Oscar 2018: L’aria che tira – Predizioni sulle future nomination #3
Mancano 55 giorni alla 90esima Notte degli Oscar, 16 all’annuncio delle nomination. Seguendo la scia tracciata esattamente un mese fa, aggiorniamo i dati forniti dalle fonti “attendibili, specializzate e autorevoli” su cui abbiamo scelto di fare affidamento, ovvero AwardsCircuit, l’Hollywood Reporter (di Scott Feinberg), GoldDerby e AwardsWatch.

Alle porte l’annuncio dei vincitori ai Golden Globe, la cui cerimonia si tiene oggi stesso, tentiamo di costruire un panorama che possa quanto più assomigliare a quello venturo, continuando ad accarezzare i nomi e i titoli sulle cui plurime candidature varrebbe la pena di scommettere.
Muoviamo dunque da un primo elenco di lungometraggi composto esclusivamente dai cosiddetti “frontrunners”, i “capilista” presentati da ognuna delle pagine sopracitate: si tenga presente che una “categoria” la si intende sdoppiata qualora vi siano due distinte nomination coinvolte, in presenza ad esempio di due attori, entrambi pronosticati, che recitino nello stesso film (ma non invece di due produttori o piuttosto tecnici del suono per lo stesso film, chiaramente).
- 14 potenziali categorie – “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (di Guillermo del Toro);
- 9 potenziali categorie – “Dunkirk” (di Christopher Nolan) e “The Post” (di Steven Spielberg);
- 8 potenziali categorie – “Chiamami col tuo nome” (di Luca Guadagnino);
- 7 potenziali categorie – “L’ora più buia” (di Joe Wright), “Scappa – Get Out” (di Jordan Peele) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (di Martin McDonagh);
- 6 potenziali categorie – “Blade Runner 2049” (di Denis Villeneuve), “Lady Bird” (di Greta Gerwig) e “Mudbound” (di Dee Rees);
- 5 potenziali categorie – “I, Tonya” (di Craig Gillespie) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (di Rian Johnson);
- 4 potenziali categorie – “Il filo nascosto” (di Paul Thomas Anderson) e “The Florida Project” (di Sean Baker).
Rispetto al mese di dicembre, è facile osservare come siano crollate le aspettative rivolte agli ora assenti “La bella e la bestia” (di Bill Condon) e “The Big Sick” (di Michael Showalter), riorientate come ipotizzato verso l’ottavo capitolo del franchise fantascientifico, tornato in classifica al pari di “The Florida Project”.
Inoltre, va segnalata una certa rinnovata fiducia accordata a “Scappa – Get Out” (salito da 4 a 7 categorie) e “Mudbound” (salito da 4 a 6), mentre sembrerebbe frenato l’entusiasmo rivolto a “L’ora più buia” (sceso da 10 a 7). Senza dubbio sarebbe un evento memorabile, ma rimane assai improbabile, che un horror (per quanto sui generis) riceva dall’Academy tante attenzioni.
Restano stabilissimi “Dunkirk”, “Chiamami col tuo nome”, “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e “Blade Runner 2049”; “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” si è svegliato dal sogno di poter fare incetta di tutti e 8 i premi tecnici, essendo stato escluso dalla shortlist di trucco e acconciatura. Per questo tipo di categorie ci aspettiamo in ogni caso da 3 a 5 protagonisti quasi assoluti, vale a dire le fatiche di del Toro, Johnson, Nolan, Villeneuve e Wright.
Poniamo subito a confronto un’altra lista che attinga stavolta al bacino più ampio dei “contendenti”: fanno la loro improvvisa comparsa “Wonder Woman” di nuovo con 8 settori coinvolti, “The Greatest Showman” e “Vittoria e Abdul” con 6, “La bella e la bestia”, “Coco”, “Detroit”, “La stanza delle meraviglie” e il novello “Tutti i soldi del mondo” con 5, “The Big Sick”, “The War – Il pianeta delle scimmie” e “Wonder” con 4, tutti titoli assenti pocanzi.

Rispetto alle settimane passate va comunque segnalato che si profilano sempre più rosei gli auspici in merito a “Scappa – Get Out” (che volendo si allargherebbe a ben 9 campi differenti), “The Florida Project” e “Vittoria e Abdul”, mentre al contrario perde tre posizioni “The Greatest Showman”, due “Il filo nascosto”, “Lady Bird”, “La bella e la bestia” e “Detroit”. Precipitano fuori dalla classifica “Downsizing” (di Alexander Payne), “Last Flag Flying” (di Richard Linklater) e “La ruota delle meraviglie” (di Woody Allen).
Non si son mossi “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (in ragione della presenza ancora valida di Michael Shannon), “The Post”, “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, per l’appunto “Wonder Woman”, “Coco”, “La stanza delle meraviglie” e “The Big Sick”. Comparando la lista dedotta dai frontrunners con la seconda, appaiono evidenti le lievitazioni de “L’ora più buia” (da 7 a 12 categorie), “Blade Runner” (da 6 a 10), “Il filo nascosto” (da 4 a 8), “Mudbound” (da 6 a 9), “I, Tonya” e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (da 5 a 8) e “The Florida Project” (da 4 a 7).
