Seconda edizione del Premio “Samuel Fernando Pezzolato”
“Era il giorno/ in cui il tuo profumo/ prese il nome di ‘Amore’.”
“It was the day/ when your scent/ acquired the name ‘Love’.”
“Ήταν η μέρα/ στην οποία το άρωμά σου/ απέκτησε το όνομα ‘Αγάπη’.”

Regolamento Premio “Samuel Fernando Pezzolato”:
1. La seconda edizione del Premio Samuel Fernando Pezzolato è promossa da Oubliette Magazine e dal poeta torinese Samuel Fernando Pezzolato che, nel 2024, ha pubblicato l’edizione trilingue (italiano, inglese, greco) della raccolta poetica “È giunto il maestrale – The Mistral Came” con Edizioni DrawUp.
La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Premio Samuel Fernando Pezzolato è gratuita.
Il tema è libero.
2. Articolato in una sezione:
Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione Poesia si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
1° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato
2° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato
3° classificato: raffinata targa con inciso il proprio nome + attestato
4° classificato: attestato
5° classificato: attestato
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 28 settembre 2025 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)
Franco Carta (Poeta e scrittore)
Carolina Colombi (Scrittrice e collaboratrice Oubliette)
Giovanna Fracassi (Poetessa e scrittrice)
Rosario Tomarchio (Poeta ed editore)
Antonietta Fragnito (Poetessa e scrittrice)
7. Il Premio Samuel Fernando Pezzolato non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Premio Samuel Fernando Pezzolato” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook.
10. È possibile seguire l’andamento del Premio ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Premio Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
FRAGRANZE D’ESTATE
Rare nuvole biancastre
viaggiano stanche nel cielo malva
mentre offro parole
al sole che pelle inganna,
a raggi che anche dietro la collina
chiamano a cuocere
un mondo sudato.
D’intorno poche finestre
sbadigliano sull’afa,
solo un garrir di rondini
a far da sentinella
ai tetti infuocati
e cicale, tante cicale,
in frinir picchiettando.
Lo sguardo lappa
fiacche ombre lunghe
e morbide danze lente
di spighe d’orzo gonfie
e di cotto grano d’oro,
tra ardenti folate d’aria
che non musican fronde.
In abito d’ala di libellula
miro foglie abbrustolite
tra manti appassiti,
da occhi secchi annuso
profumi di ginestra
del tutto stinti
tra l’ingialliti colori.
Effluvi cotti e abbandonati
per vicoli d’un mondo infuocato,
olezzi rinsecchiti
di fragranze d’estate
chiusi in mani trasudate e vuote
che invano provano a trattenere
frammenti tostati d’esistenza.
© Grazia Tagliente (tutti i diritti riservati)
Francesca Santucci
NUVOLE SPARSE
Non un brillio di stelle
nel cielo questa notte.
Opaca dietro il monte
la luna si nasconde:
la nebbia vaporosa
fra brividi l’ avvolge.
Sui miei dispersi affanni
grigie nuvole sparse.
Le scaccerà domani
il sole dell’autunno.
Sarà come dondolarsi
bambini sull’altalena
in un giorno felice
di dorata primavera.
(Accetto il regolamento)
Endecasillabi sciolti
Flebile è il rumore dei bianchi
pulsanti di plastica, che si muovono
sotto la pressione dei polpastrelli;
ed appaiono dapprima parole,
diventando endecasillabi frasi
che vanno a comporre un’ unica strofa.
Mute labbra serrate rimangono
dentro i pensieri dell’ispirazione.
L’ultima strofa è colei la quale
declamerà la poesia. Il verso
chiusa. Chissà sé esprimerà l’animo.
Non sono lacrime versate insieme
al nero inchiostro: melodie del core.
E per quanto la carne morirà
putrescente dentro il grembo del mare,
resterà il silenzio di uno spirito
scolpito dentro tutte le parole.
E qualcuno respirerà il senso
di tutto questo redigere in versi?
Ed una risposta mai l’avrò alla
domanda; rimarrà ad echeggiare
nel vuoto o nell’oblio del tempo senza
tempo. Chi sono io per poter dire
cosa sarà immortale alla fine
dei secoli? Niente sono davanti
l’infinito che ognuno ha dentro sé.
Alessio Romanini Accetto il Regolamento
LA CASA CON LA CREPA
In fila, nell’immobilità, gli alberi mi osservano.
Non un canto d’uccello, a bucare la lastra del silenzio.
La grande crepa deturpa la facciata della casa.
Accasciata sul tetto, la vegetazione dorme.
Il giardino galleggia nel mare del passato.
All’interno, sulle mura, scivolano parole taciute.
Intrappolati da fili di ragnatele, i pensieri di ieri
inutilmente si dibattono per uscire.
– E’ terminato il vostro tempo – urla il vecchio ragno.
Non uno straccio di presente, se non la mia curiosità
che oltrepassa le spesse mura di pietra, alla ricerca di tracce.
L’occhio della fantasia indossa spesse lenti.
Da ogni spazio, preleva scampoli di vita.
La costruzione della storia è il completamento del puzzle.
A terra, foglie secche scricchiolano.
Ricordi si sgretolano sotto i miei passi, come giorni trascorsi.
Serenella Menichetti
accetto il regolamento
Grecalia
Ulisse navigò
Il salso mare adriatico,
il colto Jonio, l’irato Tirreno.
Lo perdemmo a Citera. Lo scorgemmo tra Cariddi e Scilla.
La onda schiumosa ci trascinò lontano e lo vedemmo salutarci.
Restai casa senza padrone, campo senza aratore, allievo senza maestro.
Dei lontani, ridatemi la vista per ritrovare la rotta verso la mia amata Atene.
Efebo, per punire i troiani, mi unii ai guerrieri del mio re.
Efebo grazioso ma povero, i nobili mi disprezzarono. Non cavaliere, non fante fui. Lavapiatti mi
nominarono. Non armi ebbi, ma stracci. Mi vide Ulisse.
Con lo sguardo mi misurò. Mi fece suo discepolo e io lo elessi a mio maestro e amante.
Esplorammo assieme i piaceri della mente e del corpo.
Quando conquistata Ilio, mi offrirono il ritorno ad Atene ricco di onori e prede, rifiutai.
Mi imbarcai con il mio maestro a cui mi ero donato corpo e anima.
Entrambi fummo delusi da quella epopea diventata una squallida storia di violenze, tradimenti, massacri, stupri.
Vedemmo entrambi che non vi era gloria in quanto fatto.
Il maestro ci assicurò che presto saremmo tornati in patri a, ma io sentii il canto del suo cuore
Che anelava a cieli sconosciuti sopra mari tempestosi punteggiati di isole feconde.
E per amore lo seguii lasciando che fosse il desiderio per la sua mente e per il suo corpo a guidarmi.
Dalla prima ebbi in dono saggezza e conoscenza, dal secondo amore e passione dei sensi.
Ora solitario alle foci dell’ Istros là dove le torbide acque entrano nel Pontos Axeinos,
vivo dei doni che mio offrono i barbari Sciti affinché insegni ai loro figli la parlata greca.
Allora racconto loro di Ilio e della guerra per la bella Elena. Illustro gli eroi, racconto come vincemmo e
tornammo. Ma quando con la parola onoro Ulisse , un groppo mi chiude la gola e piango. Allora gli
innocenti efebi si chiedono in cosa mi hanno offeso e cercano di consolarmi.
accetto il regolamento
D’una favola, al mattino
Notte illune,
un flusso insonne
di carteggi e rotte,
in avvolgenti spire
di dervisci danzanti,
forse demoni
dall’inceder lento,
dai pochi versi
ad un mare nero,
nel smuover sassi
e depositarli piano.
Notte di favole,
cartapesta al mattino,
una maschera
allo specchio,
le sue logiche
da indossare,
di meteore all’alba
da un mercante di stelle,
nell’irrider d’estate
più di mille, le nuvole,
audaci e tese,
ma eran stracci al sole.
Ormai è tardi
e d’un sipario
le luci accese,
su quel che resta
o solamente appare
di storie già scritte,
repliche senz’eguali
d’una vita,
delle sue stupide
e silenti regole,
navigando a vista,
inseguendo demoni,
ebbra del tempo,
in un limbo, sospesa,
oltre il possibile
d’indissolubili miglia,
in acqua corrente.
***
L’opera riportata “ D’una favola, al mattino” è, in fede, del tutto rispondente a quanto richiesto dal regolamento, che accetto in toto.
Antonio De Serio
ACCETTO IL REGOLAMENTO
SEZIONE POESIA
LA NUVOLA ROSA
Sono sospesa nel cielo
mentre mi muovo sinuosa e leggera,
il mio colore rosa delicato
sa di cannella e zucchero filato.
Mi nascondo sotto un cielo di stelle
nelle notti d’amore che sembrano eterne,
tra fitti boschi e strane belve,
o accanto silenziosamente a un sole che splende.
Sono soffice e piena di speranza
le mie gocce delicate carezze,
su un mondo fatto di troppe promesse,
osservo tanto e forse troppo,
giro tutto il mondo come un cavallo alato al galoppo,
sempre in viaggio sotto un cielo infinito
come un usignolo smarrito.
Non faccio rumore, sospiro
vivo di sogni e sorrido,
contemplo come opere d’arte
le storie d’amore anche dovessi arrivare su Marte.
Forse sono un pò matta, mi rotolo nel firmamento
sono sul tetto del mondo accanto a Dio lo sento.
Il nostro amore
Il nostro amore
è quello squarcio di cielo
che arrossa al tramonto
e si nasconde silenzioso
nel blu profondo della notte.
© Daniela Giorgini – Accetto il regolamento
CICLAMINI DI CAMPO
I nostri baci
li sento ancora
al gusto di ribes
di una gomma da masticare.
Nascosti, sulla strada deserta
dietro la pensilina
di una corriera dismessa,
nell’occasione dell’assemblea.
La scuola è già lontana
distesi tra ciclamini di campo
e odori di salvia,
quella risata non trattenuta.
Brevi pensieri, una nuvola in cielo,
il corpo immaturo
l’erba stretta
tra le tue mani.
Un altro bacio
non certo io, non certa lei,
è lo scirocco che passa,
non vogliamo fermarlo
chissà dove vuole arrivare.
Tiepida luce
su pietra viva,
nulla si muove,
l’abbandono
il mare calmo.
Luigi Carlo Rocco – Accetto il Regolamento.
Mi dissocio da questo mondo
(monologo poetico di Jean Bruschini)
Mi dissocio da questo mondo.
Con tutto il rispetto, con tutta la pena.
Non è il mio.
Non lo riconosco.
Non lo voglio.
Mi dissocio da chi conta i morti come punti in classifica,
da chi scambia il potere per virtù,
e la menzogna per mestiere.
Da chi applaude l’arroganza,
e ride del dolore altrui per sentirsi vivo.
Mi dissocio da questa corsa cieca
al più veloce, al più ricco, al più visto.
Da questo mercato delle anime
dove si svende tutto,
anche il silenzio.
Mi dissocio dal linguaggio del ferro e del denaro,
dai trofei di guerra,
dalle patenti di verità che si distribuiscono a caso
tra urla e schermi.
Mi dissocio dai palazzi di vetro dove si decide la sorte dei popoli
senza guardarli mai negli occhi.
Mi dissocio dai muri, dai confini,
dagli inni cantati sopra le macerie.
Dai finti sorrisi, dalle frasi fatte,
dall’odio travestito da giustizia.
Io non ci sto.
Io non ci riesco.
Il mio mondo è altrove.
È nei gesti semplici.
Nel pane spezzato senza telecamere.
Nelle parole dette piano.
Nelle carezze che non si comprano.
Nel dubbio che salva,
non nella certezza che condanna.
Mi dissocio, sì.
Da questo tempo malato che chiama progresso
ciò che divora le radici.
Da questo presente urlato che ha perso la memoria
e vende il futuro a rate.
Mi dissocio per non smettere di credere.
Perché dissociarsi, a volte,
è l’unico modo per restare umani.
E se il mio nome sparirà dai registri dei benpensanti,
che sia così.
Preferisco l’esilio
al compromesso.
Preferisco restare fuori,
ma intero.
Jean 16.6.2025
accetto il regolamento
GOCCIA DI CLESSIDRA
Il fiore migliore,
senza stelo né radice in terra,
cura col profumo della sospensione.
Tutto arrende,
tutto relativamente immaginato in memoria minuta,
coi bagliori in crescendo, seminati ovunque oltre l’apparente,
occhi e fessure di persiana a scomporre il sole in costellazioni.
Angelo d’un gabbiano è la goccia di clessidra,
che soffia dalla testa e si tuffa in petto tra i ventricoli in amore.
Siam travolti dal riso di tamburi che affogano feste nelle pance disarmate
e al battito d’una lieta belligeranza ci ricordiamo bambini,
tra vetri di biglie e redini idiote.
Le particelle di tempo invalide rallentano la corsa.
O forse è l’anima elettrica che plana,
riconsiderando proporzioni della valle di carne,
quand’ora affiora tra gorghi distratti,
sposando qualità neonata
e risolve l’inesistente separazione tra i miei me.
© Antonio Dentice d’Accadia (tutti i diritti riservati)
accetto il regolamento
Tu
Tu, sbucato d’improvviso
all’angolo della strada,
in una sera matta
come le api
o come le porte azzurre
Tu
in questo vento
che soffia nel caffè,
tra i gerani dei pensieri
mentre prende forma
un’eresia;
Tu.
accetto il regolamento
Pronto soccorso
Pronto soccorso
luogo di speranza
luogo di dolore
mille vite
mille volti
uniti da un filo sottile di speranza
uniti da un groviglio di tensione
di vibrante emozione
un parente
un amico
tu stesso sei in pericolo
in un secondo
in un attimo
in un’ora
in un istante
la vita vibra nel cuore
tutto pulsa nella coscienza
chissà se esiste un domani
forse lo saprai
un uomo diverso comunque sarai
accetto il regolamento
Ora ho due fossi sotto gli occhi,
qualcuno dice che sono bellissimi,
la schiena è curva e dolente
il cuore ha perso il giusto ritmo
è troppo veloce, è troppo lento
a volte vorrebbe cedere al sonno
ascoltare una canzone antica, infelice,
prigioniera nello strappo della memoria.
