Selfie & Told: citySwell racconta il primo EP “Travels”

“Cozy walking to the train while the buzz is taking its time./ Routine checklist of my life, it’s crazy how fast these years have passed by./ Melbourne seems to’ve been a dream/ full of souvenirs followed by resolve and beers./ I’ll try my best ‘cause I care/ I’ll try my best ‘cause I care./ Falling again, falling again/ […]”  – “Resolve and Beers”

citySwell – Photo by Tommaso Simonetta

Ciao, sono Thomas Casotto in arte citySwell. Cantante e chitarrista nato e cresciuto in provincia di Varese ma da qualche tempo ormai, “fagocitato” dalla città di Milano.

Il 10 aprile 2018 è uscito, per etichetta IMass Music Group / FallDam Recordings (Rotterdam, Olanda) il mio primo EP intitolato “Travels”.

Disco prodotto da quella super squadra di amici che è “il Faro Studio”. Ovvero, Luca Ferrari, Lucantonio Fusaro e Claudio Piperissa (gli ultimi due rispettivamente, voce e chitarra dei MasCara). Lo trovate su tutti i digital store e piattaforme di streaming varie, se vi va di dargli un’ascoltata e darmi un parere fa sempre un gran piacere!

3, 2, 1… ecco la mia Selfie & Told!

 

c.: Ciao Thomas, suonerà un po’ scontata ma è comunque una domanda doverosa. “citySwell”, come mai la scelta di questo nome?

citySwell: Tutto è nato dal fatto che la città e l‘oceano (lo swell è il gonfiore delle onde in slang surfistico) sono ciò che maggiormente mi hanno influenzato negli ultimi dieci anni. In maniera un po’ metaforica se vogliamo, la città ha un proprio swell. Le ondate culturali, sociali, gli eventi, la musica, le tendenze. Tutto si mischia in un grande, frenetico, affascinante melting pot.

 

c.: A questo punto, perché “Travels” come nome dell’EP? Non parlerà proprio di questa tua ultima decade passata tra palazzi e onde!?

citySwell: Ebbene sì, sei davvero una persona perspicace, complimenti! Ho voluto riassumere in questo disco le sensazioni provate durante la permanenza in luoghi lontani e carismatici, capaci di cambiarti e lasciarti qualcosa dentro. Stati Uniti, isole Canarie, Marocco, l’Australia. Quest’ultima è citata in più di un brano. Una vera e propria esperienza “on the road” durata un anno che mi ha lasciato moltissimo a livello umano. Mi sembrava doveroso incidere da qualche parte le emozioni ed i ricordi legati a questi viaggi. Melbourne poi, mi ha dato moltissimo, così come sta succedendo ora con Milano.

 

c.: In un momento storico in cui nel panorama nostrano il cantato in italiano la fa da padrone e sembra si stia prendendo una bella rivincita nei confronti di tutto quel sound di matrice anglo-americana che per decenni ha avuto il predominio, come mai la scelta di cantare in inglese?

Travels – citySwell

citySwell: Non è una scelta. Semplicemente sono nato e cresciuto ascoltando musica prevalentemente americana, inglese e nord europea, in cui il cantato era sempre e comunque in inglese. Tutta la scena punk e alternative dei cataloghi Sub Pop, Fat-Wreck, Epitaph, Burning Heart Records ecc. Ad esempio… non ho mai avuto veri e propri riferimenti italiani. Oltretutto, potrà suonare un po’ presuntuoso, ma ritengo che oggi, con le opportunità offerte dalla rete, sia un po’ riduttivo limitarsi all’italiano. Con l’inglese si ha la possibilità di poter arrivare a molta più gente.

 

c.: Il tuo sound però non è così estremo come lo è buona parte della musica prodotta dalle etichette che hai citato…

citySwell: In passato avevo un progetto punk rock/hardcore. Apprezzo sempre e comunque le sonorità ruvide e veloci di punk e affini. È una scena che amo e frequento ancora. Allo stesso tempo, ho sempre subito moltissimo anche il fascino del rock di stampo più pop. La sua capacità di arrivare con facilità alla gente ed imprimertisi in testa con facilità grazie ai riff di chitarra. Amo il pop, non me ne vergogno. Quando è fatto bene non lo ritengo meno nobile di altri generi ritenuti più colti o impegnati. In “Travels” infatti, puoi trovare una vera commistione di pop, rock, punk, folk e soul. Ascolto molta musica di diversi generi e cerco di non farmi condizionare troppo dai cliché.

 

c.: Dici che con l’inglese è più semplice uscire dai confini del bel paese. Hai piani per delle date estere?

citySwell: Al momento nulla di certo sulla carta, però la mia attuale etichetta è di Rotterdam e insieme stiamo cercando di lavorare a delle date estere. L’estate scorsa abbiamo suonato in un festival a Zurigo, il Beach Battle Festival. È stata una bella esperienza. Mi piacerebbe molto portare la mia musica al di fuori dei confini italiani facendo un mini tour, prima o poi.

 

c.: Hai parlato delle tue influenze passate. Oggi invece cosa gira in “heavy rotation” sul tuo Spotify?

citySwell

citySwell: Negli ultimi due anni, grazie anche a Lucantonio e Luca Ferrari, il mio braccio destro in citySwell (co-produttore, bassista, sequenze e tanta pazienza) ho scoperto il mondo del new soul e la nuova scuola blues. Artisti come Michael Kiwanuka, Rag ‘n’ Bone, Curtis Harding, Sampha, James Vincent McMorrow. Credo che un po’ questi ascolti abbiano in un certo qual modo influenzato anche la scrittura di “Travels”.

 

c.: Ok, chiudiamo con un classicone. Quali sono i progetti per il futuro di citySwell?

citySwell: Una domanda classica esige una risposta altrettanto classica. Sicuramente suonare live il più possibile. In lungo e in largo. Alla fine è questo il vero significato del fare musica. Che senso avrebbe scrivere musica se poi non si ha modo di farla sentire alla gente? Quindi, suonare, suonare, suonare. Promuovere “Travels” per almeno un altro anno e poi lavorare al prossimo capitolo. Chissà dove ci porterà la marea! Noi intanto settiamo al meglio le vele. See you later!

 

Tonight’s feelings are coming over us at last./ All the lights are fading, waiting for the tide to come./ When the night is on fire, we feel its grace and every place is a part of us./ When the night is on fire, you can dare the pain of this my thorny heart./ […]– “On Fire”

 

Written by citySwell

 

 

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