- 15 potenziali categorie – “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (di Guillermo del Toro);
- 12 potenziali categorie – “L’ora più buia” (di Joe Wright);
- 11 potenziali categorie – “Dunkirk” (di Christopher Nolan) e “The Post” (di Steven Spielberg);
- 10 potenziali categorie – “Blade Runner 2049” (di Denis Villeneuve) e “Chiamami col tuo nome” (di Luca Guadagnino);
- 9 potenziali categorie – “Mudbound” (di Dee Rees), “Scappa – Get Out” (di Jordan Peele) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (di Martin McDonagh);
- 8 potenziali categorie – “Il filo nascosto” (di Paul Thomas Anderson), “I, Tonya” (di Craig Gillespie), “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (di Rian Johnson) e “Wonder Woman” (di Patty Jenkins);
- 7 potenziali categorie – “The Florida Project” (di Sean Baker) e “Lady Bird” (di Greta Gerwig);
- 6 potenziali categorie – “The Greatest Showman” (di Michael Gracey) e “Vittoria e Abdul” (di Stephen Frears);
- 5 potenziali categorie – “La bella e la bestia” (di Bill Condon), “Coco” (di Lee Unkrich e Adrian Molina), “Detroit” (di Kathryn Bigelow), “La stanza delle meraviglie” (di Todd Haynes) e “Tutti i soldi del mondo” (di Ridley Scott);
- 4 potenziali categorie – “The Big Sick” (di Michael Showalter), “The War – Il pianeta delle scimmie” (di Matt Reeves) e “Wonder” (di Stephen Chbosky).
Concluso questo doveroso preambolo, ne usciamo senz’altro agevolati all’ingresso di un’analisi più dettagliata che enucleerà una per una le peculiarità di ogni categoria. Andiamo a trattare di…
Miglior film

Saranno 10, saranno 9, saranno 8…? A parere di chi scrive fra i 341 ritenuti eleggibili ce ne sarà pur una decina che meriti tale riconoscimento; se dovessero malauguratamente ridursi a 8, questi, con gran probabilità in quanto sempre inclusi in 4 top 10, saranno “Chiamami col tuo nome” (atteso nelle nostre sale dal 25 gennaio, distribuito dalla Sony Pictures Classics; produttori Emilie Georges, il regista Luca Guadagnino, James Ivory, Howard Rosenman e Peter Spears), “Dunkirk” (distribuito dalla Warner Bros.; produttori Christopher Nolan ed Emma Thomas, già nominati per “Inception”), il nuovamente favorito “The Florida Project” (dall’1 febbraio in sala, distribuito dalla A24; produttori il regista Sean Baker, Chris Bergoch, Kevin Chinoy, Andrew Duncan, Alex Saks, Francesca Silvestri, Shih-Ching Tsou), “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (dal 14 febbraio in sala, distribuito dalla Fox Searchlight Pictures; produttori J. Miles Dale e il regista Guillermo del Toro), “Lady Bird” (da noi a partire dal 19 aprile, distribuito dalla A24; produttori Eli Bush, Evelyn O’Neill e Scott Rudin), “The Post” (che potremo vedere dal 1° febbraio, distribuito dalla 20th Century Fox; produttori Kristie Macosko Krieger, Amy Pascal e il regista Steven Spielberg), il beniamino da pole position dell’Hollywood Reporter e AwardsWatch “Scappa – Get Out” (distribuito dalla Universal Pictures; produttori Jason Blum, Edward H. Hamm Jr., Sean McKittrick e il regista Jordan Peele), e infine “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (in sala dall’11 gennaio, distribuito dalla Fox Searchlight Pictures; produttori Graham Broadbent, Peter Czemin e il regista Martin McDonagh).
Con 3 top 10 a favore, il nono posto se lo prenderebbe “L’ora più buia” (da noi atteso per il 18 gennaio, distribuito dalla Focus Features; produttori Tim Bevan, Lisa Bruce, Eric Fellner, Anthony McCarten e Douglas Urbanski). A completare la selezione starebbero “The Big Sick” (distribuito dagli Amazon Studios; produttori Judd Apatow e Barry Mendel) oppure “Mudbound” (distribuito da Netflix; produttori Carl e Sally Jo Effenson, Cassian Elwes, Charles King, Christopher Lemole, Kom Roth e Tim Zajaros).
La decima posizione discordante è quella attribuita dall’Hollywood Reporter ad “I, Tonya” (previsto nelle sale italiane a partire dal 22 marzo, distribuito dalla NEON; produttore Steven Rogers). Chi resterà a bocca asciutta sarà innanzitutto “Il filo nascosto” (atteso per il 22 febbraio), seguito da “Wonder Woman”; e ancora “Blade Runner 2049” e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” suggeriti AwardsCircuit, “Molly’s Game” (da noi il 12 aprile) dell’Hollywood Reporter e “Logan” di GoldDerby.