E svegliarsi, forse,
sì, avere questa presunzione,
nel tepore di una primavera
in un mattino di pace
nel vento che scorre sul pianto
sugli orrori della terra
tra il fango delle strade
alla radice di foreste bruciate
al midollo azzurrino dei non ti scordar di me,
attraversando la morte con l’amore.
accetto il regolamento
SE ANDASSI ALL’INFERNO
Se andassi all’inferno non sarei stupito affatto
Avrò un tavolo riservato coi dannati di successo
La dannazione avrà in me un acquirente soddisfatto
Berremo veleno liscio, senza ghiaccio né compromesso
Con Lucifero che mi guarda e dice: “Borowski, sei dei nostri”
Qui sotto i peccatori son tutti volti tosti
Ogni bestemmia è un brindisi, ogni vizio un trofeo
Non voglio ali bianche, voglio il marchio del reo
Dei miei sbagli che risuonano come beat distorti
La santità è un party dove dormono tutti morti
E se mi piace pensare a questo epilogo dantesco
È perché oggi da vivo, a non farmi schifo non riesco
Oggi mi guardo allo specchio come un giudice in attesa
Che emette la sentenza ma non concede difesa
Mi parlo con disgusto, senza grazia né appello
Ogni gesto è indizio, ogni pensiero un duello
Ho costruito attorno muri e li ho graffitati col mio nome
Ho imparato a sabotarmi con estrema precisione
E ogni mattina mi sveglio, ormai sono una larva
Con la faccia del boia davanti mentre mi faccio la barba
Non cerco redenzione, non credo a chi perdona
Perché il dolore mi somiglia, è la mia vera persona
Chi dice “ama te stesso” non si è mai addentrato
In quell’abisso di meschinità e ipocrisia che è il mio passato
Dove ogni ricordo che parli d’amore suona fasullo
Il cuore era solo un organo, e il corpo un trastullo
Io non voglio salvarmi, voglio capire perché
Ho imparato a disprezzarmi meglio di chiunque, anche di te
Ma poi — quando il fumo si dirada, e l’urlo svanisce —
Resta il silenzio, che nessuna fiamma lenisce.
Né donne né demoni sanno più intrattenere
La noia profonda del non sapere che volere.
Anche l’inferno ha i suoi giorni vuoti, le sere spente,
Dove ogni bestemmia suona già detta, già niente.
E l’anima — che urlava, che spaccava le pareti —
Infine geme piano tra i carboni quieti.
Perché anche il fuoco, a lungo andare, diventa fiammella esangue,
E ogni ribellione, nel tempo, si affievolisce e langue.
Non c’è paradiso né inferno, soltanto l’intervallo
Tra un’illusione e il crollo, tra Riccardo e il cavallo.
E in quel varco sottile, dove non echeggia più suono,
Si affaccia la verità: non siamo niente, non serve il perdono
Davide Borowski – Accetto il regolamento
HO SCELTO DI DONARTI AL MONDO
Ho scelto di donarti al mondo.
Perché tra venti o trent’anni,
-non so adesso il perché –
per una notte, tornerai qui, a dormire.
So già come andrà a finire.
È tardi, ma io ti aspetto.
Indosso il blu profondo d’un vestito,
il mio colore preferito.
Tra le mani, la staffa notturna
d’ un bicchiere di vetro.
Ad un tratto, bellissima, tu arrivi.
Bella, come può esserlo una viola a sera,
o la magnolia, o l’orchidea e il narciso,
com’è l’erba di trinità
nei campi di primavera.
La rugiada di tutte le foglie
sembra aver fatto un nido,
ai nostri occhi, in paradiso.
Com’e da sempre, a quest’ora,
librano in volo le lucciole danzanti.
Quel che chiamavi – ricordi? –
“campanelli brillanti”,
al fischio sereno dell’assiolo.
È festa, per la tua stanza.
Ecco le fiabe, le fate,
gli eserciti dei giochi addormentati.
Fa il saluto un orso-soldato,
e le bambole che hai tanto cullato,
adesso restano in posa.
La cera d’una scatola nascosta
ha ancora il soffio e l’odore
della tua prima candelina rosa.
Sul muro, un disegno allegro di matita
che parla tanto della nostra vita.
Vuoi ancora che racconti qualcosa,
mentre socchiudi le palpebre,
stanca e distesa.
Per quanto, m’avrai tenuto sveglio?
Storie su storie, regni e ranocchi,
la tua manina, stretta alla mia,
la nostra poesia, per dormire meglio.
Ho scelto di donarti al mondo.
Per rialzarti al dolore
dei giorni difficili e distanti,
per condurti all’amore,
al sentiero dei libri importanti,
al tuo cammino,
al bagliore del tuo destino.
Per un principe buono, e innamorato,
per un bacio che non è mai mancato.
Per amore, ho scelto,
di donarti al mondo.
Perché una sera,
-non so adesso il perché –
sapevo che tornavi da me.
Ecco il teatro di stelle,
come nessuno ricorda.
La notte è sorda,
non ha più lamenti,
non fa più rumore.
Com’era una volta,
Elena, mi hai preso il cuore,
e ti addormenti.
Antonio Blunda – Dichiaro di accettare il regolamento
Accetto il regolamento. Dr. Guido Burgio
poesia : VECCHIAIA
Non dirmi cretino
se osservo due fili di chioma
abbracciate al cuscino
nevoso biancore
sopra due occhi di miele
Al nostro lento respiro
ci sbeffeggia la sveglia silenzio
è passato tanto tempo
il grigiore assottiglia la speranza
Non dirmi cretino se la notte rimiro una foto
fra il giallo-verde del prato
le tue chiome, i tuoi occhi, il tuo volto
Dimmi pure cretino ma non voglio svegliarmi
scoprendo un ramarro morto su un troco
come fossile scordato dal tempo
Io questa notte ti voglio eterna
nel segreto della pace
e del silenzio che non si scioglie
Roberto Collari
Liturgia dell’amore
Volli intero morire,
morire invero d’amore.
M’accostai alle tue labbra,
viverne il caldo respiro.
Volli macchiarmi del tuo amore,
sentore d’agrumi e cannella.
Volli viverti in vena cava.
E nella condanna d’un bacio,
smettemmo d’essere pelle,
quell’unico cuore
disfatto nel rito.
Accetto il regolamento.
27 giugno 1970/27 giugno 2025 … 55 anni di matrimonio !
(Fernanda e Oswaldo)
In molti si chiedono come mai
qualcuno resiste cosi tanto tempo e tanti anni assieme …
non c’è nessun “segreto” …
non c’è nulla di particolare …
c’è solo la voglia e il desiderio di risolvere assieme
i molti problemi della vita !
Si … di trovare assieme le soluzioni
che per ogni problema non mancano mai !
È abbastanza avere la voglia di cercarli …
abbassare una volta ciascuno una spalla …
mai fissarsi o pretendere di avere ragione a tutti i costi …
rispetto ci vuole … pensarle e studiarle assieme
le cose che bisogna fare …
essere capaci di dividere tutto quello che
ci gira attorno … sempre …
con poche parole e gesti da sempre usare …
come: amore e rispetto !
Mai mancare con il bacio della buona notte …
con il saluto al mattino …
vivere assieme nel bene
e purtroppo quando capita anche nel male !
Mai lasciarsi con il muso …
buttare via l’essere magari un po’ arrabbiato …
buttare via l’egoismo … sempre …
essere e presentarsi contento e gentile …sempre …
con una carezza ogni tanto …
che non ha mai fatto male a nessuno …
con quelle poche parole e gesti
da sempre usare e mai dimenticare :
amore e rispetto …
un mazzo di fiori freschi al centro del tavolo di casa
è profumo e amore … sempre !
ACCETTO IL REGOLAMENTO
OLTRE
non cercarmi
Durante le sere del gelido inverno,
Non cercarmi
Nel chiassoso mercato tra aromi e colori.
Non cercarmi
Seguendo l’intenso profumo di zagare in fiore
E dí ginestre, nelle laviche terre.
Non cercarmi
Nell’alba che timida riflette le sue tinte rosate.
E non farlo mentre il cielo si tinge di fuoco all’imbrunire
E si immerge giocoso nell’ amplesso col mare.
Non mi troverai.
Son distante dal mondo che gira
Sono etereo vapore, nebbia fumosa
Che tutto nasconde e distorce.
Sono lì, oltre la siepe spinosa,
Oltre quello steccato tarlato e cadente.
Ho lasciato sepolti i miei sogni
Dentro i cassetti di un vecchio comò,
Tra candidi lini di ricami adornati e orli frangiati
Tra avite ricchezze e silenziosi diari.
Ho lasciato spaiate le scarpe
E polvere sul mio pianoforte
Cumulata tra i tasti pigiati ogni giorno.
Non cercarmi
Non farlo
Non devi.
È lento quel tempo che scorre
E di me, nel ricordo, un sorriso sarà.
Accetto il regolamento
TEMPORALE D’ESTATE
Il cielo si fa amaro,
greve di disperazione per la furia
che presto esploderà.
Ridono forte
i tetti delle case,
per il solletico della pioggia.
Sale un vento gelido
che avvolge la montagna.
Il vento fischia nelle gole,
accarezza cuscini di muschi odorosi
che iniziano una danza,
si baciano, s’intrecciano, si sfiorano.
Sono minuti strani da gestire,
troppo brevi per avere paura.
Poi, lentamente,
solo gocce di pioggia
sibilano tra i rami arsi della pineta,
e là, dove il cielo abbraccia l’orizzonte,
timidi, spuntano i raggi di un bel sole.
Il cielo piano piano schiarirà,
le foglie torneranno ad intrecciarsi,
i tetti smetteranno di ridere,
tra poco la pioggia terminerà.
Resteranno i pensieri da mettere via.
accetto il regolamento
Del mandorlo il tuo odore
Al mandorlo in fiore
m’innamoro
commozione mi pervade
al simbolo di rinascita…
Echi passati sulla mia pelle
a nutrirsi del tuo profumo
che lasciasti impregnato
alla mia solitudine.
Oggi aspetto il vespro
a rivedere noi, pellegrini
avvinghiati sotto chiome
bianche
che cinsero fame d’amore
illusione, dolorosa smania.
Avanza la tua sagoma
un’ombra leggiadra
mi sorride, sferza nostalgico
tempo
quando il mio pane era il tuo
a spezzarlo nell’odore di noi.
Passeggio nei sentieri battuti
da due cuori a follia rapiti
che furono allegrezza
felicità, incoscienza…
E oggi mi siedo allo stesso
greto, rimiro il nostro rifugio
con occhi incantati
ché tu sei ancor con me
incarpionato alle mie gambe
e a quest’aria che sa di noi
che sa di mandorle bagnate
da pioggia che lava, purifica
inebria
ma non ammanta
i nostri eterni abbracci
la nostra tenera età.
accetto il regolamento
IL BATTITO NEL PETTO
Il battito nel petto è rapido tamburo:
vi s’affolla l’amore di cui abbiamo bisogno.
È una briciola d’esistenza:
parvenza di ciò che siamo, che vogliamo.
Improvvisa eco si fa della pioggia
che s’unisce a onda raminga
e rapida scivola via.
Tutto qui, l’amore:
questo assorto eterno prodigarsi
a impigliarsi nei colori
che si svelano dalle ombre.
accetto il regolamento del premio
APPARE
Appare, tra ciglia d’orizzonte e nebbia
corona grigia che fende il cielo
Torri che sfidano il tempo e l’oblio
come mani in preghiera di pietra
Appare, fra echi di secoli arditi
spade silenti, ombre danzanti
Vie selciate da pellegrini e mercanti
Santa Fina che veglia, tra le genti
Appare, tra viandanti oggi spaesati
un labirinto di profumi e parole
Scale che portano a vite sospese
e a botteghe di sogno e memoria
Appare, nel petto s’avverte un battito
che sa di mosto, tramonti e ricordi
Vertigine dolce che consola
un sussurro di radici mai spento
Fabio Belli
Dichiaro di accettare il suddetto regolamento
PELLE NUOVA
Fra crepe del tuo gelo elegante
scivolo come seta su marmo velato
Sono fiato, che bagna la tua assenza
vento caldo che schiude veli d’anima
Nel tuo disincanto io mi distendo
come linfa tra le tue vene spente
Accendo incastri di carne e silenzi
con labbra di brace e carezze di fumo
Ti sfioro senza toccarti davvero
ti abito come una febbre muta
Sarò pelle nuova sul tuo dolore
nella dimora del tuo risveglio
WMG
Accetto il regolamento
A TE, PADRE
Il rasoio solca attento
quella pelle così stanca,
a te Padre a cui la vita deve
ancora una speranza.
Prigioniero di quel mostro
che i tuoi giorni ha divorato,
riducendo in fumo e cenere
quel che avevi in cuor sognato.
Io bambino ci speravo
in un tuo abbraccio, una carezza,
ma leggevo nei tuoi occhi
solo vuoto ed amarezza.
Ti cercavo e mi chiedevo
se mai un giorno, chissà quando,
ti avrei mai potuto dire
che mi sei mancato tanto!
Io pregavo Dio ogni giorno,
combattendo con la rabbia
nel vederti prigioniero
come tigre in una gabbia.
Impotente io assistevo
a quel demone spietato
che rubava il tuo presente,
il tuo futuro, il tuo passato.
I tuoi giorni consumati
da paure, smarrimento,
non sai quanto avrei voluto
colorare anche un momento
di allegria, spensieratezza, giochi,
corse e passeggiate,
ciò che un padre fa col figlio,
condivider le giornate!
Ma vorrei che tu sapessi
che io non ti ho mai odiato
per quel buio che ho vissuto,
a cui tu sei condannato.
Adesso che sei qui,
in un letto di ospedale,
cerco di esserti vicino,
di poterti ancora amare.
Io non so se tu la senti
la tua mano nella mia
o se quando tu mi guardi
riconosci chi io sia.
