di confusi passi,
    quell’annaspare vano
    che segna il tempo.

    Siediti qui,
    vicino a me,
    a raccontarmi una fiaba:
    so che la tua voce
    mi svuoterebbe di lacrime il cuore.

    Non si è mai troppo grandi
    per poter stare soli.

    (ACCETTO IL REGOLAMENTO)

  123. IL SUONO DELL’ALBA
    (i suoni del giorno)

    Il suono dell’alba,
    Cantato in coro da chi per primo
    Si sveglia e trova il suo nuovo mondo.
    Ricerca quello che vuoi,
    Lo troverai sugli alberi.
    I frutti che cercherò
    Sono così lontani,
    Ariosi, solari.
    In quest’alba così mattutina,
    Dove la dolcezza dell’amore
    E’ assaporata piano piano.
    Così il sonno divenne il piacere del sogno.
    Venere nasce questa mattina,
    La sua bellezza m’acceca.
    Questo giorno sale radioso
    Dietro la nuvola di polvere,
    Attraverso gli odori degli alberi,
    Raggiungendo i fili d’erba
    Crescono giovani.
    Mi piegherò, ma non mi spezzerò.
    Disse l’erba al vento.

    accetto il regolamento

  124. “Senza nessuna fine”
    Io e te, cosa siamo diventati,
    eravamo cenere nera sparsa fra la strada
    da cui siamo risorti come una Fenice
    per rifiorire nel nostro mondo di colori.

    Siamo l’acqua ed il fuoco nella tempesta estiva
    ci accendiamo e spegniamo ogni momento
    togliendosi il respiro ma, scatenando umori
    che solo al nostro sguardo, possiamo comprendere.

    Ogni parola ha il possesso del sapore di te
    ed io, beh io, lo sento dentro di me
    sento crescere forte questo intenso suono
    che mi ha rapito, accrescendo maggiormente all’infinito.

    Siamo l’aurora nel suo glaciale splendore,
    scioglie e illuminazione d’argento le nostre anime ,
    tu lo sai, te lo voglio dire, noi staremo sempre assieme
    quest’aria ma, specialmente questa vita ci appartiene.

    Acquisteremo il tempo nello scorrere di ogni singolo secondo
    ribalteremo le lancette, per guardarci ancora una volta
    io e te, fissi negli occhi a dedicarsi
    tutto quello scorrere che ora ci appartiene.

    Sussurrami, sussurrami quello che vorresti sentire urlando
    tu hai sciolto i nodi che legavano la mia anima,
    ora è libera d’essere rapita da te, così
    senza nessuna fine voteremo nel cielo
    e dal nostro alto veramente urleremo.

    (Accetto il regolamento)
    Andrea Talignani

  125. Sezione A
    Accetto il regolamento
    Milena Musu

    Due anatre bianche

    Mia madre comprò due anatre bianche
    Erano goffe e non sapevano volare
    Le teneva dentro un pezzo di terra chiuso
    Il muro intorno non era alto.

    Mia madre dava da mangiare alle anatre bianche
    Grano, bucce d’ anguria e poco di più
    Il muro intorno non era alto.

    Mia madre cambiava l’acqua delle anatre bianche
    Sì bagnavano il becco e le piume
    Sgocciolando intorno serene
    Il muro del mondo non era alto.

    Mia madre guardava le anatre bianche
    Crescevano, ingrassavano
    Conoscevano la sua mano gentile
    Il muro del padrone non era alto.

    Mia madre vide una delle anatre bianche
    Imparare a salire sul muro
    Il muro intorno non era alto.

    Le anatre certo non sanno volare
    Barcollano a terra, ubriache,
    Con le ali, per scherzo, sui fianchi riposte
    Pesanti si arrendono
    Ai muri bassi che coprono l’orizzonte.

    Mia madre spezzò le ali all’anatra bianca
    Aveva imparato a salire sul muro
    Girò all’ inverso la punta di piume
    Lo schiocco dell’osso, il becco legato.

    Non valeva l’anatra più dei blocchi di cemento
    Non valevano le sue ali un muro un po’ più alto.

  126. Accetto Regolamento
    Sezione Poesia

    Nel disordine

    Nel disordine del vento
    sei sgusciato via dal cuore
    Col pianto ho ricomposto
    il ricordo di te in una tasca
    Nel viaggio della vita ho scoperto
    che nessun profumo
    somiglia al tuo

    Maria Paterlini

  127. *** RINGRAZIAMO TUTTI PER LA PARTECIPAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO “SAMUEL FERNANDO PEZZOLATO”***

    I FINALISTI SARANNO CONTATTATI VIA E-MAIL.

    VI RICORDIAMO CHE ALLA VOCE “CONCORSI” SI POTRANNO VEDERE TUTTE LE NOSTRE NUOVE INIZIATIVE

  128. *** FINALISTI PREMIO SAMUEL FERNANDO PEZZOLATO ***

    “Invaghito di tutto” di Roberto Marzano
    “Pelle nuova” di Wilbur Marini Garelli
    “Siediti qui” di Marina Pieranunzi de Marinis
    “I quartieri del sole” di Cinzia Birindelli
    “A sud” di Antonella Cusenza
    “Fragranze d’estate” di Grazia Tagliente
    “Quel giorno” di Fabiola Murri
    “Tu” di Annalisa Scialpi
    “Oltre” di Daniela Trovato
    “A te, padre” di Maria Foggetti
    “Come mi sento” di Filomena Gagliardi
    “Nel disordine” di Maria Paterlini
    “Goccia di clessidra” di Antonio Dentice d’Accadia
    “Se andassi all’inferno” di Davide Borowski

    I finalisti e successivamente i vincitori del Premio saranno contattati via e-mail per la consegna del Premio!

    Vi ringraziamo per la partecipazione

    A breve pubblicheremo un nuovo Contest letterario.
    Seguiteci sui nostri canali social!

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