Life After Death: l’intervista al regista ed illusionista Georges Méliès

(siamo negli studi della star-film. C’è confusione)

Mi scusi. Stavo cercando… Perdonatemi! Scusate qualcuno potrebbe… Scusate sto cercando…

 

Georges Méliès

Méliès: Philiph controlla le luci! Ma le ho già controllate! Allora controllale un’altra volta! L’ultima scena di ieri dobbiamo rifarla. Una delle luci è esplosa! Gustave fammi controllare la scaletta…

A.T.: Perdonate… sapreste dirmi…

Méliès: No, no. Di a Jerome che facciamo prima il quindicesimo quadro. Per il quattordicesimo dobbiamo aspettare. Antuanette, quando arrivano le ballerine avvisami. Voglio girare il quadro finale oggi. Madame, lei è nuova o sbaglio?

A.T.: Non esattamente. Sono qui per cercare il regista.

Méliès: Lo ha trovato. C’est moi. Avevo detto a Gustave di non assumere nuovo personale. Siamo al completo. È venuta per fare la comparsa?

A.T.: La comparsa? Oh bè… non avevo considerato l’idea in effetti… comunque no. Non sono qui per questo. Io sono un’intervistatrice di una piccola radio. Mi hanno dato l’incarico di farle un’intervista.

Méliès: Parbleu… non mi era mai capitata una cosa simile. Tuttavia mi ha trovato in un brutto momento. Siamo terriblement in ritardo sulla tabella di marcia. Ehm… mi dica madame, a lei piace il cinematografo?

A.T.: Molto, devo dire.

Méliès: Bien! Allora a madame, non spiacerà farmi le sue domande mentre… creo. Sono abituato a fare più cose insieme. Trovo che si risparmi tempo… e soprattutto pellicola.

A.T.: Assolutamente. Anche io sono una persona multi-tasking.

Méliès: Pardonnez-moi, come?

A.T.: Faccio più cose insieme. Ma come ogni bravo attore, anche io ho il mio copione da seguire, perciò… Amici ascoltatori di Radio Claronda in Blu, eccoci di nuovo sulla cresta del tempo. Siamo agli inizi del 900 ed il personaggio che oggi intervistiamo è un regista a cui, persino Peter Jackson e George Lucas devono molto: Georges Méliès.

Méliès: (compare una carrozza) S’il vous plaît Madame, salga a bordo.

A.T.: A bordo? Andiamo da qualche parte?

Méliès: Oui… e no. Sta comoda? Ho fatto imbottire di nuovo i sedili, l’ultima volta si erano bruciati.

A.T.: Bruciati?

Méliès: Non si preoccupi Madame. Andiamo!

A.T.: (sente il nitrito di un cavallo) Quello era un cavallo?

Méliès: Sûrement. Come farebbe a muoversi la carrozza altrimenti?

A.T.: Ma non c’era un cavallo… e sbaglio o siamo in interno!

Méliès: Ne è sicura?

A.T.: (guarda fuori. È in esterno) Oh cielo! Ma… noi eravamo dentro… ora siamo…

Méliès: Nel cinematografo è così. Un momento sei qui e un momento no. Mi dica Madame, voleva pormi quelques questions?

A.T.: Oh sì, certo. Perdoni la mia sorpresa ma… ecco, la prima domanda ovviamente è, cosa l’ha spinta verso la cinematografia? Cosa le ha fatto intraprendere questa strada?

Méliès: Bè… nella vita ho avuto due grandi passioni. Prima tra tutte la meccanica. Congegni, ingranaggi, meccanismi, mi hanno sempre affascinato sin da piccolo! E secondo… il teatro. La magie du théâtre… e delle sue illusions.

A.T.: Il magico ed il meccanico. Se ci pensa bene, strano accostamento tra ciò che sfugge alle leggi fisiche e ciò che invece ne è incatenato.

Méliès: Oui, poco ortodosso, Je suis d’accord, ma creda le due cose non sono così incompatibili come crede. La cinematografia è la prova che l’illusion e la mécanique sono intrinseche l’una nell’altra. L’illusione sorretta dalla tecnica e dall’ingranaggio.