Ma sono qui ora per te,
a cercare con ardore,
di sfidar la malattia
col potere dell’amore.
Perché sai mio caro Padre,
esiste un posto, credo il cuore,
dove il male non può vincere,
dove splende sempre il sole…
Io, sì, penso a tutto questo
mentre rado la tua barba,
ti sorrido e un po’ mi chiedo
se il mio esserci ti garba.
Una carezza sulla fronte,
ti sistemo un sopracciglio,
ad un tratto mi sorridi e sussurri
“Grazie Figlio!”.
Accetto il regolamento
Enrico Ravasio – Accetto il regolamento
Sean se n’è andato
Non c’erano tamburi nel verde profondo,
solo il ticchettio aspro delle foglie scarne
come dita sudate sul grilletto incerto.
Poi Flynn attraversò il denso Mekong
come chi non aspetta un vero ritorno
non pensava più al padre ed al magico set.
I soldati lo chiamavano damerino pazzo
lui rideva di gusto, come se la paura
fosse una lingua straniera intellegibile.
Scelse la lente cruda del sangue opaco
nei suoi scatti colmi di preghiere silenziose
infilava una cruda crepa nella narrazione.
Tutti quei khmer sorridevano gentili ed educati
senza fretta scomposta e con metodo preciso
poi nessun corpo e nemmeno un fugace addio.
La giungla indifferente li inghiottì entrambi,
trattandoli come inutili versi scritti a caso,
è rimasto solo il silenzio, senza un negativo.
Il tempo ha dimenticato quell’ultima foto
forse era solo la sua ombra rapida e fugace
perché lui ha smesso di mormorare alla pellicola
La pioggia scorre sul tuo nome dentro un archivio,
come una richiesta dell’anima lasciata sospesa,
una dichiarazione d’amore mai pronunciata.
Non sei più trendy, irruento e folle Flynn
la tua guerra è scomparsa nei secoli oscuri
oggi siamo costretti alla verità degli altri.
Fabiola Murri Accetto regolamento
Quel giorno
Non c’era vento.
L’aria tratteneva il fiato.
Tu passavi,
e la materia cambiava forma.
Una scia invisibile
apriva la pelle.
Non il passo,
non la voce,
ma qualcosa di più sottile,
più feroce.
Un odore.
La tua essenza
prima del nome.
Mi raggiunse come fame,
come un ricordo
mai accaduto.
Era terra che si spacca,
era fiamma,
era ritorno.
Il tempo si piegò,
si fece spirale.
Io fui lì,
e in ogni luogo
dove eri già stato.
Ti voltasti.
Non per cercarmi.
Ma l’universo, in quel gesto,
si rovesciò.
Il profumo
non era più solo tuo.
Era patto,
era soglia,
era marchio di fuoco
sul respiro.
Non potevo nominarlo.
Ma sapevo.
Qualcosa in me
si inginocchiò.
Nessuna parola.
Solo un silenzio
carico di genuflessione.
Ogni cosa,
da allora,
ebbe un bordo più tagliente.
Ogni distanza,
una tensione al ritorno.
Tu camminavi,
io imparavo
a restare.
Anche senza toccare,
ero dentro.
Anche senza chiedere,
avevo scelto.
Il profumo s’insinuò
tra le ossa,
divenne pelle,
memoria,
dimora.
Lo chiamai
con un nome che brucia:
Amore.
Da allora,
ogni silenzio
ha la tua voce.
Ogni assenza
ha il tuo odore.
Non ti ho più visto
come prima.
Ti ho sentito
nell’ombra di un mattino,
nel vuoto tra due passi,
nell’aria spezzata
prima del pianto.
Ti ho cercato
nelle pieghe del giorno,
tra le cose che non accadono
ma esistono.
E ancora oggi,
quando il mondo tace,
quando il respiro si assottiglia,
quando il cuore ricorda,
quel profumo
mi trapassa.
E io so.
Non fu un incontro.
Fu un’origine.
Una nascita lenta
nel corpo del tempo.
Quel giorno
mi riscrisse.
Il giorno
in cui non fui più
senza di te.
Il giorno
in cui la tua assenza
smise di mancarmi.
Perché da allora
sei ovunque
e invisibile
come il respiro.
accetto il regolamento
Fasti e crostacei (Mazara del Vallo)
Due chele di granchio
un osso di seppia
barche secche
adagiate obliate
in terre sanguigne,
una donna fastosa
veste gonne e conchiglie,
carte andaluse e visi imbruniti.
San Vito è vicino
guarda il destino che passa e si posa
a Mazara.
Si parte
e sono sfere di grano
le tue labbra saracene
Sez. A Accetto il regolamento
Quel sussurro dentro di te
L’anima ti parla
nel silenzio della notte
ti sussurra …fingi di non sentire
Fino a quel momento…
Ti fermi piangendo
sperando
che il dolore profondo
la smetta di farti male.
Mi giro ti vedo impaurita
Vorresti cambiare strada
magari cercare un’altra via
che cancelli la tua pena.
Ti guardi ancora attorno
non ti resta
che accettare:
che tra il bene e il male
tu hai scelto il male
che la via più breve
ti ha portato
fuori strada
che adesso sembra tardi e dura
e provi solo tanta paura.
ma nulla è perduto
puoi ancora ritrovare la via.
Se accetti il fallimento
e guardi dritto in faccia il tuo futuro
alla fine vedrai
che non è poi così duro.
La forza che ti sostiene
ti sussurra e finalmente
esci dal buio della notte
e arrivi alla speranza che ti rende forte.
Accetto il regolamento
Francesca Lo Galbo
ABBRACCIO PERDUTO
Il suo abbraccio arriva
dopo che mi ha menato,
per l’ultima mia impresa
che l’ha fatta arrabbiare,
mia madre non vorrebbe,
ma punisce per procura
al posto di mio padre,
che è incapace di far male,
mentre mi sta picchiando
ad ogni schiaffone che dà
scende piano la sua rabbia,
mentre subisco con dignità
proteggendomi la faccia,
i colpi si fanno più rari,
poi smettono di arrivare,
è sceso il pacifico silenzio,
alzo gli occhi verso di lei,
in tempo per vederne il viso
umido per le sue lacrime,
m’abbraccia teneramente,
e dimentico ogni schiaffo,
ora che mi sono fatto uomo
lei non osa più punirmi così,
anche quando sa che sbaglio,
e io ne avrei tanto bisogno,
ma ancor di più mi mancano
gli abbracci misti a lacrime,
un gesto di affetto speciale,
che solo in quelle occasioni
si lasciava andare a farmi.
accetto il regolamento
Il Nostro Amore
Onde di calice ubriacano
il sangue della tua tintura.
Sì Tinge il cielo del colore
del tuo sorriso mentre guardo
il mare nella tua profondità.
accetto il regolamento
Le luci …
Le donai le carezze
Che portò con sé
Nel silenzio profondo
Della sua via
Ogni filo d’erba
Copre ogni muro
Il cerchio della notte
Si allarga
Nelle luci artificiali
Della città scintillante
Alleggiano leggere
Le passioni
Che si accendono
Sul far della sera
accetto il regolamento
Antonio Pittau
Sul margine
Dilaniato nel margine
confine della Terra contesa
e offesa dall’ insensato
vile attacco.
Margine umano dissacrato
non rimargina in ferita,
ma rimarca la freccia
di sangue breccia pulsante.
Scia sfrecciata di lame
tormentate,
come non le fate
volare le colombe disarmate!
Una voce sottace
sul fronte disumano,
a tender velatamente
l’agognante singhiozzo
del sudario spento -pozzo.
Resta inerme e asperso.
Jonny Souto – Accetto il regolamento
sezione unica Poesia.
Infanzia – Accetto il regolamento
Quello che ho sempre
sognato è la vita,
quando scorre
simile a un fiume
ed è placida,
poi veemente e furiosa
come una tigre.
Tutto amo dell’esistenza,
dal colibrì al condor,
dall’ape al calabrone,
dal rigagnolo al mare,
le cose che tocco con la bocca
e quelle che stringo
tra le mani.
E m’innamoro all’infinito
senza rimpianti,
vorrei ogni cosa nel mio petto
tra le mie costole,
il silenzio di Dio…
Fiutare il giacinto
delle tue labbra,
ghermirlo con tenacia
e sentire sul velopendulo
il candore del tuo alito
di ginestra.
Desidero correre
sperando che un giorno
escano fuori le mie ali,
le ritrassi
allo spezzarsi delle loro
piccole ossa,
ma riesco a tornare indietro
nel tempo fino al dì
in cui il sole
abbagliava la chiglia
della mia nave.
E perdermi nei minuti
dell’infanzia
rossa come il cuore e bianca
come la luna,
uccello vivo nell’aria,
xilofono d’amore.
Ridestarmi a un sorgere nuovo
di profumi,
sentire che le stelle
già mi chiamano
per altri mondi lontani.
Senti ciò che ti dico
Ne è trascorso di tempo
un tempo di giovane amore
un tempo giovane come noi,
oggi senti ciò che ti dico
lasciamoci quel tempo
sul dietro di dolenti spalle.
Ascoltami, senti ciò che ti dico,
non ricordo come chiamarti
amica, sorella, moglie, compagna,
ma è cosa priva di importanza,
è per questo che io sono te
e tu sei me, la stessa persona,
un unicum vitale nel ridondare
delle nostre stagioni, tante,
troppe oramai. E guardo attonito
una delle tue mani tremolare
e ti dico fermala quella mano,
ma capisco che non puoi
e la stringo nella mia, e tutto
diviene immobile e dolce
così come fu, così com’è, come sarà,
per quella che diverrà un’eternità
al di là degli anni già consumati
al di là dell’al di là.
Senti ciò che ti dico
nel mentre te la bacio quella mano
e sulla mia guancia la guido piano piano.
Michele Pochiero Accetto il regolamento
Perché non ti posso abbracciare
Il rientro da scuola o dal Tennis ha un solo momento:
Lo zaino per terra, due gambe veloci e un giro di mento
Sfuggente, veloce, forse incazzata…
Chissà per te com’è stata questa giornata
Magari più tardi, dopo i compiti e a ormoni tranquilli
Qualcosa dirai se non avrai altri assilli
Intanto tua madre, con ancestrale riflesso,
Mi suggerisce sottovoce: “Qualcosa è successo!”
A volte è così, ti conosce e ha ragione
Altre volte è un momento, poi passa il magone
E allora mi sfiori, passando veloce
Tuffandoti impetuosa sul gatto miagolando la voce
E’ così a quest’età, lo dicono tutti
Ci vuole pazienza per raccogliere i frutti
E tu sei un albero di rara bellezza
Che dispenserà fiori e qualche dolce carezza
Adesso il contatto tra noi mi è vietato
Solo i grattini che mi chiedi al mattino appena ti ho svegliato
Non si abbraccia un papà quando si è adolescenti
E’ come un fiume che scorre e che non vuole affluenti
E mi sorprendo talvolta e non mi sento più anziano
Quando siamo per strada e a sorpresa mi stringi la mano
Il distacco che per te è così necessario
D’improvviso ci riporta sullo stesso binario
E mi riempio, mi scaldo, mi sento felice
Sono come in quadro con una splendida cornice
Perché lo so e non c’è niente da fare
I tuoi 13 anni non si fanno abbracciare
Goditi, amore, questo tuo compleanno
Dubbi, paure e delusioni col tempo cadranno
Forse non piangerai più per un’amica che tradisce
Ne troverai cento e una che ogni tuo sguardo capisce
E ricorda che io, acciaccato, arrabbiato, a volte imbronciato
Sono e sarò sempre il tuo papà innamorato!
Che ti vuole serena, felice, libera e piena di brio
E ti augura di cuore Buon Compleanno Amore mio!!!
Stefano Pietri – Dichiaro di accettare il regolamento
[CAMBIO DI] VOCALI
O/o
dicotomico infantile
capriccioso
antibiotico
il pensiero solo a blocchi;
Integrazione irrisolta:
la vita fatta a pezzi.
Vita negata.
E/e:
non ci sono mai arrivato.
La coesistenza pacifica degli opposti,
ognuno al proprio posto.
Il troppo bello che mi hanno insegnato,
il troppo brutto da cui mi han protetto:
finalmente insieme in un amplesso:
i pensieri diventano terra e sangue.
Vita vera.
Avrei capovolto il mondo,
se avessi saputo scambiare due vocali,
bastava quello.
E nel frattempo che mi ricompongo,
che dispiego le mie ragioni,
inciampo di nuovo nell’infanzia assassina.
Rimane sempre,
e solo,
o/o.
Accetto il regolamento
Dove
Portami dove finisce il mare
per unirsi con il cielo
Portami dove si sente il vento
accarezzare i pensieri della notte
Portami dove si vede la luna
nascondersi tra le nuvole
Portami dove riposa il colore delle foglie
nei giardini pieni d’autunno
Portami dove c’è un treno
che corre verso Sud
Portami dove la musica
svela il tuo passato
Portami dove si nasconde
la porta dei tuoi sogni
accetto il regolamento
2024
Un anno se ne va,
pieno di piccole noie e di troppo tedio
La voce poetica ha stentato a farsi sentire
L’orecchio, in difficoltà, si è teso nell’ascolto
Un sogno nella veglia mi coglie, mi siedo sul greto di un fiume,
le membra stanche, cedono
In attesa sto, placata dall’ansia
Il mio pensiero vola e va a voi che mi avete lasciato
So che siete una schiera di spiriti inquieti e che tifate per me
A voi, per primi, il mio augurio di ogni bene
Sappiate che ho sempre bisogno di voi, bacio
Chiara Sardellli diritti riservati
Accetto il regolamento
IL FRUSCIO DEI GRILLI NEL GIARDINO
Ondeggio,
silente e sconnesso,
tra lo spazio delle varianti,
come una piuma che s’affida
al volere della brezza
per toccare la terra.
Un vetro stridula
nei pressi dell’udito,
mentre vorrei soltanto un fruscio —
il fruscio dei grilli nel giardino.