Miglior regista

Due le personalità su cui non nutrire alcun dubbio: Guillermo del Toro per “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (sempre primo o secondo in classifica) e Steven Spielberg per “The Post”. Già, perché qualche critico sospettoso non è convinto che l’Academy conceda a Christopher Nolan la sua prima candidatura in veste di regista per “Dunkirk”, nonostante rimanga al pari di Greta Gerwig (“Lady Bird”) fra i maggiori sfidanti. 2 poi le top 5 a sostegno del prodigioso Jordan Peele di “Scappa – Get Out”.
Qualora la cinquina non si rivelasse esattamente così formata, subentrerebbero nell’ordine Martin McDonagh (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, collocato in seconda posizione da AwardsCircuit) e Dee Rees (“Mudbound”, addirittura esclusa però dalla top 10 di Scott Feinberg). Sean Baker e il suo “The Florida Project” si trovano quinti nell’Hollywood Reporter, esclusi dalla top 10 di GoldDerby, dove invece è preferito il nostro Luca Guadagnino (“Chiamami col tuo nome”), a dire il vero alquanto retrocesso nel corso di queste ultime settimane.
A Joe Wright (“L’ora più buia”) e all’ultimo arrivato Ridley Scott (“Tutti i soldi del mondo”) vanno due voti a favore, mentre restano chiaramente confinati Paul Thomas Anderson (“Il filo nascosto”, proposto al decimo posto da Scott Feinberg) e Patty Jenkins (“Wonder Woman”, stessa performance in GoldDerby).
Miglior attore protagonista
Con Gary Oldman sempre in testa grazie a “L’ora più buia”, i principali sfidanti sono Daniel Day-Lewis de “Il filo nascosto” e il sempre più convincente Timothée Chalamet di “Chiamami col tuo nome”; subito dopo, presente in 3 top 5, viene il volto maschile di “The Post”, Tom Hanks. Non è affatto da escludere che completi la cinquina l’irrequieto James Franco di “The Disaster Artist” (da noi a partire dal 22 febbraio).
Terzo per AwardsWatch si distingue il fortunato Daniel Kaluuya (“Scappa – Get Out”), quarto per AwardsCircuit Denzel Washington, che con “Roman J. Israel, Esq.” rientra improvvisamente nei giochi. Pressoché nulle le speranze di veder coinvolti nell’ordine Jake Gyllenhaal (“Stronger”), l’ottimo Robert Pattinson di “Good Time”, il Christian Bale di “Hostiles” (dall’1 marzo nelle nostre sale) avanzato da AwardsCircuit, il Jamie Bell di “Film Stars Don’t Die in Liverpool” proposto da Feinberg, James McAvoy (“Split”) e, a sorpresa citato, Javier Bardem (“madre!”) di GoldDerby, e per concludere gli inattesi Chadwick Boseman di “Marshall” e Jacob Tremblay di “Wonder” immaginati da AwardsWatch.
Miglior attrice protagonista

Per questa categoria possiamo azzardare una previsione con buon margine di sicurezza: le candidate saranno Sally Hawkins (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”), Frances McDormand (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), Margot Robbie (“I, Tonya”), Saoirse Ronan (“Lady Bird”) e Meryl Streep (“The Post”).
Non ci aspetteremo perciò, nell’ordine, alcuna Jessica Chastain (“Molly’s Game”), Judi Dench (“Vittoria e Abdul”), Emma Stone (“La battaglia dei sessi”), Michelle Williams (“Tutti i soldi del mondo”) o Kate Winslet (“La ruota delle meraviglie”), né tanto meno Annette Bening (“Film Stars Don’t Die in Liverpool”) o Gal Gadot (“Wonder Woman”), ipotizzate nell’Hollywood Reporter, o ancora Daniela Vega (“Una donna fantastica”) o la nuova arrivata Salma Hayek di “Beatriz at Dinner”, posizionate in coda rispettivamente da GoldDerby e AwardsWatch.
Miglior attore non protagonista
Tre le personalità che non mancheranno all’appuntamento: sono quelle di Willem Dafoe (“The Florida Project”), sempre primo, Sam Rockwell (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), sempre secondo, e Richard Jenkins (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”). Con 3 top 5 a sostegno, nutre buone probabilità anche Woody Harrelson (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), seguito dal sostituto di Kevin Spacey Christopher Plummer in “Tutti i soldi del mondo” e da Armie Hammer (“Chiamami col tuo nome”). Da segnalare quindi che GoldDerby nella sua classifica pone quarto Michael Stuhlbarg (“Chiamami col tuo nome”).
È lecito supporre a questo segno che non sentiremo parlare di Steve Carell (“La battaglia dei sessi”), Jason Mitchell (“Mudbound”), Ray Romano (“The Big Sick”) e Mark Rylance (“Dunkirk”), né tantomeno di Sebastian Stan (“I, Tonya”, decimo nell’Hollywood Reporter), Harrison Ford (“Blade Runner 2049”, d’un tratto comparso in GoldDerby) e Michael Shannon (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”, nono in AwardsWatch).