A.T.: Questa passione per gli ingranaggi, da dove le è venuta?

Georges Méliès

Méliès: Da mio padre. O meglio… dalla sua fabbrica di scarpe. Passavo molto tempo lì e ho potuto vederne da vicino i meccanismi. Congegni tanto minuscoli ma senza cui una macchina non può funzionare, accostati ad ingranaggi tanto grandi da schiacciare un uomo. Da lì sviluppai la mia passione per l’arte delle macchine. Poi arrivò il teatro.

A.T.: Con Robert-Houdin.

Méliès: Exact. Le macchine si unirono all’illusione quando ebbi occasione di vedere uno spettacolo del grande illusionista Robert-Houdin e da allora mi sono letteralmente innamorato dei suoi fantocci meccanici. L’arlecchino, la testa di Belzebù. Rimasi affascinato da quei congegni. Tanto che inizia a costruirne di miei. Mi divertivo a creare modellini meccanici, smontarli e riassemblarli più di una volta. A tutt’oggi potrei rifarli a occhi chiusi.

A.T.: Robert-Houdin è stato il più famoso illusionista francese del 19esimo secolo, considerato il padre della magia da palcoscenico moderna. Ed è stato il teatro che porta il suo nome quello che l’ha vista nascere, giusto Monsieur Méliès?

Méliès: Un vecchio edificio che rischiava di scomparire. Non avrei mai permesso che il tempio della magia svanisse, così… lo acquistai.

A.T.: Aspetti… ha comprato il teatro?

Méliès: Comprai l’intero stabile dalla signora Robert-Houdin per… quarantamila franchi. Una somma forte. E spesi anche parecchio per rimetterlo in sesto. Volevo fosse sfarzoso e ricco molto più di prima. E da lì iniziai tutto. Mettevo in scena spettacoli di magia, intervallati talvolta da proiezioni della lanterna magica e persino del kinetoscopio di Edison.

A.T.: (inizia a sentire caldo) E mi dica lei… lei… sbaglio o comincia a fare un po’ caldo qui dentro?

Méliès: Credo sia perché ci stiamo avvicinando al cratere vulcanico, Madame.

A.T.: Oh capisco… aspetti, dove ha detto che siamo?!?… Oddio! Ma… ma stiamo per entrare in un vulcano!?!

Méliès: Oui! Il est pas excitant?

A.T.: Nella lava?! Ma è impazzito?!

Méliès: Calmez vous Madame, si calmi. L’ho fatto più d’una volta. Sentirà appena un po’ di caldo tutto qui, le assicuro che… parbleu, très chaud, molto caldo! Non lo ricordavo così caldo! Le consiglio di reggersi forte Madame. Stiamo per fare un bel volo! (esplosione) Madame! Madame può aprire gli occhi adesso. È tutto finito. Tenga, ho portato i ventagli apposta. Via, via si rilassi.

A.T.: Rilassarmi? Come faccio rilassarmi?! Monsieur Méliès, siamo circondati da lava incandescente!

Méliès: Incandescent… che exagération. Se permette posso aiutarla a distrarsi. Che ne dice eh? Un momento, dovrei averle con me… ma dove le ho messe. Oh, bien sûr. Nel cappello! Questa no… questa no… questo decisamente no… Ah eccole qui! Un buon mazzo di carte.

A.T.: Monsieur Méliès senza offesa, non credo che estrarre un mazzo di carte dal cilindro e farci una partita mi rilasserà più di tanto!

Méliès: Una partita? Madame, je suis un magicien, un prestigiatore. Prenda una carta. Non mi guardi così, coraggio prenda una carta. Parfait. Ora non me la mostri… la osservi attentamente. Nel frattempo possiamo continuare la nostra intervista non crede?

A.T.: Bè… se non altro mi distrarrà un poco dal fatto che navighiamo in un fiume di lava… ecco… mi stava raccontando di come ha deciso di dedicarsi alla cinematografia?

