Nichilismo e dintorni #3: il luogo di transito della coscienza

“Io sono il primo perfetto nichilista d’Europa/ che però ha già vissuto in sé fino in fondo il nichilismo stesso/ che lo ha dietro di sé, sotto di sé, fuori di sé.” ‒ Friedrich Nietzsche

Nichilismo e dintorni il luogo del transito
Nichilismo e dintorni il luogo del transito

Per quale motivo Friedrich Nietzsche afferma, nella citazione in apertura, di aver già vissuto fino in fondo il nichilismo?

Egli era consapevole del fatto che il nichilismo, non potesse assurgere a condizione definitiva dell’essere umano, perché esso è una terra di mezzo, o come abbiamo già detto nelle precedenti puntate della rubrica “Nichilismo e dintorni”, un luogo di transito.

Per quanto concerne quest’ambito del pensiero, esistenzialismo, mistica, religione, filosofia nietzschiana e poesia leopardiana e montaliana, hanno davvero qualcosa di sincretistico.

In quel breve manifesto esistenzialista, che furono le parole di Albert Camus relative al romanzo “Lo straniero”, lo scrittore francese afferma: “La verità a cui giunge il protagonista del libro, è ancora una verità negativa, senza la quale, però, nessuna conquista di sé e del mondo sarebbe mai possibile”.

I mistici la chiamano “Notte oscura dell’anima”.

Una delle più lucide testimonianze di questo fenomeno spirituale ed esistenziale, è quella di San Giovanni della Croce: “Per arrivare dove si possiede tutto, bisogna passare per quel luogo interiore dove non si possiede niente”.

La stessa kenosis di Cristo, è il crocevia della risurrezione.

“Io non sono venuto a portare la pace, ma una spada” leggiamo nel Vangelo secondo Matteo, mentre in quello di Luca sta scritto “Lascia che i morti seppelliscano i propri morti”.

Qual è il significato di queste affermazioni?

La spada ci separa dal passato, da tutto ciò che non è ancora pronto a ereditare il Regno di Dio, ma questa recisione, altro non è che il “compito” del nichilismo, la sua missione.

Anche ne “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, si passa dal celebre incipit “Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura” alla chiusura della prima Cantica (ovvero “L’Inferno”) “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Se il nichilismo fosse fine a se stesso, sarebbe unicamente distruttivo, mentre lo scopo principale è quello di preparare il terreno per una nuova fioritura, per un cambiamento radicale.

Questo concetto lo ritroviamo nello stesso Nietzsche, in particolare quando ne “Le tre metamorfosi dello spirito” lo spirito da “cammello” diviene “leone” e si avvia verso il deserto.

Kubrick, ne “2001 Odissea nello spazio”, trasforma il deserto in spazio cosmico, mentre Robert Wyatt sceglie come contesto, il mare.

Si tratta dello stesso spazio interiore, in cui avviene la lotta con il passato, con il “Tu devi!”, così che il “fanciullo” (ultima metamorfosi dello spirito) possa nascere, così che l’uomo si faccia Uomo, un nuovo inizio, una ruota che gira su se stessa, come lo definisce lo stesso Nietzsche.

Anche il pessimismo leopardiano, in fondo, è transitorio. La ginestra dell’omonima poesia cresce sulle aride, desertiche pendici del Vesuvio, ma giunge a completa fioritura. Il disincanto pessimista di Leopardi è la via di mezzo, dove maturano le condizioni per una rinascita.

“Forse un mattino andando in un’aria di vetro,/ arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:/ il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro/ di me, con un terrore di ubriaco./ Poi come s’uno schermo,/ s’accamperanno di gitto/ alberi case colli per l’inganno consueto./ Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto/ tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.”Eugenio Montale

 

Written by Fabio Soricone

 

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