“Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker: troppa carne al fuoco?
Quella mattina, il destino di una piccola città del New Hampshire sarebbe stato sconvolto.

“Il caso Alaska Sanders” è il quinto romanzo che leggo di Joël Dicker, un autore che mi piace molto. Il suo primo romanzo “La verità sul caso Herry Quebert” credo sia in assoluto il suo capolavoro. Bellissimo e diverso da tutti gli altri “Gli ultimi giorni dei nostri padri” è l’unico che si distingue per forma e trama dagli altri romanzi.
Mentre “Il caso Alaska Sanders”, come altri, ha come protagonista Marcus, lo scrittore, ritengo l’alter ego di Dicker, che indaga su un giallo irrisolto.
Ci troviamo a Mount Pleasent, un piccolo paesino.
Una mattina viene trovato il cadavere di una giovane in riva a un laghetto, mentre un orso la sta smembrando.
Ritroviamo un altro personaggio che conosciamo molto bene, per chi ha letto i romanzi precedenti: il sergente Perry Gahalawood. Carattere particolare, che chiama Marcus scrittore e che Marcus chiama lui sergente.
Come in tutti i rapporti difficili, è ovvio che i due si stimano, pur rimanendo su posizioni neutre e, a tratti, in contrasto. Non credo di rivelarvi nessun segreto dicendovi che, fra loro si consoliderà un’amicizia molto forte: “È stato lei a convincermi. Lei e la sua abnegazione del cazzo. Il suo insopportabile senso della giustizia e la sua incredibile ostinazione di rompiballe”. Dice Gahalawood a Marcus.
Il colpevole, all’epoca del fatto, venne catturato e, con lui, venne arrestato anche il complice. L’omicida si suicidò e, dopo undici anni, l’altro è ancora in carcere, nonostante si sia sempre proclamato innocente.
Marcus Goldman, lo scrittore, non ha ancora capito bene che farsene della propria vita.
Dopo avere scritto il libro sul suo mentore, Harry Quebert, che ha avuto un grande successo, è ancora preda di molti dubbi: “Capita spesso che le persone mi sorridano. Ma non so mai se sorridono a me, il fratello umano che hanno visto, o allo scrittore che hanno letto”.
Il romanzo è impostato fra il 1999, periodo dell’uccisione della ragazza trovata vicino al lago, Alaska Sanders, e il 2010, quando Marcus viene coinvolto nelle indagini.
Pare che, all’epoca, la confessione sia stata estorta e tutto sa da rifare.
Il metodo che usa Dicker è sempre lo stesso: metodico, descrittivo. Senza fronzoli. C’è lo scrittore che scrive di uno scrittore che sta scrivendo un libro!
Alla fine di ogni capitolo lascia qualcosa in sospeso, così che il lettore abbia sempre la curiosità che mai lo abbandona, ma sempre lo spinge a proseguire.
Interessante che, quando uno dei protagonisti parla di un ricordo, non lo dica, ma lo scrittore lo descrive narrandolo, riandando al momento esatto.
Nelle parti che riguardano le indagini fatte nel 1999 racconta deciso tutte le piste seguite, le prove trovate; le indagini hanno la piena attenzione della penna dell’autore.
Quando parla del presente è più propenso ad addentrarsi nella vita di Marcus, del sergente, dello stesso Harry che ritroviamo anche in questo libro, sfuggente e a latere. Infatti, dopo che per tanto non si è fatto trovare da Marcus, che ancora torna nei suoi luoghi sperando di rivederlo; è lo stesso Harry che lascia degli indizi allo scrittore, quasi si trattasse di una caccia al tesoro, che lo condurranno a ricongiungersi al suo mentore.
Quando muore la moglie di Gahalawood, spuntano altri segreti, altre faccende da chiarire e momenti da ricostruire.
La carne al fuoco è tanta, ma non stanca mai, nemmeno per un momento. Anzi, il lettore si sente anche lui all’interno della storia, quasi stesse in un angolo ad osservare; magari appoggiato a una parete per non dare troppo nell’occhio, guardando con attenzione tutte le mosse altrui.
Si ricomincia tutto daccapo, si tenta di ricostruire ancora una volta quanto accaduto, questa volta andando fino a Salem, dove pare che le sorti di Alaska e dei suoi presunti assassini, si siano intrecciate.
E anche qui le cose che si scopriranno saranno molteplici.
Sergente e scrittore lavorano al caso, spostandosi di casella in casella, su una scacchiera dove Dicker ha saputo preparare una partita da giocare assolutamente ostica.
L’unica cosa che mi ha dato fastidio è che, spesso, Marcus cita i libri scritti in precedenza, libri che sono i romanzi di Dicker, pubblicizzandoli un po’ troppo!

Quando si arriva a quasi un centinaio scarso di pagine dalla fine e tutto pare essere stato risolto, il colpo di scena!
Il colpevole non è il colpevole!
Ma ecco che ci viene mostrato, con tutti i suoi perché e tutte le scene che, poco a poco, trovano posto, snocciolandosi nel racconto liberatorio che ci ragguaglia su tutta la verità.
Marcus, infine, trova anche il suo posto, ancora una volta aiutato dalla saggezza del suo mentore Herry Quebert.
E, probabilmente, il sergente, gli ha affidato un nuovo caso irrisolto… forse quello che troveremo in un prossimo romanzo?
© 2022 La nave di Teseo
ISBN 978-88-346-1057-2
Pag. 607
€ 22,00
Written by Miriam Ballerini
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