Intervista di Emma Fenu a Domizia Moramarco: in volo fra letteratura e anima
“C’è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di una fiume, sono lì solo per farci arrivare all’altra sponda, quella che conta è l’altra sponda.” – José Saramago

Domizia Moramarco, viso tondo da bimba e occhi profondi e indagatori, è una blogger per passione che si dedica al mondo della letteratura nel suo “Mi libro in volo”, un blog dal titolo originale, che ben descrive la personalità eclettica di chi lo ha formulato e ideato.
Laureata in Filosofia, impiegata presso la Pubblica Istruzione e editor per la casa editrice Letteratura Alternativa Edizioni, Domizia ha collaborato nella redazione di una rivista del settore automotive come intervistatrice e redattrice di articoli, come autrice di recensioni per Leggeremania, Cultura al Femminile, I-Libri. È autrice della silloge poetica “Nel ventre e nell’anima”, ha partecipato all’antologia “Storie sbagliate” e al progetto editoriale “Come l’aria”
Oggi ho il piacere di averla ospite su Oubliette Magazine per una chiacchierata fra autrici, fra recensore, fra amiche… fra Donne.
E.F.: Benvenuta, iniziamo a parlare di te in veste di blogger per passione. Come si è sviluppata l’idea del tuo spazio culturale?
Domizia Moramarco: Grazie, Emma. Blog sì, blog no… questo dilemma mi ha tormentato a lungo. Bisogna avere qualcosa da dire per aprire uno spazio tutto per sé, e io volevo farlo bene. Volevo entrare nel cuore dei lettori in punta di piedi, con discrezione e, allo stesso tempo, lasciando una impronta incancellabile, trasmettendo cioè la mia passione per i libri “a modo mio”. Provengo da una formazione umanistica, perciò per me la critica letteraria è un elemento peculiare per parlare di un libro, ma cerco di dosare spirito critico a una esposizione semplice dei concetti più complessi che lo studio letterario implica.
E.F.: Che tipo di blogger e, di conseguenza, di lettrice sei? Come ti relazioni con le opere, con l’analisi di esse e con il pubblico che ti segue?
Domizia Moramarco: Ancora oggi mi chiedo se come blogger io abbia una identità ben delineata, non ho attuato una vera a propria strategia e dovrei curare l’interazione con il pubblico puntando maggiormente sui social. Sono una blogger per passione che vorrebbe promuovere la lettura come antidoto a quei tormenti interiori che, soprattutto nell’epoca in cui viviamo, ci assalgono e non sappiamo definire.
Fondamentale per me è conoscere l’autore, le sue opere e, come già accennato, soprattutto la bibliografia critica. Mi piace sentirmi padrona della materia che manipolo, perciò spesso capita che prima mi informi sull’autore e sulle sue produzioni precedenti, nel caso di contemporanei, perché in questo modo posso cogliere eventuali fili conduttori che uniscono le opere e la relativa evoluzione stilistica. Di ogni scrittore mi piace indagare la propria identità, per questo ritengo importante confrontare più libri, e per ogni autore di solito leggo almeno un paio di libri, cominciando dalla sua opera prima. Un blogger, o un aspirante critico letterario, secondo me è come un sommelier, oltre al colore deve saper valutare limpidezza, consistenza e sapore di un vino, cogliendo come tutti questi elementi si armonizzino al palato. Ecco, un attento blogger, a mio parere, deve far decantare quanto letto, passare dall’emozione all’unione ragionata delle idee elaborate durante la lettura. C’è chi può pensare che in questo modo si perda il gusto della lettura di pancia, ma io intendo offrire una lettura ragionata sul libro, ecco perché le mie recensioni diventano spesso piccoli approfondimenti, che con riferimenti ad altri autori o a testi di critica letteraria e tematiche letterario-filosofiche, possano stimolare il pubblico a guardare la storia da altre angolazioni. Tornando a noi, continuavo sempre a procrastinare, sopraffatta dal timore di non riuscire a trasmettere con chiarezza il mio obiettivo, che quello che mi proponevo di fare fosse troppo ambizioso, poco diretto e rischiasse di annoiare. Nel frattempo, mi si è presentata anche la splendida opportunità della pubblicazione di una silloge di poesie dal titolo “Nel ventre e nell’anima”, che avevo scritto nel corso di un paio di anni, dal 2016 al 2018, per Letteratura Alternativa Edizioni, con la quale ho anche iniziato a collaborare come editor e per altri progetti, per ultimo podcast a tema in cui autori leggono i propri brani, inframmezzati da musiche e canzoni, sempre di autori della casa editrice, che è una vera e propria fucina di arte e letteratura. Devo ammettere che questa esperienza è servita a rompere il ghiaccio fra me e i lettori, essendo il libro stato pubblicato in crowdfunding, una formula che spinge inevitabilmente a mettersi in gioco, esperienza che mi ha insegnato a osare, a non avere paura di esporsi e a credere nelle mie competenze. Così, ho deciso di lanciarmi e, come dice la mia cara zia Grazia, ho scoperto che non è poi così male, si finisce sul morbido. Non ho più pensato e ho seguito il mio istinto e, con il supporto tecnico di mio marito, è stato pubblicato il mio atteso blog, dal nome “Mi libro in volo”, idea suggeritami dalla frase di Calvino che ho inserito come sottotitolo: “Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà”.