Miglior attrice non protagonista

Bene o male la fa sempre da padrone il sestetto composto, nell’ordine, da Allison Janney (“I, Tonya”) e Laurie Metcalf (“Lady Bird”), sempre prime o seconde, Hong Chau (“Downsizing”, atteso per il 25 gennaio), Holly Hunter (“The Big Sick”), Mary J. Blige (“Mudbound”) e Octavia Spencer (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”).
Improbabile che riesca a spuntarla anche una sola fra l’inaspettata Tiffany Haddish de “Il viaggio delle ragazze” (dal 5 aprile in sala), la svalutate Lesley Manville de “Il filo nascosto” e Melissa Leo di “Novitiate”, Catherine Keener (“Scappa – Get Out”), Julia Roberts (“Wonder”), Kristin Scott Thomas (“L’ora più buia”) e Bria Vinaite (“The Florida Project”, quest’ultima appoggiata ormai dal solo Feinberg).
Miglior sceneggiatura originale
Salvo repentini mutamenti d’opinione, in cinquina dovremmo trovare perlomeno “Lady Bird” (Greta Gerwig), “Scappa – Get Out” (Jordan Peele) e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (Martin McDonagh); a questi si aggiungerebbe quasi certamente “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (Guillermo del Toro e Vanessa Taylor), seguito o da “The Big Sick” (Emily V. Gordon e Kumail Nanjani) o da “The Post” (Liz Hannah e Josh Singer). Incognita di rilievo è “The Florida Project” (Sean Baker e Chris Bergoch), rientrato in competizione piazzandosi al quarto posto in AwardsCircuit me restando assente dalla top 10 di GoldDerby.
Difficile così l’ammissione, nell’ordine, per “L’ora più buia” (Anthony McCarten), “Il filo nascosto” (Paul Thomas Anderson), “I, Tonya” (Steven Rogers), “Dunkirk” (Christopher Nolan) e pure per “Downsizing” (Alexander Payne e Jim Taylor, quest’ultimo avanzato ancora solo da GoldDerby).
Miglior sceneggiatura non originale
Lo zoccolo duro resta costituito da “Chiamami col tuo nome” (James Ivory), sempre primo o secondo, “The Disaster Artist” (Scott Neustadter e Michael H. Weber), “Molly’s Game” (Aaron Sorkin) e “Mudbound” (Dee Rees e Virgil Williams). Se “Last Flag Flying” è stato dalle fonti unanimemente abbandonato, ne ha tratto netto vantaggio “Wonder” (Stephen Chbosky, Steve Conrad e Jack Thorne), che potrebbe al massimo essere scalzato da “Vittoria e Abdul” (Lee Hall), quarto per AwardsCircuit ma assente nella top 10 di AwardsWatch.
Deboli le chance, nell’ordine, per il novello “Tutti i soldi del mondo” (David Scarpa), “Wonder Woman” (Jason Fuchs, Allan Heinberg e Zack Snyder), “L’inganno” (Sofia Coppola), “Logan” (Scott Frank, James Mangold e Michael Green) e “La stanza delle meraviglie” (Brian Selznick), oltre che per “Hostiles” (Scott Cooper, entrato nella classifica di AwardsCircuit), “Civiltà perduta” (James Gray), “Film Stars Don’t Die in Liverpool” (Matt Greenhalgh, proposto da Feinberg) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Rian Johnson), avanzati da AwardsWatch.
Miglior film d’animazione

Abbiamo facoltà di prevedere una cinquina tutta anglofona (non però strettamente americana): non piove sul costantemente primo “Coco” (di Lee Unkrich e Adrian Molina, produttrice Darla K. Anderson; Pixar), sul sempre secondo o terzo “The Breadwinner” (di Nora Twomey, produttori Angelina Jolie, Anthony Leo, Tomm Moore, Jordan Peele, Andrew Rosen, Paul Young; Gkids) e su “Loving Vincent” (di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, produttori Sean M. Bobbitt e Ivan Mactaggart; Odra Film).
Allo stesso modo paiono abbastanza affidabili prima “Lego Batman – Il Film” (di Chris McKay, produttore Roy Lee; Warner Bros. Animation), poi “Ferdinand” (di Carlos Saldanha, produttori Bruce Anderson e Lori Forte; Blue Sky), anche se escluso da due fonti.
Quarto per AwardsCircuit ma incluso in top 10 solo da Scott Feinberg si distingue ancora “La jeune fille sans mains” (aka “The Girl Without Hands”, di Sébastian Laudenbach, produttore Jean-Christophe Soulageon; Les Films Sauvages/Les Films Pelléas); quarto per l’Hollywood Reporter ma escluso da GoldDerby è invece “Cars 3” (di Brian Fee, produttore Kevin Reher; Pixar); quinto per AwardsWatch ma incluso in top 10 solo da GoldDerby si qualifica “Baby Boss” (di Tom McGrath, produttrice Ramsey Ann Naito; DreamWorks).