Méliès: Oui! Fui presente alla prima rappresentazione cinematografica dei Fratelli Lumière nel 1895. Restai completamente affascinato dalla loro invenzione… e come altri piuttosto impressionato quando vidi un enorme locomotiva arrivarmi in faccia! Ha memorizzato la carta? Bene, ora la rimetta nel mazzo. Intuii subito che quell’invenzione avrebbe avuto un impatto incredibile sulla storia dell’intrattenimento. Così chiesi che mi vendessero uno dei loro apparecchi ma…

A.T.: I fratelli Lumière rifiutarono.

Méliès: Précisément. All’inizio rimasi molto deluso ma oggi capisco perfettamente il motivo per cui rifiutarono. Avere la fortuna di ideare qualcosa di nuovo, ti fa venire voglia di condividerne le potenzialità ma non certo i meriti né la gloria che ne conseguono. L’ho imparato a mie spese quando mi sono confrontato col mercato americano per il mio film Voyage à la Lune. Che battaglie per i diritti di copyright!

A.T.: Infatti il film fu riprodotto illegalmente in America perché lì non c’erano diritti d’autore.

Méliès: Exactement. Mio fratello fu costretto ad aprire una filiale apposta perché problemi simili non capitassero nuovamente. Comunque non mi arresi sul proiettore, iniziai a ragionare sui meccanismi e alla fine, riuscii a far costruire il mio primo proiettore personale.

A.T.: I suoi primi film cominciarono però imitando quelli dei Lumière.

Méliès: Bè anche il mondo del teatro si basa sull’imitation. Così anche il cinematografo. Il pubblico era abituato alle riprese all’aria aperta, Les rues de Paris, les bateaux de la Seine… le locomotive. Chi compie i primi passi verso quest’arte deve per forza riprodurre cosa già esposte al pubblico per abituarlo al cambiamento. Così come ho fatto io. Una volta presa la mano… oh, à propos… è questa la sua carta?

A.T.: Ehm… no.

Méliès: Capisco. È questa la sua carta?

A.T.: Direi di no.

Méliès: Molto bene… stavo dicendo, scusi?

A.T.: Dei suoi inizi come produttore.

Georges Méliès – Voyage à la Lune

Méliès: Oh certainement. Dicevo, dopo aver capito come fare, convertii il teatro Robert-Houdin in una sala di proiezione e fondai la mia casa di produzione cinematografica.

A.T.: La Star-Film!

Méliès: Oui, exactement madame. Era giunto il momento che il pubblico vedesse un nuovo genere di “realtà” per così dire. Così ho pensato… perché non proiettare la magica illusione teatrale? Fu così che nacque una delle mie prime idee. Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin.

A.T.: Si tratta infatti del più antico esempio di montaggio cinematografico, un espediente magico ottenibile solo grazie alla macchina da presa. Una donna, nascosta sotto un telo viene fatta sparire, ma in realtà è perché…

Méliès: Madame, s’il vous plaît! Un mago, così come un regista non rivela mai i suoi trucchi! A tutt’oggi nessuno sa come ho fatto!

A.T.: Oh giusto. Mi scusi.

Méliès: Comunque sia, mia moglie, così come mia figlia e anche i nostri domestici furono entusiasti all’idea di aiutarmi. Noto con piacere che Madame è più rilassata.

A.T.: Stranamente… sì. E sbaglio o fa meno caldo? Monsieur Méliès guardi! La lava è svanita… e siamo in una giungla!?!

Méliès: Fantastique non trova, come la magia del cinematografo possa trasportarti ovunque. E lei che si disperava per un vulcano (rintocchi d’orologio) Oh, mon dieu…

A.T.: Cos’è questo suono?

Méliès: Lo sente anche lei? Peccato, speravo di poter restare un po’ di più ma padre tempo proprio non vuole saperne… dobbiamo scendere.

A.T.: Qui? Nella giungla?

Méliès: Oui! Venga madame.

A.T.: Di tutte le interviste più assurde…

Méliès: Presto, presto Madame. Trois, deux, un… et voilà!

A.T.: (la carrozza diventa zucca) Oh cielo… la carrozza è… è diventata una zucca?! Come in Cenerentola!?

Méliès: Oui. È la zucca che utilizzai per una delle prime produzioni della Styar-Film, Cendrillion appunto. Ora dovremo sbrigarci madame. Ma dove… ah eccolo qui!

