“Fumo di Londra” film di Alberto Sordi: tic e pregi dell’italiano medio
“Senza volermi sostituire ai manuali didattici, vorrei dare un contributo alla conoscenza della storia di questo Paese. Non foss’altro perché, in duecento film, con i miei personaggi ho raccontato tutti i momenti del Novecento.” ‒ Alberto Sordi

Realizzato nel 1966 da Alberto Sordi, eccellente attore per la prima volta in veste di regista, il film Fumo di Londra risulta essere a tutt’oggi raffigurazione del mondo anglosassone a cavallo fra gli anni ‘60 e ’70 del Novecento, descritto dal punto di vista di un italiano. Con pregi e tic, tipici dell’italiano medio, messi in luce sapientemente dal regista.
“La mia comicità non è mai stata astratta, gratuita. L’ho sempre ricalcata sulla realtà del momento.” ‒ Alberto Sordi
Il protagonista, Dante Fontana, è un antiquario di Perugia in partenza per Londra per partecipare a un’asta.
Raccontato come un fanatico di tutto ciò che fa parte del mondo anglosassone, dopo aver raggiunto la city, il Fontana entra nei panni di un gentleman, mascherandosi con ombrello e bombetta per non essere identificato come italiano.
Ed è durante la partecipazione all’asta della famosa casa Christie’s che iniziano una serie di vicende, in parte esilaranti, durante le quali il protagonista intreccia una briosa conversazione con la duchessa di Ruthford. Lasciando intendere, grazie a un equivoco, di essere parente di un marchese già conosciuto in passato dalla stessa.
Dopo aver vinto la gara per l’acquisto di una statuetta etrusca, la nobildonna invita il Fontana a raggiungere il suo maniero immerso nella suggestiva campagna inglese, la cui idilliaca ambientazione in parte è sfondo delle vicende.
Secondo la consuetudine rituale dell’aristocrazia inglese, durante il breve soggiorno viene praticata la caccia alla volpe a cui partecipa l’antiquario. Purtroppo, non essendo in grado di cavalcare e tantomeno stare in compagnia dell’effimera corte inglese, Fontana fallisce miseramente nell’impresa.
Ed è fra equivoci e figuracce non proprio da gentleman, che si sviluppa una trama esilarante.
Per coloro che ovviamente amano l’umorismo portato in scena dal grande attore.
Dove un episodio, emblematico più di altri, manifesta la proverbiale bravura di Sordi, la cui arte di strappare più di un sorriso allo spettatore è cosa nota.
Offrendosi di conferire alla statuetta un aspetto maggiormente ‘vissuto’ di quello già posseduto, il Fontana lo mette nel forno della cucina, con il risultato ovviamente disastroso di ritrovarla incenerita la mattina successiva. Sequenza che mette in luce il fare maldestro e l’incompetenza del protagonista. Che lo costringono a fuggire dal maniero, oltre che ad essere rincorso dalla duchessa.
Raggiunta Londra in maniera burrascosa, Fontana si unisce a un gruppo di giovani, fra cui Elizabeth, nipote della duchessa le cui fattezze lo avevano già affascinato, e partecipa a una notte di pura follia durante la quale si trova coinvolto in una violenta rissa fra bande rivali che si affrontano in uno scontro fisico durissimo. Il cui esito è l’intervento della polizia.
Deluso per aver conosciuto aspetti non proprio edificanti della realtà anglosassone, un mondo ‘ideale’ su cui aveva fantasticato a lungo, viene rimpatriato in Italia dove ritorna alla sua vecchia vita.
“La nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comica. Si può ridere su quasi tutto!” ‒ Alberto Sordi
Diverse sono le riflessioni suscitate da Fumo di Londra. Una delle quali è una considerazione su cui l’attore si è soffermato anche in altre sue pellicole. Ovvero, il fatto di mettere in luce idiosincrasie e manie tipiche del provinciale italiano che si reca all’estero. Con alcuni difetti tipici velati da una sorta d’afflizione di fondo. Quale, per esempio, il tentativo di eclissarsi in quanto italiani, e di essere identificati come appartenenti al luogo visitato, in questo caso l’Inghilterra.
“Grantham, Belvoir Castle… non mi sembrava vero! Ero stato invitato da una duchessa inglese, nel suo castello inglese. Avevo paura che fosse tutto un sogno, e di risvegliarmi a Perugia!”
Non abbastanza apprezzato da critica e pubblico, come riferito da commenti, forse inadeguati, presenti sul web, Fumo di Londra è descritto come un film dal ritmo lento, con un regista non all’altezza della sua fama e soprattutto non all’altezza delle aspettative dello spettatore.
“Nei miei film io mi limito a riflettere le inquietudini di tutti noi, il pessimismo dilagante.” ‒ Alberto Sordi

Secondo l’autrice di questo commento la pellicola ha, invece, il pregio di illustrare l’inclinazione di Sordi nel descrivere situazioni al limite, anche paradossali, ma non così lontane da comportamenti reali. Manifestando in questo modo la sua abilità come regista, da aggiungere alla sua bravura interpretativa, che viene confermata dal successo della sua ampia produzione artistica.
Si può dunque rintracciare nella pellicola un significato che va oltre la trama, mettendo in luce aspetti del mondo anglosassone non del tutto positivi.
“Mia madre la vedevo come la Madonna, senza peccato. Per questo cercavo di preservarla da ogni dolore, raccontandole pietose bugie.” ‒ Alberto Sordi
Accompagnato da un eccellente e memorabile colonna sonora di Piero Piccioni, il film si presenta in fondo con toni malinconici, nonostante l’umorismo e l’ironia compresi in molte sequenze, dai quali si evince la visione di una commedia brillante. Che forse non è giusto definire commedia, secondo l’accezione che si dà a questo genere cinematografico.
“Goodbye, my London town!”
Written by Carolina Colombi