GIUSEPPE CHICO – accetto il regolamento in ogni sua parte
IL DECIMO
Si chiamava Luce
quella che danzava tra le tende
prima che il fumo
divorasse il giorno.
Si chiamava Pane
il secondo,
con mani piccole
impastava il silenzio del mattino.
Poi venne Gioco,
che rideva con sassolini
senza sapere
che la terra li avrebbe chiesti indietro.
Il quarto, era Abbraccio,
mai sazio di madre,
mai stanco di fratelli.
Era Canto, il quinto,
voce leggera,
più leggera del boato.
Giustizia, il sesto,
giurava con occhi seri
che il bene avrebbe vinto.
Il settimo, Carezza,
curava le ginocchia
più che i soldati le frontiere.
Poi Domanda, l’ottavo,
che chiedeva “perché?”
senza mai ricevere risposta.
Il nono si chiamava Pace
come una profezia tradita,
scritta su muri
che ora non esistono più.
E ne resta
uno.
Respira per dieci.
Non piange.
Non urla.
Cammina.
Ha raccolto le loro voci
come semi nella polvere.
Non dirà odio,
né vendetta.
Dirà solo il suo nome:
Speranza.
Accetto il regolamento in ogni sua parte. Federica Canepa
“Non dissi” – Diego Civita- sez. poesia.
Non dissi che la notte era pallida
di fronte alla luce del sole
dall’altro lato delle prospettive.
Non dissi che pagando cuore e ragione
all’unisono dei colori
le vie per la vita diventano infinite.
Non dissi che dopo le albe,
i tramonti,
le nebbie acerbe,
le brine d’agghiaccio,
le rugiade brune al confine,
le salite ardite
arrivano
immense e dolci discese.
Non dissi,
non dissi: che la costanza
nello sguardo interiore
può scioccare la luna,
non dissi che nel deserto
può nascere un fiore.
Non dissi,
e non che non dissi
che oltre le ore sentite già addosso
si poteva scontare il dolore,
non dissi che la risorsa più grande
quando la calura t’opprime l’anima
è sempre l’amore.
Non dissi di raccontarlo al sole
quello che non so descrivere
stando attento a non far rumore,
questo e quest’altro non dissi
insieme a tanti,
aspettando per tutti
che il non detto
fosse già un giorno migliore!.
(Accetto il regolamento).
Papà, ti ho visto
Papà ti ho visto stamattina,
nel riflesso del caffè,
nella cravatta che amavi.
Ti ho visto nel rumore
delle chiavi della porta
come se fossi tornato.
Ti ho visto.
Non sei andato via, papà.
Hai solo cambiato indirizzo.
Lorena Silvia Sambruna
accetto il regolamento
IL POETA NON DIVENTA RICCO
Il poeta
non diventa ricco con i suoi versi,
non si compra una casa
e nemmeno un’automobile,
le emozioni non si vendono
non sono merce di mercato,
non si vende un sospiro d’amore,
il sorriso di un bambino,
l’urlo disperato di un uomo
flagellato dall’odio dei potenti,
non si può vendere il cielo, il sole,
questa Terra che ci sostiene
nell’equilibrio eterno dell’Universo,
la libertà di uno stormo di gru
tra le nubi grigie dell’autunno,
il poeta
non diventa ricco con i suoi versi
sparsi su un popolo oppresso
chiuso in un sonno di ipnosi perenne,
sulla stordente bellezza dell’onda
che si alza solenne sul mare,
e nel mare, che muto osserva
e accoglie gioie e dolori, speranze,
stupore e sogni da realizzare,
il poeta
non diventa ricco con i suoi versi,
la sua follia è luce che accarezza,
le sue emozioni sono la sua ricchezza,
espanse libere nel vento perché
arrivino all’anima di chiunque,
fluttuanti nell’aria franche da catene,
a volte dure, irriducibili e severe
contro ogni infamia nel mondo,
ma spesso morbide e dolci, leggere,
in un inno di pace e amore universale.
Maricà – Accetto il regolamento
Invaghito di tutto
Impelagato in pasticci
ed a un disordine innato
provavo spesso a nuotare
sfiancato controcorrente.
Ma il miraggio di te
mi dava linfa e coraggio
per affrontare quei flutti
la fronte sempre scoperta.
Invaghito di tutto
diseguale, imperfetto
mi dilungavo in verseggi
incespicando in parole
dense di elle e di erre
che naufragavano in me
contro la lingua sconnessa
tra denti senza giudizio.
Accetto il regolamento, Roberto Marzano
SE FREDDA BREZZA SUONA
Se fredda brezza suona
un flauto limpido,
l’azzurro di mare quieto freme.
Ho piombo sotto i piedi,
sono acciaio, granito, basalto,
e avrei voluto il sinuoso passo dell’acqua,
milleforme, e non m’è dato.
accetto il regolamento
SOGNI
Ci sono piacevoli sogni,
io sono il sogno
di una realtà vera,
spargo poesia
come la notte con le stelle.
Sono da ammirare
In qualche luogo,
come una nota ribelle
su uno spartito
ma senza la quale
la sinfonia
non avrebbe alcun senso.
E alla fine del giorno,
non ti restano che vino,
speranze disilluse,
poesie a metà,
il tuo sogno ostinato
che ti riscalda appena,
gente che ti addita
come un eroe
e la tua solitudine,
tua sposa,
e quel verso di Prèvert, solo mio.
autore: Antponio Stasolla accetto il regolamento
Accetto il regolamento
Io e il mare
Stare lì ad ascoltare
tutte le storie che sa raccontare,
come un amico caro,
complice il vento, che mi viene ad accarezzare.
Con gli occhi dentro quell’immensità,
tra la luce tremolante del faro,
mi lascio rapire…
tra il bianco e il nero
muore e nasce un pensiero.
Gli parlo di me,
di quella parte nascosta,
che ancora non ho avuto il coraggio
di guardare.
Sovrasta ogni tempesta.
Amor che non muta,
la dannazione di una vita vissuta,
minuscola e lontana,
sull’orizzonte che il giorno accende piano.
E tu, mare, taci.
Ascolti ogni mio sussurro,
ogni fragile resa.
E nel tuo ondeggiare,
cancelli ogni paura,
scheggia dopo scheggia,
che si trasforma in voce,
che non teme più
di essere riconosciuta.
AUSCHWITZ 1944, L’AMORE DI UNA MADRE
Sfilai le tue dita dalle mie con una forza decisa
mentre attorno si contava chi non contava nulla.
Un esercizio matematico per deridere i destini,
un sospiro di sollievo o forse l’esatto contrario?
Se la vita non è vita forse è la morte l’unica luce
anche se qui il Dio di ognuno sembrava lontano.
Ti lasciai tra le lacrime prendendo il tuo posto
fingendo trattenni le mie regalandoti un sorriso.
L’ultimo sorriso mentre fragile non comprendevi,
rimanesti là a fissarmi andare via, ti vedo ancora.
Cosa sarà domani di te, di quelle dolci piccole mani
di cui ancora conservo il calore nel gelido Golgota.
Ora, mentre cosciente approssimo quell’odore acre
torno ad essere sola come alla nascita ed ho paura.
Mi porto dentro i tuoi occhi mentre vado al forno
ma questa volta non tornerò a casa col pane caldo.
Accetto il regolamento
L’HO DETTO ALLA LUNA
L’ho detto alla luna
che Dio, vede tutto
e lei fa silenzio
ha il cuore trafitto
lo sguardo perduto
nel fumo all’odore di morte
che fulmina il cielo.
L’uomo, ha scelto
la guerra, le bombe, il sangue innocente
e Dio, Dio vede tutto.
Il bimbo nel sacco
che perde la vita,
la palla, la scuola,
il futuro, la madre.
E la luna, ch’è sola nel buio che tace.
Scricchiola e si squarcia, la terra,
la striscia di terra
che non conobbe, mai pace.
E Dio, Dio vede tutto,
il pianto, la fame, il terrore.
Conquista il soldato,
la medaglia d’infame, nel cuore ha il catrame,
usa il corpo di donna,
poi lo getta via, come letame.
Quello che ho detto alla luna
resterà tra di noi,
ancora il sole, darà vita alla luna,
mentre Dio, vede tutto
e non perdonerà,
la sua giustizia divina.
ACCETTO IL REGOLAMENTO – SEZIONE A – POESIA
IL MONDO NEI TUOI OCCHI
Seppur non mi conoscessi, mi riconosceresti tra mille…
Sarei quella che cerca l’ombra in un angolo nascosto della festa, quella che cerca di sistemare la maglietta per coprirsi, allungando di qua e di là per non mostrarsi troppo.
Sarei quella che si sente fuori posto, fuori luogo, fuori tempo.
Se anche non mi conoscessi, mi riconosceresti guardandomi negli occhi, che sono quelli di sempre.
Sono quelli di una bambina che non ha mai smesso di sognare e sperare, realizzando che la vita è dura ma che sta a noi cercare di darle un senso logico, lontano dalle paure e dalle negatività che si frappongono tra noi e la gioia di esistere
Antonella Chiego – Accetto il regolamento
Presenza laterale
Ti ho sentito anche stanotte,
nel salto tra il terzo e il quarto battito del cuore,
dove il sangue temporeggia e oscilla
prima di decidere se devo vivere o morire.
Sostavi in quell’attimo prima del sonno,
quando il corpo chiede riposo
e i sogni si affollano come passeggeri
su un binario morto.
Ti sei seduto sulla vertebra sbagliata
ancora dolorante,
fratturata da gravose e inutili preghiere :
interferenze nello spazio dell’assenza.
A volte cerco di disinnescarti,
ma sono un incapace artificiere,
il tuo pericolo mi resta addosso
e sudo ancora la tua figura.
Nessuno ti nomina più,
per gli altri sei solo un ricordo frammentato,
brevi parole da sciogliere nella tazza del caffè;
per me una presenza laterale
compagno sillabante
di un ieri che mi tiene ancora in catene.
© Angela Maria Malatacca
(Sezione A – Accetto il regolamento)
Vento silenzioso.
E il vento finisce
tra rami spogli
feriti dallo sferzar
della tempesta.
Ferisce, questo vento,
nelle pacate sere d’estate,
piange quest’ anima
addormentatasi
nel cuore della tormenta.
Scende, solitaria’
sull’inaridito cuore,
lacrima sbarazzina
intrappolata nell’iride
l’arcobaleno dei plumbeo cielo.
Alla finestra odo
cinguettio di bianca colomba
nel petto una rossa macchia.
Violacea anima errante
tra le miserie del mio.corpo
tra i dolori del cuore.
Ed io vago,
sospinta dal vento
tra frastagliate vite
che feriscono ancora
Il corpo stanco.
accetto il regolamento
Acabad con la carne
Cuerpo crucificado, crucificad mis demonios
carne putrefacta
muerta y endemoniada
perdonad mis pecados , mi felonía
huracanes espantosos
derribaron barreras, crucificando mi carne
Cuervos feroces, llenos de vindicta
retirad de mi
os juramentos hechizados con veneno
no seáis la palabra llena de maldad
pido os por favor acabad con la carne
Oscuro sendero dame vida
pero acabad con esto
dejadme solo y deja partir mi ……..
Inocencia perdida
mares silenciosos y oscuros
dejad escapar
necesito salir
necesita acabar
os pido acabad con la carne
Corazón lleno de venganza os tengo
putrefacto de rencor
a por tu desamor
desamor de amores corrompidos
pido os acabad con la carne
llena de vindicta, felonía y vileza
Gonzalo Medel Guajardo
Acepto las bases, sez. a
LA LUNA NEL POZZO
Vieni:
Ti porto a vedere
la luna galleggiante,
senza sprecar parole.
Mi bastano il verso dell’upupa
e le luci di un aeroplano,
Due sbaffi di rossetto
su un bicchiere di carta
(che ancora sa di vino)
Appoggiato alla pietra antica
oltre cui adesso ti protendi.
Ed eccola, ora, la luna
che affascinante ti chiama:
occhio dentro l’occhio, silente.
Accetto il regolamento.
SONETTO PER ANGELO
e con la precisione dei capelli
ho spento l’orologio degli incontri
mi abbandono sui testi di Lumelli
per cercare improbabili riscontri
e mi perdo nelle definizioni
di quanto appare certo l’inusuale
il senso che nasconde le intenzioni
scegliendo l’inversione dell’uguale
quel che mi muove è una commozione,
che non richiama in vita il tuo pallore,
non manifesta alcuna presunzione
sorge da un’ambizione troppo ardita
che si rivolge a te senza pudore
come memoria che si fa infinita.
Accetto il regolamento
L’ultimo volo
Agli ospiti delle RSA
Dimmi cosa abbiamo in comune
se non questi capelli d’argento
e una manciata di nebulosi sogni,
dispersi tra il tramonto e il vento.
Dimmi come te lo immaginavi
questo nostro avvicinarsi alla riva
con tanto sale sulla poppa
e troppi rimpianti nella stiva.
La Tv accesa in salone,
il brodo che sparge nell’aria il suo odore
e sul muro un vecchio orologio
reso opaco dal fumo e dal vapore.
Qual è il senso di questo recitare
in una commedia senza trama né copione,
siamo sottili steli di memoria
che han perduto il loro unico fiore.
Eppure c’è qualcosa che ci tiene incollati
al nostro precario suolo,
come fossimo ciechi gabbiani
che camminano sul filo
sognando il cielo e un ultimo volo.
Dimmi cosa abbiamo in comune
se non questi capelli d’argento
e una manciata di nebulosi sogni,
dispersi tra il tramonto e il vento.
accetto il regolamento
La seggiola
Voglio essere una vecchia donna
Seduta sulla seggiola.
Sono stanca di correre
E di affannarmi.
Non voglio essere moderna,
Sono vecchia ormai.
Di doloranti articolazioni,
anelo il riposo e la seduta.
Lasciatemi con voi,
datemi solo
della cicoria da pulire,
dei calzini da rammendare,
un sugo da girare.
Pregherò per voi
Grani del mio rosario,
Incessanti come la pioggia
Di novembre.
E al ritorno della sera
Ascolterò la deriva della
Vostra giornata
Onda sbattuta sullo scoglio
Del mio bastone.