A.T.: Monsieur Méliès? Cosa fa adesso?

Méliès: Bè, cambio fondale! La giungla mi piace ma il caldo mi ha un po’ stancato. Ora preferisco qualcosa di un po’ più fresco. Le consiglio di trattenere il respiro non si sa mai! Ho sempre problemi con questo fondale!

A.T.: Perché dovrei trattenere… ma che succede ora? (la scena si riempie d’acqua) Monsieur Méliès!? Dov’è finito Monsieur Méliès?

Méliès: (parlando come fosse sott’acqua) Sono qui madame.

A.T.: Ma… ma che ci fa dentro quell’acquario!

Méliès: Madame, dal mio punto di vista è lei quella dentro l’acquario!

A.T.: No, no, è proprio lei! Anzi… ha anche una coda di pesce!

Méliès: Oh… lo sapevo, il fondale marino da sempre problemi tecnici…

A.T.: Come dice?

Méliès: Ho detto che il fondale del mare da sempre…

A.T.: Scusi non la capisco!

Méliès: Oh mio dio! Venga qui!

A.T.: (trascina l’intervistatrice dentro l’acquario) Monsieur Méliès che ha combinato… AH!!! Ora sono mezza pesce anch’io!

Méliès: Sì ma almeno adesso riusciamo a capirci. Dicevo che il fondale del mare da sempre qualche problemino tecnico. Ho dovuto girare le scene de La Sirene e Visite sous-marine di Maine più volte… continuavano a spuntare code e branchie a tutti! Non si preoccupi, non è permanente!

A.T.: Vorrei ben dire! E quando svanirà l’effetto?

Méliès: Alla prossima scena madame. Nel frattempo godiamoci il paesaggio marino. Ha altre domande?

A.T.: Veramente ne avrei molte ma il tempo orai stringe. Vediamo… cosa ritiene sia più importante nei suoi film? Quale parte ha maggior peso?

Méliès: Madame, nel cinema non vi è una petite partie e una grande partie. Nelle mie vedute fantastiche tutto è importante. L’ingegnosità ed imprevedibilità dei trucchi, la scenografia, l’intreccio della trama, il finale, i proiettori ad illuminare gli artisti che devono conoscere a memoria ogni movimento per poterlo replicare ogni volta che serve. La dramaturgie, la peinture, la sculpture, l’architecture, la mécanique… tout est utile! Tutto è importante.

A.T.: Capisco. Ammetto però che tutti questi colori così vivaci non vengono resi molto bene dal semplice bianco e nero. Non trova sia un peccato?

Méliès: Pas du tout! Personalmente io preferisco i fondali in bianco e nero. Su pellicola molti colori non vengono bene e anzi rischiano di rovinare le riprese. Il rouge diventa un bruttissimo nior. Le blue e le blue clair? Un orrendo blanc cassé. E le vert? Il verde è inguardabile! Preferisco i più semplici chiaroscuri. Per la medesima raison, évidemment tutti i costumi sono creati appositamente, alcuni perché ricevano la coloratura solo in un secondo momento su pellicola.

A.T.: Scenografia, costumistica… e gli attori?

Méliès: Sa, contrariamente a quanto si crede, è molto difficile trovare attori adatti. Quelli di teatro sono i peggiori. Nella cinematografia è il corpo che deve dare l’émotion, non la voce… essendo film muti. Si deve agire come se gli spettatori fossero sordi. Ho visto molti bravi attori andare quasi nel panico perché privati della facoltà di parola. I gesti devono far risaltare ogni cosa. Gesti semplici, chiari e netti! Tò guardi… altre sirene… salve mademoiselle! State facendo una buona nuotata?

A.T.: Monsieur Méliès. Per favore evitiamo distrazioni!

Méliès: Mon dieu, madame! Lei è più tesa di una corda di violino! Se continua così rischia di perdere la tête!

A.T.: Figuriamoci… come se… perché, c’è questo rischio?

Méliès: In questo mondo? Absolument! Nei miei film è successo più d’una volta che perdessi la testa, che ne avessi più d’una… nel film L’homme a la tete en caoutchouc mi è anche esplosa. Esperimenti di uno scienziato folle.

