“L’immaginazione non è uno stato mentale” di Francesco Boer: l’immaginazione è l’esistenza umana stessa

“Scrittore seriale!” – è l’epiteto con cui prendo in giro Francesco Boer, l’autore di questo libro – Fontana Editore

L’immaginazione non è uno stato mentale

Simbologia, Massoneria, complottismo, interpretazione dei sogni, ufologia, e qualche nota di alchimia sono gli ingredienti di L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa, scritto da Francesco Boer, ed edito da Fontana Editore.

Il libro lascia stranito il lettore già dalle prime due righe della prefazione dell’editore sopra citata. Proseguendo nella lettura dopo la bizzarra prefazione, l’invito dell’autore è quello di accompagnare il lettore nella comprensione del simbolo, di come esso funziona e di come la mente umana lo percepisca più o meno distorto a seconda del contesto socio-culturale e storico.

Dall’occhio di Dio, ad alcune figure alchemiche, Boer più che sviscerare i simboli di cui parla, come anticipava nella prefazione, non si espone a darne una sua interpretazione o contestualizzazione, e si rifà a una mera citazione di Jung, Freud, e Guenon, commiste a trascrizioni di sogni e cultura cinematografica dell’autore che si aiuta con film come Matrix per esplicare alcuni concetti.

Appurato che il contenuto del libro, che si legge facilmente in un pomeriggio, non va ad aggiungere niente a quanto si può facilmente trovare con una ricerca su Google, o ad essere approfondito leggendo direttamente gli autori citati, confesso di aver avuto una certa difficoltà nel capire l’intento dell’autore, e ho deciso di raccogliere maggiori informazioni prima di tutto su Francesco Boer e sui suoi scritti. Ecco quanto emerso:

“Francesco Boer è ragioniere ed alchimista, scrittore, falso profeta, poeta e ciarlatano. Vive a ridosso del confine fra realtà e fantasia, e per guadagnarsi da vivere fa il contrabbandiere: di notte esporta di nascosto le regole della ragione nel regno dell’immaginazione, mentre di giorno riporta indietro alla civiltà degli uomini i colori dei sogni.”  – Il giardino dei libri

“Dopo essersi diplomato con il massimo dei voti all’Istituto Tecnico Commerciale di Staranzano (GO), intraprende un vagabondaggio di quattro anni, che lo porterà ad attraversare l’intera Europa. È proprio durante uno dei suoi burrascosi viaggi che Francesco impara l’arte della magia ed i segreti più profondi delle scienze esoteriche, anche se la vera identità del suo maestro rimane tuttora un segreto. Dal 2005 Francesco presta servizio alla corte del Re di Svezia in qualità di santo della Chiesa Cattolica, ma nel 2007 viene scoperto ed è costretto a fuggire. Dal 2008 al 2012 ha vinto a più riprese sia il premio Strega che il premio Bancarella, usando però di volta in volta un differente pseudonimo. Parla fluentemente sette lingue, anche se spesso i suoi interlocutori non lo capiscono. Nel curriculum di Francesco, inoltre, non manca l’arte figurativa: è infatti uno dei più noti scultori di burro a livello europeo. Nel 2012 ha pubblicato con l’Editore Mursia “Ufficio Magico”, un libro sulla magia aziendale, al tempo stesso un manuale di incantesimi ed un romanzo. Con la magia aziendale è possibile gestire lo stress lavorativo ed avere una marcia in più per fare carriera; ma è anche un potente strumento per la crescita personale e spirituale. Sempre nel 2012, con le Edizioni Segno, è uscito il libro “Guerra alla Dea Madre”: è la storia di un soldato americano che si ritrova catapultato in Macedonia, in quella che credeva essere una normale missione di peacekeeping, ma che si rivelerà gradualmente essere una sanguinaria ed onirica caccia alle streghe.” Macrolibrasi

Dopo queste definizioni, pongo l’attenzione su una citazione dal libro di Boer riguardo all’immagine del Viandante del libro L’Atmosphere di Camille Flammarion, risalente alla fine del 1800:

“Il viandante si è spinto lontano dalle terre abitate, inerpicandosi sulla parete scoscesa di un monte. È salito così tanto da raggiungere il cielo, riuscendo persino a sbirciare cosa c’è oltre. L’orizzonte non è un luogo fisico, ma un limite a cui tendere.” – Francesco Boer

Francesco Boer

Se trasponiamo nell’arte tardo medievale il tema, non posso non associarlo al Trittico del Carro di Fieno di Hieronymus Bosch.

Il quadro merita di essere attenzionato per le analogie con la figura del Viandante citato da Boer: nei pannelli laterali chiusi è dipinta un’unica rappresentazione: si tratta di un personaggio che si incammina solitario mentre intorno a lui succedono vari “fattacci” come la rapina di un viandante, un’impiccagione, sullo sfondo, tra simboli di peccato e di morte.

L’uomo impugna un bastone col quale scaccia un cane rabbioso. Si tratta di un viandante che si incammina sulla via dell’esistenza, resistendo alle lusinghe dei peccati e guardandosi dalle malvagità e dalle tentazioni, come la coppia di pastori che balla alla musica di un corno suonato da un compare, simboleggiante la lussuria.

Ma se apriamo il pannello, la rappresentazione della Vanità, come testimonia la coda di pavone di cui è provvista, suona una tromba, sottile prolungamento del suo stesso naso/proboscide, la quale, con la sua dolce musica, rappresenta l’adescamento suadente al peccato, appollaiata sopra il Carro di Fieno che marcia irrefrenabile verso l’Inferno, nel pannello centrale del Trittico.

L’impressione generale, è che ci fosse più il desiderio di pubblicare un altro libro, che di sbirciare oltre l’orizzonte e contemplare gli astri.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.