E.f.: Come è strutturato il tuo blog? In particolare, raccontaci delle recensioni ANIMAte.

Domizia Moramarco: “Mi libro in volo” prevede più categorie oltre alle recensioni di classici, narrativa, saggi e poesie: interviste agli autori, alle case editrici e da aprile anche ai librai d’Italia, approfondimenti, una sezione di racconti scritti di mio pugno e una sezione blog. In una notte d’estate, dopo aver terminato la lettura di un breve saggio di James Hillman “La giustizia di Afrodite”, è nata una nuova formula di scrivere recensioni, le recensioni ANIMAte, proprio dall’idea di fare Anima hillmaniana. In cosa consistono? Nel rendere vivo il protagonista del libro che, come su un palcoscenico, parla al pubblico in prima persona, enunciando, attraverso movenze e immagini, le idee del libro e le interpretazioni dell’autrice del blog. Questo succede quando, come in un processo alchemico, un testo trasforma una parte di me ed è proprio come se i personaggi mi conducessero per mano verso una nuova prospettiva, anche di me stessa. Dopo la lettura, mi sento diversa e ho l’urgenza di tirare fuori le sensazioni misteriose che prima non conoscevo. Ecco, questo è un caso di recensione scritta più di pancia, una sorta di calderone in cui poter gettare di tutto, anche un eventuale nuovo finale del libro. In questo caso, sento proprio che il libro letto mi ha fatto librare in volo.
E.F.: Qual è il tuo rapporto con i libri? Come scegli quelli da recensire? Cosa è definibile “letteratura”?
Domizia Moramarco: Non posso restare senza libri da leggere, è una esigenza vitale, come fare esercizio fisico al mattino per alcuni (non è il mio caso), è un obiettivo fisso quello di ficcare il naso in un testo e chiudere gli occhi sulla realtà circostante ed esplorare nuove dimensioni. Un libro può curarci, se lasciamo che esso ci trasporti in un mondo apparentemente lontano dal nostro, ma così vicino alla nostra parte umana, quella più fragile e desiderosa, al contempo, di comprendere perché affrontiamo un particolare momento o perché intendiamo informarci su una determinata tematica. Il mio intento è stato sempre quello di cercare di entrare nel vivo del libro e, attraverso le mie parole, farlo pulsare nel cuore e nella mente dei lettori, suggerendo nuove interpretazioni. Leggere dal latino significa raccogliere, quindi trasmettere, nel mio caso, l’idea che un libro possa essere r-accolto in diversi modi. Un libro parla a ogni lettore in maniera differente, a seconda dello stato d’animo del momento, delle esperienze vissute e delle conoscenze acquisite dalle precedenti letture.
Non sempre recensisco novità, ma libri pubblicati anni fa, di cui spesso non conoscevo neanche l’esistenza, proprio attraverso le ricerche cui mi hanno portato recensioni precedenti, esordienti che si propongono spontaneamente, libri pubblicati dalla casa editrice per la quale collaboro e poi capita anche che attenda impazientemente l’uscita di alcune pubblicazioni che mi fanno precipitare in libreria … al volo! Non sempre i casi editoriali si rivelano libri di qualità, ahimè, spesso conta più il personaggio che si cela dietro al prodotto e in questo caso non sempre vale il detto “purché si legga”, alla lettura bisogna educare, secondo me, solo in questo modo si sviluppa il pensiero critico, pur riconoscendo che per scrivere bestseller spesso occorre un certo talento. Purtroppo oggi difficilmente riesco a “catalogare” (ma io non sono nessuno per poterlo fare con autorità) un libro nella letteratura. So bene che del resto è sbagliato guardare con nostalgia ai libri del passato come capisaldi ed esempi che non torneranno, perché la società si evolve e con essa il linguaggio e di conseguenza lo stile e i generi (oggi siamo di fronte alla commistione di generi che spesso, ahimè, rischia anche di rendere la narrativa troppo seriale) e, oltretutto, molti scrittori del passato scrivevano su commissione e sottopagati, perciò non sempre si può parlare di elevati intenti artistici per un’opera che ha fatto la storia. Piuttosto capita di chiedermi perché faccia presa sul pubblico un determinato libro. C’è la “letteratura” di consumo che ha lo scopo di intrattenere, alleggerire attraverso l’evasione dalla pesantezza della quotidianità, ma in fondo mi piacerebbe che i lettori si chiedessero da dove nasce l’esigenza di volersi allontanare dalla propria realtà e se un libro soddisfi sinceramente tale intento.
Un libro, insomma, per essere definito “letteratura”, a mio modesto parere, oltre a essere correttamente scritto e ben strutturato, dovrebbe rispondere all’esigenza di porsi domande, di scoprire cosa si cela dietro determinati comportamenti vizi e manie umani, dovrebbe, insomma, attraverso uno stile personale, fare bene all’Anima, trasmettere una sensazione di benessere, farci sentire come quando, dopo un lungo viaggio di straniamento e di metamorfosi interiore, torniamo a casa, nel territorio congeniale al nostro Io più profondo, che diventa Noi universale.
Written by Emma Fenu
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