Risulta assai improbabile che vediamo coinvolti nell’ordine “Cattivissimo Me 3” (di Kyle Balda, Pierre Coffin ed Eric Guillon, produttori Janet Healy e Christopher Meledandri; Illumination Entertainment), “Capitan Mutanda” (di David Soren, produttori Mireille Soria e Mark Swift; DreamWorks), “Meari to majo no hana” (aka “Mary and the Witch’s Flower”, di Hiromasa Yonebayashi, produttori Yoshiaki Nishimura e Geoffrey Wexler; Toho) e “In questo angolo di mondo” (di Sunao Katabuchi, produttori Tarô Maki e Masao Maruyama; Mappa/Genco).
Abbandonino le speranze specialmente il titolo proposto da AwardsCircuit, “Le Grand Méchant Renard et autres contes…” (aka “The Big Bad Fox and Other Tales…”, di Patrick Imbert e Benjamin Renner, produttori Damien e Didier Brunner e Vincent Tavier; StudioCanal), quelli scelti dal solo Feinberg, ossia “Psiconautas, los niños olvidados” (aka “Birdboy: The Forgotten Children”, di Pedro Rivero e Alberto Vázquez, produttore Luis Tosar; Abrakan Estudio/ZircoZine) e “Ethel & Ernest” (di Roger Mainwood, produttrici Camilla Deakin e Ruth Fielding; British Film Institute), nonché il decimo in AwardsWatch “Window Horses: The Poetic Persian Epiphany of Rosie Ming”, il quale è andato a sostituire di “Gli eroi del Natale” (di Timothy Reckart).
Miglior film straniero
6 (su 9) titoli inclusi nella shortlist erano stati predetti dalle nostre fonti, anche se solo 4 con una certa sicurezza condivisa: questa non riguardava ad esempio “Foxtrot” (di Samuel Maoz; Israele), diversamente dai più chiacchierati “Una donna fantastica” (di Sebastián Lelio; Cile), e “Loveless” (di Andrej Zvjagincev aka Andrey Zvyagintsev; Russia).

Si affianca a questo rinnovato trio di unanimi top 5 “The Square” (di Ruben Östlund; Svezia), seguito da “L’insulto” (di Ziad Doueiri; Libano) e “Oltre la notte” (di Fatih Akin, dal 1° marzo nelle nostre sale; Germania).
Sulla candidatura di “Inxeba” (aka “The Wound”, di John Trengove; Sudafrica) scommette solo AwardsWatch, mentre nessuno punta sui due titoli più inaspettati, il delizioso e crudo ad un tempo “Corpo e anima” (di Ildikó Enyedi; Ungheria) e “Félicité” (di Alain Gomis; Senegal). Come certamente i lettori sapranno, l’Italia non è resistita al setaccio, avendo presentato “A Ciambra” di Jonas Carpignano.
Miglior film documentario
Prima della scrematura avvenuta con l’annuncio della shortlist di 15 titoli (da cui è risultato escluso pure “Al di qua” di Corrado Franco), nessuno nutriva dubbi su “Jane” (di Brett Morgen, produttori Bryan Burk, Tony Gerber, Brett Morgen e James A. Smith), ancor oggi qualificatosi costantemente primo o secondo nelle liste consultate; quasi tutti erano dell’avviso opposto riguardo “Visages, villages” (di JR e Agnès Varda, produttrice Rosalie Varda, nelle nostre sale dal 1° marzo), ora sempre secondo o terzo in classifica.
3 top 5 sono al momento abitate da “City of Ghosts” (di Matthew Heineman, anche produttore), dall’inaspettato “De sidste mænd i Aleppo” (aka “Last Man in Aleppo”, di Firas Fayyad, Steen Johannessen e Hasan Kattan, produttori Kareem Abeed e Soeren Steen Jespersen) e da “Strong Island” (di Yance Ford, produttori Joslyn Barnes, Yance Ford ed Esther Robinson).
Il sesto incomodo potrebbe rivelarsi “Icarus” (di Bryan Fogel, produttori Dan Cogan, David Fialkow, Bryan Fogel, Jim Swartz e Tessa Treadway) o magari “Long Strange Trip” (di Amir Bar-Lev, produttori Alex Blavatnik, Ken Dornstein, Eric Eisner, Nick Koskoff e Justin Kreutzmann).
Qualora vacasse ancora un posto, si farebbero avanti “Human Flow” (di Ai Weiwei, produttori Heino Deckert, Ai Weiwei e Chin-Chin Yap) e “Let It Fall: Los Angeles 1982-1992” (di John Ridley, produttori Jeanmarie Condon e Melia Patria), seguiti da “Chasing Coral” (di Jeff Orlowski, produttori Jeff Orlowski e Larissa Rhodes), “Ex Libris: New York Public Library” (di Frederick Wiseman) e “One of Us” (di Heidi Ewing e Rachel Grady, anche produttori).
Presso il solo Awards Circuit resta “Una scomoda verità 2” (di Bonni Cohen e Jon Shenk, produttori Richard Berge, Jeff Skoll e Diane Weyermann). Nessuna voce accoglie i restanti “Abacus: Small Enough to Jail” (di Steve James) e “Unrest” (di Jennifer Brea).
