“Primavera. La stagione inquieta” di Alessandro Vanoli: se l’irrequietezza è il prezzo per la serenità perché non pagarlo?
“Come un rondine non fa primavera, né la fa un solo giorno di sole, così un solo giorno o un breve spazio di tempo non fanno felice nessuno” – Aristotele, Etica Nicomachea, 7, 1098a 18s.

All’alba dei millenni, quando dare un nome al tempo non era la priorità delle prime genti, nacque quel senso di inquietudine, gentile per certi versi e crudele per altri, che senza volerlo davvero accompagna la Primavera.
Anche se le stagioni non avevano un nome era fuori questione che il questo periodo tutto iniziasse a rifiorire, comprese le emozioni umane.
Nessuno, all’interno della propria anima, riesce a dare senso a quello che la Primavera suscita. Ci sentiamo svegli come mai prima, intorpiditi ma vivi. La natura si prepara a dare spettacolo con corolle, frutti e divinità che danzano nei giardini e fanno innamorare chiunque.
Altri si preparano a partire, le attività non riguardano solo la terra ma anche i campi di battaglia. Non solo l’amore si sveglia ma anche l’ardore e la conquista, qualsiasi sia la forma che essi prendono.
Questa è la primavera: la stagione che dona inizio alle cose, il confine tra il prima e il dopo e l’orlo dal cui ci si getta per arrivare al nuovo anno.
“Primavera. La stagione inquieta” è il secondo libro di Alessandro Vanoli dedicato alle stagioni. Il volume è edito per Il Mulino nel 2020.
Alessandro Vanoli (di cui vi lascio una biografia essenziale) dal 2002 al 2012 ha insegnato presso l’Università di Bologna e, per un breve periodo, anche presso l’Università Statale di Milano specializzandosi in storia del Mediterraneo e lavorando in particolare sulla storia della medicina araba e sulla presenza islamica in Sicilia.
Dal 2012 ha cominciato ad affiancare l’attività di saggista a un sempre maggiore interesse nei confronti della comunicazione e della divulgazione, collaborando con alcuni festival culturali e con l’editore il Mulino. In tal senso, si è dedicato tanto a progetti teatrali quanto ad attività didattiche legate alla conoscenza del mondo islamico e alla promozione della storia come parte irrinunciabile del rapporto tra culture differenti. Ha curato la mostra Goccia a goccia dal cielo cade la vita. Acqua, Islam e Arte, dal 13 Aprile al 1° settembre 2019 presso il Museo d’arte orientale (Torino).
Collabora attualmente con Radio RAI 3 e con il quotidiano Il Corriere della Sera.
Come afferma lo stesso autore, parlare di una stagione non è facile e ci sono molte cose da dire, soprattutto, ad un certo punto, ci si trova a fare una cernita del materiale che si può trovare.
Vanoli ci trasporta in una stagione, avvolta da corolle di vari colori, di vari credi e di vari suoni, tra leggende e miti, fino ad arrivare al senso dell’uomo.
Un’impresa titanica?
Certo, ma Vanoli lo affronta chiacchierando con il lettore e con le sue fonti e il risultato è piacevole, carezzevole e, al di fuori di dubbio, mai scontato.
Se immaginassimo di giocare con i petali di una margherita, potremo dire che, in questo libro, iniziamo scoprendo la forma della primavera quando ancora non era quello il suo nome. Come vivevano questo periodo coloro che sono alle nostre origini?
Alla primavera fatta da miti e tradizioni che assecondavano il volere del creato, segue il momento in cui tutto cede il passo alle religioni monoteiste. Ovviamente non si può non parlare della Pasqua ebraica e del cattolicesimo, quando tutto diventa un po’ più buio ma anche rimaneggiato.
La primavera si trasforma ma non perde mai la sua essenza e viene vista attraverso altri petali, altre culture e amori che hanno attirato, e seguono a farlo anche oggi, i cuori di tutti coloro che amano l’amor cortese.
Ricordate Sir Percival e Re Artù? La ricerca del Graal?
Tutto ha che fare con la primavera e i suoi ritmi e molte cose le ignoriamo e diventa poesia e amor cortese anche solo scoprirle con Vanoli.

Come ogni storia, arriva il momento di tirare le somme: l’antico e il moderno, insieme a tutta l’acqua passata sotto i ponti nel frattempo, devono capirsi e abbracciarsi o anche capire che sono ormai distanti tra loro.
E l’uomo? Perché è esso che ha pensato di muovere il sole e tutte le altre stelle, che fine ha fatto l’uomo?
Egli decise che era giunto il momento di ri-scoprire cosa era e come lo era, nell’esattezza di regole calcolabili e uguali per tutto.
Nacque l’embrione della scienza moderna, un risveglio dal lungo inverno che aveva portato via le scoperte antiche.
Il momento, di nuovo, per l’uomo di scoprirsi il centro del mondo e lo scopritore della spiegazione del tutto, egli voleva le risposte a tutto il turbinio di corolle che lo circondava.
Mettendo le briglie alla primavera ha cercato di domarla ma lei, nonostante la magia fosse un po’ svanita, ha iniziato a sorprenderli ancora, forse ridendo come una Demetra tra le spighe di grano.
Ad un certo punto, nonostante la scoperta di tutti i misteri e del funzionamento scientifico della primavera, risposte che sono ancora in via di scoperta, la primavera ha di nuovo mostrato il suo mazzo di carte fiorite: il paganesimo, o almeno alcune di quelle tradizioni che sono nel genoma umano e da cui non si fugge, sono riaffiorate e, con tutte le resistenze di coloro che vorrebbero che l’umanità continuasse a mortificarsi, hanno riportato colore in una terra che iniziava ad assomiglia agli inferi di Ade.
Questo libro è una continua scoperta e, nonostante sia un saggio, sembra di leggerlo seduti su di un prato fiorito con l’autore e tutti coloro che ne sono protagonisti.
Anche la biografia è qualcosa di gioioso: Vanoli ci narra come è giunto alla costruzione dei capitoli e ci guida alla nostra personale lettura dei testi che ha preso in considerazione durante la stesura.
La primavera sarà una stagione inquieta ma se è l’irrequietezza è il prezzo per la serenità e la scoperta perché non pagarlo?
Written by Altea Gardini