A.T.: Buona a sapersi… cercherò di calmarmi. Ho già perso le gambe almeno la testa gradirei tenermela! Mi lasci dire… Sirene, scienziati, astronomi e diavoli. Ha una bella fantasia. (si blocca come una statua) Ma… che succede adesso? Monsieur Méliès non riesco a muovermi!

Méliès: Neppure io Madame. Un altro problema del fondale marino. Ad un certo punto si blocca e si diventa come marmo. Parfaitement normal.

A.T.: Normale? E che si fa? Non resteremo mica in questo stato vero?

Méliès: No, Madame. Gustave! Gustave! Oui, je suis d’accord… prendi lo scalpello.

A.T.: Lo scalpello?!

Méliès: Madame, s’il vous plaît… Si! Quello del film Le Magicien. Un attimo di pazienza madame e saremo liberi. Oh bien… ricorda Gustave… un colpo secco ma deciso!

A.T.: (rumore di scalpello) Oh! Libera finalmente! E con le mie gambe!

Méliès: Molto bene Gustave… dicevamo madame…

A.T.: (urla terrorizzata) AAAH!!!

Méliès: Che altro c’è da strillare ora?

A.T.: Monsieur Méliès lei… lei è uno scheletro ora!

Georges Méliès

Méliès: Quoi? Encore? Come in Escamotage d’une dame… Gustave!!! Ti avevo detto un colpo deciso! Non, colpisci con tutta la forza che hai! Non si preoccupi Madame… una petit dissolvenza e tornerò come prima. Ecco fatto! Vede? Come nuovo!

A.T.: Monsieur Méliès mi scusi ma… ma io ora devo sedermi… mi sono capitate troppe cose per gestirle.

Méliès: Una tazza di tè Madame?

A.T.: Dipende… ci troverò dentro qualche essere strano? Una città in miniatura?

Méliès: Niente male come idea… comunque no. È solo del tè.

A.T.: In questo caso accetto.

Méliès: Bien. Farò in modo di non venire disturbati e… le prometto niente più stramberie. Prego, si sieda Madame.

A.T.: Dove?

Méliès: Qui Madame! (fa comparire tavolo e sedie) Mi perdoni… ma non so resistere dal fare magie! Però… non le pare che il paesaggio sia un po’… non crede sarebbe meglio goderci il tè con un panorama come questo! (effetto sonoro) Eh? Non è meglio? Un bel cielo stellato!

A.T.: Bè… sì, stelle e Luna sono più rilassanti di un vulcano che esplode.

Méliès: Il suo tè Madame.

A.T.: Grazie mille. Lei, Monsieur Méliès è un vero amante del cinema vero? Ho notato che era a suo agio in ogni “stramberia” che ci accadeva.

Méliès: La cinematografia è un’arte destinata secondo me a vivere toujours. Benché ho notato che il pubblico abbia stranamente perso interesse verso i miei film. È la condanna dell’arte, la volubilità del pubblico. Ma mi rifarò presto. Dopotutto siamo solo nel 1912. Che può succedere? Oh, quasi dimenticavo, c’è ancora un trucco che non abbiamo portato a termine. La sua carta. Se la ricorda?

A.T.: Effettivamente… non lo abbiamo finito. Con tutto quello che è successo! Vulcani, giungle, fondali oceanici, trasformazioni!

Méliès: Rammenta la sua carta? Bien. Osservi il pannello dietro di lei. Mia cara… ora puoi mostrarti! Altra dissolvenza prego! (la carta prende vita, esce dal pannello)

A.T.: La carta… ha preso vita!

Méliès: È quella la sua carta giusto?

A.T.: Sì… la regina di cuori, ma… ma come ha fatto?

Méliès: Madame, come ho già detto… un mago, così come un regista non rivela mai i suoi trucchi! (svanisce in una nuvola di fumo)

A.T.: Ma… Monsieur Méliès? Monsieur Méliès? Monsieur Méliès?

 

Written by Alister Tinker

 

Voce intervistatore e Georges Méliès: Alister Tinker

 

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Rubrica Life After Death

 

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