Voglio essere una vecchia donna
Seduta sulla seggiola.
Vi guarderò ancora
E sarò felice.
Ninetta Pierangeli (Maria Antonietta Marasco) e accetto il regolamento
Come si fa a partecipare a un concorso che non stabilisce quando verranno nominati i vincitori, quanti saranno i vincitori, come avverrà la premiazione, dove avverrà la premiazione. Dove sono queste informazioni?
Gentile Antonio, in genere le informazioni vengono date (come da punto 9 del presente bando) su richiesta in e-mail.
Il numero dei vincitori lo si evince dal numero dei premi e dei classificati (punto 4 del presente bando).
In ogni nostro contest o premio NON inseriamo mai le date di nomina dei finalisti e successivamente dei vincitori (che vengono raggiunti via e-mail) perché dipende dal tempo impiegato dalla giuria per la selezione, talvolta una settimana, talvolta un mese.
Le premiazioni dei nostri contest e premi avvengono sempre online (dal 2011).
Per qualsiasi altra informazione consigliamo di inviare un’e-mail, questo spazio è dedicato alle opere partecipanti.
Auguriamo Buona domenica!
Mentre tramonto
Scorre un brivido
un tenue tremore
in questa notte
di stelle cadute
sul mio grembo
di tempio vuoto
disadorno
come un pozzo sacro
pietra su pietra
a sigillare il tempo
nella fonte di vita
Ancora parlo d’ amore
canto la mia dolce canzone
per dar luce al cuore
grembo silenzioso
da cui nascono tocchi di carezze
mentre tramonto
sul mare calmo della sera
e scivolo via
nel sussurro del vento.
Mentre tramonto
Scorre un brivido
un tenue tremore
in questa notte
di stelle cadute
sul mio grembo
di tempio vuoto
disadorno
come un pozzo sacro
pietra su pietra
a sigillare il tempo
nella fonte di vita
Ancora parlo d’ amore
canto la mia dolce canzone
per dar luce al cuore
grembo silenzioso
da cui nascono tocchi di carezze
mentre tramonto
sul mare calmo della sera
e scivolo via
nel sussurro del vento.
Maria Rita Farris
Accetto il regolamento
Notre Dame de Paris
Un crepitio s’ ode nell’aria, mentre cala l’imbrunire
il colore giallo arancio, che s’innalza verso il cielo
s’illumina mentre sale, come il risveglio d’un vulcano.
Le fiamme verso l’alto, fan cadere le scintille di faville
mentre chi vi passa, muta, fissa immobile…
e contempla quel chiarore, devastato dalle fiamme.
Notre Dame de Paris – non ha voce ..
lei che si specchiava nella Senna ..
con l’immagine più bella!…
Viene soffocata dal fumo intenso di nuvole
mentre le fiamme sovrastano il cielo, senza fine!..
Nell’aria s’ ode il grido di dolore, di animali risvegliati
dal torpore d’un sonno profondo, ammirati dal mondo …
Sono le sculture di diavoli e draghi …
che sembrano soffiare fiamme verso il basso
per non essere inceneriti!…
Gente che prega senza sosta,
vede cader la “guglia” dall’alto …
mentre riaffiora nelle menti,
la realtà scritta d’un romanzo
di una fine annunciata, dedicata …
… al “Gobbo di Notre Dame
descritta da “Victor Hugo” scrittore francese.
Il mito di Notre Dame, ricorda l’incoronazione
di Napoleone Bonaparte,
in suo onore riprese lo splendore
Nonché il martirio della pulzella
d’Orleans – “Giovanna D’Arco”!..
La Santa Guerriera arsa viva,
ritenuta una strega!
Notre Dame de Paris, simbolo gotico
ha colpito i nostri cuori,
col ricordo da custodire!…
Rimane uno scheletro di ferraglia,
dal colore incenerito
ma un giorno risplenderà come un fiore…
rivelando il suo splendore!…
accetto il regolamento
RAMMEMORANZA
Tra le foglie d’ulivo
che il maestrale strappa
ai rami più alti
cerco il segno che mi dicesti
una sera di luglio,
quando l’aria sapeva di salmastro
e di ginestre.
Era forse quel gesto della mano
che scacciava le ombre dalle gote,
o il modo di socchiudere gli occhi
contro il sole…
so che da quel momento
il tempo si fermò sulla breccia
del vialetto,
rugginosa grata che stride
nella quiete.
Resto qui ad aspettare
che torni quel miracolo semplice,
la barca che ondeggia sull’approdo,
la voce che si perde
tra i richiami dei gabbiani
quando il libeccio
porta altre nuvole
cariche di pioggia.
Sei la pausa tra due onde ,
una parola detta a mezza voce,
un sorriso che spacca l’arsura
la linea informe di un’estate
senza fine
che indugia fra le crepe
di una stanza,
che – nell’ombra – tace.
Eppure,
nel silenzio che mi lasci in dono,
fiorisce una rosa
senza stelo né spine
solo il profumo che resta nell’aria
quando tutto si spegne.
T’amo così,
come si ama la pioggia
che non cade,
lo spazio segreto
fra le insolute stele.
Ritroverò il riflesso dei tuoi occhi
nella moritura foglia.
Thea Matera ©
Accetto il regolamento
Molto bella e meno barocca del solito, grazie!
INCONSCIO
Nel profondo dell’anima, un mare nascosto,
dove i sogni si mescolano in tanti ricordi,
scavando con mani tremanti, cercando verità,
tra le onde di emozioni, dolci e amare.
Inconscio che sussurra segreti dimenticati,
amore e dolore s’intrecciano come in un ballo,
e sentimenti ci avvolgono, trasformandoci
in emozionanti e silenziosi abbracci.
Nel silenzio della notte, l’anima si svela,
tra ombre e luci in un viaggio senza fine,
scavando nei ricordi, tra sogno e realtà,
cercando frammenti di verità nascoste.
Inconscio che è un giardino segreto,
dove fioriscono emozioni mai dette,
amori e paure, speranze e dolori
intrecciandosi in un ballo senza tempo.
Franco Maccioni
Accetto il regolamento
La chiave del sorriso
Ho ricevuto in dono
la chiave del sorriso,
la giro ed è frastuono
che si propaga in viso
e vado contromano
ai drammi della vita,
un vivere malsano
pensare sia finita
Si alzano le teste
contagia le persone
il riso è un guastafeste
per il broncio del musone
che va via infastidito
dalla luce che emano
dagli occhi, dal viso
un potere arcano
La gratitudine fiorisce
su attimi felici
è salda e non scolorisce
se innaffi le radici
è un gesto di abbandono
che metto a centrotavola,
l’ho ricevuta in dono,
la spargo come favola.
Veruska Vertuani-accetto il regolamento
SILENZI
I silenzi
sono urli sordi
che scivolano
su quella pietra
levigata e
inceneriscono
parole e sentimenti.
Sono battiti
di un cuore che
non ha più voglia
di vivere
in una scatola
di paglia
dove non c’è più
niente da cercare.
Vieni qui
parliamone
rompiamo
i silenzi assordanti
e facciamo rumore
con parole sospese
adesso che
il nostro rifugio
è nell’anima
che ci sa fare col cuore.
Plasma il mio sorriso
nei tuoi baci
inchioda gli abbracci
per tenerci legati
senza più silenzi
ma con allegre voci
nel vento d’agosto
dove le stelle
non tacciono più
e cantano l’amore.
accetto il regolamento
(Miriam Bruni)
Quanta bellezza
nei corpi e che strane
le danze
in lotta segreta
col tempo, la morte
o le amare distanze
in cui abitiamo.
In apparenza
conta
l’apparenza.
In verità – la verità –
Nastri siamo
– infiniti –
chi più, chi meno
sgualciti.
(Accetto il regolamento)
Molto bella, interessanti dal punto di vista stilistico le due rime (danze/distanze – infiniti/sgualciti). Mi piacerebbe sapere se come appare sullo schermo del cellulare rispecchia l’effettiva suddivisione dei versi
LA CONSAPEVOLEZZA DELL’EFFIMERO
Afferrare ciò che tende a sfuggire
è come cercare di intrappolare il Vento,
lo puoi sentire sulla pelle
ma non puoi vederlo,
e allora diviene fantasma,
immagine distorta del Nulla.
Ed io in questo Nulla
ricamo i tratti di un’Essenza
che ti si addice,
come estraniarsi dal Mondo
per recuperare se stessi,
come osservare l’orizzonte
per annullare ogni confine,
come scrivere di te
per generarti dentro di me.
Ci sono onde
che non smettono mai
di infrangersi su di noi,
e noi le conosciamo bene
perché sono della stessa sostanza
di cui siamo composti,
mescolanze di lacrime
e sorgenti d’Anima.
In questo Mare
noi nuotiamo impavidi
ed è come non vedere mai la riva,
come se la Realtà
fosse acqua salata
che brucia sulle nostre ferite
impedendone la cicatrizzazione.
Eppure al di là di questi limiti,
di quei bordi cicatriziali,
l’Esistere si fa pressante
quasi fosse una necessità,
un bisogno a cui non possiamo opporci,
ed è lì che ci ritroviamo,
nella consapevolezza dell’Effimero.
Ma sappiamo entrambi
che l’Eternità a cui agogniamo,
altro non è che l’Armonia
celata nell’Impermanenza di tutte le cose,
in quell’effimero tentativo
d’Immortalità.
Rita Coda Deiana – Accetto il Regolamento
Quel tuo sorriso
…e quando ogni pensiero è un mattone
quando il respiro un soffio gelido in faccia
quando la riserva del serbatoio profondo
lancia rumorosi messaggi di allarme
quando l’abitudine alza gli argini degli occhi
così da non far tracimare dei piccoli laghi salati
e cambi marcia ad un’auto fredda,
ostile come il giorno che si affronta
quando ogni luce ed ogni ombra che appaiono
sono nemici affrontati con fastidio
quando ogni parola è lenta, umida e oleosa
ogni sguardo che si muove una fitta
ecco che mi chiami per dirmi qualcosa che non comprendo,
ma non fa niente, perchè mi volto, intorno non c’è più nulla,
solo il tuo splendido, ingenuo ed innocente sorriso.
accetto il regolamento
Sez. A accetto il regolamento
Cinque salti
Cinque salti per nulla
e hai lasciato la stanza vuota.
I libri sui ripiani,
la lampada accanto alla scrivania,
i fiori nel vaso sul camino,
avevano però perso i colori precedenti
tutto ciò di cui avevo conoscenza
e che era sicuro e noto perché visto,
era scomparso.
Nulla dei discorsi fatti
dei nostri movimenti nella stanza
del parlare serio e scherzoso
di uno come altri pomeriggi,
poteva presagire o far immaginare
il regalo che avevi lasciato
senza averne la minima intenzione
accetto il regolamento
Rime di pace
Aspettiamo che scenda la sera
per fare una preghiera
a cercare la fortuna
tra le stelline e la Luna
guardiamo il firmamento
mentre soffia un po’ di vento
osserviamo l’orizzonte
da quel famoso ponte
dove il sole è più spettacolare
ed è bello ancor di più sognare.
Guardo il cielo un po’ nuvoloso
sembra zucchero filato di cui sono goloso
e i prati aspettano la primavera
per diventare una grande fioriera
e le margherite sono solo fiori
ma con m’ama non m’ama ci sono stati grandi amori
io congiungo le mie mani
aspettando il mio domani
Una poesia a volte sembra non dire niente
ma se nella tua anima qualcosa si sente
ha avuto la sua ragion d’essere
se una riflessione hai visto crescere
o hai fatto qualche sorriso
che rende più simpatico il tuo viso
in quei giorni di rabbia e di dolore
dove si sbriciola anche il tuo cuore
e sembra che non ce la farai
non crederci domani più forte ritornerai
poesia rap fatta di rima
cerchiamo di arrivare fin sopra alla cima
per capire se le nuvole si possono toccare
e se è più facile da lassù sognare
poesia rap vola alta fra la gente
Dove il sole è più cocente
e neanche le aquile possono arrivare
ed è ancora più bello osservare
i pensieri diventano fantasia
e i sogni si trasformano in pura poesia.
Poesia rap toglici la guerra
da ogni parte della Terra
poesia rap portaci la pace
cerca di essere capace
perché ogni uomo sia mio fratello
e tutto questo sarebbe tanto bello.
Accetto il regolamento
Alessio Asuni
Accetto il regolamento, sez. a, poesia
Luci
Non vedevo oltre
la mano del cielo
graziosa
e tenue
Eravamo noi
Eri tu
Ero io
nella luce
qualcosa di grande ci aspettava
eravamo noi
nella luce
Nero intorno
Nero intorno
strade persuase di odori
Nero intorno
nuvole illogiche
Nero intorno
rumori sagaci ed inaspettati
Nero intorno
finestre chiuse
Nero intorno
una porta che si apre
Nero intorno
un canto che si espande
Nero intorno
la tua voce che sale al cielo
Nero intorno
il tuo corpo che resta a terra
Nero intorno
le mie lacrime che scendono
Nero intorno
Nero intorno
Nero intorno
accetto il seguente regolamento
Luminosa estate
Era quel giorno di luglio
in cui tu mi donasti una rosa
una rosa estiva – la chiamasti
Era proprio quel giorno
della luminosa estate che
ci aspettava ridente e splendente
Non ero ancora certa del tuo amore
nè del mio per te eppure
sì eppure
qualcosa in quella giornata della luminosa estate
mi destava dal torpore del pensiero dubbioso.
C’era nel profumo della rosa
un ricordo sottoforma di petalo.
Più cercavo di coglierlo e più la mia mente si alleggeriva.
Era una vita lontana.
–
Simonetta Casu, accetto il regolamento
Quel che resta – accetto il regolamento
Quel che resta sono pagine bruciate di parole mai pronunciate
Quel che resta sono pietre al sole mai lanciate
Quel che resta sono parole corrose dal rancore di uno sguardo
Quel che resta sono lacrime di piacere miste a dolore
Quel che resta sono impressioni di settembre in volti di novembre
Quel che resta sono emozioni sensibili di polvere
Quel che resta sono case disabitate in paesi devastati
Quel che resta sono distanze incolmabili
Quel che resta sono difficoltà dalla mattina alla sera
Quel che resta sono baci al sapore di cannella
Quel che resta sono immagini confuse di alberi
Quel che resta sono due mani che si cercano.