Miglior colonna sonora

In testa alla competizione si collocano come prevedibile Alexandre Desplat (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”), sempre primo o secondo, John Williams (“The Post”) e Hans Zimmer (“Dunkirk”), subito tallonati da Jonny Greenwood (“Il filo nascosto”) e Dario Marianelli (“L’ora più buia”). Si fanno così più nebulosi i destini del secondo Williams di “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”, quarto secondo Feinberg, e di Thomas Newman (“Vittoria e Abdul”), quinto per AwardsCircuit ma al tempo stesso escluso da GoldDerby.
Ci rimetteranno quasi sicuramente anzitutto Benjamin Wallfisch e Hans Zimmer (“Blade Runner 2049”), Michael Giacchino (“Coco”) e doppiamente Carter Burwell (“La stanza delle meraviglie” e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), quindi James Newton Howard (“Detroit”, incluso da Feinberg), Rupert Gregson-Williams (“Wonder Woman”, scelto da GoldDerby) e il finora insospettato Tamar-kali (“Mudbound”, avanzato da AwardsWatch).
Miglior canzone
Decisamente meno omogenea la situazione riguardante le brevi composizioni cantate: l’unico titolo che sicuramente verrà incluso è “Stand Up for Something” (da “Marshall”), musica e testo di Diane Warren e Common. Stando alle medie si avvicinano alla statuetta “Evermore” (da “La bella e la bestia”), musica di Alan Menken, testo di Tim Rice, e “Remember Me” (da “Coco”), musica e testo di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez; vengono quindi “It Ain’t Fair” (da “Detroit”), musica e testo dei The Roots, “Mighty River” (da “Mudbound”), musica e testo di Mary J. Blige, Raphael Saadiq e Taura Stinson, “The Mistery of Love” (da “Chiamami col tuo nome”), musica e testo di Sufjan Stevens, e “This Is Me” (da “The Greatest Showman”), musica e testo di Benj Pasek e Justin Paul.
AwardsCircuit sceglie come suo quarto “Prayers For This World” (da “Cries from Syria”), musica e testo di Diane Warren, escluso però da Feinberg che punta maggiormente su “I Don’t Wanna Live Forever (Fifty Shades Darker)” (da “Cinquanta sfumature di nero”), musica e testo di Jack Antonoff, Sam Drew e Taylor Swift.
Lontane dalla competizione se ne stanno la sesta scelta di AwardsWatch, l’inattesa “Visions of Gideon” (da “Chiamami col tuo nome”), musica e testo di Sufjan Stevens; l’ottava e la nona di GoldDerby, “The Promise” (da “The Promise”), musica e testo di Chris Cornell, e “Dancing Through the Wreckage” (da “Served Like a Girl”), musica e testo di Linda Perry, Neil Giraldo e Pat Benatar; la nona e la decima dell’Hollywood Reporter, “The Star” (da “Gli eroi del Natale”), musica di Mariah Carey e Marc Shaiman, testo di Mariah Carey, Marc Shaiman e Thom Fennessey, e “Jump” (da “Step”), musica e testo di Laura Karpman, Raphael Saadiq e Taura Stinson; e infine la decima di AwardsCircuit, “There’s Something Special” (da “Cattivissimo Me 3”), musica e testo di Pharrell Williams.
Migliori effetti speciali

Non è esattamente il panorama che avevamo lasciato il mese scorso: se in cima resta saldo il trio composto da “Blade Runner 2049” (Richard R. Hoover, Paul Lambert, Gerd Nefzer e John Nelson), “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Richard Bain, Ben Morris e Michael Mulholland) e “The War – Il pianeta delle scimmie” (Daniel Barrett, Dan Lemmon, Joe Letteri e Joel Whist), seguito com’è noto da “Dunkirk” (Paul Corbould, Scott Fisher, Andrew Jackson e Andrew Lockley), troviamo improvvisamente messa in dubbio la valenza de “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (Dennis Berardi, Mike Hill e Shane Mahan), così come viceversa è salito di livello “Okja” (Erik-Jan De Boer e Lee Jeon Hyoung).
Non per questo è da escludere la candidatura di “Guardiani delle Galassia Vol. 2” (Jonathan Fawkner, Dan Sudick, Christopher Townsend e Guy Williams), quinto in AwardsCircuit, differentemente che per “Alien: Covenant” (David A.T. Bowman, Vincent Cirelli, Neil Corbould, Ferran Domenech e Marcus Dryden), “Kong: Skull Island” (Ara Khanikian, Alexandre Lafortune, Stephen Rosnbaum, Robert Weaver e Jeff White) e “Valerian e la città dei mille pianeti” (François Dumoulin, Martin Hill, Marc Jouveneau e Joe Letteri). Scartati “La bella le la bestia”, “Logan”, “Spider-Man: Homecoming” e “Thor: Ragnarok”.