SUL FINIRE D’AGOSTO
Quel ramo fiorito
Piegato sull’oceano
Siamo noi
Sull’orlo della libertà
Quando i fiori cadranno
Passo di lì
Che già piove
Sul finire d’agosto
è l’estate che va via
E ancor le sere
I grilli svegli cantano
Avrei potuto cantare anch’io
Ma tardi me ne accorsi.
Andrea Polo
Accetto il regolamento
Accetto il seguente regolamento
Le mie lacrime non sono mie
Quel giorno di settembre
le mie lacrime non furono mie
esaltavano la risposta alla domanda
c’è ancora un domani?
Quel giorno di agosto
le mie lacrime non furono mie
rispondevano alla domanda
ci sarà ancora settembre?
Oggi le mie lacrime non sono mie
mi ricordano di agosto e settembre
delle domande che mi ponevo
delle risposte che non ho mai ricevuto
Ed ancora una luce arriva il mattino
a decretare il domani
ed ancora il buio arriva alla sera
a decretare il domani
ed ancora le mie lacrime non sono mie.
Quella volta in cui…
C’erano colori
nella steppa
in cui solo lo sciamano
poteva entrare.
Quella volta in cui fui in cammino
incontrai un’aquila
volava libera tra le nuvole
e lo sciamano sulla roccia
levò lo sguardo al cielo
e disse:
“Arancione”.
Io guardai
ma vidi azzurro, bianco e grigio.
C’erano colori che solo lo sciamano
poteva evocare.
L’arancione era uno di questi.
– accetto il regolamento
Anna Minith
Poesia: Amore
Ti amo amore
di un amore puro.
Ti amo amore
di un sapore puro.
Ti amo amore
di un suono puro.
Ti amo amore
di un gusto puro.
Ti amo amore
di una carezza pura.
Ti amo amore
di un passo puro.
SGUARDO
Nel velluto intrinseco
si culla il destino,
tra sospiri e sguardo di stelle
il profumo è divino.
L’amore si posa,
nella distanza
d’inebriante carezza,
scolpendo l’eterno della certezza.
Michela Minini
Accetto il regolamento
ACCETTO IL REGOLAMENTO
POESIA:
La nonna e il pianto delle stelle
Fu una sera di quell’Estate remota,
che tu mi porgesti, allora fanciullo,
la tua grinzosa mano per condurmi a vedere
il pianto delle stelle.
Seguivi fedele i miei passi, impetuosi, seppure incerti nella rugiada,
allora mi accolsero le tue anziane braccia
mentre ci investiva, sommesso,
il sibilo della brezza di mare, fresca di eriche e pinastri.
E, nel silenzio, si aprì a noi la valle
inondata dall’intermittente luccichio di minuscole lacrime d’oro:
volteggiavano lievi nella volta buia
per poi incastonarsi stanche, tra i teneri steli d’erba.
Con gli occhi ancora rapiti da quel bagliore celeste,
mi strinsi a te ancora più forte,
rintanando il viso nel tuo scarno collo
odoroso di terra, sole e fatica.
Nulla valse poi, smaliziarmi a scoprire che quel portento
fosse il vorticare danzante di lucciole in cerca d’amore.
Quell’abbraccio, ancora sì vivido tra le pieghe del cuore,
fu di te il mio ricordo più caro.
accetto il regolamento e ringrazio per la possibilità concessa dal poeta Samuel Fernando Pezzolato
titolo poesia: Roma
Città
d’indubbia bellezza
si stende e si estende
nel territorio antico
Roma
tu che fosti celebre fra i re
Roma
che ancora oggi nel mondo
sei bellezza
a te città d’altri tempi
reco i miei versi poetici
a te città eterna
dono quotidiano pensiero
e
sguardo infuocato
Città
di strade e rumori
Città
dal paesaggio pietroso
che tu sia sempre in vetta.
Da qualche parte del mondo
l’alba sorge luminosa.
A Gaza la luce del sole è oscurata dalla nube della guerra.
A Gaza quando le tenebre della notte si fanno avanti,
il silenzio è una pausa dalla morte,
dalla distruzione, dai missili che fanno ballare i cuori per la paura.
Anche chi è sopravvissuto
ha perso parte della propria anima.
Nei campi profughi
i bambini stringono al petto ciotole vuote, sono in ostaggio della fame.
Madri offrono ai piccoli seni ormai vuoti, stringono al petto figli senza respiro,
madri senza un figlio da cullare,
senza nomi da chiamare,
se non in silenzio
tra le tenebre della notte,
senza proferire parola,
nel pianto asciutto.
La guerra ha svuotato
il grembo delle madri,
ha scritto l’ultima parola.
Non c’è futuro senza la maternità
che abita la terra.
In questo mondo di solitudini infinite,
dove le mani non trovano appigli,
in qualche angolo nascosto
c’è chi ancora tende la mano
senza aspettarsi nulla,
basta un gesto, uno sguardo per accendere una luce in mezzo alle tenebre.
Farci ricordare che siamo umani.
Giuseppina Carta
accetto il regolamento
OMAGGIO A KAVAFIS
Se nasco un’altra volta
voglio fare il marinaio,
il marinaio vogatore di un tempo,
quello attaccato al remo della nave,
della nave di Ulisse, per esempio.
E me ne vado in giro per il mare,
entrerò in tutti i porti all’imbrunire:
d’estate nelle notti stellate
o d’inverno quando i venti sono freddi.
E compro negli empori
madreperle e profumi,
giade, monili e unguenti,
avanti e indietro con il remo,
senza paura di Scilla e di Cariddi,
senza paura di Polifemo.
E se arrivo all’isola delle Sirene
scivolo di nascosto in acqua
e vado a trovarne una,
sotto la coda per vedere che tiene,
la sua voce che incanta non mi fa paura.
E quando dopo tanti anni torno a casa,
se la mia sposa non mi riconosce
e mi scambia per uno spirito maligno,
le parlo della voglia che lei tiene
in un posto che non vi dico
e le mostro la mia, vicino all’ombelico.
Poi al canto del cigno
apro il cofanetto dei regali
e la faccio impazzire di felicità
quando vede le collane, gli orecchini,
gli unguenti, i coralli
e tutti quei bracciali colorati.
accetto il regolamento
Sezione poesia accetto il regolamento(inauguro invento nuovo stile)
[poesia rock]( lascio che la poesia sia contaminata dalle nuove tendenze mderne)
Miele
Miele verrà dalle crude ve…
…nute con,,,
…tee perdute negli sconforti acer…
…bo vive l’amo…
…re con l’onta del rancore sì
maligno, in un ma…
…re di an…
…sia, pa…
…reaffranta,
ma è un de…
…stino risor…
…to nella notte, in cui vi…
…ve la condanna dell’anima, tri…
…ste mia, che vedi. vibra , di an…
…goscia. Ma vitupera l lume della passione re…
…mota che ci inonda di vel…
…eno che non vorremmo, ma son du…
…re le cupe fa…
…mi di correlazione, e le pau…
…re, che svoltano nell’universo, che suona a…
…li di mistero. E più a…
… desso noi vi…
…vremo.
COME MI SENTO
Cala la sera
in questo maggio di gelsomini
e di assenze.
Mi sento amputata
come senza arti
forse è strano
e forse non dovrei.
Ma non sarei io
e non posso snaturarmi.
Oltre a sentire il dolore
come fossero spilli
mi sento senza ali,
come una monade senza finestre.
Ma forse
succede solo a me
e allora
fa ancora più male.
Poesia apparsa su un mio blog personale, dunque inedita
Filomena Gagliardi
Accetto il regolamento
UN’ESANGUE LODE ALLA VITA
Un’esangue lode alla vita
si consuma, spira con respiro di sale
in trucco di grazia affettata,
in colpa di reboanti silenzi.
E il cuore, le rughe in cipiglio,
si rigonfia di vento,
si sottrae a severità d’assenza
putrefatta, sazia d’amaro.
Mutante, testarda di natura,
da un alambicco di speranza
distillo i piaceri perduti,
la realtà urticante pavida di spine.
E sento ricolmarsi ogni forma
di vital scorza rude
nel sembiante meridiano d’eclisse
dell’oltre chiuso in petto.
Pure, m’incolpo d’assillo,
il senno arpionando dal suo scrigno,
in declinare crescendo la lusinga
d’un focoso, obliquo canto.
Ma, in questi giorni di stagione deserta,
sol voglio cincischiare
l’amore, già foglia di stelle pendula
dai rami lunati della notte.
Sandra Ludovici
Accetto il regolamento
La camelia
.
In amicizia combatto
incerto molto spesso e dolce
con quelle morte foglie vecchie amiche
come da giovani si muore
per un colpo d’amore fingendo
di saper già tutto della fine.
.
Di quelle verdi e rare oggi
lascio che nascano impudiche
come le illusioni e i sogni.
facciano pure rivoluzioni
si beino di attimi e respirino
si accompagnino ai tramonti
come se potessero tornare
in qualsiasi tempo e luogo.
.
Sempre più sconosciuto e variabile
è il mio volto quando lo vedo
nei suoi segni migliori e peggiori
su quanto ancora disegno.
Forse sono cambiati i colori
non ho potere su di loro
visto che appartengono ad altri
lasciati qui come per caso.
.
E intanto suona la sveglia
e mi ritrovo incerto se ascoltarla
o prenderne solamente atto.
.
Abner©Rossi
Venerdì 5 settembre 2025.
accetto il regolamento
Compresione
Fu una mattina
con te seduto a fianco
che compresi tutto.
Ti osservavo con la coda dall’occhio.
Pestavi le dita su una tastiera.
Preparavi un evento.
Io non ci sarei andata.
Non è la mia vita.
È solo la tua.
Lì capii precisamente tutto.
Vidi la fine
che già conoscevo.
La bonaccia di agosto
ci ha spenti.
accetto il regolamento
Accetto il regolamento
Poesia: Non è più possibile
Non lo è mai stato.
Non lo sei mai stato.
Eppure non è più possibile
ciò che prima comunque
non era possibile.
Il controsenso della nuvola
quando appare e scompare.
La mutevolezza di un sorriso.
Quel tuo sguardo spento.
Quelle mie parole.
È il corso della distruzione.
Acqua. Solo Acqua.
Vedo acqua, nei sogni acqua.
Ma la rinuncia è chiara.
La danza delle lucciole
L’estate col caldo incessante
fa smettere di correre,
fa rallentare
costringe a riposare
a lasciare andare
a lentamente respirare.
Ci obbliga
a pensare, a meditare
forse un po’ a sognare.
In estate le città sono vuote
il tempo scorre lento
e si respira il silenzio.
Il canto delle cicale
è una dolce nenia,
lentamente ci fa sprofondare
su un tappeto d’erba
in un sonno arcano e spensierato.
L’estate è la stagione degli amori
i papaveri nei campi ci rammentano
la passione calda e struggente.
La danza delle lucciole
sotto la volta stellata
ci immerge nei ricordi.
E rivedo la mano di mia madre
accarezzare il volto di mio padre.
Michele Bruno
Accetto il regolamento
INCOMMENSURABILE
Nessun recipiente è capace di contenere la profondità,
nessun misuratore rileverebbe l’intensità,
nessuna ampolla ne catturerebbe l’essenza.
Non conosco misura,
linguaggi, verso, desinenza.
È vasto, inestimabile, puro,
è nostro, figlio mio, eterno e sicuro.
A questo amore non so dare definizione,
ma so che è più forte di ogni percezione.
Figlio mio, sei l’insieme degli elementi:
acqua che scorre, aria che avvolge, fuoco che scalda, terra che nutre,
TU, per me, sei luce.
Sei l’origine, il presente, il domani,
sei carezza, linfa vitale tra le mie mani.
Sei il fiore del mio giardino,
raro, profumato, divino.
Sei il bagliore che squarcia l’oscurità
sei speranza,
nelle menzogne sei la vertità,
sei l’ossigeno che mi mantiene in vita.
Con la sola presenza tu mi curi,
dai un senso ad ogni cosa, abbatti i muri.
A te che sei tutto ciò che non so spiegare,
vorrei donarti tutto, persino il mare.
Non esiste parola che ti contenga davvero,
ma so che amarti non è un dovere, ma un privilegio vero.
GESSICA SANZONE
ACCETTO IL REGOLAMENTO
SEZIONE POESIA
Paura di…
La sera all’imbrunire
le ombre prendono vita
è solo paura della luce
è solo paura di morire.
La mattina all’alba
le ombre spariscono
è solo paura del buio
è solo paura di vivere.
Ci sono anime antiche
nelle cose che si osservano.
Non siamo noi gli occhi
Non siamo noi le labbra
Spiegami in quale mese dell’anno
abbiamo mostrato le nostre mani
Raccontami di quel tramonto che
ci hanno devastato.
È solo paura di…
– accetto il regolamento, sez. a
accetto il presente regolamento
mi chiamo Rosetta Pani
partecipo con la poesia “Ricordi”
Momenti passano
Ricordi tornano
Le mani tue
Le mie
Tu mi accarezzavi
Io ti guardavo
Erano i nostro occhi che
cercavano il nuovo
l’inatteso.
Ti ho amato dal primo istante.
Come se fossi un ricordo lontano
come se fossimo stati inseriti
in un vortice.
Paolo de Ministris accetta il regolamento del Premio
Estate d’Africa
Colori di sabbia in un
cielo terso
è l’estate d’Africa
sovviene antica
ridesta la cura.
Io sono il mare
danzi su creste d’onde
gabbiano Jonathan
io sono il mare l’immenso
desco su cui ti posi
-ti guizza nel becco preda lucente-
io sono il mare tua madre
se in burrasca
vieppiù in simbiosi siamo
ti abbraccia il mio cuore trasparente
di salsedine
poi per l’azzurra volta
ti vedo svettare – verso
profondità di cieli
verso quella
libertà che aneli
– accetto il regolamento
Non ci pieghiamo
Anche se il vento tira forte,
vento gelido di maestrale
ci ha forgiate,
dure come la roccia,
che si staglia imponente
e sovrasta il mare
come una regina.
Non ci pieghiamo
nella tempesta,
come giunchi balliamo
e ci chiniamo,
con radici ben salde
alla madre terra,
e poi ci rialziamo fiere
con la schiena dritta e il “muso”
rivolto al cielo,
in segno di sfida.
Noi donne Sarde,
abbiamo lo sguardo
sempre
rivolto ad est,
e vediamo il sole
anche attraverso
le nuvole.
accetto il regolamento
L’ESTATE DI MONDELLO
Il profumo del pesce nell’aria
afrore che stordisce nella canicola
l’impreparata gente di pianura
fra le casse di frutta in disordine.
Grida di donne nel mercato, cesti
e lo sfrecciare incurante dei motorini,
ragazzi sulla spiaggia che penseresti
assorti sui libri, muscoli al sole esibiti,
farandola di mani e di giochi.
Nelle vetrine arcobaleni di cassate,
cannoli gravidi d’antica voluttà,
fresche granite al gelso stupite
al contatto delle lingue e il mare immoto
e l’affrettarsi all’acqua e l’immergersi
sdegnando la premura delle ore
ed improvviso il bisogno
d’abbracciar questa vita:
nodo alla gola la cravatta
camicia di forza la giacca
scarpe ferrate ai piedi
e spogliarsi subito da questa corazza
e nella nudità del petto accoglierla.
Stendersi sull’asfalto
misurando nel silenzio i suoi passi.
+
accetto il regolamento
#Stelle#
Puntini luminosi che brillate bel cielo come lucciole;
fiaccole della speranza,
bagliori dell’universo
racchiudete i più dolci desideri
nascosti nei nostri cuori
Isabella Soverino
Accetto il regolamento
Accetto il regolamento
NOI DUE
Ti cercavo, ticercavo tra la gente/
persa nella nebbia, con i pensieri altrove/
mentre al cuore mio no, non si mente/
e l’anima in pena chissà dove./
Ti cercavo, ti cercavo, da sempre ti ho cercato/
anche quando mi lasciasti/
mai ho creduto alle parole che mi hai dato/
e piangendo allora, tu mi baciasti./
I giorni son diventati mesi, i mesi anni/
ma dentro me sapevo che ti avrei rivisto/
anni passati tra amori e inganni/
anni passati alla ricerca tua:insisto./
Ed eccoti qui finalmente davanti a me/
tu, con le mani in tasca ed un sorriso/
tu, che piano piano mi avvicini a te/
tu, che all’improvviso mi accarezzi il viso./
Io che mi perdo negli occhi tuoi/
io che il cuore più non controllo/
io che ti chiedo se adesso puoi/
io che fra un po’, ti giuro, crollo./
Sei sempre lo stesso, non sei cambiato/
le tue carezze son sempre quelle/
i miei ricordi non hanno imbrogliato/
mi porti via, lontano, tra le stelle./
Sei sempre stato qui a distanza/
sono sempre stata nel tuo cuore/
e adesso qui soli in questa stanza/
mi confessi tutto il tuo amore. /
Mi sei mancato,oh si che mi sei mancato!/
Io per te la tua ossessione/
Ma dannazione! Perché mi hai lasciato? /
Non me ne faccio una ragione. /
Paura, timore,non lo sai nemmeno tu/
e il destino crudele ci ha separato/
ma adesso, credi, non ti lascio più/
e maledico il tempo passato./
Ora come allora il nostro antico amore/
risorge dalle ceneri di un tramonto/
e adesso che ci amiamo con tutto il cuore/
e adesso che tu ti ritieni pronto/
il vento del destino soffia forte/
vederci insieme proprio non accetta/
e anche se sfidassi io la sorte/
so che vincerebbe…sia maledetta!/
Quanto lungo sarà il mio soffrire/
quante lacrime dovrò ancora versare/
quante volte ancora il non capire/
per poter nuovamente accettare?/
Mi stringi più forte, forte da farmi male/
e quel tuo bacio profondo come il mare/
suggella che il nostro amore è tale e quale/
di quegli anni passati, passati a sperare. /
Non puoi dirmi addio nuovamente/
non puoi rapirmi il cuore/
non puoi ossessionare la mia mente/
non puoi darmi un altro dolore./
Piangi, lo vedo, mi accarezzi e piangi,/
quale tormento c’è ancora in te/
tutte le regole adesso infrangi/
ed io ti stringo forte a me../
No, non ti lascio andare/
ora che ti ho ritrovato/
non ti lascio oltrepassare/
la soglia dell’addio di ciò che è stato. /
Non ti lascio, non ti lascio andare/
anche tu non vuoi soffrire/
e credimi, insieme possiamo stare/
deve finire questo lento morire./
Adesso forse non è il nostro momento/
ma l’amore arriva anche quando non deve/
ma adesso forse non è giunto il nostro tempo/
ma è amore ciò che il mio cuore riceve./
Il nostro tempo è sempre stato sbagliato/
ma come si fa a decidere il momento/
se Cupido ti trafigge ed è subito andato/
e credimi, io mai a te mento./
La nostra storia un labirinto/
da cui non c’è via d’uscita/
un fuoco che mai si è estinto/
e la speranza mai diminuita./
Averti tutto per me non è stato mai/
il mio amore impossibile tu/
e tu che di me hai avuto tutto sai/
che un amore così non ci sarà più. /
Non posso sdradicarti dal mio cuore/
non posso cadere a fondo ancora/
non puoi fare a meno del mio amore/
io la tua ossessione come allora./
Non dire nulla, stringimi forte/
lasciami il ricordo del tuo profumo/
e se cattiva con noi sarà la sorte/
non avrò pietà più di nessuno./
Ti volti, fai quei due passi,/
ti fermi, sospiri,i pugni ai fianchi,/
mi guardi, sorridi, ti avvicini e ti rilassi,/
una lacrima scorre…già mi manchi./
Ma…mi avvolgi col tuo amore, all’improvviso/
senza di me non puoi più stare/
mi prendi per mano mi baci il viso/
starai con me per sempre…lasciami fare…
Innocenza spezzata
Morire di fame
o per colpa della guerra,
e’ una crudeltà.
Il cuore piange difronte a tanta mostruosità.
Piccoli corpi indifesi
lottano per la sopravvivenza.
Che colpa hanno
se non quella di esistere?
Il dolore straziante
provato dalle madri
lascia ferite profonde.
Un destino difficile da cambiare.
Posso solo pregare
davanti a tanta crudeltà.
Il boia
non sa quello che fa.
Dolce è il fruscio del mare
In questa notte colma
di luccicanti stelle,
tutto intorno s’arresta,
il silenzio sovrasta l’intero contesto.
L’aria è rarefatta
in questo cielo sgombro,
privo di contaminazioni,
al risuonar delle dolci note
uccelli cinguettanti
svolazzano supportati
dal vento.
Il mare dall’alto traspare
come io vorrei fosse l’anima di ognuno,
il mare è color cristallo
dalle grandi alture,
se potessi fonderei
il mio spirito
con il suo candore.
— accetto il regolamento
Lo scandalo dell’umanità
Capita
di vagare sopra gli effluvi
di un’umanità scandalosa,
di aprirsi ai soffi del maestrale
e sognare di non respirare
l’odore acre del sangue di Abele
versato in ogni guerra che rumoreggia.
Un lampo un tuono
scambiati come variazione atmosferica
e tanti corpi che rimangono fra le schegge
di un attacco improvviso
come squarcio che non ha cuciture
come cicatrice mai rimarginata
come boato che non ha speranza
di rivedere il sole e risentire il cinguettìo dei passeri.
Accetto il regolamento
Ho visto ardere Finis Terrae..
ero fermo di fronte ai mondi morti dell’uomo nuovo..
Ho pensato a me stesso nel fuoco dei giorni di luna nuova ed ho visto
ardere il mio io…
Ho in mano il mondo… Ho in mano la morte…
Non possiedo la vita….
Ho sogni… Ho sangue…
Ho un pianto lento…
Incessante
Struggente
Poi mi guardo, sorrido..
E mi faccio dio del mio io….
@Gramaglia Domenico (ogni diritto riservato)
Accetto il regolamento
Il ricordo
Era solo uno sguardo
quella sera d’estate,
poi nel cielo una stella pianse,
un desiderio nacque nella mente,
e furono carezze,
baci,
poi il sole ha spento la notte,
fu l’addio,
neppure il nome ho scoperto,
un sogno,
Infine
rimane solo il ricordo.
Accetto il regolamento
IL FIORE ED IL VASO
L’amore? Cos’è l’amore?
Un sentimento!
Ma sappiamo davvero cos’è l’amore?
Mi domando se forse, non sia la pioggia che bagna la terra
perché non muoia di sete e non diventi deserto.
Sarà il fiore nel vaso di cui i colori dipingono il sorriso di chi non esce più di casa?
O la carezza del vento sulle dune del deserto,
che ne plasma le forme per farle vivere pur essendo esse inermi?
Sarà un raggio di sole per chi vive nell’ombra e non conosce la luce?
O il fiore che dischiude i petali perché la farfalla stanca vi si possa riposare?
L’amore? Cos’è l’amore?
Non è forse, la meraviglia per chi non ha mai visto il mare?
O il primo, platonico sguardo innocente,
che divampa accendendo l’amore nel cuore di due adolescenti?
Amore è il sentimento che rappresenta l’universo intero e ne custodisce il mistero.
Un sentimento che coltivi come un fiore e preghi il tempo
perché non lo faccia appassire;
gli si dà tutto pur di tenerlo in vita,
perché ha sete, ed il cuore è il vaso in cui è piantato;
gli si prodigano tutte le attenzioni e cure perché nulla gli accada,
affinché la linfa non smetta mai di circolare come il sangue nelle vene.
L’amore non ha leggi e né trattati da rispettare!
Ogni cosa si piega al tempo,
l’amore se è vero, resiste anche al tempo, unico giudice,
che per quanto sia duro con la vita di ognuno,
non è mai riuscito ad invecchiare l’amore,
sin anche quando la bellezza svanisce,
rimane sempre nel cuore, un fiore per il quale si fa tutto,
purché non appassisca e non muoia insieme al corpo.
L’amore è l’eternità dell’essenza divina!
L’amore? Che cos’è l’amore?
È tormento che strugge,
è luna e sole che rischiarano le tenebre nel cuore,
carezze delicate di dolci istanti sperati,
dipinti negli occhi di due innamorati,
che pur senza sfiorarsi arrivano a toccarsi,
a sentirsi vicini seppur lontani…
è quella vibrazione che scuote dolcemente il cuore
con battiti che fanno sobbalzare il petto salendo fino in gola.
È l’abbraccio che inizia correndo l’uno verso l’altro per non lasciarsi più.
È lo smarrirsi in balìa di un incendio che scoppia all’improvviso nel cuore.
È il perdersi sulla strada dei suoi passi nel labirinto dell’anima,
dove vivono mille emozioni amando!
È il bruciare nel fuoco di un abbraccio
ed annegare nel lago dei propri occhi, la cruda realtà della sua assenza.
È la creatività di due anime fuse in una per udire la melodia più bella del creato,
quella di due cuori che battono all’unisono il ritmo della vita
e della meraviglia che si genera amando.
L’amore? Cos’è l’amore?
Se l’amore si potesse spiegare… non sarebbe più amore!
Accetto il regolamento
IL CORPO
Come fossero gatti
affamati, e scuotessimo loro le ossa
in una ciotola, i morti ritornano
in mezzo a noi. È necessario lasciare
la finestra della camera socchiusa
di un minimo taglio; la porta
è fuori asse e lascia varchi
per tutto il suo perimetro.
Chi è rimasto in casa, sa
che il corpo dei morti non è
che un corpo senza ossa
che rincasano da ogni fessura
si impigliano nel velo delle tende
nella luce verticale del mezzogiorno
sulle lenzuola ancora lisce.
Nico Gioli
Accetto il regolamento
Vecchia mia memoria
Dove sei mia vecchia memoria!
Ti celi tra le appannate membra
visione compare d’eremo in storia
eppure tutto all’apparire sembra.
Ti poni all’improvviso… così felina
mestamente accosti, silenziosa, repentina
tra gli uccelli in volo a udire festanti
e tutto mi è attorno in un istante.
Silenzi invadono la mente
abissali vuoti a raggirare timore
passano minuti, sembrano ore
tra cestelli di vita rincorsi affannosamente.
Sei ancora qui vecchia mia memoria!
Ti scrivo e ti recito tuttora
penso al tuo voler di fame in gloria
e resto in attesa di te qui ogn’ora.
Accetto regolamento
Accetto il regolamento – Sezione A
A sud
Persi nell’assolato limbo,
musici da ogni dove,
come pioggia su tasti,
giocosi, veloci, danzanti,
nell’ intrinseca imperfezione dell’ora.
Pomeriggi d’estate,
desolati,
senz’ombra,
incomprese finestre,
come i tuoi occhi,
socchiuse
e quelle note,
in fuga da spartiti inattesi,
rinchiuse da calce,
umiliate da pietre.
All’unisono
tempi e luoghi.
Forse mai di nessuno,
all’improvviso tangibili,
per stupirsi ancora
di mari calmi
e pirati,
naufraghi,
tra mura bianche
e rose al tramonto.
Da un cielo a brandelli
schegge di fuoco,
impresse, scolpite,
in un gioco sottile
di plettri,
funamboli su corde tese
tra pezzi di te.
Carni indifese al vento di tempesta
Forse parole di pietra scalfiranno,
un giorno le nebbie del domani,
e lame insensate sprofonderanno
dentro carni irrigidite e impoverite.
Ma solo il vuoto resterà tra mani
aperte invano al vento dell’inverno
mentre passo dopo passo il pensiero
vagherà stanco e svestito di colori.
Saranno suoni inusitati e sconvolgenti
a tintinnare, vetri antichi e fragili
chiusi in vecchie credenze fuori moda.