Miglior montaggio
Lee Smith (“Dunkirk”) mantiene la posizione, sempre primo, e a lui s’appressa Sidney Wolinsky (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”), sempre secondo o terzo. Si vedono d’un tratto spalancare le porte della cinquina Jonathan Amos e Paul Machliss (“Baby Driver – Il genio della fuga”), dichiarati in 3 top 5, precedendo Sarah Broshar e Michael Kahn (“The Post”) e Gregory Plotkin (“Scappa – Get Out”).
Inclusioni sparute in top 5 interessano poi Jon Gregory (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”), Bob Ducsay (“Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”), Joe Walker (“Blade Runner 2049”), Tatiana S. Riegel (“I, Tonya”) e Nick Houy (“Lady Bird”), quest’ultimo addirittura terzo in AwardsCircuit ma escluso da tutte le altre fonti.
I nostri Walter Fasano (“Chiamami col tuo nome”) e Valerio Bonelli (“L’ora più buia”) non si trovano più nella condizione di poter ambire realmente al riconoscimento, assieme a Sarah Flack (“Tutti i soldi del mondo”), sesta secondo AwardsWatch, Sean Baker (“The Florida Project”) e Mako Kamitsuna (“Mudbound”) di AwardsCircuit e Pamela Martin (“La battaglia dei sessi”) di GoldDerby.
Miglior fotografia

Più quieto il quadro dei direttori della fotografia: pronti per la nomination se ne stanno Roger Deakins (“Blade Runner 2049”), sempre primo o secondo, Dan Laustsen (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”), sempre secondo o terzo, Bruno Delbonnel (“L’ora più buia”) e Hoyte Van Hoytema (“Dunkirk”). Un completamento “logico” vorrebbe come quinto elemento Janusz Kaminski (“The Post”), escluso però da GoldDerby, che preferisce Sayombhu Mukdeeprom (“Chiamami col tuo nome”); si presti attenzione anche a Rachel Morrison (“Mudbound”).
Dalle retrovie potrebbero magari essere scelti, nell’ordine, Edward Lachman (“La stanza delle meraviglie”), Ben Davis (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) e Alexis Zabe (“The Florida Project”); AwardsCircuit indica anche Masanobu Takayanagi (“Hostiles”) e Toby Oliver (“Scappa – Get Out”), l’Hollywood Reporter Sam Levy (“Lady Bird”) e Barry Ackroyd (“Detroit”), GoldDerby il nostro Vittorio Storaro (“La ruota delle meraviglie”) e AwardsWatch Darius Khondji (“Civiltà perduta”).
Miglior scenografia
Similmente al mese passato, dominano la scena Paul Denham Austerberry, Jeff Melvin e Shane Vieau (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”), sempre primi o secondi, Dennis Gassner e Alessandra Querzola (“Blade Runner 2049”) e Nathan Crowley e Gary Fettis (“Dunkirk”), seguiti da Sarah Greenwood e Katie Spencer (“L’ora più buia”), tagliate in tronco da Feinberg, e ancora da Sarah Greenwood e Katie Spencer (“La bella e la bestia”) e Mark Tidesley e Véronique Melery (“Il filo nascosto”).
Rick Carter (“The Post”) è a questo punto scavalcato dalla new entry Jim Clay (“Assassinio sull’Orient Express”); alle loro spalle si lasciano la nostra Stefania Cella (“Downsizing”) e Nathan Crowley (“The Greatest Showman”). Ben lungi dalla nomination i vari Aline Bonetto (“Wonder Woman”), James Chinlund (“The War – Il pianeta delle scimmie”), Mark Friedberg (“La stanza delle meraviglie”), Rick Heinrichs (“Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”), Alan MacDonald (“Vittoria e Abdul”) e Anne Ross (“L’inganno”), tutti con una singola menzione a sostegno.
Migliori costumi
Qui perdiamo temporaneamente l’apporto di Scott Feinberg, cui manca ancora da analizzare la categoria presente e quelle dedicate al sonoro. Non si schiodano dalle loro postazioni Mark Bridges (“Il filo nascosto”), stavolta addirittura sempre primo in classifica, Jacqueline Durran (“La bella e la bestia”) e Luis Sequiera (“La forma dell’Acqua – The Shape of Water”). Due top 5 su 3 includono Consolata Boyle (“Vittoria e Abdul”) e nuovamente la Durran (“L’ora più buia”); in terza posizione GoldDerby mette Ellen Mirojnick (“The Greatest Showman”), in quinta AwardsCircuit inserisce Ann Roth (“The Post”).
Restano forse papabili nell’ordine Alexandra Byrne e Timothy Everest (“Assassinio sull’Orient Express”), la finora insospettata Renée April (“Blade Runner 2049”), Stacey Battat (“L’inganno”), Sandy Powell (“La stanza delle meraviglie”) e Jennifer Johnson (“I, Tonya”), recuperata di recente dal solo AwardsCircuit.