E le voci rauche, grida senza scopo
su terre distrutte da disumani scoppi,
sassi in aria volteggianti deposti ora
in angoli di memorie sfregiate e offese.
I nomi resteranno sulle liste dei ricordi,
come su un giradischi rotto che suona
invano l’amata musica di un tempo.
I nostri figli, perle rotte su un cuscino:
proteggiamo pelle e cuore tra gli scatti
e regaliamo all’aria fragile d’aprile, sconfitti,
carni indifese al vento di tempesta.
accetto il regolamento
I quartieri del cuore. Sez A Poesia
Sei l’incanto,lo spiraglio di luce viva,
le maree antiche che la luna risvegliano,
la verità che nel pudor si veste,
dei fiori lontani l’antico bagliore.
Parola ritrovata, che fu smarrita,
l’anima che sospira e indugia ancora,
il sogno afferrato nei quartieri del cuore
accetto il regolamento
99°COMPLEANNO (alla madre)
Buona festa cara mamma,
anche se stamane piove
e così salta il programma
che ad uscir fuori mi muove,
ma davvero non è un dramma
che addolora o che commuove,
mi diresti tu a ragione
se ne avessi l’occasione.
E mi sento ebbro e giocondo:
oggi son novantanove
gl’anni che venisti al mondo
a subire tante prove
che t’indussero a un profondo
desiderio dell’altrove,
(ma anche nei tempi severi
inseguivi alti pensieri).
Se tu fossi ancora in Terra,
(scherzo della fantasia)
soffriresti per la guerra
e il pianeta in agonia:
tra violenze e effetto serra
superiamo la follia
ben vicini allo sfacelo.
Ma lo vedi tu dal cielo?
Certo è meglio star lassù
a danzare su una nube
che vedere sempre più
quanto l’Uomo oggi delude
e ritiene una virtù
dimostrarsi duro e rude
pronto a tutto e molto scaltro
a discapito dell’altro.
Madre, dalla tua dimora
a due passi dalle stelle,
veglia il tuo figliolo ancora
che ne vede delle belle
in un mondo alla malora
dove l’ingiustizia eccelle
e il potente dissennato
vuole uccidere il Creato …
sez. a accetto il regolamento
Il sonno dell’intelligenza
Dimmi dov’è che coglie il tuo sorriso
quella stilla di universo che mi è ignota,
fa che io percepisca quella notte
che avvolge te nel sogno e a me inquieta.
Forse oggi si fa cieco il perdono
di tutte le intenzioni e dei progetti
che mi hanno riservato come un dono
gli amori e tutti i sensi che, perfetti,
mi hanno accompagnato fino al giorno
in cui rivolsi il cuore al tempo avito.
Ché poi del sogno mio non v’è ritorno,
come una nebbia il senno, indefinito.
accetto il regolamento
“Madre”
Rivà tenero l’anelito
sulle calle del mattino,
quando stanca mi dicesti
“Addio, mio caro bambino”.
Io pensai non fosse vero,
che se il mondo aveva senso
portar te verso l’Immenso
non poteva in alcun modo,
perché Madre a tutto tondo.
Ma cadesti giù nel pozzo,
senza fiato, come neve,
che non sa dove si posa,
se si scioglie o salva il mondo.
Carlo Bramanti
(Accetto il regolamento)
La vita raminga dell’anima
Sul foglio muto incido il mio andare
con calamo errante di vita raminga.
La bussola punta all’austro dell’anima,
ma ogni passo svanisce nell’ombra del dubbio.
Sibilano i timori fra i solchi del tempo
e torrenti di pianto scavano la terra.
Il battito del cuore mi guida,
per lande remote,
tra sogni dispersi e memorie inquiete.
Ogni bivio cela una scelta,
un varco che sfida il destino altero.
Le maree danzano sulle sponde dell’essere,
onde impetuose d’amore e sgomento
s’infrangono contro ruvidi scogli del silenzio,
mentre il vespero accende le brume del mio pensiero.
La risacca mi spinge lontano,
dove l’inchiostro dell’ aurora si perde nel nulla,
ma nell’atlante che segna il mio passo
ogni fremito scolpisce il senso del viaggio.
Autrice : Lombardo Serena
Io sottoscritta Serena Lombardo, consapevole delle responsabilità derivanti dalla partecipazione al concorso di poesia, dichiaro di aver preso visione del regolamento in ogni sua parte e di accettarlo integralmente senza riserva alcuna.
Accetto il regolamento- POESIA
Autore : Ange Kostia
UN DUBBIO
Un dubbio nasce
all’imbrunire
se ho commesso
atti nefandi
di cui pentirmi
rifletto se dormire
o la coscienza ripulire
consapevole dei torti
dei crudi giudizi
delle mani ingorde
dei beffardi sorrisi
…
poi il pensiero
del nuovo domani
è nuova speranza
che nuoti sul dorso
disteso il corpo
a galla la voglia
d’esser cieco.
Il pentimento
sa di sacrestia
malevola presenza
che muta tace.
Il rimedio s’ingolla
furbo nella speranza.
L’AUTUNNO
Lo senti anche tu
quest’odore di pioggia?
Il cielo grandina domande
urge lo stelo che si dipana
dagli aceri invecchiati
e tu ti interroghi
sulla serra che mi ha coltivato,
sul vivaio del cuore
dove tengo la conserva
delle mie memorie.
C’è una luce che si obliqua
su questa rossa foresta
si annida lungo il giaciglio
del fiume
evangelizza il viale di pioppi
agli argini del bosco.
Lo senti anche tu
il profumo del mosto?
Davvero il cielo vendemmia
risparmiando i sarmenti
e le fragole selvatiche
al capezzale di sterpi;
non si assopisce
la mia supplica d’amore,
non la chiave che
apre i sentieri
disvela la sindone
del Tempo,
né le comete morenti
d’autunno
diradano le mie ansie.
Quanto temo ciò che ci attende,
l’inverno che ci farà ammalare
la ressa di alberi sconfitti
che gli Dèi non hanno soccorso.
Ma tu li udivi, vero?
Perché iniziarono a poetare.
Dichiarò di accettare il regolamento di cui sopra
Sezione poesia a tema libero
Accetto il regolamento del concorso
Ghiaccio
Come se fosse normale
questo osceno teatro mentale
in cui insceno la mia morte.
Scandalo gridano tra le folle
al pensiero del freddo e del ghiaccio;
vorrei essere il sacrificio greco
dell’ecatombe,
di Canova, Amore,
senza Psiche
a risvegliarmi
con un bacio.
Essere in grado
di non allontanare
la mano del conforto,
ma con forza tirare
fino a strappare il braccio.
Delle emozioni
il flusso naturale,
pesce nella corrente del mare;
ma l’amo della vita
che riporta in superficie
non è abbastanza invitante
per farmi abboccare.
Sez. Poesia
È triste non essere umani
È triste guardare il mondo crollare
tra fuochi di odio che non sanno parlare.
Le bombe rispondono, mai le parole
e il cielo si chiude su notti senza sole.
È triste non essere umani
quando non ascolti il pianto di un bambino.
Quando il pane si nega, si pesa il respiro
e il sangue si mescola al fango dell’odio.
Le case, le scuole, i ponti distrutti
sono sogni spezzati, non solo prodotti.
E intanto si scrive, con penne d’ottone
la storia di un’umanità senza nome.
È triste chiamarla “difesa” o “ragione”
quando uccide la pace e inchioda il perdono.
Si parla di gloria, di onore, di patria
ma resta soltanto una lunga disfatta.
È triste non essere umani, fratello
quando chi soffre ha lo stesso mantello
Quando il cuore si chiude, si fa prigione
e non batte più al suono della compassione.
Raffaele Di Palma
(Accetto il regolamento)
OGNI COSA HA IL SUO TEMPO
La vita nostra
breve o lunga
viviamo, in attesa
della fine certa
e per ognuno
conta più l’onestà
che la falsità
e la cattiveria.
La verità sarà pubblica
e i maligni perderanno.
Sezione poesia:
OGNI COSA HA IL SUO TEMPO
La vita nostra
breve o lunga
viviamo, in attesa
della fine certa
e per ognuno
conta più l’onestà
che la falsità
e la cattiveria.
La verità sarà pubblica
e i maligni perderanno.
(Accetto il regolamento).
SIEDITI QUI
(a mia madre)
Se questo vento
portasse via i silenzi,
lo strano vuoto che grida
in queste stanze ferme,
le parole non dette
cristallizzate in gola
e quelle dette,
ombre senza perdono,
se trascinasse via
i rimpianti,
gli echi di incomprensioni
e i rimorsi,
si sveglierebbe
dentro di me
uno slancio,
e il germe di un entusiasmo
ritornerebbe
a illuminare i giorni
pieni di assenze
e di confusi passi,
quell’annaspare vano
che segna il tempo.
Siediti qui,
vicino a me,
a raccontarmi una fiaba:
so che la tua voce
mi svuoterebbe di lacrime il cuore.
Non si è mai troppo grandi
per poter stare soli.
(ACCETTO IL REGOLAMENTO)
IL SUONO DELL’ALBA
(i suoni del giorno)
Il suono dell’alba,
Cantato in coro da chi per primo
Si sveglia e trova il suo nuovo mondo.
Ricerca quello che vuoi,
Lo troverai sugli alberi.
I frutti che cercherò
Sono così lontani,
Ariosi, solari.
In quest’alba così mattutina,
Dove la dolcezza dell’amore
E’ assaporata piano piano.
Così il sonno divenne il piacere del sogno.
Venere nasce questa mattina,
La sua bellezza m’acceca.
Questo giorno sale radioso
Dietro la nuvola di polvere,
Attraverso gli odori degli alberi,
Raggiungendo i fili d’erba
Crescono giovani.
Mi piegherò, ma non mi spezzerò.
Disse l’erba al vento.
accetto il regolamento
“Senza nessuna fine”
Io e te, cosa siamo diventati,
eravamo cenere nera sparsa fra la strada
da cui siamo risorti come una Fenice
per rifiorire nel nostro mondo di colori.
Siamo l’acqua ed il fuoco nella tempesta estiva
ci accendiamo e spegniamo ogni momento
togliendosi il respiro ma, scatenando umori
che solo al nostro sguardo, possiamo comprendere.
Ogni parola ha il possesso del sapore di te
ed io, beh io, lo sento dentro di me
sento crescere forte questo intenso suono
che mi ha rapito, accrescendo maggiormente all’infinito.
Siamo l’aurora nel suo glaciale splendore,
scioglie e illuminazione d’argento le nostre anime ,
tu lo sai, te lo voglio dire, noi staremo sempre assieme
quest’aria ma, specialmente questa vita ci appartiene.
Acquisteremo il tempo nello scorrere di ogni singolo secondo
ribalteremo le lancette, per guardarci ancora una volta
io e te, fissi negli occhi a dedicarsi
tutto quello scorrere che ora ci appartiene.
Sussurrami, sussurrami quello che vorresti sentire urlando
tu hai sciolto i nodi che legavano la mia anima,
ora è libera d’essere rapita da te, così
senza nessuna fine voteremo nel cielo
e dal nostro alto veramente urleremo.
(Accetto il regolamento)
Andrea Talignani
Sezione A
Accetto il regolamento
Milena Musu
Due anatre bianche
Mia madre comprò due anatre bianche
Erano goffe e non sapevano volare
Le teneva dentro un pezzo di terra chiuso
Il muro intorno non era alto.
Mia madre dava da mangiare alle anatre bianche
Grano, bucce d’ anguria e poco di più
Il muro intorno non era alto.
Mia madre cambiava l’acqua delle anatre bianche
Sì bagnavano il becco e le piume
Sgocciolando intorno serene
Il muro del mondo non era alto.
Mia madre guardava le anatre bianche
Crescevano, ingrassavano
Conoscevano la sua mano gentile
Il muro del padrone non era alto.
Mia madre vide una delle anatre bianche
Imparare a salire sul muro
Il muro intorno non era alto.
Le anatre certo non sanno volare
Barcollano a terra, ubriache,
Con le ali, per scherzo, sui fianchi riposte
Pesanti si arrendono
Ai muri bassi che coprono l’orizzonte.
Mia madre spezzò le ali all’anatra bianca
Aveva imparato a salire sul muro
Girò all’ inverso la punta di piume
Lo schiocco dell’osso, il becco legato.
Non valeva l’anatra più dei blocchi di cemento
Non valevano le sue ali un muro un po’ più alto.
Accetto Regolamento
Sezione Poesia
Nel disordine
Nel disordine del vento
sei sgusciato via dal cuore
Col pianto ho ricomposto
il ricordo di te in una tasca
Nel viaggio della vita ho scoperto
che nessun profumo
somiglia al tuo
Maria Paterlini
*** RINGRAZIAMO TUTTI PER LA PARTECIPAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO “SAMUEL FERNANDO PEZZOLATO”***
I FINALISTI SARANNO CONTATTATI VIA E-MAIL.
VI RICORDIAMO CHE ALLA VOCE “CONCORSI” SI POTRANNO VEDERE TUTTE LE NOSTRE NUOVE INIZIATIVE
*** FINALISTI PREMIO SAMUEL FERNANDO PEZZOLATO ***
“Invaghito di tutto” di Roberto Marzano
“Pelle nuova” di Wilbur Marini Garelli
“Siediti qui” di Marina Pieranunzi de Marinis
“I quartieri del sole” di Cinzia Birindelli
“A sud” di Antonella Cusenza
“Fragranze d’estate” di Grazia Tagliente
“Quel giorno” di Fabiola Murri
“Tu” di Annalisa Scialpi
“Oltre” di Daniela Trovato
“A te, padre” di Maria Foggetti
“Come mi sento” di Filomena Gagliardi
“Nel disordine” di Maria Paterlini
“Goccia di clessidra” di Antonio Dentice d’Accadia
“Se andassi all’inferno” di Davide Borowski
I finalisti e successivamente i vincitori del Premio saranno contattati via e-mail per la consegna del Premio!
Vi ringraziamo per la partecipazione
A breve pubblicheremo un nuovo Contest letterario.
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