Migliori trucco e acconciatura

“L’ora più buia” (Anita Burger, David Malinkowski e Lucy Sibbick) mantiene la prima fila, tallonato dalla rivelazione targata “Wonder” (J.D. Bowers, Megan Harkness, Ailsa Macmillan e Robert A. Pandini); due voci a favore le hanno “I, Tonya” (Mary Everett, Bill Myer e Teresa Vest) e il sin qui trascurato “Bright” (Christopher Allen, Pierce Austin, Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini, Jamie Kelman, Fernando Navarro, Kristen Saia e Christina Waltz). Potrebbe spuntarla anche “Guardiani della Galassia Vol. 2” (John Blake, Camille Friend e Brian Sipe), collocato al secondo posto da GoldDerby.
Ben più ardua la sfida per i restanti titoli salvati dalla shortlist, “Ghost in the Shell” (Kurt and Bart) e “Vittoria e Abdul” (Beverly Binda): non c’è più spazio quindi per l’ex favorito “La forma dell’Acqua – The Shape of Water”, “La bella e la bestia”, “Il filo nascosto”, “The Greatest Showman”, “Logan” e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi”, né ovviamente per i nostri Vincenzo Mastrantonio e Luca Vannella, truccatori per “Thor: Ragnarok”.
Miglior sonoro
A distanza di un mese ritroviamo solidi “Blade Runner 2049” (Ron Bartlett, Doug Hemphill e Mac Ruth), “Dunkirk” (Gregg Landaker, Gary Rizzo e Mark Weingarten) e “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (Christian T. Cooke, Filip Hosek e Brad Zoern), ancora seguiti da “Baby Driver – Il genio della fuga” (Tim Cavagin e Julian Slater) e “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (David Parker e Michael Semanchick).
Arretra leggermente “Detroit” (Paul N.J. Ottoson e Tom Burns), quinto per AwardsCircuit ma escluso dalle altre fonti, mentre s’inserisce a sorpresa “Scappa – Get Out” (Jeffree Bloomer e Jonathan Wales), quinto per AwardsWatch ma parimenti escluso altrove.
Le cose si fanno difficili anzitutto per “The Greatest Showman” (Tod A. Maitland, Jason Stasium e Dan White), che mostra tuttora un certo vantaggio rispetto a “La bella e la bestia” (Christian P. e Michael Minkler e John Casali), “Coco” (Christopher Boyes, Michael Semanchick e Vince Caro) e “L’ora più buia” (Craig Berkey e Roger J. Sacdalan), i quali a loro volta precedono “Transformers – L’ultimo cavaliere” (Eric Flickinger, Jeffrey J. Haboush, Greg P. Russell e Gary Summers) di AwardsCircuit, “The War – Il pianeta delle scimmie” (Chris Duesterdiek, William Files e Andy Nelson) e “Wonder Woman” (A.A.V.V.) di GoldDerby e “The Post” (Gary Rydstrom) di AwardsWatch.
Miglior montaggio sonoro
S’è modificato piuttosto l’assetto dell’ultimo settore indagato: accanto ai noti “Blade Runner 2049” (Mark A. Mangini e Theo Green) e “Dunkirk” (Alex Gibson e Richard King), in testa si posizionano “Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi” (Matthew Wood) e “Baby Driver – Il genio della fuga” (Julian Slater), a svantaggio non tanto de “La forma dell’Acqua – The Shape of Water” (Nathan Robitaille), forte ancora di 2 top 5, quanto piuttosto di “Scappa – Get Out” (A.A.V.V.) che si trova quinto in AwardsWatch ma escluso da AwardsCircuit, e ancor di più, nell’ordine, di “Wonder Woman” (James Mather), “Coco” (Christopher Boyes e JR Grubbs), “Detroit” (Paul N.J. Ottoson), “Transformers – L’ultimo cavaliere” (Ethan Van der Ryn e Joel Erickson), “The War – Il pianeta delle scimmie” (William Files e Douglas Murray), “La bella e la bestia” (A.A.V.V., ottavo presso il solo GoldDerby) e “Spider-Man: Homecoming” (Eric A. Norris e Steven Ticknor, decimo secondo lo sparuto AwardsCircuit).
L’Italia agli Oscar

Chiudiamo a questo segno con un celere e debito riepilogo dei non più molti cineasti italiani realmente in lizza, almeno sulla carta: abbiamo la facoltà di puntare principalmente su Luca Guadagnino, produttore e regista di “Chiamami col tuo nome”, su Dario Marianelli, autore delle musiche de “L’ora più buia”, e sulla scenografa di “Blade Runner 2049” Alessandra Querzola.
Minori le speranze da riporre nei montatori Valerio Bonelli (“L’ora più buia”) e Walter Fasano (“Chiamami col tuo nome”), nel direttore della fotografia Vittorio Storaro (“La ruota delle meraviglie”) e nella scenografa di “Downsizing” Stefania Cella; quasi nulle nel film d’animazione “Gatta Cenerentola” (di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak e Dario Sansone).
La rubrica “Oscar 2018: L’aria che tira” si rinnoverà grazie ad un aggiornamento fra un mese esatto, con l’intento di commentare le annunciate candidature.
Vi lasciamo con due tabelle riassuntive redatte dal sottoscritto, in cui a colpo d’occhio è possibile individuare le aree di influenza esercitate dai film più chiacchierati.


Written by Raffaele Lazzaroni
Info